17/07/2017
Claudio Visani Giornalista, scrittore, blogger.
Governo, Inps e Casse professionali uniti per vanificare la conquista di equità rappresentata dalla norma sul cumulo pensionistico gratuito, inserita nella legge di bilancio approvata dal Parlamento a fine 2016. Sembra questo il leitmotiv della serie di prese di posizione, iniziative e incontri sul tema, compreso quello previsto per oggi, lunedì 17 luglio, tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e le Casse previdenziali dei professionisti; un vertice che dovrebbero precedere di poco l'annunciato decreto interpretativo del governo sulla materia.
"Fatta la legge trovato l'inganno", recita un vecchio detto italico. La legge è quella sul cumulo gratuito dei contributi previdenziali che dal 1 gennaio 2017 dovrebbe consentire a centinaia di migliaia di lavoratori che hanno avuto carriere lavorative spezzettate con versamenti a enti diversi (Inps e Casse autonome, gestioni principali e gestioni separate) di poter cumulare tutti i periodi al fine della maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata (ex anzianità). È una legge giusta e sacrosanta, che in teoria dovrebbe permettere di cancellare la vergognosa norma sulle ricongiunzioni onerose dei contributi introdotta dal governo Berlusconi nel 2010 che per 6 anni ha costretto chi aveva versato a enti diversi a doversi ripagare i contributi, spesso al quadrato e con cifre da capogiro, per poter conquistare il diritto alla pensione. Una vera e propria norma estorsiva di Stato, definita dall'ex ministro del lavoro Cesare Damiano, ora presidente della Commissione lavoro della Camera, "un delitto contro la persona".
L'inganno è quello portato avanti sottotraccia e mai in modo esplicito dalle casse professionali autonome (ingegneri, architetti, commercialisti, medici, veterinari, avvocati, ragionieri, geometri, geologi, psicologi, consulenti del lavoro, giornalisti), che prima hanno ostacolato in ogni modo l'introduzione della norma sul cumulo gratuito, poi, con l'assist di una discutibile circolare Inps, hanno sostenuto che si può applicare solo con i criteri peggiorativi della legge Fornero (42 anni e 10 mesi di contributi per avere diritto alla pensione anticipata, oppure 66 anni e 7 mesi per poter accedere a quella di vecchiaia) e non con quelli più vantaggiosi riservati ai propri professionisti iscritti (per i giornalisti, ad esempio, il regolamento dell'Inpgi prevede dal 2017 come requisito minimo 38 anni di contributi e 62 di età). Laddove invece i criteri sono peggiori rispetto alla Fornero (ad esempio l'età pensionabile più alta dei 66 anni e 7 mesi), le regole delle Casse valgono.
Paradossi italiani sulla pelle dei pensionandi. L'autonomia delle casse professionali e i diritti degli iscritti vanificati dagli interessi di bilancio. Tanto che si è cominciato a fare circolare stime disastrose del presunto effetto cumulo sui conti delle singole casse autonome, dovuto al maggior numero di pensioni che gli enti dovranno erogare nel breve-medio periodo e al minor gettito delle ricongiunzioni onerose, che sono state in questi anni la gallina dalle uova d'oro degli enti privatizzati.
Dicono - le casse - che il governo ha sbagliato i conti, che per il 2017 la copertura finanziaria per l'applicazione del cumulo è di appena 100 milioni di euro a fronte di un "buco" previsto di due miliardi di euro. Solo per l'Inarcassa degli ingegneri e degli architetti, il maggior esborso dovuto all'uscita lavorativa anticipata di 65-66mila professionisti sarebbe di 550 milioni di euro. Aggiungono che quel "buco" lo deve coprire lo Stato, pena il default degli Enti privatizzati. Parlano di "bomba a orologeria", di un "dossier riservato" tenuto "sotto traccia" dal governo. E arrivano a insinuare che, dal momento che le risorse statali non ci sono, si sarebbe alla "disperata ricerca di un cavillo" per far saltare o comunque per rendere inapplicabile la norma sul cumulo gratuito.
Questa sarebbe la ragione per cui, finora, solo l'Inps si sia esposta con una circolare applicativa, in attesa di un intervento dei Ministeri del Lavoro e dell'Economia che disciplini la materia sull'applicazione del cumulo per i liberi professionisti. Un'interrogazione sul tema del senatore Giorgio Pagliari (Pd) è in attesa da mesi di una risposta. Nei giorni scorsi ne è stata presentata un'altra dal senatore Giuseppe Marinello (Alternativa Popolare).
Ma l'onorevole Maria Luisa Gnecchi, vice di Damiano in Commissione lavoro e principale artefice della battaglia per cancellare le ricongiunzioni onerose ed estendere il cumulo gratuito a tutte le categorie, alle gestioni separate e anche alle pensioni di anzianità, dice che le casse stanno creando un allarmismo ingiustificato.
La storia del presunto buco nei conti è una idiozia ed è anche del tutto fuori luogo - dice -, questi sono enti privatizzati, perché mai dovrebbe essere lo Stato a dare le coperture finanziarie?. La verità - aggiunge - è che le Casse sono sempre state contrarie al cumulo e ora che c'è stanno cercando di rallentarne l'applicazione. Certo, c'è bisogno di una interpretazione del Ministero che chiarisca quali sono i criteri per l'accesso al cumulo dei professionisti, e penso che presto arriverà. Certo, le casse devono adeguare i propri regolamenti, chiarire quali sono i requisiti richiesti ai propri iscritti per andare in pensione col cumulo. Ma in attesa di una regolamentazione complessiva basterebbe che ciascun ente erogasse la propria parte della pensione pro-quota al maturare dei rispettivi requisiti in vigore: quelli della Legge Fornero per gli iscritti all'Inps, quelli dei regolamenti delle diverse Casse autonome per i professionisti.
L'onorevole Gnecchi annuncia che si sta lavorando in Parlamento a una risoluzione per le Casse che non si adeguano. Ma è una posizione in controtendenza rispetto alle mosse del governo e degli istituti previdenziali. Mentre centinaia di migliaia di lavoratori che avevano accolto con un grande sospiro di sollievo la conquista di equità del cumulo, restano sulla graticola.
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