DE PETRIS, PETRAGLIA, BAROZZINO, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, STEFANO, URAS, di SEL BENCINI (*M5S)
In sede di discussione del disegno di legge n. 1214,
(milleproroghe)
premesso che:
all'articolo 9, comma 15 del presente provvedimento si rifinanzia il programma «carta acquisti» per 35 milioni di euro per il 2013 utilizzando le risorse del fondo destinato ad interventi in favore delle varie categorie dei cosiddetti «esodati»;
la Legge dì Stabilità 2014 nello stabilire alcuni ampliamenti della
tutela degli esodati ante la cosiddetta «riforma Fornero» ha nondimeno ribadito
che le salvaguardie si applicano ai lavoratori che perfezionano i requisiti
anagrafici e contributivi utili a comportare la decorrenza del trattamento
pensionistico entro il trentaseiesimo mese successivo alla data di entrata in
vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni,
dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
in sede applicativa di precedenti analoghe disposizioni legislative
l'INPS ha tecnicamente identificato questo limite temporale nel 6 gennaio 2015;
tale limite temporale determina di fatto l'esclusione dalla
salvaguardia delle donne 60enni e dei lavoratori che hanno già raggiunto i 40
anni di contribuzione che maturano i requisiti di età anagrafica dopo il 6
ottobre 2013 ma entro dicembre 2013 (i cosiddetti quotisti) e dei lavoratori
che hanno già raggiunto i 40 anni di contribuzione nei mesi di novembre e
dicembre 2013 (i cosiddetti Quarantisti), autorizzati alla contribuzione
volontaria ante riforma Fornero;
l'allungamento di due mesi disposto dal decreto-legge Sacconi, 6 luglio
2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 15 luglio
2011, ha portato la finestra mobile per i quarantisti a 14 mesi nel 2013; ne
consegue che i quarantisti che maturano i 40 di contributi nei mesi di novembre
e dicembre 2013 sono esclusi dalla salvaguardia in quanto hanno data di
decorrenza pensione tra il 7 gennaio e marzo 2015; analoghi effetti di
esclusione della salvaguardia ha prodotto l'introduzione dell'aspettativa di
vita di 3 mesi per le donne 60enni e per i quotisti che maturano i requisiti
dopo il 6 ottobre 2013 ed entro il 31 dicembre 2013;
dal 1º gennaio 2014 per le donne il termine per la maturazione dei
requisiti anagrafici diventa di 60 anni e 4 mesi per effetto dell'aumento
stabilito con l'articolo 18, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011;
le categorie sopra elencate di esodati sono quindi tuttora fuori
salvaguardia per poche settimane o addirittura pochi giorni nonostante i 40
anni di onerosa contribuzione i quarantisti e le donne 60enni e i quotisti che
maturano il diritto, cioè il requisito alla pensione, con le vecchie regole
entro l'anno 2013;
altra categoria fuori da qualsiasi tutela economica e sociale è quella
dei lavoratori con contratto a tempo determinato licenziati o cessati dal
lavoro che, al momento dell'entrata in vigore della riforma previdenziale, non
avevano ancora raggiunti i requisiti pensionistici;
per quanto riguarda inoltre i lavoratori in mobilità o in Cassa
integrazione guadagni straordinaria, il terzo decreto sopra ricordato, esclude
dalle salvaguardie coloro che iniziano la mobilità dopo la data limite del 30
settembre 2012 anche se hanno in precedenza periodi di Cassa integrazione
guadagni straordinaria, o di periodi di indennità di disoccupazione o di altri
ammortizzatori sociali;
l'INPS, con i messaggi 17606 e 19202 concepiti in modo restrittivo
escludono dalle salvaguardie coloro che maturano i requisiti con le vecchie
norme in periodi precedenti di Cassa integrazione guadagni straordinaria, o di
periodi di indennità di disoccupazione o di alti ammortizzatori sociali;
la farraginosità delle varie norme introdotte e delle interpretazioni
sempre più penalizzanti per i lavoratori adottate dell'INPS, risultano
particolarmente penalizzanti per le donne;
dal 2008 fino al 2015 compreso, in base all'articolo 1 comma 9 della
legge n. 243 del 2004, è in vigore un regime sperimentale per le sole
