sabato 8 febbraio 2014
INT. Alberto
Brambilla
Nonostante
le riforme, compresa quella draconiana dell’ex ministro Fornero, in Italia la
spesa pensionistica continua a salire. Anche dopo aver cancellato le pensioni
di anzianità e aver ulteriormente innalzato l’età pensionabile, i conti
dell’Inps chiudono ancora in rosso. Per Alberto Brambilla, ex sottosegretario
al Welfare dal 2001 al 2005, la riforma Fornero, che «non è una riforma ma una
revisione», ha commesso due errori. Oltre al problema degli esodati, ha
indicizzato l’anzianità contributiva alla speranza di vita, «un errore che
nessun Paese ha fatto». In questa intervista l’esperto di previdenza sostiene
che molto probabilmente la Corte Costituzionale si pronuncerà anche sulla
cancellazione delle pensioni di anzianità: «Non è pensabile che un lavoratore
possa andare in pensione a 66 anni e 6 mesi con 20 anni di contributi, e uno
che ha lavorato 41 anni perché non ha raggiunto i 67 anni non possa andarci o
se ci va, ci va con le penalizzazioni». Per non parlare della riforma del
mercato del lavoro fatta del governo Monti.
Se le cose
stanno davvero così dobbiamo preoccuparci. Non crede?
Sento spesso
dire che l’Inps - che è rimasto l’unico ente pubblico che gestisce fondi
previdenziali, avendo incorporato Inpdap ed Enpals - ha dei problemi.
Basterebbe vedere l’ultimo rapporto del Nucleo di valutazione del 2012.
Cosa dice
quel rapporto?
Che le
entrate contributive totali nel nostro Paese non coprono l’intera spesa
pensionistica e assistenziale. Nel bilancio passato avevamo una spesa di 260
miliardi e le contribuzioni erano un po’ meno di 200 miliardi. Storicamente la
differenza viene coperta con trasferimenti dello Stato che tutti gli anni,
prima con la legge finanziaria adesso con quella di stabilità, trasferisce
all’Inps una sessantina di miliardi e all’ex Inpdap circa 11 per far fronte a
tutti gli impegni. Ogni tanto capita che qualcuno legga il bilancio e si
spaventi, ma la realtà è questa.
Nonostante
le riforme, compresa quella draconiana dell’ex ministro Fornero, la spesa
pensionistica continua a salire. Non sono servite a niente quelle riforme?
Intanto la
riforma Fornero non è una riforma, ma una revisione. Il contenuto grosso di
questa revisione del sistema è che viene eliminata la pensione d’anzianità e
spostata in là nel tempo l’età di pensione. Mentre tutte le riforme fatte in
precedenza - da destra, sinistra e centro - ogni anno aumentavano l’età
pensionabile di 18 mesi, la revisione Fornero è passata sopra questo concetto
commettendo sostanzialmente due errori.
Quali?
Il primo è
che ha generato il problema degli esodati, al punto che gran parte dei risparmi
che erano stati preventivati verranno erosi dovendo inserire ogni anno nella
legge di stabilità o nei decreti di metà anno, 35mila esodati per volta. È
evidente che rispetto al risparmio iniziale - la Fornero aveva detto: qui
risparmiamo un sacco di soldi - dobbiamo cominciare a togliere 160mila esodati
ai quali abbiamo concesso di andare in pensione con età anche molto inferiore
ai 66 anni previsti. Degli altri se ne parlerà in futuro.
L’altro
errore?
Aver
eliminato le pensioni d’anzianità. Credo che la Corte Costituzionale interverrà
in merito per correggere.
Cosa bisogna
correggere?
Non è
pensabile che un lavoratore possa andare in pensione a 66 anni e 6 mesi con 20
anni di contributi, che è quello previsto dalla norma, e uno che ha lavorato 41
anni perché non ha raggiunto i 67 anni non può andare in pensione o se ci va lo
fa con le penalizzazioni. Peggio ancora: nei fatti è stata indicizzata
l’anzianità contributiva alla speranza di vita, che è un errore che nessun
Paese ha fatto. Puoi indicizzare l’età di pensionamento alla speranza di vita.
Ma questo lo avevamo già fatto noi, non l’ha fatto la Fornero! Aver indicizzato
anche l’anzianità contributiva alla speranza di vita è stato un errore perché
quando uno ha lavorato 41 anni bisogna che lavori fino a 42, poi 43, poi 44
perché questa indicizzazione porterà su. Anche la riforma del mercato del
lavoro è un vero disastro.
In che senso
un disastro?
