
Il prossimo 14 gennaio è atteso un pronunciamento dei giudici sull'ammissibilità del referendum proposto dalla Lega.
La riforma delle pensioni
passa per la tappa intermedia del prossimo appuntamento del 14
gennaio quando la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi sulla
costituzionalità del referendum per l'abolizione della Legge Fornero
proposto dalla Lega. Nel caso di una risposta affermativa l'agenda
del governo dovrà prevedere una data per consentire ai cittadini di
esprimere il voto sul referendum abrogativo compresa tra la metà di
aprile e la metà di giugno. Il quesito riguarda l'articolo 24 circa
la disciplina dei trattamenti di pensione, alla parte del d.lgs. del
6 dicembre 2011 con le relative modifiche e integrazioni da abrogare.
Per la riforma
delle pensioni si
apre la stagione dei cambiamenti.
La
settimana dei lavori preparatori
L'inizio
dei lavori è previsto intorno alle 9,30 di mercoledì 14 gennaio,
col relatore Mario Rosario Morelli che presiederà la seduta.
Ministero del Lavoro e Presidenza del Consiglio avranno tempo tutta
la prossima settimana per presentare le memorie atte a dimostrare ai
giudici l'inammissibilità del referendum proposto dagli uomini di
Salvini. Sull'esito pende l'incognita della copertura dei conti
pubblici che rischia di bocciare l'ammissibilità della questione
referendaria.
Lo
scenario possibile
In
caso di ammissione della proposta referendaria gli scenari che si
prospetterebbero sarebbero veramente interessanti in quanto il
Governo dovrebbe prevedere nella sua agenda di inserire la
discussione di quando andare a votare. Per evitare il voto dovrebbe
approvare, presumibilmente a primavera, una legge previdenziale
diversa che di fatto annullerebbe quanto prodotto nel 2011. Ritorno
al vecchio sistema di quote e finestre mobili o comunque una stesura
del testo che ammetta requisiti più attenuati rispetto a quelli in
vigore al momento.
Conseguenze
Per
i conti pubblici potrebbe trattarsi di un salasso per le conseguenze
che scaturirebbero da un sistema dove si potrebbe andare in pensione
a 61 anni e 3 mesi, oppure al raggiungimento dei 40 anni di
contributi. Va da sé che il vecchio sistema contributivo dal 1
gennaio 2012 verrebbe cancellato. Ma il miglioramento dei conti
pubblici per la riduzione dei tassi di interesse sui Titoli di Stato
a fine 2014 e una riforma delle pensioni più alte che prevedesse un
contributo di solidarietà potrebbero bilanciare tali effetti.
(Leggi)
il volo sulle pensioni più alte è vietato
RispondiEliminaQuando una cosa è fatta TROPPO male come la monti/fornero
RispondiEliminaqueste sono le conseguenze, quando è TROPPO È TROPPO !!!!
ma che democrazia è quella in cui la disponibilità o meno di copertura finanziaria rende una legge costituzionale oppure no?
RispondiEliminaE' questa la democrazia "moderna"?
Claudio
Se il Governo fosse furbo basterebbe che riducesse a 42 anni di contribuzione con un'età anagrafica minima di 60 anni e per chi ha lavorato 42 anni e non ha 60 anni ci dovrebbe essere la possibilità di smettere e vivere con la liquidazione fino al compimento del 60 anno di eta'. (sarebbe quota 102) Per quanto riguarda la copertura basterebbe ricalcolare con il sistema contributivo tutte le pensioni sopra gli 3000 Euro nette.
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