Siamo almeno 5.000 dipendenti postali colpiti, vittime del decreto Monti-Fornero del 6-12-2011. Siamo PERSONE in carne ed ossa, cittadini italiani, lavoratori che si sentono TRATTATI COME SCORIE. Adesso abbiamo uno strumento in più per far sentire la nostra voce. Usiamolo con intelligenza.
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mercoledì 31 ottobre 2012
Sacrosanta verità
E' da un po' che attendiamo il decreto attuativo della salvaguardia degli ulteriori 55.000 esodati, varie volte preannunciato ed ancora di là da venire.
Sembra l'araba fenice, tutti ne parlano ma nessuno riesce a dare notizie precise circa la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, condizione essenziale per permettere a noi potenziali salvaguardati di presentare la relativa istanza ed avviare l'iter o la lotteria. C.G.

Accordo per la riassunzione degli esodati fino alla pensione
Accordo per la riassunzione degli esodati fino alla pensione
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo avevano dichiarato, nei mesi scorsi, che una delle possibili soluzioni al problema degli esodati era che le aziende che li avevano licenziati li riassumessero.
Sembrava una boutade, invece nel caso di Telecom Italia questa opzione si verificherà. Anche Intesa SanPaolo aveva risposto al sindacato interno che avrebbe riassunto 500 suoi esodati, ma non ha avuto risposte consensuali.
In Telecom Italia invece la direzione aziendale e i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno appena sottoscritto un accordo per cui l'azienda si impegna a riassumere temporaneamente quanti avevano lasciato il lavoro ed erano rimasti scoperti con un contratto a tempo determinato, per il tempo necessario a raggiungere i requisiti pensionistici.
Il contratto prevederà lo stesso stipendio che avevano i lavoratori al momento delle dimissioni incentivate. Si tratta di uno dei primissimi accordi in questo senso.
(Leggi)
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2012]
Con il termine "esodati", come noto, si definiscono quei lavoratori che, ricevuto un incentivo al prepensionamento, con la riforma previdenziale dell'anno scorso (che aumenta il numero di anni di età o di lavoro necessari per la pensione) si sono ritrovati senza lavoro ma anche senza pensione.Sembrava una boutade, invece nel caso di Telecom Italia questa opzione si verificherà. Anche Intesa SanPaolo aveva risposto al sindacato interno che avrebbe riassunto 500 suoi esodati, ma non ha avuto risposte consensuali.
In Telecom Italia invece la direzione aziendale e i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno appena sottoscritto un accordo per cui l'azienda si impegna a riassumere temporaneamente quanti avevano lasciato il lavoro ed erano rimasti scoperti con un contratto a tempo determinato, per il tempo necessario a raggiungere i requisiti pensionistici.
Il contratto prevederà lo stesso stipendio che avevano i lavoratori al momento delle dimissioni incentivate. Si tratta di uno dei primissimi accordi in questo senso.
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Telecom: mobilità valida se con accordo in sede governativa
Mercoledì, 31 Ottobre 2012 09:43
Esodati Telecom, mobilita' valida se l'accordo e' stato stipulato in sede governativa
Di Franco Rossini
Sono un ex dipendente della Telecom posto in mobilità in data 31/12/2011 con un accordo tra l'Azienda e lo Stato (Ministro Sacconi) e i Sindacati. Ho ricevuto il mancato preavviso fino al 29 Aprile 2012 di conseguenza l'indinnità di mobilità mi è stata concessa dal 7 maggio 2012 con scadenza, per le Aziende del Sud, ad aprile 2016 (48 mesi). La mia finestra si apre il 28 febbraio 2015 (40 anni di contributi) dentro il periodo di mobilità. La pensione dovrebbe essere corrisposta dal 01/06/2016, vorrei sapere se rientro nel decreto dei 55.000 per ricevere regolarmente la pensione a giugno 2016. Sono nato il 26 gennaio 1955. Fulvio
Si deduce che l'accordo sia stato stipulato presso la sede di governo. Per tale ragione ritengo che sia in possesso dei requisiti per essere incluso tra i nuovi 55mila salvaguardati ai sensi dell'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012.
(Leggi)

Di Franco Rossini
Sono un ex dipendente della Telecom posto in mobilità in data 31/12/2011 con un accordo tra l'Azienda e lo Stato (Ministro Sacconi) e i Sindacati. Ho ricevuto il mancato preavviso fino al 29 Aprile 2012 di conseguenza l'indinnità di mobilità mi è stata concessa dal 7 maggio 2012 con scadenza, per le Aziende del Sud, ad aprile 2016 (48 mesi). La mia finestra si apre il 28 febbraio 2015 (40 anni di contributi) dentro il periodo di mobilità. La pensione dovrebbe essere corrisposta dal 01/06/2016, vorrei sapere se rientro nel decreto dei 55.000 per ricevere regolarmente la pensione a giugno 2016. Sono nato il 26 gennaio 1955. Fulvio
Si deduce che l'accordo sia stato stipulato presso la sede di governo. Per tale ragione ritengo che sia in possesso dei requisiti per essere incluso tra i nuovi 55mila salvaguardati ai sensi dell'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012.
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Cosa potrebbe cambiare con la legge di stabilità

Esodati, cosa potrebbe cambiare con la legge di stabilita'
Di Franco Rossini
E' possibile sapere cosa sta succedendo in parlamento con gli esodati? Su varie fonti online leggo che è stato approvato un nuovo emendamento per noi esodati. Cosa prevede? Ci sono speranze per un lavoratore del 1956 licenziato in tronco dal proprio datore nel 2011? Carmelo
Le modifiche proposte con l'emendamento nella legge di stabilità per i lavoratori esodati sono molteplici. Le linee guida ispiratrici del provvedimento sono sinteticamente riassumibili nel seguente modo:
Lavoratori in mobilità - L'emendamento intende tutelare anche i lavoratori che maturino il diritto alla pensione entro 24 mesi dalla scadenza della mobilità (oggi la potenziale tutela è concessa solo a coloro che maturano i requisiti per la pensione entro la fine della mobilità). Si vorrebbero inoltre eliminare quei paletti creati con il Dl 201/2011, il Decreto del 1° Giugno e il Dl 95/2012. In pratica quelli della cessazione entro il 4.12.2011 e degli accordi in sede governativa.
In linea generale si deduce che la salvaguardia sia estesa a tutti coloro che entro il 31.12.2011 avevano stipulato accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali che maturino i requisiti per il pensionamento entro 24 mesi dal termine della mobilità.
Fondi di solidarietà - Qui si vorrebbe assicurare il mantenimento delle vecchie norme anche a coloro per i quali non siano trascorsi 24 mesi dalla cessazione della prestazione straordinaria di solidarietà. Vegono poi precisate alcune regole che consentano la permanenza a carico del fondo di solidarietà sino alla data di effettiva percezione della pensione in modo da evitare periodi di vuoto economico.
Prosecutori Volontari - Per questa categoria sarebbero travolti quei paletti della necessità di non essere rioccupati successivamente all'autorizzazione e della presenza di un contributo accreditato o accreditabile al 6.12.2011. Viene inserito tuttavia che i lavoratori in questione debbano aver compiuto 60 anni o 40 anni di contributi entro il 31.12.2012 oppure 61 anni o 40 anni di contributi entro il 31.12.2013.
Cessati dal servizio - Qui si interverrebbe sull'articolo 6, comma 2-ter del Dl 216/2011. Sarebbe estesa la tutela anche ai lavoratori il cui rapporto di impiego non sia risolto con accordo con il datore di lavoro (es. licenziamento). Si interviene sul termine decorrenza sostituendolo con "maturazione" con la conseguenza che si tutelerebbero i lavoratori che maturano il requisito per la pensione entro il 6.12.2013. Si elimina inoltre il riferimento della necessaria non rioccupazione successivamente alla risoluzione del rapporto di lavoro.
Fermo restando il problema delle risorse economiche il provvedimento sembra poco coordinato con l'intero complesso normativo che si è stratificato in questi mesi.
Qi sotto il testo dell'emendamento sugli esodati nella legge di stabilita' (vedi art. 8)
http://www.businessvox.it/download/emendamento-esodati.pdf
(Leggi)
martedì 30 ottobre 2012
Appuntamento in TV. Esodati ad Agorà su RAI 3
Mercoledì 31-10-2012 dalle 8:00 alle 10:00
siamo su Agorà,
la trasmissione TV
La bomba a grappolo scoppia anche a Catanzaro

