«A ottobre l’addio alle Poste Poi mi è crollato tutto»
«Ho firmato a ottobre, quando ancora non c’era il governo tecnico e non si parlava di una simile riforma delle pensioni: e resto fuori dalla sanatoria perché sono nata... un mese dopo: per questo...
«Ho firmato a ottobre, quando ancora non c’era il governo tecnico e non si parlava di una simile riforma delle pensioni: e resto fuori dalla sanatoria perché sono nata... un mese dopo: per questo dovrei rimanere senza stipendio nè pensione per quattro anni o più». A descrivere così la sua situazione è Tiziana Ghisellini, 59 anni, una esodata di Poste Italiane dalla quale è stata licenziata il 31 dicembre. Parla anche a nome di Donatella Bonora, 59enne anche lei, e delle ex colleghe che stanno seguendo con il nodo nello stomaco il dibattito su Fornero e dintorni. «L’azienda a metà dell’anno scorso mi ha proposto un incentivo all’uscita per farmi arrivare a 60 anni, nel febbraio 2013, cioè al traguardo della pensione - racconta Tiziana - Mi garantivano dodici mensilità all’anno, non cifre principesche, ma potevano bastarmi e ho detto sì, firmando il 13 ottobre. In poche settimane è cambiato tutto: la riforma Fornero ha fatto slittare in avanti la pensione, poi è arrivato il decreto del 4 dicembre che in teoria doveva sistemare tutte le situazioni antecedenti come la mia». Invece i soldi per salvare tutti non c’erano e così il ministro ha agito d’accetta, tagliando via la metà degli esodati delle Poste in base all’anzianità: «Sono rimasta fuori ancora e adesso non so cosa fare: l’azienda non ci riprende e i suoi soldi finiscono nel 2014. Io sono sola - conclude lei - non ho altre entrate e un mutuo da pagare per altri dieci anni. La liquidazione, tra l’altro, mi verrà pagata tra due anni e mezzo perché ci hanno fatti rientrare tra i dipendenti pubblici».Il percorso ad ostacoli di Tiziano Pilastrini può ancora evitare, invece, la riforma Fornero, ma inciampa di sicuro sul famigerato “scalone Sacconi”. «Faccio 58 anni a maggio e ho lavorato all’Enel fino a giugno 2009, quando me ne sono andato con un accordo per gli incentivi all’esodo che mi consentono anche di pagare i contributi fino ad agosto, quando avrò 40 anni di lavoro - racconta a sua volta - Con la Fornero, invece, devo sperare di rientrare nel Milleproroghe ma in ogni caso l’ostacolo-Sacconi non posso saltarlo: sono minimo 14 mesi scoperti, chi mi dà da mangiare?». Questo se Pilastrini è fortunato, perché in caso contrario «dovrò anche pagare 2 anni di contributi, a 1.300 euro al mese, e non si può lavorare mentre si pagano i contributi volontari. E poi andrei in pensione con 42 anni di anzianità, a 60 anni, con una forte penalizzazione». Pilastrini è stato anche a La7 ed è diventato un simbolo degli esodati, «sul web ne ho trovati tanti, stiamo costituendo una rete con centro a Milano per portare in tribunale il ministro, con il mio avvocato Laura Ciardiello: non può farci questo, è contro la costituzione. E l’Enel, che risparmia 8 anni di contributi, non ci aiuta».
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