Nel corso dei 3 incontri ottenuti dalla Rete dei Comitati degli "Esodati" nel corso delle 4 giornate dei presidi a Roma del 9, 14,15 e 16 aprile, (Sottosegretario al MEF Baretta, Presidente della Commissione Lavoro della Camera Damiano e Ministro del Lavoro Poletti) è emersa la decisione del Governo di voler, entro il 2014, risolvere STRUTTURALMENTE, il dramma degli "esodati". Baretta e Poletti ci hanno informato della costituzione di un "tavolo" (composto dai Governo, INPS, RGS e Commissioni Lavoro di Camera e Senato) che avrebbe verificato e certificato i nostri numeri, le coperture finanziarie ed elaborato una ipotesi legislativa di soluzione del problema partendo dalla PDL 224-727 e collegate ritenuta una buona base di partenza.
I lavori del tavolo inizieranno questa settimana e ci hanno
assicurato che termineranno entro il mese di maggio. In quelle sedi abbiamo
richiesto di essere coinvolti, come Rete dei Comitati, nei lavori del
"tavolo" nel quale (Poletti) saremo sentiti nelle forme che
decideranno.
Stanti le diverse e controverse posizioni di esponenti del
Governo in merito alla soluzione che sarà adottata, la Rete dei Comitati ha
ritenuto opportuno trasmettere, ieri, l'allegato documento al fine di chiarire
le posizioni degli "esodati" in merito al lavoro che si prospetta
verrà fatto dal "tavolo".

Presidente del Consiglio dott. Matteo Renzi
Sottosegretario alla Presidenza on. Graziano Del Rio
Ministro dell’Economia e delle Finanze dott. Pier Carlo Padoan
Sottosegretario al Ministero Economia e Finanze on. Pier Paolo Baretta
Ministro del Lavoro dott. Giuliano Poletti
Presidente Commissione XI Lavoro della Camera on. Cesare Damiano
Presidente Commissione Lavoro del Senato sen. Maurizio Sacconi
Sottosegretario alla Presidenza on. Graziano Del Rio
Ministro dell’Economia e delle Finanze dott. Pier Carlo Padoan
Sottosegretario al Ministero Economia e Finanze on. Pier Paolo Baretta
Ministro del Lavoro dott. Giuliano Poletti
Presidente Commissione XI Lavoro della Camera on. Cesare Damiano
Presidente Commissione Lavoro del Senato sen. Maurizio Sacconi
Signori Presidenti, signori
Ministri e Sottosegretari,
la” Rete dei Comitati degli
Esodati” fin dall’inizio di questo dramma sociale, dovuto ad un oramai evidente
e riconosciuto errore di valutazione nell’introduzione dell’art. 24 della L.
214/2011, si è posta come affidabile interlocutore con le Istituzioni
producendo, al riguardo della cosiddetta “riforma” previdenziale Fornero,
documenti ed analisi sotto il profilo sia degli effetti sociali sia delle
contraddizioni legislative che sfociano in autentica discriminazione. Non
riteniamo di doverci dilungare qui oltre riguardo a tali effetti, poiché da
oltre 2 anni siamo da voi conosciuti per la nostra attività anche di supporto
sul territorio.
L’ultimo incontro della Rete con
il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella persona del Sottosegretario
Baretta lo scorso 9 aprile[1], le dichiarazioni pubbliche del
Ministro del Lavoro Poletti il giorno successivo (“la discussione che stiamo
facendo è per costruirla - la soluzione n.d.r. - tecnicamente bene
per evitare di riprodurre i problemi”) e le dichiarazioni dell’on. Damiano,
nonché le decisioni prese dalla Commissione Lavoro della Camera da questi
presieduta, firmataria della PdL 224 e collegate, nella seduta del giorno 8
aprile scorso di sospendere la trattazione della PdL per la formazione
annunciata di un “tavolo tecnico” con il Governo, l’INPS e la Ragioneria
dello Stato, anche nell’ottica dei precedenti propositi espressi alla Rete
dalla Presidenza del Consiglio, se davvero sinceri ed onesti, ci inducono a
ritenere che sia giunta al termine la stagione ormai biennale di omertà e
tentativi di tacitare la lotta degli “Esodati”.