A seguito di una segnalazione proveniente dalla Liguria, alla quale abbiamo immediatamente dato voce, invitando nel contempo i Postali esodati con ultima data di occupazione 31-12-2011 a verificare presso il proprio centro per l'impiego la data comunicata dall'Azienda Poste, abbiamo potuto verificare che anche a Napoli e Catanzaro ci sono situazioni simili.
Nonostante le assicurazioni che i colleghi di Napoli hanno potuto avere circa la possibilità che Poste si stia attivando per riparare l'errore vi sollecitiamo a fare questa verifica anche sul vostro territorio.
Ciò è possibile andando al Centro per l'Impiego e farsi rilasciare il proprio C2-Storico sul quale è riportata la data di cessazione del rapporto di lavoro con Poste Italiane.
Qui di seguito la comunicazione del collega che nella mattinata di ieri ha chiesto spiegazioni alla Direzione di Napoli.
"(...) anche io ho parlato , propio stamattina con l'ufficio preposto a queste pratiche , alla direzione delle Poste di Napoli, ti posso assicurare, e voglio farlo per tutti, che è loro interesse attivarsi per risolvere questo ulteriore problema che ci ritroviamo (già ne avevamo pochi!!! ) comunque, il funzionario con cui ho parlato, che conosco bene, persona molto competente, e sensibile al nostro caso, mi ha confermato, che alcune DTL della campania avevano già posto il problema, quindi loro si sono attivati e, al piu' presto, POSTE ITALIANE EMANERA' UNA DISPOSIZIONE DIRETTA A DTL, sul territorio nazionale, PRECISANDO CHE PER QUELLI USCITI IL 31/12/2011, in sede di valutazione nelle varie commissioni sui salvaguardati dei due decreti (65.000 e 55.000) devono fare fede alla data di uscita presente sul verbale di accordo, firmato sia in azienda che in confindustria o DTL, A PRESCINDERE DALLE COMUNICAZIONI ERRATE CHE HA DATO QUALCHE IMPIEGATO DI POSTE ITALIANE addetto a questo compito, e che ha generato questa situazione assurda. Infatti, qui da noi, alcuni hanno sul "C2 storico" la data del 31/12/2011, ed altri come me, hanno trovato la data del 01/01/2012, è stato un'errore umano da parte di qualche collega "DISTRATTO ". Mi è stato assicurato che tutto si risolverà al più presto. Poste invierà alle DTL la disposizione, AMMETTENDO CHE L'ERRORE E' PARTITO DAI SUOI UFFICI, CHE DOVEVANO COMUNICARE LA DATA PRECISA. Risolverà tutto. Non credo che le convenga affrontare centinaia di vertenze legali. Hanno ammesso l'errore e lo stanno risolvendo con uno "escamotage", meno costoso, delle multe che le sarebbero fioccate addosso, per errata comunicazione della data del licenziamento del dipendente.
A MIO PERSONALE PARERE, E VISTA LA PERSONA TOTALMENTE AFFIDABILE CON CUI , MI SONO CONFRONTATO, RITENGO, CHE ALMENO DA QUESTO PUNTO DI VISTA POSSIAMO STARE TRANQUILLI. Per i colleghi liguri, credo, che questa comunicazione di POSTE ITALIANE, ai loro DTL che avevano rigettato le istanze, risolverà il problema. Spero di essere stato utile. Speriamo che presto tutto questo incubo si risolva per il meglio". Gae.
Speriamo che la rassicurazione trovi gambe e si concretizzi in atti efficaci a disinnescare questa pericolosa situazione.
Ma ognuno vigili monitorando la propria posizione.
L’esodato come lo pago non si sa
L’esodato come lo pago non si sa
lunedì 29 ottobre, 2012 11:30
lunedì 29 ottobre, 2012 11:30
L’esodato, questo sconosciuto! La creatura quasi mitologica (almeno agli occhi di chi lavoro fatica a trovarne uno, figuriamoci a concepire la possibilità di abbandonarlo anticipatamente) di cui tanto si sente parlare ultimamente.
Che dire, non è certo facile gestire una situazione del genere, quando chiusa una porta in attesa di aprire un portone ci si ritrova invece con la serratura sostituita ed un doppio giro di chiave.
Quando sei padre di famiglia, hai 50 anni ed hai lasciato l’impiego non esiste alternativa alla pensione. In un mercato del lavoro in cui un trentenne spesso è già troppo vecchio, la ricollocazione di un esodato è lontana anche semplicemente dall’essere un miraggio.
L’idea di agevolare il pensionamento di una fetta di lavoratori, evitando licenziamenti e manovre di vario genere, ha per lungo tempo fatto gola ad aziende, stato e sindacati. Ma l’abitudine tutta italiana di fare i conti senza l’oste è dura a morire, così dopo aver preso accordi con migliaia di persone ci si accorge che non si sa come tutelarle.
Che si tratti di 65.000 o 390.200 lavoratori cambia ben poco. Il risultato è sempre grossomodo lo stesso: persone invitate a giocare a poker si ritrovano a giocare a canasta. Non è la prima volta che il Governo dei Tecnici cambia le carte in tavola, forse non ha chiaro che cambiando le fonti da cui recuperare fondi per lo stato il risultato cambia e come. Non trovare i soldi per tutelare gli esodati ha un impatto gravissimo su migliaia di famiglie. Recuperarli, come già proposto dalla Commissione Lavoro della Camera, attraverso una tassazione progressiva dei redditi superiori ai 150.000 euro va ad impattare leggermente sullo 0,4% delle persone fisiche in Italia, ossia circa 151.000 contribuenti.
La solidarietà non è un valore nazionale, però, a ricordarlo è il Vice Presidente di Confindustria che afferma che ”C’è già un’aliquota del 3% su questi redditi, aggiungerne un’altra sarebbe alquanto iniquo: quella è la fascia di popolazione che è l’unica che spende e c’è il problema di consumi interni”. Iniquo è tassare di più chi più ha. Non lo è pagare stipendi esorbitanti a persone che lavorano la metà del tempo di un impiegato qualsiasi e con un rendimento assai minore. Ragionamento tutto Italiano, ma dinanzi alla difesa del patrimonio si è tutti più uniti e anche Bersani si premura di dissociarsi da qualsiasi iniziativa potenzialmente sinistroide, salvo partire per la “ricerca della soluzione perduta” nota anche come botte piena e moglie ubriaca.
Per altro il problema sembra essere l’intaccare la capacità d’acquisto dei redditi più alti, l’unica fascia di popolazione ancora disposta a consumare giacché è anche l’unica a cui lo stato ha lasciato qualcosa da spendere. Forse agli industriali sfugge la sostanziale differenza tra il potere di acquisto di un comune mortale e quello di un contribuente con un reddito superiore ai 150000 euro annui. Il negare la pensione ad un esodato ha come conseguenza l’annullamento dei suoi consumi, la tassazione dei ricchi porterebbe soltanto ad una leggera riduzione della capacità d’acquisto. Il discorso non torna affatto o forse è semplicemente in accordo con il dato oggettivo che vede la classe politica italiana coincidere quasi con la fascia di popolazione da tassare. Che questa norma non passi è interesse comune ai piani alti, così come lo è il dare l’impressione di voler risolvere la disputa in modo popolare.
Magari , come dice Cofferati, ”Il problema degli esodati e’ il frutto di una distrazione inaccettabile del governo”, ma anche questa volta io vedo il dolo e l’intenzione di prendere tempo e gettar fumo negli occhi in attesa di trovare un altro modo per spennare un povero e rivestirne un altro mantenendo tuttavia intatti i privilegi.
(Leggi)
"L'aria che tira" su LA7 torna sul tema degli esodati
A "L'aria che tira" su LA7 si ritorna sul tema degli esodati.
29-10-2012
Diamo atto alla coduttrice della trasmissione Myrta Merlino di essere stata tra le prime ad occuparsene e di averlo fatto in modo continuativo.
A parte la sfuriata dell'On. Cazzola che lo ha portato ad abbandonare gli studi (sarebbe stato utile un confronto diretto), la trasmissione ha potuto ulteriormente chiarire la situazione di chi, tra gli esodati, è contributore volontaro.
Ecco il video della trasmissione.
Ciascuno potrà farsi un'idea.
Da parte nostra, grazie a Michele Carugi, corretto nei modi e nei contenuti.
Leggi anche Il Fatto Quotidiano
E cosa c'è dietro l'emendamento della Commissione Lavoro, secondo l'On. Cazzola
29-10-2012
Diamo atto alla coduttrice della trasmissione Myrta Merlino di essere stata tra le prime ad occuparsene e di averlo fatto in modo continuativo.

Ecco il video della trasmissione.
Ciascuno potrà farsi un'idea.
Da parte nostra, grazie a Michele Carugi, corretto nei modi e nei contenuti.
Leggi anche Il Fatto Quotidiano
E cosa c'è dietro l'emendamento della Commissione Lavoro, secondo l'On. Cazzola
lunedì 29 ottobre 2012
Fornero: "Non sapevamo tutti i numeri"
Esodati, Fornero: "Non sapevamo tutti i
numeri"
29 ottobre 2012
Il ministro del Welfare, in
un'intervista con il direttore di SkyTG24 Sarah Varetto, torna sulla spinosa
questione di coloro che rischiano di restare disoccupati e senza pensioni. E sul
suo futuro: "Non mi candiderò alle prossime elezioni". VIDEO
"Sugli esodati non
sapevamo tutti i numeri". E' quanto afferma il ministro del Welfare Elsa
Fornero concludendo il convegno HRC "Il Welfare tra passato, presente e
futuro - Urgenza di cambiamento per il mondo del lavoro" con un'intervista
pubblica condotta dal direttore di SkyTG24 Sarah Varetto. Un'intervista in cui
il ministro è tornata sulla spinosa questione di coloro che rischiano di restare
senza un'occupazione e senza una pensione. "Per i lavoratori così detti esodati
l'uscita dal lavoro con le vecchie regole per il pensionamento non è l'unica
strada possibile. Per chi è ancora a lavoro si può pensare a qualcosa di
diverso, magari una sorta di solidarietà espansiva".
Fornero ha sottolineato che al momento dell'approvazione della riforma c'era una reale
"ignoranza" sui numeri reali degli esodati. "Quando abbiamo domandato per mettere la clausola di salvaguardia, la risposta è stata cinquantamila". Poi si è scoperto che negli accordi, non solo quelli collettivi fatti con il ministero e quelli fatti con le Regioni, ma anche quelli individuali erano molti di più. "Il tema è diventato ingestibile perché è stato anche
strumentalizzato". Non per tutti però, ha precisato, deve valere come unica strada possibile il mantenimento dei vecchi requisiti per il pensionamento".
E sul tema lavoro: "Osserviamo un aumento dei licenziamenti individuali ma questo non vuol dire che la riforma ha incoraggiato i licenziamenti". E ha spiegato che ciò significa solo che nel tempo precedente la riforma alcune imprese hanno deciso di aspettare per osservare le norme definitive della riforma. Secondo Fornero ci vuole del tempo e un monitoraggio attento per capire quali saranno gli effetti reali della riforma anche sul fronte dell'occupazione.
Quanto al disegno di legge stabilità e ai soldi (1,6 miliardi) destinati alla produttività, il ministro ha osservato: se l'accordo sulla produttività sarà buono "i soldi ci sono" ma se l'accordo "è debole e slegato dalla produttività ci sono altri possibili usi più importanti e utili socialmente per queste risorse".
E sul suo futuro ha assicurato: "Alle prossime elezioni non mi candiderò. Il prossimo sarà un governo politico. Però voglio dire che far parte del governo Monti per me è motivo di grande orgoglio. E' stato un lavoro difficile, a volte fonte di grandissima amarezza. La buona fede non è quasi mai riconosciuta. E' stata un grande fatica, sarò contenta quando finirà. Se qualcuno mi domanda 'ma allora perché non vai via prima' rispondo che fino a che il presidente Monti mi darà fiducia sarò con il presidente Monti".
(Leggi)
Fornero ha sottolineato che al momento dell'approvazione della riforma c'era una reale
"ignoranza" sui numeri reali degli esodati. "Quando abbiamo domandato per mettere la clausola di salvaguardia, la risposta è stata cinquantamila". Poi si è scoperto che negli accordi, non solo quelli collettivi fatti con il ministero e quelli fatti con le Regioni, ma anche quelli individuali erano molti di più. "Il tema è diventato ingestibile perché è stato anche
strumentalizzato". Non per tutti però, ha precisato, deve valere come unica strada possibile il mantenimento dei vecchi requisiti per il pensionamento".
E sul tema lavoro: "Osserviamo un aumento dei licenziamenti individuali ma questo non vuol dire che la riforma ha incoraggiato i licenziamenti". E ha spiegato che ciò significa solo che nel tempo precedente la riforma alcune imprese hanno deciso di aspettare per osservare le norme definitive della riforma. Secondo Fornero ci vuole del tempo e un monitoraggio attento per capire quali saranno gli effetti reali della riforma anche sul fronte dell'occupazione.
Quanto al disegno di legge stabilità e ai soldi (1,6 miliardi) destinati alla produttività, il ministro ha osservato: se l'accordo sulla produttività sarà buono "i soldi ci sono" ma se l'accordo "è debole e slegato dalla produttività ci sono altri possibili usi più importanti e utili socialmente per queste risorse".
E sul suo futuro ha assicurato: "Alle prossime elezioni non mi candiderò. Il prossimo sarà un governo politico. Però voglio dire che far parte del governo Monti per me è motivo di grande orgoglio. E' stato un lavoro difficile, a volte fonte di grandissima amarezza. La buona fede non è quasi mai riconosciuta. E' stata un grande fatica, sarò contenta quando finirà. Se qualcuno mi domanda 'ma allora perché non vai via prima' rispondo che fino a che il presidente Monti mi darà fiducia sarò con il presidente Monti".
Guarda il Video di Repubblica: Nessuno sapeva i numeri
Finanziare gli esodati tagliando la spesa?

