Gli esodati Lucani, dei fantasmi con drammi dimenticati
La zattera
previdenziale è alla deriva. In tutti questi anni il legislatore di turno ha
lasciato aggrappare i naufraghi del mercato del lavoro più prossimi a
raggiungerla, ma altre volte, per evitare il naufragio, li ha allontanati, con
le buone o con le cattive. Abbandonandoli in mare aperto. È una metafora che il
professor Antonio Pileggi, ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università di
Roma Tor Vergata, usa in un suo libro del 1997 per descrivere il sistema
pensionistico italiano. Oggi le cose non sono cambiate, ma Pileggi non poteva
certo immaginare che, dopo quindici anni, tra quei naufraghi ci sarebbero stati
dispersi, ex lavoratori «fantasma», disperati a cui non si concede nemmeno un
messaggio di speranza. Dimenticati. Indecifrabili.
Sono gli
esodati, operai, impiegati che hanno interrotto il rapporto di lavoro sulla
scia di accordi di ristrutturazione o crisi aziendale. Intese, previste dalla
legge 223/91 e controfirmate da rappresentanti del governo regionale e di
Confindustria, con le quali si garantiva uno straccio di reddito con la
collocazione in mobilità e l’accompagnamento alla pensione. Ma la riforma
Monti-Fornero sta, di fatto, «smontando» quegli accordi e seminando il panico
tra chi li aveva sottoscritti. Nessuno sa quanti siano esattamente in
Basilicata. E il silenzio che avviluppa l’intera questione relega nell’ombra
drammi familiari, lacrime, disperazione, identità. Volti e nomi che la Gazzetta
è riuscita a mettere in luce nella speranza di stimolare il mondo politico e
sindacale lucano a prendere posizione, a interessarsi di un problema fagocitato
dal più generale tema della mancanza di lavoro. Sono tre casi simbolo. Tre ex lavoratori di Potenza, sulla sessantina, sprofondati nell’oblìo: Carmine Mazzini, 57 anni, Giuse ppe e Rocco Tolve, rispettivamente di 58 e 60 anni. Fanno parte della platea degli esodati, ma ufficialmente soltanto uno di loro ha avuto un segnale di attenzione da parte dell’Inps, incaricato a livello nazionale di individuare i lavoratori «salvaguardati », cioé coloro che potranno accedere alla pensione secondo i criteri antecedenti alla riforma Monti-Fornero. Rocco Tolve è l’unico ad aver ricevuto una lettera in cui l’istituto lo informa che risulta «tra i possibili beneficiari». Cosa significhi quel «possibile» non è dato saperlo. Ma è in linea con quanto accade attorno alla questione degli esodati: confusione, incertezze, mancanza di informazione, silenzi. E contraddizioni proprio come nel caso dei tre lavoratori di cui ci occupiamo. Si trovano tutti nella stessa condizione: Mazzini ha siglato con la Mahle (azienda ormai «defunta») un accordo di accompagnamento alla pensione a marzo del 2009; Giuseppe Tolve ha firmato l’intesa con l’Italtractor nel 2008 e dal 1° luglio scorso, in base a quell’accordo, avrebbe dovuto ricevere il primo assegno della pensione; analoga situazione per il fratello Rocco che, però, come dicevamo, è l’unico dei tre di cui l’Inps riconosce una traccia. Resta da capire il perché di questo doppio binario dell’istituto previdenziale, visto che Rocco ha maturato 40 anni e sette mesi di servizio e ha ricevuto la lettera, mentre suo fratello Giuseppe, pur contando su 40 anni e otto mesi, è un «fantasma».
Con quali criteri l’Inps individua chi «salvaguardare»? Come sta verificando le varie posizioni? Mistero. I tre hanno cercato di venirne a capo, ma all’istituto hanno trovato sempre porte chiuse e mancanza di sensibilità. A nulla è servita anche una richiesta ufficiale di informazioni, con tanto di protocollo, inoltrata all’Inps di Potenza il 30 luglio scorso.Ma il governo non aveva detto che l’istituto di previdenza doveva rendersi disponibile a fornire delucidazioni sul tema degli esodati? E che fine ha fatto l’annunciato sportello dedicato alla questione? I tre ex lavoratori non hanno la presunzione di voler convincere Fornero a cambiare le carte in tavola, ma chiedono un segno di attenzione da parte di quegli stessi politici che, a suo tempo, firmarono gli accordi con le rispettive aziende. Sollecitano uno «scatto» della Regione che li affianchi, sul modello di quanto sta accadendo in Sicilia, per definire i contorni di un quadro oggi sfuocato e criptico
(Leggi)
Qualche giorno fa', ho preso a prestito a fin di bene la metafora della zattera del Prof. Pileggi, per scrivere ancora una volta una lettera al Ministro(che si e' guardata bene dal rispondere). Forse la mia lettera non era spiritosa e percio' non degna di considerazione, ma io parlavo dei nostri drammi, piccoli o grandi che siano, che giornalmente viviamo in attesa di qualche buona nuova, che tarda ad arrivare.E cosi' i drammi diventano sempre piu' grandi. Paola
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