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venerdì 25 dicembre 2020

Salvaguardia esodati - Nove meno meno

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LA MODIFICA ALL’EMENDAMENTO PRO ESODATI

In un post sulla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi, Gabriella Stojan mostra il testo dell’emendamento, dopo le modifiche imposte dalla Ragioneria generale dello Stato, alla Legge di bilancio in materia di riforma pensioni per quel che riguarda la nona salvaguardia degli esodati, evidenziando come sia stato cassato uno specifico paragrafo della formulazione iniziale dell’emendamento stesso: “Qualora dal monitoraggio non risulti il raggiungimento dei limiti di spesa, anche in via prospettica, determinati ai sensi dei commi 346 e 348 del presente articolo, le eventuali economie sono finalizzate al finanziamento di eventuali ulteriori misure di salvaguardia che si rivelassero ancora necessarie”. Di fatto, quindi, gli eventuali risparmi non spesa non potranno essere utilizzati per finanziare un’eventuale decima salvaguardia degli esodati, che potrebbe essere nell’ordine delle cose considerando che con la manovra vengono salvaguardati 2.400 esodati contro i 6.000 esclusi cui lo stesso Comitato di cui Stojan è amministratrice fa riferimento.

BOERI E PEROTTI CONTRO NONA SALVAGUARDIA ESODATI

In un articolo pubblicato su Repubblica, Tito Boeri e Roberto Perotti criticano alcune misure contenute nella Legge di bilancio su cui il 27 dicembre la Camera voterà la fiducia, compresa una che ha a che fare con la riforma pensioni. Gli autori scrivono infatti che la manovra “contiene emendamenti che erano stati presentati senza fortuna nei cinque anni precedenti e che non hanno nulla a che vedere con l’emergenza Covid. L’esempio più eloquente è quello della nona salvaguardia dalla riforma Fornero del 2011(!). Sulla carta costa poco (35 milioni il primo anno), ma allarga ulteriormente le platee esonerate da una riforma che ha avuto luogo 10 anni fa (includendo chi aveva versato contributi aggiuntivi volontariamente in vista di un possibile pensionamento anticipato). Ancora più grave il fatto che si prefigurano espressamente ‘eventuali ulteriori misure di salvaguardia che si rendessero ancora necessarie’. Un pessimo segnale: se in 10 anni non siamo riusciti a chiudere la riforma Fornero, quanto ci vorrà per uscire da quota 100?”.

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RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Si sta discutendo non poco in queste ore della nona salvaguardia degli esodati, prevista tra le misure di riforma pensioni della Legge di bilancio grazie a un emendamento della commissione Bilancio della Camera, che è stato però bocciato dalla Ragioneria generale dello Stato. Giuliano Cazzola, sulle pagine del Foglio, scrive che “la questione degli ‘esodati’, se e quando in Italia si potrà ricostruire un percorso di verità, verrà ricordata come una delle più grandi montature del XXI secolo, in cui i mezzi di comunicazione sono stati in grado, per molti mesi, di emulare la beffa radiofonica notturna di Orson Welles sull’atterraggio dei marziani”. Secondo l’ex deputato, dopo la prima salvaguardia “le successive estesero via via la platea dei beneficiari ampliando i requisiti di eligibilità e/o introducendo nuove categorie di destinatari”. E si è arrivati a erodere, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, il 13% dei quasi 88 miliardi di risparmi di spesa ottenuti con la Legge Fornero.

SERVIRÀ UNA DECIMA SALVAGUARDIA PER GLI ESODATI?

Per Cazzola, “tanti ‘esodati’ che non erano riusciti a entrare nelle salvaguardie avrebbero potuto avvalersi prima dell’Ape sociale, poi anche di Quota 100. Ma sono rimasti appesi al ramo dell’esodo perché le regole pre-riforma erano certamente più vantaggiose, sia per quanto riguarda l’età pensionabile di vecchiaia, sia per i requisiti per il trattamento di anzianità, nei cui flussi annui sono confluiti, a ranghi compatti, i soggetti salvaguardati”. Se ci sarà la nona salvaguardia per 2.400 esodati, secondo Cazzola bisognerà prepararsi a vederne in futuro una decima.

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