28 ottobre 2012 •sandro brusco
Un recente emendamento in Commissione Lavoro alla Camera ha proposto di aumentare la spesa pensionistica per aiutare i cosidetti ''esodati'', quei lavoratori che hanno perso il posto o si sono dimessi dal lavoro in attesa di andare in pensione e sono rimasti spiazzati dai nuovi requisiti pensionistici della riforma Fornero. L'emendamento, proposto da tutti i partiti, propone di finanziare l'aumento della spesa con un aumento dell'Irpef di 3 punti per i redditi superiori a 150.000 euro per gli anni 2013 e 2014.
Non voglio qua entrare nella questione di quali sono i modi più opportuni per aiutare gli esodati. Voglio solo fare due conti su quanto può rendere l'aumento dell'Irpef e chiedere se veramente non ci sono altri modi per reperire questi soldi.
Cominciamo guardando quanto renderà questa tassa addizionale (o ''contributo di solidarietà'' come viene chiamato dai nostri politici privi di senso dell'ironia). Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia ha meritoriamente iniziato a rendere disponibili on line i dati sulle dichiarazioni dei redditi. A questo link trovate la distribuzione dell'Irpef dichiarata nel 2011, facente riferimento all'anno 2010. Ci interessano in particolare i redditi sopra i 150.000 euro. Quanto sono i contribuenti in questa categoria e quanto dichiarano in media? Abbiamo raccolto la risposta in questa tabella, i dati originari sono al link precedente.
Classe di reddito | Numero contribuenti | Reddito medio |
Da 150.000 a 200.000 | 74.798 | 170.670 |
Da 200.000 a 300.000 | 45.605 | 238.840 |
Oltre 300.000 | 30.590 | 574.320 |
Per esempio, i contribuenti che hanno dichiarato un reddito tra 150.000 e 200.000 euro hanno in media un reddito di 170.670 euro, per cui pagheranno l'aumento di tassa su 20.760 euro. Il 3% di tale cifra è 620 euro. Moltiplicando per 74.798, numero dei contribuenti in questa classe di reddito, si ottengono circa 46 milioni. Facendo lo stesso per le altre due classi di reddito e sommando alla fine si ottengono 557 milioni.
Non sappiamo se una cifra del genere (per i due anni 2013 e 2014) sarebbe sufficiente a coprire le maggiori spese richieste dall'emendamento, dato che su questa faccenda degli esodati i numeri e i costi non sono mai stati chiari. Sembra poco a dir la verità (e se così fosse vorrebbe dire che la copertura è fasulla), ma non è di questo che vogliamo discutere.
Vogliamo invece porre una semplice domanda: veramente non era possibile trovare l'equivalente di 557 milioni per due anni tagliando altre spese? Se ai parlamentari manca la fantasia, ecco un semplice suggerimento. Stimando che, a occhio, un parlamentare costi circa 200.000 euro l'anno si potrebbe ridurre il numero di senatori a 100 e il numero dei deputati a 200. Si passerebbe così da 915 (630 deputati e 315 senatori, senza contare quelli a vita) a 300 parlamentari. 200.000 per 615 significa un risaparmio di 123 milioni l'anno. In due legislature il risparmio sarebbe di 1.230 milioni, più del gettito generato dalla sovratassa per due anni. Per i sofisticati si possono anche fare i conti scontando i risparmi futuri (e allungando l'orizzonte), la faccenda cambia di poco. Oppure, sempre a occhio, si possono eliminare completamente i contributi ai partiti e alla stampa. Altre idee simili sono facili da trovare, per cui non insistiamo. Ci risparmino quindi i signori parlamentari la stucchevole retorica sul ''contributo di solidarietà''. Se vogliono essere solidali sul serio sanno cosa possono fare veramente. E non lo stanno facendo.
Un punto finale. Senza dubbio ci sono quelli che trovano sempre e comunque una buona idea ''aumentare le tasse sui ricchi'', per cui non vedono la necessità di tagliare le spese. A costoro faccio presente una cosa elementare: il livello di progressività dell'imposta sul reddito può essere deciso indipendentemente dal livello di spesa da finanziare. Per essere più chiari: se vi piace l'idea di aumentare le tasse pagate dai più ricchi (sempre e comunque?), fatelo pure a prescindere dalle spese che vanno finanziate, e tagliate al tempo stesso le tasse per i meno abbienti. Lo si può fare in molti modi: abbassando l'Irpef pagata dai redditi più bassi, riducendo l'IMU sulla prima casa per valori sotto una certa soglia, diminuendo l'IVA sui beni di prima necessità, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Immaginate quindi che quei 557 milioni li tirino fuori i meno abbienti, ai quali non viene scontata la tassa in più pagata da chi guadagna più di 150 mila. Sono quindi loro che finiscono per finanziare non gli esodati ma i partiti, i giornali o i parlamentari in più. E chiedetevi ora di nuovo quanta ''solidarietà'' ci sia in quel contributo che i parlamentari impogono ad altri.
(Leggi)
Gli esodati e la matematica attuariale
29 ott 2012
Ogni tanto e’ utile guardare ai problemi in modo un po’ distaccato, addirittura professorale. Si vedono cose che l’emotivita’ annulla. Vorrei provare a guardare in questo modo alla questione degli esodati. Credo il risultato giustifichi la prova.
Per far questo pero’ e’ necessario un esempio, diciamo cosi’, astratto – che identifica quello che a me pare il punto economici cruciale della questione esodati, tralasciando tutti i dettagli pur importanti.
In buona sostanza, la questione degli esodati creata dalla Riforma Fornero riferisce al trattamento pensionistico differenziato di due tipologie astratte di lavoratori: alla prima (non-esodati) si chiede di andare in pensione piu’ tardi di quanto pianificato con una pensione essenzialmente uguale; alla seconda (esodati) si chiede di attendere piu’ di quanto pianificato per ricevere la pensione, anche in questo caso essenzialmente uguale. (Non e’ proprio cosi’, ma astraggo, come promesso).
Nel primo caso, il lavoratore essenzialmente lavora gratuitamente (perde la pensione ma ha il salario) per un periodo di tempo. Nel secondo caso, il lavoratore esodato non lavora (e non prende salario). In prima approssimazione pero’, il taglio nella pensione dell’esodato e’ essenzialmente lo stesso del non-esodato.
La distinzione fondamentale quindi non e’ in quanto la riforma fiscale colpisce i due lavoratori: il problema e’ che l’esodato, se non avesse risparmi, non avesse accesso ad un lavoro, non avesse accesso a credito da parenti, amici, banche, sistema previdenziale, potrebbe avere problemi a tirare la fine del mese mentre aspetta la pensione.
Che fare quindi? Dare la pensione agli esodati quando l’avevano pianificata e’ certamente possibile ma significa limitare i risparmi di bilancio della riforma (la spesa pensioni in Italia era – ed in parte ancora e’, ma questo e’ un altro discorso – eccessiva; non si poteva fare a meno della riforma – si poteva fare meglio, ma anche questo e’ un altro discorso). Non solo, ma questo significherebbe caricare il costo della riforma Fornero sui non-esodati, non un esempio di equita’. Inoltre molti degli esodati probabilmente troveranno lavoro, avranno risparmi, insomma, non avranno problemi a tirare la fine del mese (o non li avranno piu’ di quanto non li abbiano alcuni non-esodati).
Ma c’e’ un’altra possibilita’ – piu’ corretta e giusta a mio parere. E’ la seguente: dare agli esodati la pensione al momento in cui l’avevano pianificata, in modo che non abbiano problemi a tirare la fine del mese mentre la aspettano; ma dare loro una pensione ridotta in modo attuarialmente neutro (cioe’ in modo che il loro monte pensioni sia lo stesso, a parita’ di altri parametri di quello dei non-esodati). La riduzione sarebbe relativamente piccola: data una pensione di 20.000 Euro l’anno (circa 1.666 Euro al mese), due anni di aggiustamento attuariale al 2%, assumendo una speranza di vita alla pensione di 20 anni, comporterebbero una riduzione di circa 140 Euro al mese (di 120 con un tasso di interesse del 4%).
Ogni tanto e’ utile guardare ai problemi in modo un po’ distaccato, addirittura professorale. Si vedono cose che l’emotivita’ annulla. Vorrei provare a guardare in questo modo alla questione degli esodati. Credo il risultato giustifichi la prova.
Per far questo pero’ e’ necessario un esempio, diciamo cosi’, astratto – che identifica quello che a me pare il punto economici cruciale della questione esodati, tralasciando tutti i dettagli pur importanti.
In buona sostanza, la questione degli esodati creata dalla Riforma Fornero riferisce al trattamento pensionistico differenziato di due tipologie astratte di lavoratori: alla prima (non-esodati) si chiede di andare in pensione piu’ tardi di quanto pianificato con una pensione essenzialmente uguale; alla seconda (esodati) si chiede di attendere piu’ di quanto pianificato per ricevere la pensione, anche in questo caso essenzialmente uguale. (Non e’ proprio cosi’, ma astraggo, come promesso).
Nel primo caso, il lavoratore essenzialmente lavora gratuitamente (perde la pensione ma ha il salario) per un periodo di tempo. Nel secondo caso, il lavoratore esodato non lavora (e non prende salario). In prima approssimazione pero’, il taglio nella pensione dell’esodato e’ essenzialmente lo stesso del non-esodato.
La distinzione fondamentale quindi non e’ in quanto la riforma fiscale colpisce i due lavoratori: il problema e’ che l’esodato, se non avesse risparmi, non avesse accesso ad un lavoro, non avesse accesso a credito da parenti, amici, banche, sistema previdenziale, potrebbe avere problemi a tirare la fine del mese mentre aspetta la pensione.
Che fare quindi? Dare la pensione agli esodati quando l’avevano pianificata e’ certamente possibile ma significa limitare i risparmi di bilancio della riforma (la spesa pensioni in Italia era – ed in parte ancora e’, ma questo e’ un altro discorso – eccessiva; non si poteva fare a meno della riforma – si poteva fare meglio, ma anche questo e’ un altro discorso). Non solo, ma questo significherebbe caricare il costo della riforma Fornero sui non-esodati, non un esempio di equita’. Inoltre molti degli esodati probabilmente troveranno lavoro, avranno risparmi, insomma, non avranno problemi a tirare la fine del mese (o non li avranno piu’ di quanto non li abbiano alcuni non-esodati).
Ma c’e’ un’altra possibilita’ – piu’ corretta e giusta a mio parere. E’ la seguente: dare agli esodati la pensione al momento in cui l’avevano pianificata, in modo che non abbiano problemi a tirare la fine del mese mentre la aspettano; ma dare loro una pensione ridotta in modo attuarialmente neutro (cioe’ in modo che il loro monte pensioni sia lo stesso, a parita’ di altri parametri di quello dei non-esodati). La riduzione sarebbe relativamente piccola: data una pensione di 20.000 Euro l’anno (circa 1.666 Euro al mese), due anni di aggiustamento attuariale al 2%, assumendo una speranza di vita alla pensione di 20 anni, comporterebbero una riduzione di circa 140 Euro al mese (di 120 con un tasso di interesse del 4%).
Concludo e riassumo: la questione degli esodati non e’ che essi sono danneggiati dalla riforma piu’ di chiunque altro – e’ che il danno per loro non e’ ben ripartito nel corso della pensione ma piuttosto concentrato in quegli anni in cui, senza lavoro, aspettano la pensione. La soluzione di questo problema non e’ di ridurre il danno, ma invece di ripartirlo meglio nel corso della pensione.
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ddl Damiano, la modifica da decorrenza a maturazione

