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lunedì 31 dicembre 2012

Auguri


Bersani: Monti dica cosa pensa degli esodati

Elezioni, Bersani: “Monti ora è un politico, faccia chiarezza su cosa pensa”
Bersani - Montidi
30 dicembre 2012

Il candidato a Palazzo Chigi per il centrosinistra al Professore: "Quando si va davanti agli elettori ci vuole chiarezza. Arriveremo al merito per sapere cosa pensa di diritti civili e cosa pensa degli esodati". Poi attacca Bondi, commissario sia per il governo sia per la lista Monti. Casini: "Doppia morale. E Grasso allora?"
“Io non faccio polemica, sono molto rispettoso, ho rapporti ottimi con Monti. Adesso ha scelto di essere una parte politica e quindi io pongo delle domande politiche: perché quando si va davanti agli elettori ci vuole chiarezza”. E’ il messaggio lanciato al premier dal candidato alla presidenza del Consiglio del centrosinistra Pier Luigi Bersani, che ha così risposto ai giornalisti, al seggio delle primarie per la scelta dei parlamentari a Piacenza. In merito all’impegno politico di Monti, “ho obiettato anche attorno all’esigenza di essere molto rigorosi nella distinzione tra politica ed istituzioni. Poi arriveremo al merito, per sapere cosa pensa dei diritti civili, cosa pensa degli esodati”. ”Pongo a Monti delle domande politiche – incalza Bersani – Vuol mettersi in Europa nello stesso posto dove è Berlusconi o dove altro? Monti e il centro pensano che il bipolarismo non vada bene, vogliono smontarlo? E se non vogliono smontarlo da che parte si mettono?”.
Il segretario dei democratici ne ha anche per Enrico Bondi, commissario del governo per la revisione della spesa pubblica ma anche – da poco – “gran giurì” per la formazione di liste pulite tra quelle che sosterranno il capo della coalizione, Monti: “Io ho molta stima e rispetto di Bondi, ma sta facendo un altro mestiere, non può farne un altro”.
Sul punto risponde il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini: “Quando Piero Grasso, procuratore nazionale Antimafia, si candida con il Pd risponde a ‘un imperativo morale’. Quando Enrico Bondi accetta di contribuire a un lavoro di accertamento sulla trasparenza delle candidature commette ‘un vulnus istituzionale’. No, caro Pier Luigi, questa doppia morale non mi convince e mi induce a più amare riflessioni: il Pd non vuole un’area centrista competitiva e scomoda perché preferisce il vecchio ed eterno scontro con Berlusconi, diventato avversario di comodo”. C’è da dire che Grasso ha dato le dimissioni, mentre Bondi sarà in carica (anche se senza compensi) almeno fino a quando non si insedierà un nuovo presidente del Consiglio. ”In realtà le parole di Bersani – aggiunge Casini - confermano che siamo sulla strada giusta. Le persone e le situazioni non possono essere valutate diversamente, secondo le convenienze politiche”.
Primarie: “Dati impressionanti, arriveremo a un milione di votanti”
Quanto alle primarie “dai dati che stanno arrivando vedo delle cose francamente impressionanti: di questo passo arriveremo sicuramente a un milione di partecipanti e questo la dice lunga sulla volontà di militanti ed elettori di partecipare”. Bersani è anche tornato sullo slogan presentato ieri, ”L’Italia giusta”: “E’ bellissimo, l’ho scelto perché credo che mi corrisponda. L’Italia giusta per bene, che fa le cose perbene, dove chi ha di più ci mette un po’ di più, dove c’è moralità, legalità, equità”.
Bersani ha votato in tarda mattinata al seggio allestito alla circoscrizione numero due di viale XXIV maggio, alla prima periferia di Piacenza, accompagnato dalla moglie e dalle figlie. “Quando chiamiamo la gente a partecipare va benissimo – ha detto – in politica bisogna avere coraggio, noi avremo un sacco di gente che va a votare per queste nostre primarie per i parlamentari ed è una novità assoluta nella storia di questo paese, siamo l’unico partito che le fa: ci abbiamo messo del coraggio a farle in questo periodo, però sta andando tutto bene”.
“Parlamentarie? Vedrete quanti giovani sbucano”
La partecipazione è buona, anche se, ha precisato “ovviamente non sono il grande fatto delle primarie per la scelta del candidato leader. Però avremo una grandissima parte della rappresentanza parlamentare espressione autentica dei territori, cercheremo poi con la parte che deve essere decisa nazionalmente di mettere in equilibrio la rappresentanza e la competenza, perché poi i gruppi parlamentari hanno una loro vita e una loro logica. Ma sono orgoglioso di essere a capo di un partito che ha fatto questa scelta”. ”E’ giusto che chi ha macinato lavoro abbia anche risultati: vedrete quanti giovani sbucano” ha assicurato Bersani. “Ma basta vedere una certa Angelica di Salerno – ha aggiunto – una ragazza di un piccolo comune che ha preso 9mila voti: la gente ha buon senso, non fa un fatto puramente anagrafico, ma se può incoraggiare una donna o un giovane lo fa sempre e i risultati diranno questo. Naturalmente chi ha lavorato ha avuto il suo premio, però se lo è andato a cercare”. Ha glissato, invece, sulla probabile esclusione di Giorgio Gori, uno dei fedelissimi di Renzi, indietro nel suo collegio di Bergamo. “Non conosco – ha detto – le dinamiche ed il radicamento che ognuno ha sul territorio, bisognerebbe andarlo a chiedere a Bergamo: io voto il mio deputato a Piacenza”.
“Con Di Pietro non cambia nulla. Ora facciamo noi la strada”Il segretario democratico precisa che la “salita in politica” di Monti non cambia nulla sulle strategie e sulle allenza. Di Pietro, per esempio, “ha fatto le sue scelte,ora tocca a noi indicare la strada. Ormai ognuno ha fatto le sue scelte. Di Pietro ha fatto le sue quindici giorni dopo il governo Monti. Pur correndo dei rischi, noi siamo una forza politica che ha tenuto alla sua coerenza. Perché penso che alla lunga questo serva al paese e paghi anche politicamente. Credo che a questo punto tocca a noi, senza arroganza e con grande umiltà, prenderci la responsabilità di indicare la strada. Gli altri valutino, pensino, dicano, propongano, noi saremo amichevoli, però tocca a noi adesso indicare la strada, è una responsabilità che dobbiamo prenderci”.
“Pdl e Lega? Sono arrivati alla resa dei conti”
Il quadro è chiaro, secondo Bersani, anche su cosa sta accadendo a destra, con i continui fallimenti di accordi e alleanze. “Pdl e Lega mi pare che abbiano dei guai, la destra è in difficoltà perché arriva alla resa dei conti di dieci anni di un governo disastroso, questa è la realtà e l’origine dei problemi”. “Non voglio dar consigli a nessuno – ha detto – ma dopo un’esperienza così, dopo il governo Berlusconi, possibile che non ci fosse una riflessione da fare, per chiedersi se avessero sbagliato qualcosa. Questa è l’origine dei guai, non prendere atto di una cosa che è avvenuta e quindi l’esigenza di un ricominciamento, di un’analisi critica di quello che si è fatto. Così si va contro un muro, è uno sport che può anche piacere”.
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Leggi anche: Il Messaggero: e La Repubblica
«Serve distinzione tra politica e bipolarismo». «In merito all'impegno politico di Monti ho obiettato anche attorno all'esigenza di essere molto rigorosi nella distinzione tra politica e istituzioni - dice il leader Pd - Poi arriveremo al merito, per sapere cosa pensa dei diritti civili, cosa pensa degli esodati».

