
si ricorderà di noi, ci siamo visti alla sede del PD ed abbiamo avuto un incontro con i parlamentari che si occupano della questione “esodati”. Ora siamo di nuovo a scriverle perché le ultime notizie sul nostro problema se da una parte aprono a speranze, dall’altra destano preoccupazione.
Abbiamo seguito in diretta seduti tra il pubblico le informative alla
camera ed al senato del Ministro del Lavoro. Dobbiamo renderle atto che il
pressing del PD sul governo ed il suo impegno personale hanno determinato
piccoli passi indietro del Ministro e, conseguentemente, un iniziale
avanzamento della soluzione al nostro problema.
La distanza, però, tra la soluzione definitiva e per tutti e le proposte del Ministro resta comunque grandissima, in termini numerici parliamo ancora di circa 280.000 persone ( a voler prendere a riferimento il dato INPS) e non poteva essere altrimenti.
Il Ministro del Lavoro considera
il sistema pensionistico come un mero problema di costi e propone, perciò, una
riforma che riduce gli anni della pensione ad una sorta di “concessione” che la
società fa al lavoro.
Il risultato ultimo della riforma Fornero è che –
dopo una vita di lavoro – viene concessa una pensione a 70 anni, là arriviamo
con le aspettative di vita, ti fai 4 anni di pensione giusto per salutare gli
amici ed i parenti ed organizzare il tuo funerale (fermo rimanendo
l’aspettativa di vita a 74 anni). Non è un bel modello sociale che viene
proposto, non è quello che si aspettano i lavoratori e le lavoratrici. Altro è
riportare in equilibrio il sistema (riforma Dini del 95), altro è
l’accelerazione della riforma Dini introdotta da Damiano (gradualità,
protezione dei lavoratori precoci e dei lavori usuranti).
La riforma Fornero si muove in un
solco di “accanimento” cominciato dal governo Berlusconi e culminato nella
introduzione della finestra di un anno (hai versato i contributi, hai maturato
la pensione ma resti un anno senza soldi).
Ma le tesi della Fornero trovano
sponda anche in autorevoli esponenti del Partito Democratico come il senatore
Ichino. Per quest’ultimo “non si possono pagare 24/30 anni di pensione
sulla base di contributi versati”, viene
spontaneo chiedersi e i vitalizi dei parlamentari si possono pagare? E le
pensioni d’oro degli alti burocrati di Stato? Ma queste domande che, le
assicuriamo, sorgono spontanee nella mente delle lavoratrici e dei lavoratori
possono sembrare far parte di quella che viene chiamata l’”antipolitica” (ma
non lo sono), perciò quello che noi le diciamo è ma dove sono queste
lavoratrici e questi lavoratori che vanno in pensione a 50 anni? Se l’età media
del pensionamento in Italia (prima della riforma Fornero) era 58,8 anni? E
questa età media era determinata dall’alto numero di lavoratrici e lavoratori
che hanno cominciato a lavorare a 17,18 anni o addirittura prima.

Ci scusi la digressione ma noi,
oltre ad essere esodati, siamo prima di tutto lavoratrici e lavoratori con
esperienza lavorativa ultra trentennale e ci sembra giusto dire la nostra su
questo tema.
Ritornando a bomba al nostro
problema: cosa non funziona nella proposta degli ulteriori 55.000 da
salvaguardare della Fornero?
Sono esclusi tutti quelli che, pure avendo firmato accordi con le aziende prima del 4 dicembre, o hanno ratificato la firma all’UIR o alla DPL dopo quella data (la ratifica della firma non è questione decisa dal lavoratore, la fai quando ti chiamano) oppure sono usciti dalle aziende dopo il 31/12/2011.
Sono esclusi i lavoratori e le
lavoratrici in mobilità che non maturano il diritto entro il periodo della
mobilità stessa. Sono esclusi tantissimi contributori volontari per
l’introduzione di condizioni non
presenti nel decreto salva Italia. Sono esclusi tantissimi dei Fondi di
solidarietà per l’introduzione del limite dei 62 anni (ma i Fondi possono
essere obbligati a tenere in carico le persone fino a 62 anni anche se
l’accordo sindacale prevede 40/48/60 mesi?). Sono esclusi moltissimi licenziati
dalle aziende.