Esodati, ddl Damiano, la modifica da decorrenza a maturazione
Di Franco Rossini
La modifica da decorrenza a maturazione del diritto all'articolo 6 comma 2-ter della legge 14/2012, consentirà a chi maturerà il diritto entro il 2013 ad andare in pensione con le regole previgenti (presumibilmente, le persone coinvolte avranno quasi tutte la decorrenza pensione nel 2014), in effetti, però, già la legge 95/2012 estendendo da 24 a 36 mesi il limite per la decorrenza della pensione, consentiva la copertura di chi aveva la decorrenza della pensione nel 2014. La mia domanda è: la modifica prevista nell'emendamento alla 14/2012 può avere ripercussioni su quanto disposto dalla 95/2012?
Ovvero, visto che la 95/2012 modifica estendendo le garanzie un articolo della 14/2012, l'emendamento può avere effetti anche sulla 95/2012 trasformando da decorrenza a maturazione l'estensione da 24 a 36 mesi? In sostanza io che ho un accordo individuale del 2010 e che maturerò il diritto ad aprile 2014 (28 mesi dopo il SalvaItalia), sarei salvaguardato se passa l'emendamento oppure no? Pasquale
Credo che si riferisca alla modifica proposta nel disegno di legge Damiano (AC 5103) che potrebbe incidere sul disposto dell'articolo 6, comma 2-ter del Dl 216/2011 come convertito dalla legge 14/2012 (cd. milleproroghe). La proposta di modifica citata dal lettore riguarda i lavoratori cessati dal servizio a seguito di accordi anche individuali con il datore di lavoro.
Effettivamente l'osservazione è pertinente. La proposta di modifica da decorrenza a maturazione alla legge 14/2012 comporterebbe la tutela (potenziale) di quei lavoratori che avrebbero maturato il diritto alla pensione entro il 6.12.2013. Ciò significa - per l'applicazione delle finestre mobili - che sarebbero coperte in generale le pensioni con decorrenza entro il 1.1.2015 (1.6.2015 per i lav. autonomi). E due mesi in piu' rispetto a queste date per i cd. quarantisti.
Evidentemente non ci sarebbero grandi benefici rispetto a quanto previsto dal Dl 95/2012 che ha potenzialmente salvaguardato le pensioni la cui decorrenza si collochi entro il 6.12.2014. Ovviamente non ci sarebbe tutela per il caso di specie posto che matura il diritto nell'aprile 2014.
Si ricorda che si tratta tuttavia di un disegno di legge, peraltro bloccato in parlamento dalla Ragioneria per mancanza di adeguate risorse economiche.
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Esodati, l'inclusione nella nuova salvaguardia dei 55mila
Lunedì, 29 Ottobre 2012 08:39
Esodati, l'inclusione nella nuova salvaguardia dei 55milaDi Franco Rossini
Sono uscito dall'Azienda, in virtù di accordi del NOV.2010 con le organizzazioni sindacali, il 31.12.2011. Sono stato posto in mobilità fino al raggiungimento del requisito di pensionamento, con poco più di 36 anni di contributi al 31.12.2011. Ho compiuto i 60 anni lo scorso settembre 2012 e, con le vecchie regole, dovrei andare in pensione ad ottobre 2013. Ho fatto domanda alla DTL per il riconoscimento di uscita per licenziamento al 31.12.11 dichiarando l'assenza di successivo reimpiego (D.L. 01.GIU.2012, art. 2, comma 1, lettera h). Dall'INPS non ho avuto ad oggi alcuna comunicazione. Posso ritenermi fra i salvaguardati? Felice
Se gli accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali sono stati siglati presso la sede governativa è in possesso dei requisiti per essere incluso tra i nuovi 55 mila salvaguardati di cui all'articolo 22 del Dl 95/2012, comma 1, lettera a). Il citato articolo estende la salvaguardia infatti ai lavoratori per i quali le imprese abbiano stipulato in sede governativa entro il 31 dicembre 2011 accordi finalizzati alla gestione delle eccedenze occupazionali con utilizzo di ammortizzatori sociali ancorche' alla data del 4 dicembre 2011 gli stessi lavoratori ancora non risultino cessati dall'attivita' lavorativa e collocati in mobilita' ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, i quali in ogni caso maturino i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennita' di mobilita' di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
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Esodati, l'inclusione nella nuova salvaguardia dei 55milaDi Franco Rossini

Se gli accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali sono stati siglati presso la sede governativa è in possesso dei requisiti per essere incluso tra i nuovi 55 mila salvaguardati di cui all'articolo 22 del Dl 95/2012, comma 1, lettera a). Il citato articolo estende la salvaguardia infatti ai lavoratori per i quali le imprese abbiano stipulato in sede governativa entro il 31 dicembre 2011 accordi finalizzati alla gestione delle eccedenze occupazionali con utilizzo di ammortizzatori sociali ancorche' alla data del 4 dicembre 2011 gli stessi lavoratori ancora non risultino cessati dall'attivita' lavorativa e collocati in mobilita' ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, i quali in ogni caso maturino i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennita' di mobilita' di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
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domenica 28 ottobre 2012
Esodati in TVa "l'aria che tira" il 29-10-12 su LA7

Esodati: il governo battuto. Pagheranno i ricchi
Esodati: il governo battuto sull’emendamento che allarga i “salvaguardati”. Pagheranno i ricchi
Pubblicato il 24-10-2012
Il governo va Ko in commissione lavoro della Camera dove viene approvato un emendamento alla legge di stabilità, il cui primo firmatario è il presidente della stessa Commissione Silvano Moffa, che allarga le tutele per gli esodati. Proprio sulla proposta, il governo aveva dato parere negativo. L’emendamento, sottoscritto da tutti i capigruppo in commissione, mira a salvaguardare, nel biennio 2013/14, tutti coloro che sono rimasti senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma pensionistica. L’emendamento è passato con un voto bipartisan all’unanimità, solo Giuliano Cazzola (Pdl), esperto di previdenza, non ha partecipato al voto.

