Storia di un esodato
Un padre, una figlia: dialogo familiare tra sogni e paure, tra speranze e incertezze al tempo del lavoro scomparso1 gennaio 2014 – Come stai papà? Allora andiamo a Disneyland Paris? È da due anni che faccio a mio padre questa domanda. Nell’estate 2011, mentre un temporale faceva finire in fretta e furia la festa per il suo ultimo giorno di lavoro all’IBM, mio padre aveva promesso a me e alle mie due sorelle che finalmente avrebbe realizzato il nostro sogno: nel settembre 2013, quando avrebbe ricevuto la prima rata della sua pensione, saremmo andati a Disneyland Paris.
Ma, come quella festa, anche la prospettiva della pensione finì in fretta. Due mesi dopo quel temporale ne arrivò un altro, precisamente il 6 dicembre 2011, quando venne approvata la Legge Fornero. E da dipendente IBM in attesa di pensione mio padre diventò un esodato, uno status che né il vocabolario né il mondo del lavoro ha mai conosciuto.
Il blog dell’isola dei cassa integrati definisce così gli esodati: “Chi è stato incentivato a lasciare volontariamente il posto di lavoro con la prospettiva di una copertura economica. Con l’ultima riforma previdenziale (Fornero) l’età pensionabile viene alzata a 66/67 anni, ma in questo modo vengono sconvolti tutti i conteggi e gli “esodati” si sono trovati senza stipendio, ammortizzatore e pensione”. Dopo due anni e 16 giorni, questo limbo tra lo status di lavoratori e status di pensionati in cui si è trovato anche Stefano Brusadelli – mio padre – è finalmente finito, con l’approvazione al Senato il 23 dicembre della Legge di Stabilità.
Quindi prenoto giusto?
Aspetta… tra i miei amici esodati c’è chi all’inizio dell’anno è stato “salvato”, ma nonostante questo non ha ancora ricevuto la prima rata della pensione.
Ce la stai facendo sudare questa gita, quasi come la tua pensione…
Sì, sono stati anni difficili. Non c’è stato giorno in cui non mi sia chiesto cosa avrei potuto fare di più. So però che le azioni che abbiamo organizzato come gruppo esodati IBM hanno portato a una soluzione che, altrimenti, non ci sarebbe stata.
Pantaloni a zampa e fischietto come negli anni ’70?
Beh, abbiamo stampato delle magliette con la scritta “Esodati IBM”. Ho 40 anni in più e molto è cambiato… ma lo spirito che ci ha mosso e che muoverà le battaglie per i colleghi non inclusi nella legge di stabilità, è e sarà lo stesso di un tempo, lo stesso che anche 40 anni fa ci faceva scendere in piazza contro le ingiustizie e che ancora oggi non si è spento.
Qual è la prima cosa che hai pensato il giorno della legge Fornero?
Ho pensato a cosa potevo fare. Ho sentito subito altri ex colleghi IBM che potevano essere nella stessa situazione. Abbiamo creato un gruppo, all’inizio eravamo 60. Abbiamo inviato moltissime lettere e mail ai parlamentari - soprattutto delle Commissioni al Lavoro – , abbiamo partecipato a numerose manifestazioni, siamo intervenuti in trasmissioni TV per raccontare le nostre storie.
Io mi sono occupato di mantenere i contatti tra tutti, tenere aggiornato l’elenco degli esodati IBM, far girare le informazioni tra di noi. Vedi, nella mia casella di posta ho 56 cartelle con migliaia di mail su leggi, interventi, interrogazioni parlamentari, storie di ex-colleghi.
[Hai mai avuto paura papà? Hai mai pianto e urlato non è giusto?]
Insieme, poi, abbiamo interpellato un avvocato, i presupposti per un’azione legale c’erano, ma il problema esodati, per due anni, è sembrato fosse sempre sul punto di essere risolto, per questo non abbiamo mai proceduto.
Anche sull’IBM abbiamo fatto molte pressioni. All’inizio non abbiamo ricevuto risposta. Poi, dopo continue sollecitazioni, anche l’azienda è intervenuta con una lettera ufficiale al Ministero per spiegare la nostra situazione. Noi abbiamo chiuso il nostro rapporto di lavoro con un accordo firmato davanti ai sindacati e Assolombarda, depositato presso il Tribunale del Lavoro. Era impossibile non tenerne conto.
Qual è stata la cosa peggiore di questi due anni?
Qual è stata la risposta dei politici?
Tutti i politici di diversi partiti interpellati ci hanno dato ragione e hanno concordato nel ritenere necessario salvaguardarci. Il problema era trovare i soldi necessari. Tra i politici che ci hanno supportato ci sono stati soprattutto Stefano Fassina, Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi del PD. Il partito ha sempre detto di voler risolvere il problema esodati. Purtroppo, tuttavia, il “non dimenticare” le promesse fatte una volta eletti è sembrata essere più una volontà personale di alcuni politici che non un vero e proprio punto programmatico…
Te la senti di festeggiare ora?
No aspettiamo il primo assegno. Come ho detto a ogni amico che in questi anni mi chiedeva novità “Quando ti inviterò a bere significa che finalmente è tutto finito… e potrò finalmente iniziare ciò che dicevo che avrei fatto una volta in pensione. E vi porterò a Disneyland Paris.
(Leggi)
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