Non possiamo che esserne lieti,
aprendoci alla speranza, ma prudenti finché non si raggiungano TUTTI i
risultati che ci attendiamo dalla nostra lotta.
La Rete fin dal settembre del
2012 ha prodotto, e continuamente revisionato seguendo l’introduzione delle
ulteriori salvaguardie, il suo dossier “Drammi individuali e disagio sociale:
la riforma Fornero delle pensioni”[2]. In esso sono analizzate le palesi
discriminazioni a parità di diritto ed individuato con chiarezza, condivisa poi
da tutte le Istituzioni e dai Parlamentari, la causa fondamentale che ha
prodotto il dramma “Esodati”, individuandola nell’assenza di transitorio
adeguato all’introduzione delle norme, violando così un chiaro principio,
sempre applicato nelle riforme delle pensioni sia in Italia che in Europa e
definito necessario anche dalla nostra Corte Costituzionale che ha parlato di
“diritto alla sicurezza sociale” [3] garantita dallo Stato.
Infatti risulta indifendibile,
sotto tutti i profili, l’applicazione istantanea di modifiche alle norme
pensionistiche, non tenendo così conto dell’attesa del Cittadino prossimo al
termine della vita lavorativa, dopo aver versato regolarmente tutti i
contributi, come anche la Suprema Corte ha ricordato più volte.
Questo aspetto di sottrazione
illegittima del Diritto si è palesato per coloro che erano senza lavoro, in età
avanzata e senza speranza di rientro nei cicli produttivi, non solo come mera
“violazione del patto” ricordato dall’allora Presidente del Consiglio Letta
alle Camere al suo insediamento ma soprattutto come condanna all’indigenza e
totale abbandono da parte dello Stato!
E’ per questo che, con lo
spirito di collaborazione che ci ha sempre contraddistinto e nell’immediatezza
della convocazione dell’annunciato “tavolo tecnico” a cui siederanno il
Governo, con il Ministero dell’Economia e con quello del Lavoro, le Commissioni
Lavoro di Camera e Senato, l’INPS e la Ragioneria dello Stato al fine di
ottenere il doppio risultato di rendere pubblici i numeri dei soggetti esodati
e di dettare la norma di salvaguardia strutturale che il Governo ed il Parlamento
condivideranno, vogliamo ricordare la richiesta normativa chiara e forte della
“Rete” per la soluzione strutturale e definitiva del dramma “Esodati” [4]:
“la equa
salvaguardia sia garantita a tutti coloro che abbiano i seguenti 2 semplici
requisiti (senza alcun “paletto” restrittivo e lotteria):
1. Non essere più occupati al 31.12.2011
per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro
quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale
prevedano il futuro licenziamento.
2. Maturare il requisito pensionistico
con le previgenti norme entro il 31.12. 2018.”
Se nelle ultime dichiarazioni
pubbliche il Ministro Poletti ha citato l’ambiguo termine “scivolo”, per
evitare qualsiasi equivoco la “Rete” urla con chiarezza la necessità di
ripristinare un Diritto per cui tutti dovranno essere salvaguardati rispetto all’applicazione
delle regole introdotte dalla “manovra” Fornero e non con alternative di tipo
assistenziale.
Prima di addentrarci
nell’analisi delle platee da “perimetrare” ci preme sottolineare con chiarezza
che riterremo incompleto e discriminatorio qualsiasi tentativo di soluzione che
non permetta la maturazione della pensione con le norme previgenti
ai soggetti che presentino entrambi i requisiti di definizione di
“esodato” sopra esposti.