lavoratrici, che permette loro di andare in pensione con le regole più
favorevoli in vigore fino al 31 dicembre 2007, cioè con almeno 57 anni di età
(58 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi, accettando però che
la pensione sia calcolata con il sistema di calcolo contributivo, invece che
con il retributivo;
tale regime sperimentale terminerà a fine 2015. Nelle sue circolari
però l'Inps collega questa scadenza al momento della decorrenza pensione e non
a quello della maturazione dei requisiti. Inoltre precisa che ai requisiti di
età dei 57 e dei 58 anni si applica l'incremento (3 mesi nel 2013) legato
all'aumento dell'aspettativa di vita. Quindi potranno scegliere il contributivo
le lavoratrici che una volta applicata la finestra di 1 anno (18 mesi per le
autonome) e l'aspettativa di vita di 3 mesi accedono alla pensione entro il
2015. Questo vuol dire che il diritto al trattamento pensionistico, con i 57 (o
58) anni di età e 35 anni di contributi, deve essere conseguito entro il 30
settembre 2014 per le lavoratrici dipendenti (30 dicembre nel pubblico impiego)
ed entro il 31 maggio 2014 per le autonome. Mentre il legislatore, nel 2004,
aveva inteso introdurre il regime sperimentale senza la previsione di alcuna
finestra ed inoltre, tale periodo di sperimentazione, si sarebbe potuto
prolungare dopo un idoneo monitoraggio;
un ulteriore vulnus riguarda i lavoratori ammessi alla
contribuzione volontaria ante 2007. Una legge tuttora in vigore ne regola i
requisiti ed INPS e Ministero del lavoro ne danno un'interpretazione
restrittiva, mentre le due commissioni speciali di Camera e Senato della
presente legislatura riaffermano che la legge n. 247 del 2007 non è stata
abrogata, determinando, ad oggi, una situazione paradossale e di stallo non
ravvisando si soluzione in quanto la Ragioneria Generale dello Stato non
fornisce le dovute e richieste spiegazioni all'Avvocatura dello stato;
secondo l'INPS, le norme sono da ritenersi decadute per coloro che non
rispettano i requisiti richiesti dai decreti attuativi della legge n. 214 del
2011. Tuttavia, dopo il parere delle Commissioni speciali parlamentari che
considerano le leggi sugli ante 2007 non annullate, e quindi ancora vigenti a
prescindere dai «paletti» introdotti dai decreti attuativi, l'INPS ha chiesto
al Ministero dell'economia le direttive da seguire per la risoluzione della
questione;
i lavoratori autorizzati alla contribuzione volontaria in data
antecedente il 20 luglio 2007 hanno già acquisito il diritto alla salvaguardia
con l'articolo 1 comma 8 della legge n. 243 del 2004, come successivamente
modificato dall'articolo 1 comma 2 lettera c) della legge n. 247 del
2007, prevedendo inoltre, come previsto dall'articolo 81 della Costituzione, la
relativa copertura finanziaria;
il predetto diritto è stato ribadito, con estrema chiarezza e
inoppugnabilità, dai pareri (nelle date del 3 e 11 aprile 2013) delle
Commissioni speciali del parlamento, istituite per il controllo degli atti del
Governo, in occasione del controllo sullo schema di decreto per 10.130
salvaguardati;
in particolare, si rammenta il richiamo, in merito al parere fornito
dalla Commissione speciale della Camera in data 3 aprile 2013 che, in sede di
esame dello schema di decreto ministeriale relativo all'attuazione delle
disposizioni in materia di salvaguardia ex: articolo 24 comma 14 e 15
legge n. 214 del 2011, contenute nell'articolo 1 comma 231 della legge 24
dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità per il 2013) ha dichiarato
esplicitamente, tra l'altro, che: «è ancora in vigore la legge n. 243 del 2004,
come novellata dalla legge n. 247 del 2007, per cui tutti i lavoratori
salvaguardati da queste leggi non devono ricorrere alla tutela di cui al
presente decreto»;
con lo stesso richiamo, è stato altresì evidenziato l'ulteriore parere
emesso dalla Commissione speciale del Senato in data 11 aprile 2013 che, nel
confermare il deliberato della Commissione speciale della Camera, chiarisce
ulteriormente la tutela dei lavoratori autorizzati alla contribuzione