Esodati, uno dei 65.000

Esodati, uno dei 65.000
Sono Mario, dovrei essere un esodato dei 65.000 poiché ho ricevuto la lettera INPS intitolata Riforma delle pensioni - lavoratori salvaguardati (legge 214/2011 e successive modifiche) - invito a verificare la posizione assicurativa. Ma nessuno a cui mi sono rivolto come indicato dalle istruzioni della lettera mi ha saputo chiarire cosa fare in merito a presentare la domanda di accesso alla salvaguardia all'ufficio Direzione territoriale del lavoro; essendo quasi finiti i 120 giorni utili per presentare la domanda chiedo un vostro cortese parere. Invio alcuni miei dati; attraverso un accordo collettivo Telecom Ministero del lavoro e sindacati sono stati messi in mobilità 5000 dipendenti tra cui il sottoscritto in data 19 settembre 2008, la mia mobilità è terminata il 30 settembre 2012.
Cordiali saluti
Mario
Risponde: Bruno Benelli
Se ho ben compreso nella lettera c’è solo l’invito a verificare la posizione assicurativa per eventualmente segnalare inesattezze ed errori. Nulla di più. Se è così lei non deve presentare alcuna domanda, in quanto non rientra tra le categorie che devono attestare il proprio diritto alla salvaguardia. D’altro canto lei parla di accordi che risalgono al 2008, quindi abbondantemente dentro il recinto temporale (6 dicembre 2011), cui fa riferimento la legge Monti-Fornero, per fare parte del primo pacchetto di lavoratori “salvaguardati”.
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sabato 29 dicembre 2012

Cosa ne pensate della legge Fornero? Scrivetelo sul blog del TG1

Pensioni. Cosa ne pensate della legge Fornero?
By blogtg1 | Dicembre 28, 2012
Calo delle nuove pensioni nei primi undici mesi del 2012: e dal 1° gennaio il blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero per le pensioni tre volte sopra la minima. Quale è il vostro giudizio sulle nuove norme previdenziali? Dite la vostra sul nostro sito.