Preliminarmente occorre chiarire
che in nessun caso il mancato riconoscimento di un Diritto può essere
giustificato da motivazioni di tipo economico (anche questo è chiaramente
espresso in diverse sentenze della Corte Costituzionale) anche in
considerazione di una semplice ragionamento: la “manovra” Fornero ha commesso
un errore palese riconosciuto oramai universalmente che ha generato il dramma
“Esodati”: lo Stato, non considerando le persone cui con una norma
previdenziale priva di transitorio avrebbe illegittimamente negato il diritto a
pensione, approvando quella “riforma” ha commesso un errore di
valutazione considerando di poter ottenere un risparmio sulla spesa
previdenziale superiore a quello che avrebbe dovuto effettivamente calcolare se
la sua “riforma” fosse stata caratterizzata da una giusta ed equa valutazione
dei drammatici effetti che essa ha poi causato, e da ciò consegue che è
dello Stato l’esclusiva responsabilità di trovare la copertura per il minore
risparmio[5]
che si produrrà con la “riforma” Fornero a causa della restituzione del
Diritto agli “Esodati” di approdare alla pensione con le regole previgenti!
Mettere in chiaro i concetti aiuta ad capire senza ambiguità e con trasparenza
la reale scelta politica che ogni forza parlamentare fa e come intende il
rapporto Stato-Cittadino. Perché rispondere correttamente ed onestamente alla
domanda di giustizia degli “Esodati” darà sicurezza a tutti i Cittadini,
comprese le propagandate giovani generazioni che non potrebbero che dubitare
delle promesse di una Politica che non è in grado di mantenere nemmeno il patti
sociali sottoscritti!
Al fine di evitare il ripetersi
delle goffe rappresentazioni pubbliche, spesso rimediate nelle risposte ad
interrogazioni parlamentari sul merito, riteniamo di dover qui contribuire
con gli specifici quesiti sulla quantificazione degli “Esodati” a cui
l’INPS deve rispondere, non potendo sottrarsi ai suoi doveri, insieme
con il Governo al fine di definirne infine il numero, stabilito che il
principio di individuazione generale è quello sopra ricordato e che devono
essere pubblicati i numeri di ogni singola platea individuata, separati
per “genere”, su base “anno di maturazione del requisito pensionistico”,
per gli anni che vanno dal 2012 al 2018. Solo in questo modo la RGS potrà
valutare correttamente l’onere annuale.
I quesiti sono espressione
diretta di tutte le analisi e indicazioni riportate nel nostro Dossier, e
quindi di oltre 2 anni della nostra lotta e della nostra esperienza conoscitiva
delle problematiche in gioco!
1.
Quanti sono i lavoratori posti in mobilità [6],
a seguito di cessazione dal lavoro entro il 31/12/2012,
sulla base di accordi sottoscritti entro il 31/12/2011in qualsiasi
sede, anche non governativa, che con le vecchie regole avrebbero maturato il
diritto alla pensione entro il 2018, indipendentemente dal fatto che la
maturazione del requisito pensionistico avvenga entro la fine della
mobilità [7],
considerando anche l’eventualità che il requisito pensionistico possa essere
raggiunto con contribuzione volontaria[8] ?
2.
Quanti sono i lavoratori posti in mobilità, a
seguito di cessazione dal lavoro a partire dal 1/1/2013, sulla base di
accordi sottoscritti entro il 31/12/2011 in qualsiasi sede, anche non
governativa [9],
che con le norme precedenti avrebbero maturato il diritto al
pensionamento entro la fine della mobilità? E quanti sono i
lavoratori previsti dagli accordi di mobilità che chiudono esauriscono il loro
effetto oltre il 31/12/2012[10]? Qual è la data massima prevista
per la cessazione dal lavoro di tali lavoratori?
3.
Quanti sono i lavoratori collocati in mobilità
lunga prima del 31/12/2011, con accordi regolarmente notificati all’INPS[11]
e che maturano il requisito pensionistico entro il 2018, indipendentemente
dalla fine della mobilità?
