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giovedì 8 novembre 2012

«Io, esodata e beffata senza lavoro nè pensione»

«Io, esodata e beffata senza lavoro nè pensione»
La modenese Giuliana Ceppelli racconta la sua odissea tra la legge Fornero e gli impegni disattesi dallo Stato a chi ha pagato quarant’anni di contributi
di Saverio Cioce Così da ieri la parola che indica una nuova categoria di ex lavoratori è diventata sinonimo di vittime di imbroglio. «Neppure a loro hanno voluto riconoscere quanto era dovuto - protesta Giuliana Ceppelli, 58 anni, che per soli due mesi si troverà fuori dalla pensione nei tempi previsti dalla nuova legge varata dalla Fornero - Eppure quando abbiamo aderito al pensionamento anticipato, rinunciando comunque a una parte di stipendio e di pensione, lo abbiamo fatto con la certezza che il sacrificio sarebbe andato a buon fine. Invece oggi il governo Monti e il suo ministro del Lavoro hanno introdotto nuove norme: ad esempio io non rientro tra chi ha diritto alla pensione piena perché allo scadere dei tre anni di mobilità non ho maturato i quarant’anni di contributi. Mi mancano solo due mesi, ma tanto basta per rinviare la pensione e quindi dovrò vivere contando solo sui risparmi, perché non posso tornare al lavoro. I tentativi che ho fatto in passato si sono risolti in nulla. L’alternativa sarebbe quella di tirar fuori 30 mila euro per il prossimo biennio, per rientrare nei nuovi parametri pensionistici ma chi mi dice che lo Stato, il prossimo governo, non cambi ancora le carte in tavola?».
Per lei oltre al danno si aggiunge anche la beffa. I primi due mesi che le mancano sono dovuti ai mancati contributi per primi due mesi di lavoro in prova. Poi con l’assunzione sono iniziati i versamenti all’Inps, senza interruzioni, per l’impiego come contabile in una ditta di distribuzione di acque minerali che negli anni è stata ceduta e poi assorbita da un gruppo più grande. L’ultimo periodo, dipendente della Partesa Emilia Romagna, è stato accidentato. I dipendenti della nuova divisione si sono ridotti da 150 a una novantina, anche per effetto della fusione delle sedi. «Negli ultimi cinque anni prima delle dimissioni incentivate - continua Ceppelli - ho fatto la pendolare con il deposito unificato di Imola, molti colleghi hanno buttato la spugna e si sono dimessi. Quando nel 2010 mi hanno chiesto se accettavo un pensionamento anticipato per ridurre il personale ho accettato anche perché dovevo accudire i miei genitori anziani. Applicando la legge venivano applicati contributi per il triennio successivo e io sarei dovuto andare in pensione grazie ai versamenti contributivi. Invece alla fine è arrivata la Fornero e tutto è finito in frantumi. Altro che certezza del diritto».
Giuliana Ceppelli rappresenta solo una parte dell’arcipelago di esodati, “mobilitati”, licenziati, “salvaguardati” e “quindicenni” che rappresentano altrettante categorie di lavoratori che si sono visti sfilare la pensione di tasca nonostante i contributi versati per decenni. Lei e gli altri si sono ritrovati su internet e hanno formato comitati di autodifesa legale confluiti in un solo raggruppamenti nazionale. La loro tesi è semplice: «Non è vero che pagare quanto ci è dovuto farebbe saltare i conti dello Stato - scrivono sul web documentando le loro tesi con le cifre ufficiali della Ragioneria dello Stato - I patti vanno rispettati, soprattutto quando si chiedono i soldi a chi ha lavorato per una vita».
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1 commento:

  1. È improprio dire che non ci sono le risorse, per gli esodati, in quanto, a voler rimettere nel giusto ordine le cose, le pensioni degli esodati erano pensioni che la Fornero non avrebbe dovuto toccare per niente.
    Non è, quindi, che mancano risorse per gli esodati: è che la Fornero ha invece indebitamente, arbitrariamente, impiegato il corrispettivo di quelle pensioni "risparmiate" con la sua riforma, in ciò che più gli è parso e piaciuto: disavanzo dello Stato e Debito Pubblico.
    Se fossimo in un Paese serio, dove un Ministro avesse gli stessi obblighi di qualsiasi altro cittadino, a fare le cose per bene, rispettando la proprietà altrui, la Fornero dovrebbe rinunciare a quelle pensioni sulle quali ha messo inopportunamente le grinfie, semplicemente restituendole agli esodati, come se gli esodati fossero già dei pensionati, e se questo dovesse causarle dei buchi nel bilancio, dovrà essere la Fornero stessa, e non altri, ad alzare il sedere dallo scranno e ad andarsi a cercare da qualche le risorse che le verrebbero a mancare.

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