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mercoledì 10 ottobre 2012

Nella carica degli esodati d’Italia, ci sono anche loro

Appello al governo dopo 4 anni di cig
Ex Alitalia, in mobilità 4200 dipendenti
Venerdì in piazza piloti, hostess, operai

Piloti, hostess e steward ad una assemblea  
Finisce domenica 14 la cassa integrazione per i lavoratori della vecchia compagnia di bandiera: stipendi dimezzati per 1-2 anni, poi licenziamenti. E c'è anche il 20% di esodati
ROMA - Tutti a casa. Per sempre. Il prossimo 14 ottobre. Niente più limbo-cassa integrazione, ma inferno-mobilità. I 4200 lavoratori ex-Alitalia andranno ad incrementare a breve il popolo degli invisibili. Piloti, hostess, operai, impiegati, una marea umana, una fetta di bilancio, «tagliata» di netto dalla torta della compagnia di bandiera al momento della trasformazione in Cai. Nel 2008 scattò il conto alla rovescia: quattro anni di tempo per essere riassorbiti, di riqualificazione professionale, e poi, nel 2012, il nulla. Il destino che li attende è oscuro: stipendi diminuiti al 60%, forse per un anno o tre, fuori da ogni accordo sindacale. In una parola, licenziati. Per questo a centinaia scenderanno in piazza venerdì 12 ottobre: dalle 10 si riuniranno in presidio sotto al ministero del Lavoro in via Veneto 56.
DUE GENERAZIONI SENZA FUTURO - A poche ore dalla terribile scadenza, si sono dati appuntamento per venerdì 12 ottobre, alle ore 10, sotto al Ministero del Lavoro di via Veneto a Roma, per ricordare che, nella carica degli esodati d’Italia, ci sono anche loro, lavoratori «CAIncellati». Almeno un 20% della carica dei 4mila erano infatti ad un passo dalla pensione: deceduta Alitalia, hanno perso ogni possibilità di accedere ai requisiti minimi per godersi in pace la vecchiaia, dopo anni di duro lavoro. Hanno tra i 30 e i 66 anni: due generazioni cresciute all'ombra della compagnia italiana, un faro di speranza occupazionale trasformato in un incubo sociale.
ALITALIA COME LA FIAT – «Un’intera industria azzerata, è come se avesse chiuso uno stabilimento della Fiat nel Lazio, mandato a casa migliaia di lavoratori. Ma nessuno ne parla», il paragone è potente e regge: a farlo è Vincenzo Pasculli, del Circolo PD Trasporto Aereo di Roma e Lazio «Cesare Maiello», che da anni si batte per i diritti dei lavoratori ex Alitalia. «Quando nacque la Cai – spiega Pasculli - circa 10mila furono gli esuberi, 7 mila lavoratori con contratto a tempo indeterminato, 3mila a tempo determinato e oggi sono ancora 4200 i cassaintegrati per cui a giorni scatterà la mobilità. Chi poteva andare già in pensione, non potrà più farlo, dopo la sciagurata riforma Fornero».
VITE A PERDERE - Quattro anni di cassa integrazione con contributi minimi, vissuti nella speranza, vana, di essere riassunti. Numeri e cifre da brivido, dietro cui si nascondono storie di disperazione, vite stravolte di chi credeva in un lavoro sicuro. Come Maurizio Zoppi, 39 anni, papà di Ostia. Lui in Alitalia ci aveva lavorato per dieci anni, fino a quando nel 2009 è stato mandato via. «Avevo aspettato a farmi una famiglia, volevo un lavoro, una sicurezza da offrire anche alla mia bimba disabile. – racconta Maurizio che, nonostante la disillusione, il prossimo 12 ottobre sarà in piazza a protestare per il suo diritto al lavoro –. Ho già presentato le pratiche: poche ore e sarò in mobilità. Non so come faremo a sopravvivere. Le spese sanitarie e riabilitative per mia figlia sono costose».
LE COLPE DELLA REGIONE LAZIO – Rabbia e sconforto, impotenza e smarrimento, gli «orfani» di Alitalia si sentono abbandonati. «Nessuno si è fatto carico della svendita della compagnia. I lavoratori cassaintegrati sono stati costretti ad accettare simili condizioni contrattuali, per non perdere le erogazioni retributive e previdenziali. - sottolinea Pasculli – Ma gli accordi siglati non sono stati integrati da politiche attive del lavoro sia regionali che provinciali. La Regione Lazio, l’ex assessore Zezza e la ex presidente Polverini, non hanno mai sbloccato i fondi necessari per i cassaintegrati di Alitalia per formazione e riqualificazione, non hanno mai fattivamente affrontato il problema ‘lavoro e aeroporto’, nonostante la sollecitazioni che i lavoratori e le lavoratrici hanno portato all’istituzione regionale».
MENO LAVORO, PIU’ PRECARI – «Questi lavoratori sono stati trattati come materiale umano da scartare», denunciano dall’Usb Trasporto Aereo. «La nuova Alitalia Cai, nonostante la struttura più snella e le numerose agevolazioni di cui ha beneficiato, non è mai decollata. – spiegano dal sindacato - Da quattro anni continua a perdere utili, allontanando di anno in anno l’annunciato pareggio di bilancio. Gli unici obiettivi chiari della Cai sembrano essere l’abbassamento del costo del lavoro e l’aumento della produttività con la riduzione del numero di occupati. Mentre all’orizzonte si prospettano ulteriori annunciati tagli di personale, che ogni volta sembrano essere gli ultimi, intanto si continua a colpi di mille all’anno, assumendo contestualmente migliaia di precari». Una situazione che rischia di diventare devastante, denunciano dall’Usb, anche alla luce delle modifiche degli ammortizzatori sociali e delle drammatiche prospettive sulla tenuta del Fsta, il Fondo Straordinario del Trasporto Aereo.
Valeria Costantini 9 ottobre 2012 (modifica il 10 ottobre 2012)
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