4.
Quanti sono i lavoratori Autorizzati alla
Contribuzione Volontaria, alla data del 31/12/2011 e senza lavoro a tempo
indeterminato alla stessa data e successivamente ad essa, per i quali,
sulla base delle norme precedenti alla cosiddetta riforma Fornero e con la
previsione di versamento dei relativi contributi, sarebbe avvenuta la
maturazione del diritto ala pensione entro il 2018[12]
?
5.
Quanti sono i titolari di prestazioni
straordinarie a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'art. 2,
comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nonché i lavoratori per i quali
sia stato previsto da accordi collettivi stipulati entro la medesima data il
diritto di accesso ai predetti Fondi di solidarietà ?
6.
Quanti sono i lavoratori licenziati con accordi
individuali o collettivi sottoscritti entro il 31/12/2011 con procedure
diverse da quelle considerate nei punti precedenti, e cessati alla data del
31/12/2012, e non più reimpiegati con contratti a tempo indeterminato, che con le vecchie regole avrebbero maturato il
diritto alla pensione entro il 2018, considerando anche l’eventualità che il
requisito pensionistico possa essere raggiunto con contribuzione
volontaria ?
7.
Quanti sono i lavoratori licenziati
unilateralmente[13]
o per fallimento aziendale o simili, cessati alla data del 31/12/2011, comunque
non autorizzati alla contribuzione volontaria alla medesima data[14] e non più reimpiegati con contratti a tempo
indeterminato, che con le vecchie regole e
considerando la contribuzione raggiunta al momento della cessazione avrebbero
maturato il diritto alla pensione entro il 2018 ?
Ottenute le risposte numeriche per ognuna delle
categorie sopra riportate sarà sufficiente sottrarre il numero di salvaguardati
identificati dalle norme di deroga finora introdotte (sinteticamente riportate
nella tabella seguente) per ottenere il numero delle persone da salvaguardare
con il provvedimento strutturale annunciato.
·
Riepilogo salvaguardati al 20.12.2013
SalvaItalia 2012 + Mille-proroghe
2013
|
Spending Review 2012
|
Legge di Stabilità 2013
|
legge 28 ottobre 2013,
n. 124
|
D.L. 31 Agosto 2013,
n. 101
|
Legge di Stabilità 2014
|
TOT
|
|
Lavoratori collocati in MOBILITA’
ORDINARIA
|
25.590
|
40.000
|
1.800
|
72.610
|
|||
Lavoratori collocati in MOBILITA’
LUNGA
|
3.460
|
||||||
Lavoratori collocati in MOBILITA’
IN DEROGA
|
760
|
||||||
Lavoratori collocati in
MOBILITA’ ORDINARIA che non perfezionano il requisito pensionistico
entro il termine della mobilità
|
1.000
|
||||||
Lavoratori titolari di prestazione
straordinaria a carico di FONDI DI SOLIDARIETA’ DI SETTORE
|
17.710
|
1.600
|
19.310
|
||||
Lavoratori autorizzati alla
PROSECUZIONE VOLONTARIA DELLA CONTRIBUZIONE
|
10.250
|
7.400
|
2.440
|
15.900
|
35.990
|
||
Lavoratori in ESONERO DAL SERVIZIO
|
950
|
778
|
1.728
|
||||
Lavoratori in congedo per
ASSISTENZA FIGLI DISABILI
|
150
|
2.500
|
2.650
|
||||
Lavoratori CESSATI in ragione di
ACCORDI INDIVIDUALI
|
6.890
|
6.000
|
5.130
|
400
|
18.920
|
||
Lavoratori CESSATI in ragione di
ACCORDI COLLETTIVI
|
500
|
||||||
Lavoratori LICENZIATI
unilateralmente
|
6500
|
5.200
|
11.700
|
||||
TOTALE
|
65.000
|
55.000
|
10.130
|
9.000
|
778
|
23.000
|
162.908
|
Si vogliono infine qui
riprendere alcune delle considerazioni già ampiamente esposte dalla “Rete”
presso tutte le Istituzioni, al fine di contribuire anche ad una più precisa e
congruente valutazione dei costi.
