Sen. Annamaria Parente
Al Presidente la Commissione Lavoro del Senato
Sen. Maurizio Sacconi
e, p.c. i Componenti la Commissione Lavoro del Senato
Gentile
Presidente,
prendiamo atto con soddisfazione della
Sua nota di presentazione del sondaggio condotto dalla Sottocommissione, a
chiarimento della vera natura della Vostra iniziativa, indicando i termini
concreti con i quali è stata condotta ed ai reali obbiettivi che si prefiggeva,
come specificato anche dalle note di commento sulle tabelle a cura dell'ISTAT :
un sondaggio per capire meglio il fenomeno, tutto italiano, degli “esodati” e
non “censimento” per contarne il numero.
Ribadiamo che ci spiace che tutte le
nostre osservazioni, nel merito dell’iniziativa e sul metodo con il quale è
stata condotta, che Le riconsegniamo, non siano state recepite dalla
Sottocommissione ma ne rispettiamo la volontà e l’autonomia. Spiace anche che i
documenti consegnati, anche nell’unica audizione informale alla quale siamo
stati invitati, non siano stati postati sul sito del Senato come dichiarato, in
quanto tale ufficializzazione delle nostre posizioni avrebbe anche impedito
alcune posizioni strumentali assunte da taluni sui media in grave danno alla
nostra “categoria”.
La ringraziamo per lo sforzo assunto
dalla Sottocommissione di approfondire l’analisi e lo studio della nostra
situazione di senza reddito e senza pensione, vittime di una manovra sulla
previdenza che si è attuata con effetto retroattivo e che ha omesso totalmente
il legittimo periodo transitorio della sua applicazione .
Ribadiamo infatti che TUTTI i Comitati
degli “esodati” non hanno mai chiesto la modifica o l’abrogazione di quel
provvedimento, ma unicamente che si completasse il processo di correzione dei
suoi effetti sugli “esodati”, iniziato dagli stessi estensori della legge con i
primi due provvedimenti di salvaguardia, che non hanno esaurito il bacino degli
“esodati” verificato e certificato dall’INPS e dal Ministero del Lavoro al
Parlamento. E’ esclusivamente verso questo obbiettivo che è rivolta, e
continuerà, la mobilitazione dei nostri rappresentati e verso nessun’altro.
Su tale bacino abbiamo assistito in
questi 46 mesi ad un vero balletto di numeri. Balletto provocato esclusivamente
per contenerne e ridurne chiaramente il numero, per esclusive motivazioni di
cassa, ed ad esclusivo danno del legittimo diritto delle persone e delle loro
famiglie. Citiamo per tutti la categoria dei Contributori Volontari tanto
contestata da taluni in questi giorni: le precedenti riforme previdenziali (
1992, 2004, 2007) hanno SEMPRE derogato questa categoria dalla applicazione
delle nuove norme. Anche la L. 214/2011 al punto d) del comma 14 dell’art. 24
derogava TUTTI i contributori volontari in possesso dell’autorizzazione INPS
alla data del 6.12.2011. Furono i successivi decreti ministeriali dello stesso
estensore della legge a porre tante e quante di quelle condizioni, non previste
nella norma iniziale, tutte con l'unico e solo intento di limitare il numero
degli aventi diritto.
E’ anche il caso
di evidenziare che gran parte dei contributori volontari appartiene alle
categorie dei cessati (con o senza accordo), dei licenziati e dei mobilitati,
tutti costretti a versare volontariamente i contributi previdenziali mancanti
per raggiungere i limiti contributivi imposti dalla legislazione allora vigente
(15 o 20 anni per le pensioni minime di vecchiaia e 35, per raggiungere quota
97 con almeno 61 anni di età, o 40 anni per quelle di anzianità).
Oggi ci ritroviamo una situazione ben
conosciuta del problema “esodati” , con il quadro chiaro e definito dei suoi
numeri e delle categorie verificate ed accertate sia dall’INPS (unico ente di
Stato che ne detiene la banca dati) che dal Ministero del Lavoro, che ne ha
certificato al Parlamento il reale numero in 49.500 con la risposta alla nota
interrogazione di alcuni deputati.