Il governo va Ko in commissione lavoro della Camera dove viene approvato un emendamento alla legge di stabilità, il cui primo firmatario è il presidente della stessa Commissione Silvano Moffa, che allarga le tutele per gli esodati. Proprio sulla proposta, il governo aveva dato parere negativo. L’emendamento, sottoscritto da tutti i capigruppo in commissione, mira a salvaguardare, nel biennio 2013/14, tutti coloro che sono rimasti senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma pensionistica. L’emendamento è passato con un voto bipartisan all’unanimità, solo Giuliano Cazzola (Pdl), esperto di previdenza, non ha partecipato al voto.
MAGGIORI COPERTURE PER GLI ESODATI - L’emendamento mira a regolamentare e definire un fondo per gli esodati comprensivo dei finanziamenti già individuati con precedenti decreti, con lo stanziamento del fondo di 100 milioni di euro previsto nella legge di stabilità. Stanziata anche un’ulteriore somma individuabile sulla base di un contributo di solidarietà una tantum riguardante gli alti livelli di reddito e pensionistico nella quota parte in cui superano un determinato tetto. Come copertura per l’ampliamento delle garanzie è stato introdotto un contributo di solidarietà del 3% per la parte di reddito che supera i 150mila euro. Ora l’emendamento passerà all’esame dalla commissione Bilancio di Montecitorio.
MOFFA, IL GOVERNO CI RIPENSI E NON INASPRISCA RAPPORTO CON IL PARLAMENTO – L’emendamento si prefigge l’obiettivo di coprire tutte le famiglie di non salvaguardati colpiti dai precedenti decreti governativi. Moffa ha spiegato che: «Il lavoro svolto dalla Commissione è stato estremamente responsabile nell’individuare in maniera unitaria soluzioni praticabili, augurandosi che «da parte del Governo, che pure in Commissione ha espresso parere contrario per motivi di copertura, ci possa essere un ripensamento onde evitare un inasprimento del confronto con il Parlamento». A conferma della sua esortazione il presidente della Commissione ha anche voluto sottolineare che «il Governo si è sempre detto, soprattutto per intervento diretto del presidente del Consiglio, assolutamente impegnato a trovare soluzione al problema esodati».
DAMIANO (PD), SPERO CHE MODIFICA VADA A BUON FINE - «Confido che questo emendamento vada a buon fine». Così il deputato del Pd Cesare Damiano commenta il via libera bipartisan alla proposta di modifica approvata in commissione Lavoro alla Camera che amplia le garanzie per gli esodati. Grazie alle nuove norme, dice Damiano, «vengono salvaguardati tutti i lavoratori licenziati nel 2011 e quindi spero che questo tema sia inserito tra le priorità della discussione sulla Legge di Stabilità».
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Gli esodati? Verranno aiutati dai “ricchi”
Gli esodati? Verranno aiutati dai “ricchi”
Ma chiarifichiamo la figura del lavoratore esodato. Con questo termine, introdotto da mass media e classe politica nel 2012, viene definito quel lavoratore over cinquanta che è stato estromesso dal mondo del lavoro e che non è ancora in età pensionistica. Pertanto appartiene, si alla fascia dei disoccupati, ma ne va a costituire una branca ancor più fragile, poiché difficilmente sarà in grado di ritrovare un impiego rispetto al giovane disoccupato.
È chiaro quindi come questa nuova norma possa aver smosso i sentimenti di molti. Susanna Camusso, segretario cigl, ha preso le parti degli esodati affermando quanto sia importante basarsi su un meccanismo di solidarietà per il quale “chi più ha, più metta”. Ma in molti sono contrari: confindustria si rivela insoddisfatta poiché, spiega, quella degli imprenditori è l’unica fascia lavorativa in grado di spendere ancora e si rivelerebbe allora un problema di consumi interni. Anche pd e pdl si trovano concordi nel bocciare la proposta e nel voler cercare altre alternative possibili.
Con questo emendamento, vengono riscritte le misure previste dalla legge di stabilità voluta dall’ esecutivo. Tali misure, saranno riguarderanno i prossimi due anni a venire: 2013 e 2014. Ma i deputati hanno già previsto un eventuale aumento di accise sulle sigarette nel caso tutte le risorse sembrassero insufficienti.
Con molta difficoltà, strappo una dichiarazione a Lucia. Una ex lavoratrice, oggi esodata che ha deciso di farsi mettere in mobilità da parte dell’azienda per cui lavorava.
Ecco la sua dichiarazione in merito alla sua condizione e alla possibilità di qualche nuova garanzia nei confronti della sua categoria:
“Sono arrabbiata e amareggiata. Il nostro problema, la nostra condizione, non interessa a nessuno. Siamo in tanti a vivere in questa condizione, a vivere nel limbo e non riusciamo più ad andare avanti. Il nuovo emendamento? I ricchi dovrebbero smetterla di piangersi addosso e cominciare a dare una mano anche a chi sta molto peggio di loro. Ma io non ho più molte speranze al riguardo. Se non vedo, non credo“.
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Esodati: la tassa del 3% sui ricchi e la proposta Cazzola
Esodati: la tassa del 3% sui ricchi e la proposta Cazzola
Il governo manterrà una posizione contraria alla tassa del 3% sui ricchi per estendere la salvaguardia agli esodati, ancora senza copertura. Sulla decisione della commissione Lavoro della Camera il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo ha già ribadito la posizione di Palazzo Chigi. L’ipotesi di una tassa del 3% sui redditi oltre i 150mila euro andrebbe comunque a finanziare solo 500 milioni dei 3 miliardi che servono per i fondi a tutela degli esodati.
Il resto? Davvero gli altri 2,7 miliardi dovranno arrivare dall’aumento delle sigarette stimato in 80 centesimi a pacchetto dalla Federazione Italiana Tabaccai? Polillo, a nome del governo, si è detto contrario all’introduzione di quella che sarebbe una tassa sui consumi:
“Siamo in linea di principio contrari. Per il semplice motivo che già assistiamo ad una forte diminuizione del consumo di sigarette”.
Non rimarrebbe allo stato che la proposta del deputato del Pdl Giuliano Cazzola che si è già astenuto sulla tassa del 3%, in solitudine, in commissione Lavoro.
Cazzola prevede di far confluire in un unico fondo le risorse per gli esodati già stanziate dal governo (9,2 miliardi) e di utilizzare per chi non ha ancora la salvaguardia (almeno 9mila persone) risparmi di spesa, da reperire grazie a nuove attività di spending review con criteri e priorità da individuare. Senza nessuna tassa in più.
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Pubblicato il 27 ott 2012 da Renato Marino

Il resto? Davvero gli altri 2,7 miliardi dovranno arrivare dall’aumento delle sigarette stimato in 80 centesimi a pacchetto dalla Federazione Italiana Tabaccai? Polillo, a nome del governo, si è detto contrario all’introduzione di quella che sarebbe una tassa sui consumi:
“Siamo in linea di principio contrari. Per il semplice motivo che già assistiamo ad una forte diminuizione del consumo di sigarette”.
Cazzola prevede di far confluire in un unico fondo le risorse per gli esodati già stanziate dal governo (9,2 miliardi) e di utilizzare per chi non ha ancora la salvaguardia (almeno 9mila persone) risparmi di spesa, da reperire grazie a nuove attività di spending review con criteri e priorità da individuare. Senza nessuna tassa in più.
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sabato 27 ottobre 2012
I ricchi dicono no a ipotizzata tassa di solidarietà del 3% per esodati
Esodati: Squinzi, tassa solidarieta' ulteriore carico fiscale
27 Ottobre 2012 - 12:18
(ASCA) - Capri, 27 ott - Il contributo di solidarieta' del 3% sui redditi sopra i 150mila euro per la copertura finanziaria agli esodati ''sicuramente lo vediamo come un ulteriore carico fiscale e che, peraltro, non e' l'unico portato avanti in questi giorni perche' sulle imprese sono arrivati anche altri balzelli''. Questo il commento del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, che, a margine del convegno dei giovani imprenditori dell'associazione, ha spiegato che si tratta di ''una situazione generale che va rimeditata, pur sapendo che dobbiamo essere pronti a fare dei sacrifici''.
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(ASCA) - Capri, 27 ott - Il contributo di solidarieta' del 3% sui redditi sopra i 150mila euro per la copertura finanziaria agli esodati ''sicuramente lo vediamo come un ulteriore carico fiscale e che, peraltro, non e' l'unico portato avanti in questi giorni perche' sulle imprese sono arrivati anche altri balzelli''. Questo il commento del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, che, a margine del convegno dei giovani imprenditori dell'associazione, ha spiegato che si tratta di ''una situazione generale che va rimeditata, pur sapendo che dobbiamo essere pronti a fare dei sacrifici''.
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Costituiti comitati esodati per Bersani
Primarie: costituiti comitati esodati per Bersani
27/10/2012
Roma, 27 ott. - (Adnkronos) - Si sono costituiti i comitati esodati per Bersani a Milano e a Roma. A Milano il comitato locale sara' inaugurato martedi' 30 ottobre alle 20 presso il circolo Pd 'Rigoldi Niguarda', in Via Ermada 8, con un'iniziativa pubblica alla quale partecipera' il responsabile economico del Pd Stefano Fassina.
"Lo scopo di questo comitato non e' solo quello di sostenere la candidatura di Pier Luigi Bersani alle primarie per la premiership del centrosinistra -afferma Laura Specchio, responsabile regionale lavoro del Pd lombardia- ma e' anche quello di continuare a tenere alta l'attenzione pubblica su questo grave problema, con iniziative che terremo anche successivamente alle primarie e in stretto collegamento con il lavoro parlamentare"
Nei prossimi giorni, invece, sara' inaugurato con un'iniziativa il comitato esodati per Bersani di Roma.
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E c'è anche un blog: Noi esodati che alle primarie votiamo Bersani
27/10/2012