Perciò torniamo a segnalare che
la Ragioneria Generale dello Stato nelle sue valutazioni, sia nella relazione
tecnica della L. 214/2011 art. 24 sia in successive valutazioni (come per
l’art. 22 della L. 135/2012), commette errori palesi, in particolare:
·
Nel calcolo del numero annuo di pensionamenti di
vecchiaia per le donne "in relazione alla maturazione dei requisiti
minimi dal 1/1/2012” (relazione p. 47) vengono valutati in maniera errata i
risparmi ottenuti dalla riforma poiché in realtà il presunto differenziale tra
quanto previsto dalla normativa previgente e quella prevista dall’art. 24
L. 214/2011” (ovvero l’anticipo dal 2014 al 2012 dell’incremento delle età di
pensionamento per le donne) non tiene assolutamente conto che per la
progressione di età espressa nella “riforma” non sarà possibile per una donna,
al limite del 60° anno di età al 31/12/2011, andare in pensione prima di 7
anni. Ovvero per 7 anni non potranno esserci donne che possano maturare il
diritto pensionistico per vecchiaia con le norme Fornero e se ne esistono esse
non potevano che averlo già maturato prima del 31/12/2011.
·
Errore nella stima dell’incremento
dell’anzianità contributiva per le pensioni di anzianità indipendente dall’età
anagrafica (gli ex 40 anni di contributi) valutato in 1 anno per i lavoratori
dipendenti invece che nel più corretto 2 anni e 3 mesi, poichè ai 2 anni
previsti per gli uomini dalla legge (che maggiormente utilizzano questa
modalità con le precedenti norme) si somma immediatamente l’aumento per
l’aspettativa di vita.
·
Il posticipo medio della pensione di anzianità
per Quota (p. 50-51) viene valutato, ai fini del calcolo del risparmio in 2,5
anni. Tale dato di base per la valutazione del risparmio pensionistico è
chiaramente errato poiché basta pensare che la norma ha abolito del tutto tale
tipo di pensione per cui il soggetto o andrà in pensione con la “anticipata”
con oltre 42 anni di contributi oppure andrà con la “pensione di vecchiaia” ad
oltre 67 anni. In considerazione del fatto che i requisiti di quota erano
fissati in 61 anni di età e 36 di contribuzione appare evidente che in entrambe
le ipotesi di percorso pensionistico il posticipo è almeno di 6 anni, ovvero
quasi il triplo di quanto ipotizzato dalla RGS.
·
Infine facciamo notare le palesi incongruenze,
mai motivate nonostante le richieste, tra i valori delle pensioni medie annue
valutate dalla Ragioneria Generale dello Stato e quelle valutate dall’INPS[15],
le prime più alte delle seconde. Le differenze non sono da poco palesando
scostamenti anche superiori al 30% per cui, tenendo conto che la stima della
RGS è sempre superiore a quella dell’INPS, nell’ipotesi di una stima di costo
di 10 Miliardi, esposta in una relazione della RGS allegata ad una proposta di
legge per la salvaguardia di “Esodati”, potrebbe essere sovradimensionata di
ben 3 Miliardi.
In conclusione, chiediamo
fermamente a tutti voi un immediato intervento legislativo risolutivo e
strutturale che chiuda questa vergogna nazionale sia per come è originata sia
per come è stata fin qui gestita. Vi ricordiamo che già dal 1/1/2013 molte
famiglie si trovano alla disperazione per cui non c’è più tempo. Dovete dare
priorità assoluta all’intervento anche con corsie preferenziali all’iter
approvativo delle due Camere oppure direttamente con Decreto Legge urgente.
