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venerdì 16 settembre 2016

I sindacati chiedono la rete per 30 mila dipendenti

PENSIONI
Esodati, i sindacati chiedono la rete per 30 mila dipendentiCgil, Cisl e UIl: la tutela dell’Ape non basta, devono uscire con le regole ante-Fornero. Sono le condizioni per chiudere un’intesa col governo sulla previdenza
di Enrico Marro

Finora non se ne è parlato molto, ma secondo Cgil, Cisl e Uil, per chiudere un’intesa col governo sulla previdenza è necessario che, accanto alle misure a favore di pensionati e pensionandi, come la quattordicesima e l’Ape (anticipo di pensione), ci sia anche una nuova salvaguardia per i cosiddetti esodati. Sarebbe l’ottava e riguarderebbe altri 25-30mila lavoratori. Dalla fine del 2011 ad oggi si sono infatti accavallate ben sette leggi per consentire di volta in volta a diverse platee di andare in pensione con i requisiti precedenti alla riforma Fornero. In tutto siamo arrivati a un numero potenziale di 172mila persone (ad oggi il diritto è stato riconosciuto a circa 130mila) per uno stanziamento di 11,6 miliardi di euro nel decennio 2012-2021, pari al 13% degli 88 miliardi di risparmi previsti inizialmente per lo stesso periodo con la riforma Fornero.
I primi esodatiIn principio gli esodati dovevano essere solo quelle persone che, per via della riforma che innalzò bruscamente i requisiti di pensionamento, si sono trovate o rischiavano di trovarsi senza lavoro e senza pensione. Per esempio, la prima salvaguardia (contenuta nella stessa legge Fornero) ha consentito il pensionamento con i vecchi requisiti a 51mila persone. Le categorie erano queste: lavoratori che per via di accordi sindacali prima della riforma (4 dicembre 2011) si trovavano in mobilità o erano titolari di assegno simile erogato dai fondi di solidarietà di settore; lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 4 dicembre 2011, non più occupati e che avrebbero raggiunto i requisiti pre Fornero entro il 6 dicembre 2013; dipendenti pubblici già esonerati; lavoratori in congedo per assistere figli disabili; coloro che si erano licenziati in accordo con l’azienda entro il 2011.
La valanga
Con le sei salvaguardie successive, questa platea è all’incirca triplicata. Con una interpretazione sempre più estensiva di esodato, come ha osservato l’Ufficio parlamentare di bilancio in un suo rapporto. Per esempio: sono stati ammessi anche i contributori volontari rioccupati con un contratto a termine; i dipendenti pubblici che avevano solo presentato domanda di esonero; i lavoratori coinvolti da accordi che prevedevano l’ingresso negli ammortizzatori sociali nel 2014. Salvaguardie insomma, osserva l’Upb, che hanno interessato anche platee «non danneggiate in maniera diretta dalla riforma». Ma una volta che ci si è infilati in questa logica è difficile uscirne. Ora, giurano i sindacati e il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, l’ottava salvaguardia sarebbe l’ultima. Ma bisogna farla perché queste persone, avendo meno di 63 anni, non potrebbero andare in pensione neppure con l’Ape, l’anticipo che dovrebbe scattare dal prossimo anno. «I soldi ci sono - sottolinea Damiano - perché con gli ultimi 30mila salvaguardati, il totale salirebbe a 160mila, sotto i 172mila previsti». Ma il Tesoro resiste.

1 commento:

  1. Qualche migliaio di lavoratori che assistono familiari disabili coi permessi 104 attendono l'ottava salvaguardia (i numeri INPS lo consentono fino a 172.466), oppure l'approvazione del disegno di legge On. Gnecchi presentato nel lontano aprile 2013, per riconoscere benefici previdenziali ai lavoratori che assistono familiari disabili gravi. Il risultato è più o meno simile ma da questo governo non aspettiamoci nulla di buono o sensato o civile.

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