Tutte queste lavoratrici e
lavoratori non hanno liberamente scelto di andare in mobilità, di essere
contributori volontari ecc..
Sono stati trascinati in questa
condizione dalle crisi o dalle ristrutturazioni aziendali ed oggi si trovano a
dovere affrontare lunghi periodi senza reddito.
Non crediamo che, in questo
momento di recessione grave, con un mercato del lavoro che non riesce ad
accogliere le persone ma le espelle, per essi la soluzione possa essere un
ritorno al lavoro. Questa soluzione, accompagnata da agevolazioni fiscali e/o
contributive e tanto cara all’on. Ichino, potrebbe inoltre “chiudere” la porta
al mondo del lavoro a tantissimi giovani, altro che nuovo patto tra
generazioni!
Ecco perché le scriviamo, siamo seriamente preoccupati che – una volta sistemati altri 55.000 – il resto venga lasciato a se stesso e senza protezioni di sorta. E scriviamo a lei anche perché, oltre all’impegno del PD e suo personale – noi ci riconosciamo nelle parole dell’on. Damiano: “Non parliamo più di numeri e di tetti: parliamo di diritti dei lavoratori , perché il diritto di andare in pensione con le vecchie regole, per coloro che si trovano nella circostanza di non avere più lavoro e pensione perché sono stati spiazzati da questa riforma, va ripristinato.”.
Siamo
ancora preoccupati perché il governo ha preso un impegno a parole, come fece nel
dicembre 2011 senza poi intervenire.
Noi le
chiediamo cosa garantisce, oggi, che la questione sarà affrontata dal governo?
Noi
speriamo che lei voglia incontrarci di nuovo per chiarire queste situazioni,
per questo le diciamo fin da ora che verremo di nuovo a farle visita preso la
sede del Partito Democratico, certi di essere ascoltati.
Rete Esodati
Roma,
25/06/2012
Leggi anche su Lavorovivo
Ricordiamoci anche che molti di noi sono esclusi dalla salvaguardia perchè non rientrano nei 24 mesi del Milleproroghe a causa della maledetta finestra Tremonti.
RispondiEliminaRicordiamoci anche che le donne che con l'accordo avevano previsto di andare in pensione di vecchiaia a 60 anni ora con la maledetta riforma fornero dovranno andarci nel 2020/2021.
Si tratta della categoria maggiormente penalizzata, volendo fare una classifica degli sfigati, ma non si registrano molte voci in loro favore.
Da sette mesi tante donne dei comitati si stanno facendo un mazzo così con iniziative, presidi a Montecitorio e in altre sedi sotto un sole cocente e lottano per tutti con vaghe prospettive per esse stesse! Grazie care colleghe
Bravi, avete scritto, tutto cio' che pensiamo da tanti mesi. Speriamo che qualcuno abbia la coscienza di ascoltarci e proponga soluzioni veramente eque e giuste per tutti. Paola
RispondiEliminaTUTTI NOI DOBBIAMO RINGRAZIARE LE COLLEGHE E I COLLEGHI ESODATI CHE TENGONO VIVO IL PROBLEMA CON LA LORO PRESENZA E PRESIDI, UN PO' MENO BERSANI CHE, SENZA TANTI PROBLEMI SI ACCORDA SEMPRE PER RIMANDARTE LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA , NASCONDENDOSI DIETRO UN FANTOMATICO E INEVITABILE SENSO DI RESPONSABILITA'. MA A CHI LO VUOLE DARE A BERE? ESODATA POSTE 53
RispondiEliminaON. BERSANI IO NON LA CAPISCO PROPRIO PIU'!! LUCIA
RispondiEliminaegr.on. Bersani,io sono un'esodata di BNL da 3 anni e mezzo.
RispondiEliminail mio ultimo assegno del fondo di solidarietà scadrà a settembre e poi???????? se nessuno l'ha mai detto, io desidero sottolineare che anche le grosse aziende come banche, poste, enel, etc. hanno colto questo periodo di crisi a loro favore licenziandoci
dobbiamo dire che si tratta infatti di licenziamenti legalizzati
noi non vogliamo più pagare in prima persona
muoviamoci per modificare immediatamente questa legge delle pensioni che non può essere retroattiva.
noi abbiamo sempre creduto alle istituzioni
dateci ancora fiducia