Dopo tre anni di occultamento
dei dati, nonostante le continue richieste del Parlamento e degli
“Esodati”, ci aspettiamo la ufficializzazione dei numeri in pochi giorni
e l’approvazione della norma strutturale, che sia esclusivamente la
restituzione del diritto con le norme precedenti alla riforma “Fornero” entro
le prossime elezioni europee!
Per la “Rete”
dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari, ”Quindicenni”,
Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e Licenziati senza
tutele
[1] Allegato resoconto
dell’incontro con il Sottosegretario Baretta
[2] Allegato Dossier
[3] Si veda al proposito la sentenza n. 822/1988
[5] Il
“minore risparmio”sulla spesa previdenziale di cui si parla sarà comunque
sempre maggiore dei 43 Mld di Euro inizialmente calcolati dalla RGS per il
periodo 2012-2021 e poi coretto dal “Rapporto attuariale INPS 2013” che ha
ricalcolato tale risparmio in oltre 81 Mld di Euro per lo stesso periodo.
[6] Si fa
osservare che per i lavoratori in mobilità risulta palesemente illogico il
riferimento all’esistenza di un accordo, poiché la procedura della L.
223/1991 non prevede necessariamente l’esistenza di un accordo con il sindacato
ne’ che la sua mancanza blocchi la procedura di mobilità che si conclude
con il licenziamento ! Pertanto occorre che siano salvaguardati tutti i
lavoratori la cui azienda HA ATTIVATO una procedura di mobilità entro il
31/12/2011.
[7] I soggetti appartenenti alla platea connessa alla
dichiarazione di cui alla lettera a) del comma 14 art. 24 della L. 214/2011 non
possono essere limitati entro la fine della mobilità poiché con le norme
previgenti, ovvero al momento della sottoscrizione degli accordi, essi non subivano alcun reale danno
dall’accettare il licenziamento, o meglio il danno personale era correttamente
valutato dal soggetto.
[8] E’ stato
provato dalla “Rete” direttamente al dott. Nori che gli Uffici INPS si sono
resi colpevoli di aver impedito la salvaguardia ai lavoratori in mobilità che
avevano richiesto, per coprire il periodo tra la fine mobilità e la maturazione
della pensione, l’Autorizzazione alla Contribuzione Volontaria negando la
possibilità di fare domanda prima della fine mobilità, in violazione della
stessa circolare 50/2008 dell’INPS. Su questo sono state fatte anche
interrogazioni parlamentari a firma on. Gnecchi
[9] Si tratta dei
soggetti di cui alla lettera a) dell’art. 22 della L. 135/2012 (spending
review) per i quali attualmente esiste il vincolo discriminatorio che l’accordo
debba essere stato sottoscritto in sede Governativa, mentre la Legge 223/1991
(legge di mobilità) non distingue alcunché in merito alla sede di
sottoscrizione, ma trattasi di mera differenza procedurale in funzione della
dislocazione territoriale delle sedi degli stabilimenti dell’azienda
denunciante esuberi
[10] Tutte le
informazioni sono note all’INPS in base alle procedure di attivazione dei
processi di mobilità a norma della L. 223/1991
[11] Vogliamo qui
ricordare che tali soggetti erano già coperti con le norme previste dall’art. 1
comma 1189 dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 (finanziaria 2007) e conseguente
direttiva del 25 gennaio 2007 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale
(criteri per l’applicazione dell’ art.1 comma 1189 L. 296/2006) e del decreto
del 2 maggio 2007. Perciò la copertura economica doveva già esistere e le
risorse essere impiegate per ulteriori salvaguardie.
[12] Sono da
escludere dal conteggio soltanto coloro che hanno ripreso un’attività
dipendente con contratto a tempo indeterminato
[13] Per
“unilateralmente” si intende anche la possibilità di dimissioni del lavoratore,
ricomprendendo in tal modo anche i soggetti rientranti nelle deroghe
dall'articolo 2, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 503.
