di Marzio
Bartoloni con un articolo di Marco Rogari
6 maggio 2012
Si scalda di nuovo il confronto sugli esodati. Il decreto sui 65mila
lavoratori "salvaguardati", ribattezzati così perché andranno in pensione con i
vecchi requisiti, è in dirittura d'arrivo. E il ministro del Lavoro, Elsa
Fornero, potrebbe firmarlo – secondo alcune voci circolate ieri – alla vigilia
dell'incontro con le parti sociali fissato per il 9 maggio, quando invece il
confronto si concentrerebbe solo sugli "esodandi". Una platea, questa, non
ancora quantificata e che comprende chi, transitando dalla Cigs alla mobilità,
rischia di rimanere senza tutele a causa dell'innalzamento dell'età
pensionabile.
Il testo del decreto, a quanto si apprende, sarebbe già pronto e potrebbe dunque essere varato prima del termine del 30 giugno previsto dal decreto «salva-Italia». Confermando, così, l'intenzione del Governo di voler affrontare l'aggrovigliato nodo degli esodati in due tempi. Varando subito la ciambella per i 65mila lavoratori "salvaguardati" già individuati e per i quali sono stanziate le risorse, per poi affrontare al tavolo negoziale la questione della platea rimasta fuori. Qui i numeri ballano ancora: secondo l'Inps a rimanere senza lavoro e senza pensione saranno infatti 130mila persone nei prossimi 4 anni mentre per i sindacati si sale a ben 300mila.
La platea dei 65mila "salvaguardati" – che potranno andare in pensione con le vecchie regole – sarà invece composta da coloro che sono «in prossimità del pensionamento», ovvero che maturano i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i prossimi due anni e che hanno già lasciato il lavoro sulla base di accordi fatti entro dicembre: non riguarderà quindi lavoratori che hanno fatto accordi entro il 2011, ma che sono ancora in cassa integrazione come nel caso di Termini Imerese. Dal 9 invece «si valuterà il numero e cosa è possibile fare» – come già detto nei giorni scorsi dalla Fornero – per coloro che nei prossimi anni si troveranno di fronte all'esaurimento della mobilità e degli ammortizzatori sociali prima di avere i requisiti per la pensione con le nuove regole previste dal decreto «salva-Italia». Allo studio ci sarebbe anche l'ipotesi di puntare sull'offerta di nuove opportunità occupazionali piuttosto che solo su una soluzione previdenziale, specie se il periodo di tempo che li separa dalla pensione è lungo.
Per altri che avranno comunque diritto a una soluzione previdenziale (con le vecchie regole) non è escluso che si metta in campo anche una soluzione «ponte», ovvero un percorso di prosecuzione della mobilità o un intervento dell'Aspi per traghettare chi rischia di restare senza lavoro e senza la pensione fino al raggiungimento dei requisiti per il collocamento a riposo.
(Leggi)
E' un bene che ci si sieda tutti insieme al tavolo per discutere non solo dei 65.000 salvati, ma di tutti gli esodati, NESSUNO ESCLUSO.Paola
RispondiEliminaSPERIAMO CHE I SINDACATI RIESCANO A FAR CAPIRE AL MINISTRO CHE AL RIGORE DELLA POLITICA ECONOMICA INTRAPRESA BISOGNA ABBINARE ANCHE L'EQUITA' SOCIALE SU CUI IL GOVERNO AVEVA PUNTATO ALL'ATTO DELL'INSEDIAMENTO E CHE FINORA PURTROPPO ANCORA NOI ESODATI NON ABBIAMO VISTO.TUTTI GLI ESODATI POSTALI DEVONO ESSERE DEROGATI PER RITROVARE LA SERENITA' PERDUTA.
RispondiElimina