volontaria con la seguente formulazione: «ricordato che è ancora in vigore la
legge n. 243 del 2004, come novellata dalla legge n. 247 del 2007, stabiliva le
risorse necessarie a garantire la copertura per cui tutti i lavoratori
autorizzati alla contribuzione volontaria ai sensi della legge medesima e delle
successive modifiche; pertanto la salvaguardia dei lavoratori tutelati da tale
norma non incide sugli oneri determinati dal presente decreto»;
la legge n. 247 del 2007, nella parte che prevede le salvaguardie per
prosecutori volontari, non è stata espressamente abrogata dalla legge n. 214
del 2011, e trattandosi di legge speciale per la quale non basta l'abrogazione
tacita, ma, sulla base della giurisprudenza consolidata, detta abrogazione deve
essere esplicita, né è sottoposta o sottoponibile, per la sua stessa natura, ai
decreti attuativi dell'articolo 24 comma 14 e 15 della legge n. 214 del 2011;
tale legge è dotata di copertura finanziaria per gli anni successivi al
2007, atta a coprire coloro che, in base alle norme in essa contenute, hanno
nel frattempo maturato i requisiti o li matureranno entro il 31 dicembre 2018;
l'articolo 1 comma 92 della legge n. 247 del 2007 stabilisce: «Le
disposizioni di cui alla presente legge, le quali determinano nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica pari a 1.264 milioni di euro per l'anno 2008, a
1.520 milioni di euro per l'anno 2009, a 3.048 milioni di euro per ciascuno
degli anni 2010 e 2011 e a 1.898 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012,
hanno efficacia solo successivamente all'entrata in vigore delle disposizioni
relative all'istituzione del Fondo per il finanziamento del Protocollo del 23
luglio 2007 della presente legge, recate dalla legge finanziaria per l'anno
2008. Agli oneri di cui al precedente periodo si provvede a valere sulle
risorse di cui al citato Fondo entro i limiti delle medesime»;
la legge finanziaria 2008 ha istituito il Fondo previsto, confermando
gli stanziamenti già stabiliti dalla legge n. 247 del 2007: Fondo per il
protocollo Welfare (articolo 2, comma 508). Nello stato di previsione
del Ministero del lavoro è istituito un Fondo per il finanziamento del
Protocollo Welfare siglato il 23 luglio 2007: previsti 1.264 milioni dì
euro per il 2008, 1.520 milioni per il 2009, 3.048 milioni per il 2010 e il
2011 e 1.898 milioni a decorrere dal 2012. A valere sul Fondo è assicurata la
copertura del provvedimento sul Welfare collegato alla manovra di
finanza pubblica per il triennio 2008-2010, attuativo del protocollo»;
il comma 15-bis, dell'articolo 24, della legge n. 214 del 22 dicembre 2011, che prevede il pensionamento a 64 anni di età, con uno sconto di due anni rispetto ai 66 previsti a legislazione vigente, è stato introdotto dal legislatore per salvaguardare i lavoratori del settore privato che avrebbero raggiunto, nell'anno immediatamente successivo a quello della riforma Fornero 2012, i requisiti con le vecchie regole: in particolare i nati del 1952. Gli uomini devono raggiungere quota 96 mentre le donne 60 anni di età con almeno 20 anni di contributi e entrambi devono maturare i requisiti entro il 31 dicembre 2012 per usufruire dello «sconto» previsto dal comma 15-bis;
l'INPS con la circolare n. 35 del 2012, introducendo arbitrariamente
l'obbligo di svolgere attività lavorativa alla data del 28 dicembre 2011, non
previsto dalla norma, ha causato l'esclusione dal suddetto beneficio proprio di
quella platea di lavoratori che a quella data non risultano più occupati,
impegna il Governo:
sulla base dei fatti esposti in premessa, a trovare le soluzioni più
adatte e conformi a risolvere in maniera definitiva e complessiva il variegato
fenomeno dei cosiddetti «esodati» determinato da una serie di interventi, spesso
ampiamente lacunosi e discriminanti costellati di vincoli immotivatamente
aleatori e composti da norme, regolamenti, circolari e atti che si sono
accavallati e sovrapposti determinando una confusione e incertezza normativa
accompagnate da una grave situazione di disperazione sociale diffusa.