Perché ha
abolito tutte le flessibilità. Se fosse possibile fare contratti con partita
Iva, co.co.co., contratti temporanei, a progetto, gli esodati, cui mancano
magari un paio d’anni per andare in pensione, potrebbero trovare un lavoro e
coprire quel periodo. In un momento in cui la flessibilità del lavoro è
massima, per la Fornero si possono fare solo contratti a tempo indeterminato.
Alle frontiere abbiamo un’offerta di lavoro che costa un terzo, se non un
quarto di quello che costa da noi. In una situazione di emergenza bisogna
rispondere all’altezza. Se in Serbia, a un’ora di volo, un operaio finito costa
800 euro al mese e in Italia costa 3mila. Per farli lavorare bisogna fare
qualcosa. Non è colpa di nessuno se per la prima volta nella storia moderna ci
troviamo con un’offerta di lavoro così incredibilmente bassa. Bisognava
pensarci prima.
A cosa
bisognava pensare?
Con il
governo Prodi sono entrati in Europa polacchi, bulgari, rumeni, serbi, sloveni
con pari diritti. Bisognava pensare che quei lavoratori costavano 100 dollari
al mese. Farli entrare in Europa ha significato avere la concorrenza in casa,
non solo quella degli indiani o dei cinesi che sono lontani.
Tornando
alle pensioni…
Le due cose
sono collegate. Se non c’è un mercato del lavoro flessibile avremo dei problemi
sulle pensioni. E se non vogliamo avere problemi con le pensioni dovremo anche
cominciare a ragionare in termini molto selettivi sulla spesa assistenziale
dello Stato. Inoltre, dobbiamo fare in modo che il mercato del lavoro generi
più contributi, altrimenti saremo sempre in disavanzo.
(Leggi)Leggi anche: Blasting news
GLI ESODATI CHE AVEVANO FATTO ACCORDI PRIMA DELLA RIFORMA MONTI-FORNERO DEBBONO ANDARE IN PENSIONE CON LE LEGGI IN ESSERE AL MOMENTO DEGLI ACCORDI.TUTTI GLI ESODATI POSTALI DEBBONO ESSERE TRATTATI ALLO STESSO MODO CIOE' TUTTI DEBBONO ESSERE SALVAGUARDATI PERCHE' HANNO FATTO GLI ACCORDI CON POSTE CON LE STESSE LEGGI-ESODATI POSTALI 31.12.2011
RispondiEliminaNo tutti in pensione con 40 anni di contributi oppure 67 anni e l'importo calcolato
RispondiEliminaSugli ultimi10 anni di dic.redditi--- con un Massimo di 5.000 euro al mese
Per tutti...... ma tutti... politici ecc.ecc..( non mi sembrano pochi )
E chi vuole continuare a lavorare perde il 50 % Della pensione
Basta avere giudici, politici ecc,ecc, di 70-80- anni e oltre
State a casa e fate lavorare i giovani.
Io ho 59 anni sono 41 anni che lavoro, e escono i nostri geni, potrei lavorare altri 8/10 anni... è vero ma vorrei essere io a deciderlo e comunque probabilmente al mio posto metterebbero almeno 2 ragazzi per-time.
Penso che molti di noi sessantenni ( lavoratori precoci) potrebbero essere sostituiti con più di un posto di lavoro...
Le regole devono essere uguali per tutti tutti tutti tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Anonimo 18:23
EliminaNon ti hanno insegnato la buona educazione ?
La regola del rispettare tutti patti concordati .
Nel settore privato è già successo, che da alcuni anni, quando un impiegato va in pensione o si licenzia "incentivato", non viene sostituito, perché ci pensa il sistema informatico a sopperire la la mancanza.
RispondiEliminaTu hai 59 anni e 41 di contributi, quindi hai cominciato a lavorare a 18 anni: ti ritieni quindi un lavoratore precoce. E quelli che a 14 anni, finite le scuole medie, hanno cominciato a lavorare, come li definiresti? Iper precoci!
Come dipendente statale o para-statale,tornando agli investimenti effettuati dallo stato, pensi proprio che quando riuscirai ad andare in pensione, verrai sostituito con 2 ragazzi a part time? Ci penserà il sistema a fare il tuo lavoro "insostituibile"
BISOGNA TOGLIERE IL PALETTO DELL'ASPETTATIVA DI VITA,PERCHE' NON E' GIUSTO.GLI ESODATI CHE AVEVANO FATTO ACCORDI PRIMA DELLA RIFORMA DEBBONO ANDARE IN PENSIONE CON LE LEGGI IN ESSERE AL MOMENTO DEGLI ACCORDI LA RIFORMA NON PUO' ESSERE RETROATTIVA.
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