Siamo anche davanti alla volontà
politica del Governo (espressa chiaramente dai Ministri Poletti e Padoan nella
loro audizione del 24 c.m. in Parlamento) di voler chiudere la vertenza
“esodati” con uno specifico e definitivo provvedimento che, con riferimento a
quello ora in esame alla Commissione Lavoro della Camera, utilizzando tutti i
risparmi delle precedenti salvaguardie e inserito nella prossima Legge di
Stabilità, possa garantire loro di poter andare in pensione con le norme
previgenti la “riforma” Fornero.
Rivolgiamo a Lei, al Presidente Sacconi
ed a tutti i componenti la Commissione Lavoro del Senato un forte appello
affinché assicuriate a tale provvedimento ogni possibile vostro sostegno perché
questa macchia della legislazione previdenziale italiana venga urgentemente
cancellata, e sia ripristinato il legittimo e costituzionale diritto alla
pensione a 49.500 famiglie italiane che vivono oggi nella disperazione e nella
totale incertezza del loro futuro.
Certi dell’accoglimento del nostro
appello restiamo disponibili ad una nuova audizione, anche informale, di una
nostra rappresentanza in occasione dell’esame di tale provvedimento in
Commissione.
Distinti
saluti
La
Rete dei Comitati degli Esodati Roma 27 Settembre 2015
Altri
liberi Comitati di Esodati
Contatti
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Francesco
Flore Tel.0784 203888 – 3389976878
Mail
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VOLONTARI Francesco Flore 3389976878 contributore@tiscali.it
COORDINAMENTO ESODATI ROMANI
Emilio De Martino 3661570104 demartino-emilio@virgilio.it
COMITATO ESODATI LIGURI
Fabio Cerruti comitatoesodatiliguria@gmail.com
COMITATO DIRIGENTI ESODATI
Daniele Martella 3484520007 daniele716@alice.it
COMITATO MOBILITATI MILANO
Maurizio Vitale 3287639173 tedesco40@libero.it
COMITATO LAVORATORI MOBILITA’ LODI
Arrigo Migliorini comitatoesodatilodi@gmail.com
Una vicenda esemplare
RispondiEliminaAl di là dei numeri aggregati, può essere interessante raccontare la vicenda personale di Domenico Soldani, della Rete dei Comitati degli esodati.
Storia in due capitoli. Primo capitolo: quanto ci ha rimesso. «Ho lavorato per 25 anni come ricercatore allo Cselt di Torino, poi passato a Hewlett Packard. Nel 2008 ho concordato il licenziamento, con la prospettiva di andare in pensione nel 2014. Poi è arrivata la Fornero (anzi, prima ancora c’era stato l’intervento di Sacconi) e così i tempi del pensionamento si sono spostati in avanti. Mi sono fatto calcolare dall’Inps quanto mi costa il ritardo: 150.000 euro di mancati introiti. In più, 5 anni di contributi volontari aggiuntivi, attinti dai miei risparmi, mi costano 142.500 euro. In totale: quasi 300.000 euro persi».
Secondo capitolo: perché Soldani non fa un altro lavoro? Perché ci rimetterebbe. «Ho trovato un impiego su una piattaforma petrolifera in Norvegia a 30.000 euro all’anno. Ma il mio ultimo stipendio in Hewlett Packard era di 80.000. La parte retributiva della mia pensione viene calcolata sugli ultimi 10 anni di lavoro. Se a tre anni a 80.000 euro ne aggiungessi sette a 30.000 la mia futura pensione crollerebbe da 3.400 euro al mese a 2.200. Il prof. Ichino mi dirà che sono un fannullone se rifiuto di lavorare così?».
DOMENICO SOLDANI, NON SEI UN FANNULLONE, SEI UN CRETINO !
LA RETE DEI COMITATI DEGLI ESODATI CONOSCE PER CASO DOMENICO SOLDANI? MI FAREBBE MOLTO PIACERE COLLOQUARE, PER PARLARE
RispondiEliminaDALLA SUA VICENDA ESEMPLARE!
DOMENICO SOLDANI SEMBRA SVANITO NEL NULLA, DOPO IL SUO
EliminaDELIRANTE ARTICOLO DEL 29 MAGGIO 2015.
MI AUGURO CHE NON ABBIA ANCORA RAGGIUNTO LA PENSIONE.