________________(*) Firma aggiunta in corso di seduta
Non posto in votazione - Accolto dal Governo
politici sempre pronti a fare le cose a metà. basta semplicemente spostare il paletto del 6 gennaio 2015 e tutti saremmo salvaguardati.
RispondiEliminaGiuseppe53
esodato poste italiane, (azienda che compra alitalia e dimentica i propri lavoratori).
Hai ragione!!!
EliminaUn esodato che matura il diritto alla pensione un mese o due dopo il fatidico 06/gennaio/2015, deve morire di fame!!!
BASTA CON QUESTE CRUDELI INGIUSTIZIE.
" (azienda che compra alitalia e dimentica i propri lavoratori)."
RispondiEliminaGiuseppe53, non ti hanno dimenticato, da quando sei uscito incentivato, non sei più un dipendente Poste Spa. L'azienda investe dove crede come Dubai!
Letta, a Dubai, invita ad investire in Italia perche', sostiene, l'Italia e' ormai fuori dalla crisi.....mentre i grandi nomi del Made in Italy li manda via........!!!!!!!!!!!!! mah !!!!!!!!!! Non si capisce piu' nulla !!!!!
EliminaL'azienda poste può e deve investire dove vuole, non deve comunque dimenticare che è e resta una azienda di stato e lo stato non può e non deve dimenticare i propri cittadini.
EliminaGiuseppe53
Rispondo di nuovo a Giuseppe53, ancora per poco Poste Spa sarà un' azienda di stato. Lo stato non può più permettersi di avere aziende perché sono incontrollabili e ingestibili!
EliminaAl mattino, vedo arrivare nel mio condominio 2 portalettere: uno con la casacca gialla e l'altro con la casacca arancione.
Si nota subito la differenza di passo, senza che nessuno dei 2 si tiri il collo. Uno è un dipendente para-statale e l' altro uno privato!
Non so perche' Lei parla cosi' male dei portalettere, spero solo che non sia sposato.
EliminaMi sembra che proprio Con il SEL ho parlato con uno dei senatori e ho chiarito questa situazione di togliere i paletti dei 36 mesi della Fornero per salvaguardare a chi spetta la pensione con i requisiti, tutto questo pasticcio che avete scritto cosa volete aiutare??????????....
RispondiEliminaEx postale!!!
RispondiEliminain risposta all' Anonimo del05 febbraio 2014 00:56
RispondiElimina"Non so perche' Lei parla cosi' male dei portalettere, spero solo che non sia sposato"
Innanzitutto non ce l'ho coi portalettere e sono sposato da 35 anni.
Il mio esempio era rivolto alle 2 velocità, pubblico e privato!
Fra poco, questo problema non sussisterà più perché Poste verrà privatizzato.
Passiamo adesso al personale impiegatizio allo sportello: non commento perché verrei certamente censurato.
Entrando in ufficio postale, sembra di essere al supermercato; libri, giocattoli e file interminabili.
Quindi le bollette di luce, acqua e gas le pago alla Coop, senza fila a 50 centesimi!!!!
IO LE BOLLETTE DI LUCE, ACQUA,E GAS LE PAGO TRAMITE BANCA ON LINE,CON ADDEBITO AUTOMATICO IN C/C ALLA SCADENZA,SENZA FILA E A COSTO ZERO,IN PIU' IL C/C NON MI COSTA ASSOLUTAMENTE NIENTE A FINE ANNO.
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