PENSIONI/ Milleproroghe. Esodati, precoci e usurati. L'esperto: vi spiego cosa non va nella riforma
martedì 6 marzo 2012
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| Prof. Maurizio Del Conte |
PENSIONI, LAVORATORI ESODATI, PRECOCI E USURATI: I LIMITI DELLA RIFORMA Il sentire comune e l’opinione degli specialisti convergono, salvo le dovute sfumature: la riforma delle pensioni è stata realizzata secondo ragionamenti meccanici, costruzioni artificiose che ignorano la regole della matematica sociale e si curano esclusivamente di taluni singoli aspetti pratici prescindendo da una visione organica della vita collettiva. Vediamo, anzitutto, i principali cambiamenti contenuti nella versione definita del provvedimento, secondo gli ultimi aggiustamenti licenziati dal Parlamento con la conversione in legge del decreto Milleproroghe. Spiega, contattato da ilSussidiario.net Maurizio Del Conte, professore di docente di Diritto del lavoro e Diritto privato presso l’Università Bocconi: «A tutti sarà applicato il sistema contributivo, in modo tale che il valore di quanto ottenuto nel proprio trattamento previdenziale sarà una conseguenza di quanto si è versato nella propria vita lavorativa e non una variabile indipendente». Viene, inoltre, eliminata progressivamente la pensione di anzianità. «A partire dal 2012 per ottenerla prima dell'età della vecchiaia (66 anni) occorreranno per gli uomini 42 anni e un mese e per le donne 41 e un mese. Nel 2013 il requisito sale a 42 e 2 mesi, per attestarsi a 42 e 3 mesi a partire dal 2014 (per le donne vale sempre un anno in meno). Se si chiede la pensione anticipata, tuttavia, l'assegno corrisposto subirà una riduzione pari al 2% per ogni anno di anticipo».
La misura, già di per sé, non è esente da criticità: «Ci si scandalizza che si vada in pensione a 58-59 anni; ma si tratta, per lo più, di persone che hanno iniziato a lavorare a 14-15 o 16 anni svolgendo, prevalentemente, lavori usuranti. Ovvero: vogliamo mandare i 60enni sui ponteggi?». A proposito di tale categoria lavorativa, afferma Del Conte: «Non aver contemplato per essa meccanismi di salvaguardia è un altro limite di questa riforma. Sarebbe stato necessario rielaborare e definire una volta per tutte chi ne fa parte. Tanto più che disponiamo di un sistema di medicina legale estremamente raffinato e ottimi sistemi di classificazione». Secondo Del Conte, il peccato originale del riforma risiede nell’avere tenuto in considerazione finalità e prospettive meramente economiche. «Il che, se da un lato, era necessario, dall’altro non esimeva dall’accompagnare una serie di situazioni che richiedevano attenzione». Tra questi ci sono gli esodati. «Si tratta di coloro che in seguito a un accordo di mobilità verranno espulsi dal posto di lavoro trovandosi senza contribuzione reale e figurativa e senza salario, per 4 o 5 anni. Un periodo che, ovviamente, non può essere posto in capo alle imprese, perché sarebbe per loro un colpo durissimo; del resto, questi lavoratori, non potranno vivere di nulla».
Quale soluzione adottare? «Qualsiasi provvedimento non potrà limitarsi a fissare una data entro cui ritenere valido l’accordo per godere delle deroghe che consentono di andare in pensione con il regime precedente (attualmente è il 31 dicembre 2011), ma dovrà far in modo che nessun esodato resti in una situazione di perdita contributiva e salariale». Si tratta, inoltre, di un numero di persone, tutto sommato, contenuto: «Sono intorno ai 60mila. Sfuggono alle statistiche, tuttavia, parte degli esodi, le cosiddette dimissioni volontarie; quelle, cioè, che non sono censibili perché non passano attraverso il sistema della mobilità (e, quindi, dell’Inps) ma attraverso un semplice accordo privato». È lecito nutrire un’altra serie di dubbi sulla bontà del provvedimento: «Per anni - continua Del Conte - si è discusso di scalini e scaloni ove, pur nell’obiettivo imprescindibile di innalzare l’età in virtù dell’aumento dell’aspettativa di vita, si teneva conto di una certa e necessaria gradualità. Questa riforma, invece, farà sì che, mentre fino a oggi l’Italia era tra i Paesi dove si andava in pensione più tardi, sarà, nel 2020, quello che avrà l’età pensionabile più alta».
Questi cambiamenti radicali determineranno reali traumi per la situazione sociale del Paese. «Avere come unico obiettivo il dare un segnale ai mercati prescindendo dalle persone, sortisce effetti sui mercati stessi e l’allentamento della coesione sociale determina conseguenze pratiche sul piano economico. Tanto più che i costi delle nuove tasse introdotte dal governo non sono ancora stati avvertiti». In conclusione, «sarebbe necessario modificare, in maniera elastica, la drasticità dell’aumento, introducendo dei principi di gradualità che, in ogni caso, salvaguardino la tenuta dei conti ma consentano alle persone di pianificare in maniera più razionale la propria uscita dal lavoro».(Leggi)

Questi cervelloni della Bocconi dove vivevano fino ad ora. Per capirne qualcosa di piu' sarebbe bastato consultarsi con i loro colleghi!
