Gli esodati sono una nuova categoria di esclusi, rappresentano un’autentica ingiustizia e si trovano in mezzo a un guado drammatico.
Data: 15/06/2012
Di Don Aniello Tortora
E abbiamo inventato un’altra categoria di “esclusi”. Non bastavano i “precari”. Oggi abbiamo preso dimestichezza con un altro neologismo mediatico: gli “esodati”.
E questo tema, la cui gravità la Fornero ha voluto nascondere, scalda sindacati e politici che chiedono una "soluzione previdenziale" per tutti i lavoratori coinvolti. Sono quasi 400 mila i lavoratori esodati ma solo 65 mila per ora avranno la certezza di andare in pensione con le vecchie regole. Non è sufficiente aver salvaguardato mediante un recente decreto 65.000 persone. Ora è urgente occuparsi anche di tutti quelli che l’Inps ha puntualmente documentato trovarsi in situazioni di criticità, ovvero senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza pensione.
In Campania le stime parlano di 30.000 esodati. Sono lavoratori che provengono da aziende come l’Alenia, e la Iribus (Finmeccanica), Indotto-Fiat, Fincantieri, Atitech, Sagit. E poi ci sono anche i 1200 postali. Si prevede che, se non si corre ai ripari, in Campania ben 23mila persone sono in pericolo per il loro futuro, molto incerto. Solo settemila i garantiti, secondo il decreto-Fornero. Problemi che vanno ad aggiungersi ad altri, già gravissimi. Secondo i sindacati per la fine di questo mese trentamila cassa integrati rischiano di non avere più l’assegno. C’è mobilitazione dei sindacati e degli stessi lavoratori. Scopo della protesta, sacrosanta, è di costringere il governo di non mettere in discussione i diritti dei lavoratori maturati nell’essere accompagnati alla pensione, in base ad accordi per aziende in crisi firmati per il passato.
Si tratta di un’autentica ingiustizia, che va a colpire ancora una volta le categorie più deboli. Tantissimi lavoratori, con un sussidio di fame, fanno i salti mortali, ogni mese, per mandare avanti la famiglia. Senza dimenticare che a Pomigliano la Fiat ha richiamato solo duemila (su cinquemila) persone in fabbrica. É vero che la crisi non accenna a diminuire, ma è pur vero che bisogna fare presto perché la situazione, soprattutto quella sociale, non precipiti ulteriormente e ancora più drammaticamente. E bisogna trovare subito la soluzione al problema. É ora che il governo, la politica, i sindacati e tutta la società civile pongano veramente al centro delle loro attenzioni il lavoro. La questione-lavoro è e deve essere la PRIORITÀ delle priorità.
Un lavoro però che salvaguardi la dignità della persona umana e che assicuri pieni diritti di cittadinanza. Ormai tutti siamo convinti che se al rigore (pur necessario in certi momenti), non si accompagna un vero sviluppo e una reale crescita, l’intera società rischia di andare alla deriva.
La Chiesa, da Leone XIII in poi (Rerum Novarum) non smetterà mai di “gridare” che “ il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene dell’uomo: un bene utile, degno di lui perché adatto appunto ad esprimere e ad accrescere la dignità umana”.
(Fonte foto: Rete Internet)
(Leggi)
In Campania le stime parlano di 30.000 esodati. Sono lavoratori che provengono da aziende come l’Alenia, e la Iribus (Finmeccanica), Indotto-Fiat, Fincantieri, Atitech, Sagit. E poi ci sono anche i 1200 postali. Si prevede che, se non si corre ai ripari, in Campania ben 23mila persone sono in pericolo per il loro futuro, molto incerto. Solo settemila i garantiti, secondo il decreto-Fornero. Problemi che vanno ad aggiungersi ad altri, già gravissimi. Secondo i sindacati per la fine di questo mese trentamila cassa integrati rischiano di non avere più l’assegno. C’è mobilitazione dei sindacati e degli stessi lavoratori. Scopo della protesta, sacrosanta, è di costringere il governo di non mettere in discussione i diritti dei lavoratori maturati nell’essere accompagnati alla pensione, in base ad accordi per aziende in crisi firmati per il passato.
Si tratta di un’autentica ingiustizia, che va a colpire ancora una volta le categorie più deboli. Tantissimi lavoratori, con un sussidio di fame, fanno i salti mortali, ogni mese, per mandare avanti la famiglia. Senza dimenticare che a Pomigliano la Fiat ha richiamato solo duemila (su cinquemila) persone in fabbrica. É vero che la crisi non accenna a diminuire, ma è pur vero che bisogna fare presto perché la situazione, soprattutto quella sociale, non precipiti ulteriormente e ancora più drammaticamente. E bisogna trovare subito la soluzione al problema. É ora che il governo, la politica, i sindacati e tutta la società civile pongano veramente al centro delle loro attenzioni il lavoro. La questione-lavoro è e deve essere la PRIORITÀ delle priorità.
Un lavoro però che salvaguardi la dignità della persona umana e che assicuri pieni diritti di cittadinanza. Ormai tutti siamo convinti che se al rigore (pur necessario in certi momenti), non si accompagna un vero sviluppo e una reale crescita, l’intera società rischia di andare alla deriva.
La Chiesa, da Leone XIII in poi (Rerum Novarum) non smetterà mai di “gridare” che “ il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene dell’uomo: un bene utile, degno di lui perché adatto appunto ad esprimere e ad accrescere la dignità umana”.
(Fonte foto: Rete Internet)
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