"Lo scopo di questo comitato non e' solo quello di sostenere la candidatura di Pier Luigi Bersani alle primarie per la premiership del centrosinistra -afferma Laura Specchio, responsabile regionale lavoro del Pd lombardia- ma e' anche quello di continuare a tenere alta l'attenzione pubblica su questo grave problema, con iniziative che terremo anche successivamente alle primarie e in stretto collegamento con il lavoro parlamentare"
Nei prossimi giorni, invece, sara' inaugurato con un'iniziativa il comitato esodati per Bersani di Roma.
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E c'è anche un blog: Noi esodati che alle primarie votiamo Bersani
Segnaliamo, in edicola...
Sabato 27 ottobre, vi segnaliamo in edicola:
Pubblicato il sabato, 27 ottobre 2012 da Cesare Damiano
DL stabilità: cambiare ciò che non va. Siamo solo all'inizio

Il confronto è all'inizio e nelle commissioni competenti si è lavorato questa settimana a partire dalla Commissione lavoro che ha approvato un emendamento all'unanimità sugli ESODATI e abolizione tassazione pensioni da guerra e invalidità, dalla commissione affari sociali che attraverso altro emendamento ha cancellato il taglio alla sanità, dalla commissione Istruzione emndamneti per abrogare l'articolo per l'innalzamento alle 24 ore, per arrivare alla commissione finanze che ha chiesto l'abolizione del tetto delle detrazioni, rimodulazione Irpef e l'aumento dell'IVa. Altro capitolo importantissimo cancellare l'ulteriore taglio agli Enti locali perchè occorre invertire la tendenza, come molte volte promesso, premiando così i comuni virtuosi.
La settimana prossima toccherà alla bilancio, commissione deputata e si cambierà ciò che non va e occorre trovare una parte importante di risorse per la crescita e lo sviluppo. Basta, tagli lineari, la questione va valutata caso per caso, territorio per territorio. Il confronto parlamentare è solo all'inizio, Il Pd è impegnato attraverso un'azione parlamentare forte per una maggiore equità.
Relazione di Baretta
Sintesi contenuti DL Stabilita'
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WELFARE. ESODATI, ARRIVA LA TASSA SUI RICCHI
WELFARE. ESODATI, ARRIVA LA TASSA SUI RICCHI
Raffaele Bonanni, leader della Cisl, non mostra esitazioni:
sugli esodati "una soluzione bisogna trovarla". Pertanto, "il Parlamento ha dato
un'indicazione credibile" con la decisione di una tassa del 3% sui redditi oltre
i 150 mila euro, per alimentare un fondo ad hoc. Così Bonanni, commentando il
blitz della commissione Lavoro della Camera che, contro il parere del governo,
ha approvato in prima battuta un emendamento alla legge di stabilità che amplia
le garanzie per i lavoratori rimasti, nel 2011, senza reddito, pensione e alcuna
forma di protezione sociale. In pratica, le risorse necessarie arriveranno da un
contributo di solidarietà del 3% a carico di chi guadagna più di 150 mila euro.
La proposta per avere qualche chance di diventare operativa deve però passare al
vaglio dell'esame della commissione Bilancio di Montecitorio, che tra una decina
di giorni inizierà a votare gli emendamenti.
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L’ok del leader Cisl che senza esitazioni afferma:
“Il Parlamento ha dato un’indicazione credibile”
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"Tassa sui ricchi" chi è a favore, chi contro
Tassa sui ricchi per gli esodati: no dalle imprese
LA MANOVRA. Alla Camera continua l'assalto
Confindustria: contributo iniquo Detrazioni, la sfida retroattività
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Confindustria: contributo iniquo Detrazioni, la sfida retroattività
26/10/2012
ROMA La tassa del 3% sui redditi oltre i 150 mila euro per risolvere i problemi degli esodati non piace a Confindustria, preoccupata dell'aumento della pressione fiscale. E viene smentita anche dal Pdl che pure martedì l'aveva votata in commissione Lavoro della Camera. Di tutt'altro parere il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, e l'ex ministro Cesare Damiano, uno dei padri della norma, mentre il segretario del Pd Pierluigi Bersani invita il governo a trovare coperture alternative. A tuonare contro la «tassa sui ricchi» per ampliare la platea degli esodati è stato Aurelio Regina, vicepresidente degli Industriali: «È un provvedimento iniquo che colpisce una fascia di popolazione che è l'unica che spende, minacciando ulteriormente i consumi». A fine mattinata il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, disconosce la tassa su cui molti suoi deputati avevano arricciato il naso. E reagisce con durezza anche il segretario della Lega Robertio Maroni: «È assurdo salvare gli esodati introducendo un' altra tassa». Ma il presidente della commissione Lavoro, Silvano Moffa, difende le scelte fatte e accusa Confindustria: «Non vedo alcun elemento di iniquità in una tassa che è una tantum applicata per soli due anni». Per il segretario della Cisl, Bonanni, invece la copertura trovata è credibile. E spiega: «L'importante è che si trovino i soldi» . Pier Luigi Bersani lascia intravedere una via di uscita in una copertura finanziaria alternativa: «Non è che il problema degli esodati ce lo siamo inventati noi. Possono esserci anche altre soluzioni. Discutiamo. A me interessa arrivare all'obiettivo». BATTAGLIA SULLE DETRAZIONI. Ma quella degli esodati non è l'unica grana sulla strada del governo. Ieri oltre ai tagli alla sanità è stata battaglia sulla retroattività delle detrazioni fiscali e l' allungamento dell'orario dei professori. Sul capitolo fisco si lavora a fare in modo che le nuove misure su deduzioni e detrazioni (franchigia e tetto) siano applicate solo a partire dal prossimo anno, facendo saltare la tanto contestata retroattività. Un dietrofront che potrebbe essere accettato dal governo Correzione che si potrebbe aggiungere agli interventi sul cuneo, vale a dire sulla differenza tra quanto le aziende pagano il lavoratore e quanto a questo entra poi effettivamente in tasca, e forse sulla Tobin tax. Sull'introduzione di questa nuova tassa dubbi sono stati espressi dal presidente della Consob Vegas: «Attraverso la delocalizzazione di importanti comparti dell'industria finanziaria nazionale permangono rischi di elusione». Sul tavolo però non ci sono solo i macro capitoli. Dalla tassazione delle cooperative sociali alle pensioni di guerra, sono numerosi i temi che stanno arricchendo il menù delle potenziali correzioni.(Leggi)
Tassa sui ricchi per salvare gli esodati – di Aldo Mucci
Tassa sui ricchi per salvare gli esodati – di Aldo Mucci
26 ottobre 2012
Quando nel 2009 i dati di una ricerca dell’Ires Cgil evidenziarono che con lo stipendio dei primi 100 top manager italiani si paga l’equivalente della retribuzione annua di 10mila persone, fra impiegati e operai,si è pensato ad un contributo di solidarietà sui redditi più alti per garantire i lavoratori esodati. La commissione Lavoro della Camera ha infatti approvato con voto unanime un emendamento alla legge di Stabilità che estende le coperture per chi è rimasto senza reddito a causa della riforma previdenziale. A finanziare l’apposito fondo sarà un prelievo fiscale straordinario del 3% su redditi e pensioni superiori ai 150mila euro, una soglia raggiunta solo dallo 0,36% degli italiani.L’emendamento dovrà passare al vaglio della commissione Bilancio. “È il segno di una necessità che il parlamento conferma affinché si dia una soluzione al problema degli esodati che è una profonda ingiustizia che continua a permanere,appare positiva l’indicazione di un meccanismo di solidarietà per chiedere a chi ha di più in questo Paese di contribuire”,è il commento del segretario della Cgil Susanna Camusso. Tirai un sospiro di sollievo: “Finalmente una soluzione al problema degli esodati”.Ma al plauso dei sindacati,insorge un coro di “distanze e ripensamenti”.Confindustria: “C’è già aliquota del 3% su questi redditi, aggiungerne un’altra sarebbe alquanto iniquo, quella è la fascia di popolazione che è l’unica che spende”, bocciando immediatamente la proposta della commissione Lavoro della Camera per finanziare maggiori tutele per gli esodati. “Non condividiamo il ricorso a forme di finanza straordinaria per una copertura delle risorse necessarie sul tema”,urla il politico che già si vede la mano nel portafoglio.Ed ancora qualche riflessione politica ad alta voce : “Il governo vuole risolvere il problema degli esodati aumentando ancora le tasse a chi lavora. Ma siamo matti? Basta Monti, basta tasse.Tutti urlano allo scandalo,dimenticando i protagonisti dello sperpero di denaro pubblico,uno scandalo politico con la P maiuscola; vedi lo scandalo Regione Lazio,saccheggio iniziato nel 2010 ,per non parlare di altre Regioni del nostro “Belpaese”.
Esodiamo questi politici che urlano allo scandalo.
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26 ottobre 2012

Esodiamo questi politici che urlano allo scandalo.
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Perchè non voglio pagare la tassa per gli esodati
Perchè non voglio pagare la tassa per gli esodati

