
“L’allargamento fino ad altri 55.000, frutto comunque dell’azione del sindacato – prosegue Lamonica –, è insufficiente, perché copre nel totale appena un terzo della platea, e fissa paletti assurdi, come peraltro quelli precedenti: che differenza c’è, dal punto di vista del diritto, tra un accordo firmato in sede governativa ed un altro nel territorio? Bisogna ripartire dalle proposte scaturite dalla discussione in sede di commissione Lavoro della Camera, affermando il principio che va tolto ogni vincolo numerico e ripristinando il diritto di chi ha sottoscritto patti in base alla legislazione allora vigente e non può vedersi mettere in discussione la vita da norme che di fatto agiscono retroattivamente”.
“La manifestazione unitaria del 26 luglio – conclude Lamonica - chiederà al governo e al Parlamento di trovare la giusta soluzione. L’iniziativa e la mobilitazione in ogni caso continueranno fino a quando tutti i lavoratori e le lavoratrici interessati non saranno tutelati”.
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