Esodati: all’Inps monta la protesta
Si sono presentati in tre ieri mattina, lunedì 30 luglio, con l’intenzione di non lasciare gli uffici della sede fino a che non avessero ricevuto risposta. Da mesi sono in un limbo senza stipendio, pensione o altri sussidi. Potrebbe essere l'inizio di un vero e proprio assedio
31/07/2012
All’Inps di Alessandria tira aria di bufera, ed è facile immaginare che, se la situazione italiana non migliorerà, gli episodi di protesta si moltiplicheranno nelle prossime settimane. Ieri mattina, lunedì 30 luglio, 3 esponenti, loro malgrado, della crescente categoria di “esodati” si sono presentati presso gli uffici della sede in Spalto Borgoglio, minacciando di non andarsene più finché non fosse stata data loro una risposta sul futuro delle loro pensioni. Nelle parole dei tre lavoratori si coglie tutta la rabbia di chi si sente tradito dal proprio paese, e guarda allo Stato ormai come a un nemico contro cui tutelarsi, in ogni modo possibile. Spiegano i lavoratori: “abbiamo faticato per 40 anni e da mesi ci troviamo in una situazione scandalosa, costretti a dilapidare quel poco che avevamo messo da parte per vivere. Siamo in un vero e proprio limbo, nessuno ci dà informazioni su cosa ne sarà di noi e dobbiamo subire questa umiliazione. Abbiamo minacciato l’occupazione della sede ma siamo pronti anche a gesti più estremi, solamente per vedere riconosciuti i nostri diritti. Ormai abbiamo sempre meno da perdere. Siamo esasperati”.
I fatti vengono spiegati da Paolo Parodi, sindacalista Cgil: “si tratta purtroppo di una delle tante situazioni che caratterizzano questo periodo di grande caos normativo, dove il Governo nazionale continua a cambiare le regole in corsa e invece di trovare soluzioni semplici per tutti crea continue differenze fra le diverse situazioni contributive, lavorative e pensionistiche. Questi lavoratori sono l’emblema di una situazione sempre meno gestibile. Di fatto sono lavoratori che avevano accettato una delle possibilità che la legge offriva: circa 4 anni fa avevano concordato di uscire dal mercato del lavoro in anticipo, sfruttando una delle cosiddette "finestre", ed entrando in mobilità per i 36 mesi previsti dalla normativa, in attesa di andare in pensione. Al termine di questo periodo avrebbero dovuto ricevere, appunto, regolarmente la pensione. Di fatto però la situazione italiana è cambiata, e così anche la loro condizione. Il limite per andare in pensione è stato spostato un anno avanti, lasciandoli di fatto senza più indennità né pensione. Esiste una circolare del Ministero che garantisce per i lavoratori inseriti in un elenco preciso di poter usufruire di un anno aggiuntivo di mobilità speciale, così da non lasciare le persone senza alcuna forma di reddito. Purtroppo però il decreto che sblocca questa possibilità è da mesi fermo nei palazzi del Governo e finora non è stato neppure ancora firmato. Così i lavoratori si trovano senza pensione fino all’anno prossimo e senza più alcuna indennità. Una situazione insostenibile. Si mangia tutti i giorni e non solo quando viene sbloccato un decreto”.
Nessuna nota ufficiale a commento dell'episodio per ora dall’Inps, anche se gli operatori si prodigano per chiarire la situazione agli utenti, spiegando come gli uffici sul territorio non possano far altro che attenersi alle normative e procedure comunicate dal Governo. Oggi ci sarà un incontro a porte chiuse fra il sindacato, i lavoratori esodati e il direttore dell'Inps, Alessandro Casile (nella foto), per tentare un primo chiarimento, in attesa di una conferenza stampa sul tema che verrà probabilmente indetta dell'Ente nei prossimi giorni.
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