PAVIA. La prima volta che questa strana parola comparve nella Gazzetta ufficiale era il 2 aprile del 1992. Da allora sono passati dieci anni esatti, ma il caso dei lavoratori “esodati” è scoppiato soltanto in questi giorni. In tutta Italia infatti sono 350mila le persone che avevano deciso di andare in pensione, ma che non possono più farlo dopo che il governo Monti ha cambiato le regole. Anche Pavia è toccata da questa emergenza. «A una prima stima nella nostra provincia ci sono 120 esodati», dice Carlo Gerla, segretario generale della Cisl. Ma questi numeri sono stimati per difetto, perché è difficile avere un quadro preciso della situazione nelle aziende private. E l’emergenza potrebbe scoppiare da un momento all’altro anche nel nostro territorio.
«Centinaia di persone si sono ritrovate da un giorno all’altro senza uno stipendio e privi ancora della pensione», spiega Gerla, che sta seguendo da vicino la vicenda degli esodati pavesi. A un prima stima i lavoratori coinvolti in questa intricata vicenda sono un centinaio. «Il 90 per cento sono impiegati delle poste – spiega ancora il segretario generale della Cisl – ma ci sono anche altri settori produttivi, in particolare quello meccanico». Per loro, la situazione non è certo delle migliori. «Si parla di possibili soluzioni per il giugno prossimo – dice Gerla – ma intanto i mesi passano, e novità non ce ne sono ancora».
Anche per questo, la Cisl e le altre confederazioni sindacali stanno organizzando una grande manifestazione il prossimo 13 aprile. «A Roma ci saremo anche noi, per far sentire la voce dei lavoratori pavesi», dice Gerla. Ma il sindacato sta cercando di percorrere anche altre vie più istituzionali per trovare una soluzione al problema. «Nei giorni scorsi una delegazione formata da Cgil, Cisl e Uil unite è stata ricevuta dal prefetto – racconta ancora il sindacalista –. Abbiamo presentato un documento che presenta la vicenda di questi lavoratori».
Qualcuno però è riuscito a salvarsi in extremis dal pericolo esodati. «Una trentina di lavoratori sono riusciti a mantenere il posto, semplicemente perché non avevano ancora formalizzato il licenziamento – spiega Gerla –. Anche in questo caso a essere coinvolti sono tutti i settori produttivi, dalla gomma plastica all’alimentare fino al pubblico impiego e alla scuola». Ora questi impiegati e operai stanno continuando a lavorare. Ma l’incertezza sul futuro è massima. «Di certo l’ipotesi che anche gli esodati pavesi vengano riassorbiti in azienda è irrealizzabile – sostiene Gerla –. L’unica soluzione è che vengano rispettate tutte le norme in vigore quando hanno deciso di andare in pensione».
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Anche per questo, la Cisl e le altre confederazioni sindacali stanno organizzando una grande manifestazione il prossimo 13 aprile. «A Roma ci saremo anche noi, per far sentire la voce dei lavoratori pavesi», dice Gerla. Ma il sindacato sta cercando di percorrere anche altre vie più istituzionali per trovare una soluzione al problema. «Nei giorni scorsi una delegazione formata da Cgil, Cisl e Uil unite è stata ricevuta dal prefetto – racconta ancora il sindacalista –. Abbiamo presentato un documento che presenta la vicenda di questi lavoratori».
Qualcuno però è riuscito a salvarsi in extremis dal pericolo esodati. «Una trentina di lavoratori sono riusciti a mantenere il posto, semplicemente perché non avevano ancora formalizzato il licenziamento – spiega Gerla –. Anche in questo caso a essere coinvolti sono tutti i settori produttivi, dalla gomma plastica all’alimentare fino al pubblico impiego e alla scuola». Ora questi impiegati e operai stanno continuando a lavorare. Ma l’incertezza sul futuro è massima. «Di certo l’ipotesi che anche gli esodati pavesi vengano riassorbiti in azienda è irrealizzabile – sostiene Gerla –. L’unica soluzione è che vengano rispettate tutte le norme in vigore quando hanno deciso di andare in pensione».
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cari sindacalisti il disegno dei tecnici e' quello di mettere in ginocchio tutta la classe media italiana , di farci rotornare al medioevo
RispondiEliminadove bisognava lavorare dalla mattina alla sera per una miseria e nessuno poteva reclamare , l'unica lotta che resta da fare e' quella di cacciarli a calci dall'italia insieme ai partiti che lo sostengono, altrimenti questi si mangiano non solo la pensione ma tutto quello che noi e nostri genitori abbiamo costruito in cinquant'anni... se ne devono andare non resta altro da fare oppure ci dobbiamo suicidare in massa ...
cari sindacalisti il disegno dei tecnici e' quello di mettere in ginocchio tutta la classe media italiana , di farci rotornare al medioevo
RispondiEliminadove bisognava lavorare dalla mattina alla sera per una miseria e nessuno poteva reclamare , l'unica lotta che resta da fare e' quella di cacciarli dall'italia insieme ai partiti che lo sostengono, altrimenti questi si mangiano non solo la pensione ma tutto quello che noi e nostri genitori abbiamo costruito in cinquant'anni... se ne devono andare non resta altro da fare oppure ci dobbiamo suicidare in massa ...