Una moglie e 4 figli a carico non sono un buon motivo per pensare che possa esistere, a parità di reddito, una certa differenza tra noi e un giovane manager single?
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Sara
Gentile direttore de Bortoli, sono mamma di 3 bambini di cui uno con disabilità riconosciuta al 70 %, ovvero quel tanto che basta all’Italia per evitare di corrispondere un’indennità di accompagnamento, ma non abbastanza per evitare a me di dedicare alla famiglia la totalità del tempo a disposizione. Prima di diventare “plurimamma” ero un dirigente , allo stipendio in questione ho dovuto rinunciare ormai da diversi anni.
Mio marito, già padre di un bimbo di 12 anni avuto da precedente unione di fatto, grazie al cielo e per il momento (ma dati i tempi non è detto che ciò rappresenti una garanzia neppure nel breve periodo) ha un reddito che supera quel tetto per il quale in Italia abbiamo il “privilegio” di appartenere alla classe dei “ricchi”.
Una moglie e 4 figli a carico non sono un buon motivo per generare il sospetto in chi ci governa che possa esistere, a parità di reddito, una certa differenza tra “lui-noi” ed un giovane manager. Ho sostenuto da subito il governo Monti, certa che rigore e serietà fossero l’unica medicina per un paese davvero alla deriva e non ho cambiato idea.
Non posso, non voglio, non riesco a tacere e a negare la rabbia che provo: io madre che ha dovuto rinunciare a carriera e stipendio, che in tempi recenti si è vista ingiustamente negare un’indennità di accompagnamento anche a fronte di una disabilità giudicata “grave” e che ha dovuto fare ricorso all’INPS per rimanere , come tutti quelli nella nostra condizione, in attesa che tale ricorso possa essere semplicemente accolto, attesa che durerà anni; che non puo’ contare sul sostegno di nessuno per crescere ed accudire nè i figli sani nè quelli meno sani, ironia della sorte è chiamata a “sostenere” gli esodati! Mi auguro che organi di stampa autorevoli come quello che lei dirige possano dar voce anche alla minoranza che rappresento e che come tale mai trova ascolto.
(Leggi)
Gentile direttore de Bortoli, sono mamma di 3 bambini di cui uno con disabilità riconosciuta al 70 %, ovvero quel tanto che basta all’Italia per evitare di corrispondere un’indennità di accompagnamento, ma non abbastanza per evitare a me di dedicare alla famiglia la totalità del tempo a disposizione. Prima di diventare “plurimamma” ero un dirigente , allo stipendio in questione ho dovuto rinunciare ormai da diversi anni.
Mio marito, già padre di un bimbo di 12 anni avuto da precedente unione di fatto, grazie al cielo e per il momento (ma dati i tempi non è detto che ciò rappresenti una garanzia neppure nel breve periodo) ha un reddito che supera quel tetto per il quale in Italia abbiamo il “privilegio” di appartenere alla classe dei “ricchi”.
Una moglie e 4 figli a carico non sono un buon motivo per generare il sospetto in chi ci governa che possa esistere, a parità di reddito, una certa differenza tra “lui-noi” ed un giovane manager. Ho sostenuto da subito il governo Monti, certa che rigore e serietà fossero l’unica medicina per un paese davvero alla deriva e non ho cambiato idea.
Trovo paradossale pero’ che si chieda a famiglie come la mia, che destinano già quasi il 50 % delle proprie entrate al fisco e con ciò che resta a fatica cercano di crescere i propri figli, di contribuire con un ulteriore 3% al sostegno degli esodati.Oggi ho fatto i conti e ho scoperto che proprio quel 3 % corrisponde alla cifra che dovremo versare a partire da gennaio 2013 alla scuola con metodo Montessori, l’unica apparentemente strutturata per fronteggiare le esigenze di mio figlio disabile che all’età di 7 anni sta frequentando il cosiddetto secondo anno di saldatura alla materna. Non vi è lo spazio per entrare nel dettaglio della questione e per meglio spiegare cosa ci ha visti costretti a trattenerlo alla scuola dell’infanzia per due anni consecutivi, certo non si è trattato di una libera scelta.
Non posso, non voglio, non riesco a tacere e a negare la rabbia che provo: io madre che ha dovuto rinunciare a carriera e stipendio, che in tempi recenti si è vista ingiustamente negare un’indennità di accompagnamento anche a fronte di una disabilità giudicata “grave” e che ha dovuto fare ricorso all’INPS per rimanere , come tutti quelli nella nostra condizione, in attesa che tale ricorso possa essere semplicemente accolto, attesa che durerà anni; che non puo’ contare sul sostegno di nessuno per crescere ed accudire nè i figli sani nè quelli meno sani, ironia della sorte è chiamata a “sostenere” gli esodati! Mi auguro che organi di stampa autorevoli come quello che lei dirige possano dar voce anche alla minoranza che rappresento e che come tale mai trova ascolto.
Non è possibile che un paese che si definisca “civile” non introduca il quoziente familiare, possibile che neppure a sinistra se ne parli? Di che razza di concetto democratico si fa portavoce questa sinistra italiana?!Grazie per l’attenzione e perdoni il fervore
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Esodati: nei momenti di difficoltà intervengano tutti
Esodati: nei momenti di difficoltà intervengano tutti
Prima di tutto facciamo una premessa: il problema degli esodati è un’emergenza nazionale e come nelle calamità tutti dobbiamo farcene carico. Disumana è la loro situazione, non solo perché sono senza reddito da lavoro e da pensione, ma anche perché non hanno certezze, nessuno è in grado, dopo 10 mesi, di raccontare cosa gli accadrà!!! Non possiamo accettarlo, non è da paese civile.
Come sappiamo la soluzione è legata a molti soldi che non ci sono. Da qui l’imbarazzo di tutti. Si cercano e poi arriva la soluzione, chiediamoli a chi li ha: i ricchi. O meglio, a chi dichiara più di 150mila euro. In tutto appena 150.000 cittadini italiani, quasi solo lavoratori dipendenti e pensionati, dirigenti in attività o in pensione (87% dei dichiaranti oltre 150mila euro), il cui ennesimo contributo di solidarietà porterebbe circa 500 milioni (per la precisione su dati Irpef 2010 512 milioni).
Ma la cifra è sufficiente? Posto che è prevista una deduzione di quel contributo, allo stato entrerebbe di fatto appena metà di quanto stabilito. Una cifra dunque irrilevante per risolvere il problema. Sono necessari almeno 3 miliardi di euro per allargare i “salvaguardati”, altro termine orribile coniato dalla Fornero per indicare gli aventi diritto ad essere trattati secondo le regole in vigore al momento della loro uscita dal lavoro.
Altra domanda, ma i contribuenti con redditi sopra i 150.000 euro sarebbero d’accordo? Noi supponiamo di conoscerli visto che sono quasi tutti nostri associati. Qualcun’altro ha parlato di scandalo. Parlino per loro. Per l’87% dei contribuenti, ovvero dei manager, parliamo noi. Chi guadagna più di 5.000 euro nette al mese può essere chiamato a un ulteriore sforzo, se poi finalizzato a una buona causa. I manager italiani hanno chiaro il loro dovere e alto il loro senso di responsabilità. La prova esiste. Sono già i maggiori contribuenti dello stato, in termini fiscali, contributivi e persino di lavoro prestato. Questi sono i fatti.
Nelle difficoltà si fanno scelte impopolari, difficili. Ma per essere davvero accettate e non subite devono essere eque. Ecco perché rimane lo scontento, perché c’è la certezza che quando serve si va a pescare tra i lavoratori dipendenti e tra i pensionati, da coloro che dichiarano i redditi fino all’ultimo centesimo, disponibili sempre!!
Noi facciamo la proposta: si faccia questo ennesimo prelievo, ma ci sono cifre ben maggiori da recuperare a chi le ha evase e non già abbondantemente pagate. Perché non mettere le mani sull’evasione recuperata (12,7 miliardi nel 2011) – che è solo un terzo di quella accertata (30 miliardi 2011) – che già fruisce di sconti nelle somme e sanzioni da pagare e dove un 3% in più darebbe circa 400 milioni? Perché non si interviene con un eguale contributo sui capitali scudati – loro si “salvaguardati” – che darebbe 5,5 miliardi di euro (3% su 182miliardi)? Perché non far pagare i politici che ci fanno spendere milioni per elezioni regionali ecc. anticipate, che fuori dalle politiche e/o amministrative già programmate
sono un salasso per lo stato e per i contribuenti?
Potremmo continuare a oltranza e con cifre che prima risolverebbero il problema e poi ci farebbero sentire tutti più convinti nel risolvere un dramma nazionale… nostro.
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Ma la cifra è sufficiente? Posto che è prevista una deduzione di quel contributo, allo stato entrerebbe di fatto appena metà di quanto stabilito. Una cifra dunque irrilevante per risolvere il problema. Sono necessari almeno 3 miliardi di euro per allargare i “salvaguardati”, altro termine orribile coniato dalla Fornero per indicare gli aventi diritto ad essere trattati secondo le regole in vigore al momento della loro uscita dal lavoro.
Altra domanda, ma i contribuenti con redditi sopra i 150.000 euro sarebbero d’accordo? Noi supponiamo di conoscerli visto che sono quasi tutti nostri associati. Qualcun’altro ha parlato di scandalo. Parlino per loro. Per l’87% dei contribuenti, ovvero dei manager, parliamo noi. Chi guadagna più di 5.000 euro nette al mese può essere chiamato a un ulteriore sforzo, se poi finalizzato a una buona causa. I manager italiani hanno chiaro il loro dovere e alto il loro senso di responsabilità. La prova esiste. Sono già i maggiori contribuenti dello stato, in termini fiscali, contributivi e persino di lavoro prestato. Questi sono i fatti.
Noi facciamo la proposta: si faccia questo ennesimo prelievo, ma ci sono cifre ben maggiori da recuperare a chi le ha evase e non già abbondantemente pagate. Perché non mettere le mani sull’evasione recuperata (12,7 miliardi nel 2011) – che è solo un terzo di quella accertata (30 miliardi 2011) – che già fruisce di sconti nelle somme e sanzioni da pagare e dove un 3% in più darebbe circa 400 milioni? Perché non si interviene con un eguale contributo sui capitali scudati – loro si “salvaguardati” – che darebbe 5,5 miliardi di euro (3% su 182miliardi)? Perché non far pagare i politici che ci fanno spendere milioni per elezioni regionali ecc. anticipate, che fuori dalle politiche e/o amministrative già programmate
sono un salasso per lo stato e per i contribuenti?
Potremmo continuare a oltranza e con cifre che prima risolverebbero il problema e poi ci farebbero sentire tutti più convinti nel risolvere un dramma nazionale… nostro.
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Esodati: parola di Re, anzi di Regina