[14] I Licenziati
unilaterali autorizzati alla contribuzione volontaria ante 31/12/2011 sono già
ricompresi nel punto 4 come “contributori Volontari” a tutti gli effetti
[15] Rapporto Annuale 2012 pag. 242 tavola 4.2
(http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=8751 )
e “bilancio di Previsione INPS 2014
ADESSO DOBBIAMO SOLO AVERE FIDUCIA NEL GOVERNO.VOGLIO ESSERE POSITIVO NEL PENSIERO, DOPO TANTE SOFFERENZE, CREDO CHE CE LA FAREMO AD AVERE IL SACROSANTO DIRITTO DELLA PENSIONE.GRAZIE AI COMITATI PER IL GRANDE LAVORO E LE ENERGIE CHE STANNO SPENDENDO PER TUTTI NOI ESODATI.
RispondiEliminagrazie grazie grazie. Siamo riconoscenti io e la mia famiglia. Il vostro impegno è commovente.
RispondiEliminaSemplicemente GRAZIE!
RispondiEliminaGrazie
RispondiEliminaQuesta mia è rivolta a chi cura questa pagina web postali esodati
RispondiEliminaPrecisiamo che i coordinatori della rete dei comitati possono presentare qualsiasi proposta
ma il problema è che la loro scelta di porre la data ultima anno 2018 non è confacente con la salvaguardia di circa 4000 persone tra ex postali e altri esodati che dovrebbero essere salvaguardati dal 2018 al 2022.
Pertanto,certe decisioni prese per puro scopo partitico elettorale,ha e avrà la dura reazione di chi resta fuori dopo il 2018, ma è certo che chiederemo e saremo anche noi del comitato esodati senza nessuna discriminazione seduti al tavolo con gli organi competenti.
Da quando sono stati creati gli esodati da quei partiti che hanno vergognosamente votato la legge Fornero la nostra lotta era ed è che tutti gli usciti al 31/12/2011 devono essere salvati .
Questi esodati oltre il 2018 hanno firmato accordi individuali uguali agli altri e non devono scontrarsi con nessun paletto dell' anno 2018
come specificato e precisato in un precedente incontro del 13-2 anche dal sottosegretario On.Baretta.
Distinti saluti
Prina Emilio expostale salvaguardato per conto di tutte le tipologie di esodati senza discriminazioni
Emilio
Eliminanon sono 4.000 ma poche centinaia da salvaguardare gli esodati con accordi singoli dal 2018 al 2022
ma è lo stesso sono da SALVARE tutti gli usciti al 31/12/2011 con accordi , licenziati , o con diritti PRIMA devono essere salvati .
noi chiederemo che al TAVOLO con le commissioni lavoro ai primi di maggio ci siano 2 rappresentanti degli esodati - non della Rete o della triplice sindacale
TUTTE LE BOCCHE SONO SORELLE = TUTTI HANNO GLI STESSI DIRITTI di SALVARSI
vedremo come questi coordinatori della RETE saranno sconfessati e perseguiti legalmente dagli stessi esodati.
ciao Claudio
Un immenso grazie per l'impegno e complimenti per tutto quanto scritto che è chiaro e preciso, termini che questi politici non hanno nel loro vocabolario. Vi sarò ancora più vicino in ogni tipo di lotta che promuoverete.
RispondiEliminaMa quante date 2011,2018,2022.
RispondiEliminaMa quanti termini esodati,licenziati,disoccupati,ecc.
Ma cosa ci vuole a dire che:tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro a qualsiasi
titolo e prossimi alla pensione prima della riforma Fornero (i dati li conosce benissimo
l'inps per il riscontro)di poter andare in pensione con le vecchie regole ante Fornero.
Tutto ciò evita la guerra dei poveri e discriminazioni.
Comitato,al tavolo che eventualmente rappresenterete TUTTI I DISOCCUPATI siate
EQUILIBRATI.