Damiano a Renzi: facciamo la flessibilità a 64 anni

RIFORMA
PENSIONI 2015 Cesare Damiano continua a muoversi
per modificare la Legge di stabilità e provare già a introdurre una forma di
flessibilità senza aspettare il 2016 promesso da Renzi. Il Presidente della
commissione Lavoro della Camera propone quindi al Premier “di avviare una
sperimentazione già in questa legge di Stabilità, consentendo un anticipo, con
penalizzazioni, di uno o due anni anziché di quattro”. In buona sostanza,
anziché consentire la pensione anticipata a 62 anni come da lui stesso
proposto, Damiano sarebbe disposto ad “accettare” anche la possibilità di
andare in quiescenza a partire dai 64 anni. Resterebbe da capire a quanto
dovrebbe ammontare in questo caso la penalizzazione: il punto certamente
cruciale dato che da essa dipende il costo del provvedimento e la convenienza a
utilizzarlo da parte dei lavoratori.
RIFORMA
PENSIONI 2015 Una modifica al provvedimento su
Opzione donna contenuto nella Legge di stabilità sembra più vicina, in modo che
non vengano escluse le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1958 o 1957. Lo
ribadisce la senatrice del Pd Erica D’Adda, che fa parte della commissione
Lavoro. In un’intervista rilasciata a Blastingnews, ha anche spiegato che si
può e si deve lavorare per un’estensione di Opzione donna al 2018 e che se si
riuscirà a definire una flessibilità pensionistica, Opzione donna potrebbe
essere anche estesa agli uomini.
RIFORMA
PENSIONI 2015 La Rete dei Comitati degli esodati
va all’attacco del Governo. In una nota spiega infatti che l’esecutivo ha
utilizzato 400 milioni dei fondi “avanzati” dalle sei salvaguardia finora
approvate per interventi a favore di altre categorie (come la copertura di
Opzione donna). Inoltre, la settima salvaguardia inserita nella Legge di
stabilità copre 26.300 persone e non tutte le 49.500 in attesa ancora di una
tutela. Questo nonostante Renzi in televisione avesse detto che ci sarebbe
stata una copertura per tutti. Gli esodati chiedono quindi che durante l’iter
parlamentare la misura sia modificata per salvaguardare tutti i 49.500 italiani
in attesa.
RIFORMA
PENSIONI 2015 Durante l’audizione al Senato, Pier
Carlo Padoan ha spiegato che gli interventi della Legge di stabilità non viene
indebolita “la riforma del sistema pensionistico, che lo ha reso uno dei più
stabili e sostenibili d’Europa”. Il ministro dell’Economia ha anche spiegato l’importanza
di non indebolirne l’assetto anche in prospettiva. Sembra quindi che il suo
suggerimento sia quello di non approvare ulteriori misure (come la flessibilità
pensionistica promessa da Renzi nel 2016) sulla previdenza italiana. Vedremo
quindi nei prossimi mesi se il Premier seguirà o meno questa indicazione del
suo ministro. RIFORMA PENSIONI 2015 Come noto, la Legge di stabilità ha iniziato il suo iter
parlamentare, e Maurizio Petriccioli ha parlato in audizione al Senato. Il
segretario confederale della Cisl ha segnalato come nella manovra occorra un
“respiro strategico” per portare a un effettiva riduzione dell’Irpef come
programmato dal Governo nel 2018. Anche perché c’è un grosso carico fiscale che
pesa su lavoratori e pensionati. Petriccioli aggiunge che la flessibilità
pensionistica, in questo scenario, non può essere ulteriormente rinviata. “È
indispensabile per sbloccare il mercato del lavoro, anche per offrire nuove
opportunità lavorative ai giovani”. Tuttavia sappiamo che sul punto il Governo
sembra aver scelto di rinviare tutto al 2016.
RIFORMA
PENSIONI, NEWS – La riforma
pensioni continua a far discutere i vari esponenti politici
anche e soprattutto nell’ambito di questa Legge di stabilità. Il presidente
della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, nonché esponente del
Nuovo Centro Destra, ha evidenziato alcune linee guida che il Governo Renzi
potrebbe prendere in considerazione. Il passaggio riguarda la tanto discussa
Opzione Donna ed in particolare con Sacconi si è detto favorevole nel far
rientrare anche le lavoratrici nate nell’ultimo semestre del 1958 anche al fine
di favorire il ricambio generazionale. Per quanto concerne la settima
salvaguardia, Sacconi ha annunciato la formazione di una Sottocommissione
Lavoro chiamata ad approfondire la questione. Infine, ha evidenziato come
sarebbe maggiormente utile concentrare le risorse del part – time a tre anni
dalla pensione su un unico strumento che consenta di incentivare il tanto
agognato ricambio generazionale cercando di trovare una soluzione più
appetibile anche per le aziende. Insomma, tanti punti ancora da migliorare che
lo stesso Governo potrebbe accettare di dibattere in maniera funzionale. Non
resta che attendere le prossime ore.
(Leggi)
Ma vi rendete conto? Discutono di mandare in pensione a 64 anni invece di 66 persone che hanno già maturato 42/43 anni di contribuzione. Loro con un paio di anni passati a rovinare il paese si intascano vitalizi per migliaia di euro. Ma andate a zappare la terra!!!
RispondiEliminaMauro Manfre, oggi come oggi, si va in pensione con 42 anni e 6 mesi,
Eliminaindipendentemente dall' età anagrafica, senza attendere ne i 64 anni,
e neanche i 66 anni.
???
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