Il Vice Presidente di Confindustria per lo sviluppo economico, Aurelio Regina, ha cercato con una sua dichiarazione di ieri, di “innovare” un paio di principi delle teorie di economia; nell’affermare l’opposizione di Confindustria a un eventuale prelievo del 3% sulla parte di reddito eccedente i 150.000 €/annui ha infatti dichiarato che il timore di Confindustria e’ che la tassa vada a colpire “l’unica fascia di popolazione che spende e consuma“, per cui rappresenta “un’ulteriore minaccia al rallentamento dei consumi interni. E se non riusciamo a riattivare i consumi interni, le esportazioni non ce la faranno da sole a sostenere il paese”. Non risulta dalle cronache che Regina, dopo questa affermazione si sia grattato la testa e abbia aggiunto: “Forse è l’unica fascia di popolazione che spende e consuma perché è l’unica fascia che ne ha la possibilità”. Eliminata questa ipotesi, dobbiamo quindi capire che meccanismo abbia in testa Regina; proviamoci.
I miei studi per l’esame di economia da studente di Ingegneria, ancorché ormai un po’ lontani, mi hanno insegnato che i bisogni si dividono in due categorie principali: i bisogni primari (mangiare, bere, vestirsi, avere un tetto) e i bisogni secondari (tutto ciò che non è indispensabile) che diventano tanto più voluttuari quanto più ci si allontana dalle necessità di base; mi fu anche insegnato che l’utilità dei beni che si possono acquistare decresce mano a mano che si acquistano quantità progressive di quei beni, fino ad arrivare alla saturazione, cioè al punto in cui aggiungere ancora di quei beni non ha per l’acquirente alcuna utilità.
Poiché il prelievo del 3% sarebbe fatto se fosse necessario finanziare le salvaguardie degli esodati restati fuori da quelle attualmente progettate dal Governo e quindi servirebbero a dare un reddito a chi non ne ha, sposterebbero con ogni evidenza ricchezza da fasce abbienti a fasce meno abbienti, cioè da coloro che hanno soddisfatto la maggior parte dei bisogni a utilità marginale bassa a coloro ai quali occorrono risorse per soddisfare i bisogni primari; ne concluderei che in questo modo si incentiverebbero appunto i consumi.
Non secondo Regina, il quale deve ritenere che è più portato a spendere chi deve soddisfare bisogni voluttuari di chi invece lotta con i bisogni primari e che anche chi avesse le proprietà piene di beni voluttuari continuerebbe a consumare e magari sempre di più, mentre quei disoccupati a cui fosse data capacità di spesa, da taccagni maledetti nasconderebbero subito il malloppo sotto il materasso anziché procedere ad acquistare cibo, bevande, vestiti e magari permettersi il lusso di un mutuo. In pratica sembrerebbero esserci fasce della popolazione geneticamente portate alla spesa e altre che nei cromosomi hanno il risparmio e ciò indipendentemente dalla loro disponibilità.
Insomma, in parole più povere, chi non arriva alla fine del mese, cioè una famiglia italiana su tre secondo Eurispes ha forte propensione, se improvvisamente gli viene data disponibilità di denaro, a metterlo da parte continuando a non arrivare alla fine del mese, mentre chi ha molto non accantona niente ma corre a spendersi tutto fino all’ultimo euro.
Regina pensa che nelle nostre banche i denari accantonati e investiti appartengano non a famiglie con redditi elevati ma a fasce di popolazione indigenti che si ostinano a non utilizzarli per andare avanti? Sono forse un po’ troppo choosy sulle cose da comperare?
La teoria sottostante alle dichiarazioni di Regina mi sembra alquanto bislacca; posso capire e anche condividere la riluttanza ad accettare ulteriori prelievi fiscali che dovrebbero essere evitati agendo sui tagli alla spesa – principalmente di regioni e province, ma qui schieramenti bipartisan stanno facendo quadrato – e azzerando l’evasione fiscale; non posso però accettare una teoria che implichi che la ricchezza debba andare a sommarsi alla ricchezza per incentivare i consumi, perché ciò, prima anche di qualsiasi considerazione etica, è semplicemente un non senso economico che un professore di economia bacchetterebbe subito.
Per non parlare poi della qualità dei consumi che cambierebbe spostando risorse; inviterei infatti Regina a contraddirmi sul fatto che chi acquista per soddisfare bisogni voluttuari consuma soprattutto automobili più lussuose (tedesche), elettronica (asiatica), fashion (quasi tutto ormai terziarizzato in Asia), mentre i consumi per bisogni primari si rivolgono molto di più alla produzione nazionale.
Se Confindustria desidera appoggio alla sua (sacrosanta) battaglia contro tassazioni troppo elevate farebbe bene a prendere le distanze da questa teorie economiche “creative”. Non sembra proprio possibile dire agli esodati e anche ai disoccupati a qualsiasi titolo, che non per cattiveria o negligenza o altra difficoltà non si trovano le risorse per loro, ma per il bene della nazione e della sua crescita; abbiamo bisogno di lasciare ai redditi alti la intatta capacità di spesa per avere la sicurezza che questi alimentino i consumi, differentemente da quanto farebbero gli esodati e i disoccupati. All’ilarità iniziale seguirebbero probabilmente azioni un po’ meno soft.
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Esodati e tassa di solidarietà: ecco come funziona
Esodati e tassa di solidarietà: ecco come funziona
Un contributo del 3% sui redditi che superano i 150mila euro all'anno. È la nuova tassa di solidarietà con cui i parlamentari della Commissione Lavoro alla Camera, ad eccezione di Giuliano Cazzola del Pdl, vorrebbero raccogliere le risorse necessarie a tutelare gli esodati, cioè i lavoratori che hanno firmato degli accordi con la propria azienda per mettersi in mobilità e che oggi rischiano di trovarsi senza un impiego e senza la pensione, per effetto dell'ultima riforma previdenziale voluta dal ministro del welfare, Elsa Fornero (che ha innalzato l'età pensionabile).
IL PROBLEMA DEGLI ESODATI
La nuova tassa di solidarietà ha già incassato il plauso dei sindacati, in particolare della Cgil di Susanna Camusso , e le critiche di Confindustria, che la giudica un prelievo iniquo, a danno di quei contribuenti che pagano più tasse di tutti e che fanno girare l'economia italiana. A ben guardare, questo nuovo balzello fiscale (inserito dai deputati in un emendamento alla Legge di Stabilità, contro il parere del governo), non ha ancora la strada spianata di fronte a sé. Prima dovrà ottenere il via libera della Commissione Bilancio di Montecitorio, che dovrà esprimere un parere sulla copertura finanziaria garantita dal contributo.
IL NUOVO FONDO PER GLI ESODATI
È proprio sulla copertura finanziaria che vengono sollevati dubbi da parte del governo. Consiste infatti in un prelievo del 3% sulla parte di reddito dichiarata ogni anno dai contribuenti italiani più ricchi, con un imponibile al di sopra dei 150mila euro. Esempio: chi guadagna 200mila euro lordi all'anno, dovrà versare1.500 euro così calcolati: da 200mila euro lordi si sottrae 150mila euro e, sulla differenza ottenuta, corrispondente a 50 mila euro, viene applicato il contributo del 3%, per un totale di 1.500 euro.
LA BATTAGLIA CONTRO IL TEMPO DEL GOVERNO
Peccato, però, che gli italiani che hanno redditi alti, almeno secondo il fisco, sono veramente pochi: in totale si tratta circa170 mila persone, secondo le ultime classificazioni dell'Agenzia delle Entrate, aggiornate al 2010. Mettendo le mani nelle tasche di questi cittadini, è difficile ottenere risorse molto ingenti. Per tutelare gli esodati, secondo le stime degli stessi deputati, occorrerebbero infatti almeno 3 miliardi di euro. Di conseguenza, se la Tassa di Solidarietà non sarà sufficiente a coprire tutto il fabbisogno, chi ha votato l'emendamento ha previsto pure di far scattare una clausola di salvaguardia, cioè di trovare altri soldi aumentando le imposte sulle sigarette.
COSTI PER LO STATO
Per salvaguardare gli esodati, insomma, c'è bisogno di nuove tasse. Questa operazione, tuttavia, non sarà completamente indolore neppure per il bilancio pubblico. Nel testo dell'emendamento si legge infatti che il contributo di solidarietà potrà essere dedotto dal reddito imponibile. In altre parole, chi pagherà il balzello dichiarerà al fisco un reddito più basso e otterrà così un risparmio sulle tasse da versare, in particolare sull'irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche).
A questo proposito, va ricordato che l'aliquota dell'irpef per chi guadagna più di 150 mila euro è molto alta, pari al 43%. Risultato: una parte consistente dei costi per la salvaguardia degli esodati sarà comunque a carico dello stato, seppur indirettamente, sotto forma di minori imposte incassate.
I POSSIBILI SALVAGUARDATI
Non è ancora ben chiaro, infine, il numero esatto di lavoratori esodati che otterranno una tutela con l'emendamento appena approvato. Per avere le idee più chiare, bisognerà attendere i dati definitivi dell'Inps, che arriveranno il prossimo 21 novembre. In linea di massima, tra i salvaguardati dovrebbero rientrare quei lavoratori che hanno un ammortizzatore sociale (per esempio un assegno di mobilità) in scadenza nei prossimi 2 anni e che, nel frattempo, matureranno il diritto alla pensione con i requisiti precedenti alla riforma Fornero.
LA RIFORMA DELLE PENSIONI DI ELSA FORNERO
Tra questi, dovrebbero rientrare anche quei dipendenti che hanno firmato un accordo per mettersi in mobilità a livello regionale e provinciale (senza la “regia” del governo di Roma), oltre a quelli che hanno ricevuto degli incentivi all'esodo prima del 31 dicembre 2011 (ma dopo l'approvazione delle riforma Fornero del 6 dicembre) e che, contemporaneamente, sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi pensionistici. Infine, tra i salvaguardati, potrebbero esservi anche quei dipendenti che hanno svolto attività di lavoro temporaneo, dopo aver ricevuto degli incentivi all'esodo in vista della pensione.
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