RispondiEliminaNON POTRANNO SALVARCI MAI TUTTI,CHE CI FACCIANO
RispondiEliminaRIENTRARE A LAVORO ALMENO NOI DI POSTE, CHI VUOLE. 4-5-6-7 ANNI SONO DURI DA PASSARE.
sono un postale esodato e mi voglio complimentare con il prof della bocconi che ha fatto un'analisi giusta , penso la stessa cosa l'abbia pensata il prof monti e come mai non prende i dovuti provvedimenti del caso ,nonostante l'abbiano piu' volte promesso???????
RispondiEliminaIl prof monti non puo' prendere provvedimenti lui e' un tecnico (l'hanno studiata bene, molto bene) per mettercelo nel... Così quando il governo tecnico e' finito, i nostri politici sono puliti vero? Ma il sottoscritto col cavolo che andra' a votare: la scheda la brucio. Vergogna!
RispondiEliminaAnche io non andrò mai piu a votare! tanto a cosa serve visti che quelli che abbiamo votato si sono rilevati incapaci e quindi hanno d sostituiti da tecnici! indipendentemente dalla volontà del popolo! Professori-tecnici che vivono al di fuore della realtà che si sono appropriati delle nostre vite e del nostro futuro condannandoci a morte con questa disastrosa e disumana riforma!
RispondiEliminaedosata53
LE RISORSE PER GLI ESODATI SE SONO FINITE ROMPETE IL SALVADANAIO LI TROVERETE ANCHE I NOSTRI SOLDI CHE ABBIAMO DATO PER UNA VITA DI LAVORO UNA PARTE DEL TESORETTO PER SALVARE TUTTI GLI ESODATI FINO AL 31.12.2011
RispondiEliminaESODATI DEL 53 ORGANIZZIAMOCI- PARLIAMO CON I NOSTRI SINDACATI E CHIEDIAMO LORO DI METTERE SU UNA MANIFESTAZIONE UNITARIA DI NOI ESODATI CON LE ALTRE O.S. DAVANTI A PALAZZO CHIGHI
RispondiEliminaSIAMO TALMENTE TANTI CHE NON POTRANNO FARE FINTA DI NIENTE. ALLA FINE SIAMO QUASI 200,000 PERSONE CHE NON SAPRANNO COME CAMPARE.
FORZA TELEFONIAMO O MANDIAMO MAIL AI SINDACATI - TUTTI INSIEME DA ORA...
ESODATA POSTALE DEL 53
QUESTI NON POSSONO FARE PIU' NULLA,DOVEVANO SPIEGARCI PRIMA COSA SI ANDAVA INCONTRO CON QUELL'ACCORDO,
EliminaA QUALCUNO E' STATO DETTO CHE LA FIRMA A CONFINDUSTRIA
NON VALEVA NULLA? ADDIRITTURA CONTINUANO A CHIAMARE PER GLI ESODI, INVECE DI RIMEDIARE CHI ANDRA' IN PENSIONE NEL 2020!!
Sara' dura per quelli usciti con le aziende in crisi,figuriamoci
RispondiEliminaper chi a scelto l'accordo volontario.
certo che il nostro e' un bel paese strano.
RispondiEliminauna azienda statale in buona salute fa di tutto
per farci uscire dal lavoro accompagnandoci alla futura pensione.
si perche' quando venivamo interpellati ci dicevano tu vai in
pensione il ..... e quindi per arrivarci ti accompagno con un incentivo.
quindi questa situazione non l'abbiamo voluta noi.
adesso dobbiamo rimanere per alcuni anni senza lavoro e senza pensione.
alfredo esodato poste
C'e di piu', invece di proccuparsi di quelli che anno
Eliminafregato con quell'accordo non dicendo che la firma a confindustria non valeva nulla, continuano a chiamere per gli esodi,senza preoccuparsi di chi rimarra' fuori per diversi anni.I Sindacati Aziendali cosa stanno facendo? PARECCHI DI NOI SAREMMO DISPOSTI A RIENTRARE.
ESODATO POSTE
Percio' questi Sindacati dovrebbero forzare sul governo
Eliminase non ci sono i soldi per tutti i colleghi almeno di POSTE, di proporre l'annullo dell'accordo!! E far rientrare chi vuole.
Finalmente un professore della Bocconi che ha compreso fino in fondo la situazione: «Qualsiasi provvedimento non potrà limitarsi a fissare una data entro cui ritenere valido l’accordo per godere delle deroghe che consentono di andare in pensione con il regime precedente (attualmente è il 31 dicembre 2011), ma dovrà far in modo che nessun esodato resti in una situazione di perdita contributiva e salariale».
RispondiEliminaProf. Del Conte, grazie!!! Per favore, lo spieghi al supponente Monti e alla macellaia Fornero.
Gabriella
Probabilmente nelle poste c'è qualcosa di distorto.
RispondiEliminaRicordo che non sono privati (il 51% è dello Stato) come si permette lo stato stesso di regalare 50 60 mila euro a queste persone, o addirittura lasciare il posto ai figli, quando nelle scuola per 6 giorni bisogna aspettare 6 anni per la pensione.
Mi farebbero comodo 60 mila euro netti ed andare in pensione nel 2018 non mi lamenterei certamente.(Sig.ra Fornero sono del 7 gennaio 52 e 37 anni di servizio. Vi ricordo che l'azienda poste non è azienda ma trattasi di stato con partecipazione privata, chiaro?!!