Rimoldi (Fnp-Cisl): ecco le priorità del prossimo governo


PENSIONI/ Rimoldi (Fnp-Cisl): esodati e blocco rivalutazioni, ecco le priorità del prossimo governo
Il Sussidiario.net
PENSIONI, ESODATI E BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE Numeri certi e definitivi ancora non ci sono. E questo è già un primo grosso problema. In mancanza d'altro, ...

venerdì 28 dicembre 2012

Possibile che...?

Fai clic!Possibile che...?
Sono un esodato Telecomitalia probabilmente all'interno del pacchetto " 65000 "salvaguardati . Faccio riferimento alla frase detta dal presidente dell'Inps Mastropasqua tempo fa. "Nessuno degli esodati rimarra senza : pensione , mobilita' o stipendio. Io da settembre cioe' da quando ho finito i tre anni di mobilita', sono privo di ogni forma di reddito. Mi chiedo se sono un caso raro sfuggito all'attento presidente o sono uno dei tanti presi in giro dai nostri governanti. Ho anche letto che nel primo decreto dei 65000 ci sono molte piu' domande (3 volte tanto) e vedo il mio futuro molto incerto e in balia a un assurdo sorteggio senza regole certe. Propio oggi ho sentito una notizia al telegiornale che ha dell'incredibile. Oltre o non averci dato la pensione come da accordi intercorsi direttamente tra le aziende che ci hanno rottamato e il governo, che se ne era reso garante, hanno gia' anticipato e decretato che le nostre sospirate nuove pensioni dal 2013 saranno decurtate di 50 euro al mese. Abbia raggiunto il massimo; Stanno giocando con noi e con le nostre vite . Forse non capiscono che dietro quelle 50 euro c'e' una vita di lavoro, 40 anni di contribuzione pagata con non pochi sacrifici, non certo con 5 anni di legislatura. Possibile che i diritti acquisiti sono validi solo per alcune categorie?
G. M.

Pensioni 2013: tutto su chi avrà diritto, esodati e...

Pubblicato il: venerdì, dicembre 28th, 2012
Pensioni 2013: tutto su chi avrà diritto, esodati e sugli aumenti previsti secondo la nuova legge Fornero
Giro di vite dal prossimo primo gennaio per poter appianare il proprio progetto pensionistico secondo quanto varato da questo governo tecnico. Coloro che hanno raggiunto il 65esimo anno di età e intendono mettersi in congedo lavorativo devono rimetterci circa €320,00 dalle proprie tasche da versare per la propria contribuzione previdenziale; tale somma servirà a riempire un vuoto che diversamente sarà colmabile secondo i parametri stabiliti dalla nuova riforma e che partirà, appunto, dal nuovo anno. Se invece, come tutti auspicherebbero, si vorrà andare in pensione secondo quelli che erano i risultati di chi tale passo ha avuto modo di farlo nel 1995, la contribuzione personale arriverà fino ad €1588,00 annui. Vediamo più da vicino cosa accadrà a a partire dall’01.01.2013.
La rendita e la vita
A partire da tale data, sarà adottata la riforma Monti-Fornero per il conteggio della indennità pensionistica spettante a ciascun soggetto si terrà presente l’età e le aspettative della vita, il che significa che periodicamente dovranno essere aggiornati i coefficienti di trasformazione. Per coefficiente di trasformazione s’intende il valore ottenuto convertendo in rendita quanto accantonato e rivalutato nel tempo sotto il profilo contributivo. Più bassi sono i coefficienti, maggiormente ridotte sono le possibilità di indennità future, anche se si parla di decimi di punto percentuale.
Pensioni-2013-tutto-si-chi-avrà-diritto-esodati-e-sugli-aumenti-previsti-secondo-la-nuova-legge-ForneroTanto però basta per fare la differenza tra i soggetti a seconda del’età in cui essi intendo andare in pensione: per tornare al nostro caso, se il soggetto ha 65 anni il coefficiente sarà di 5,62% e non più dell 5,44%, il che vuol dire prestazione meno del 3,2%. La percentuale varia se invece che a 65, il soggetto andrà in pensione a 70 anni, perchè la percentuale sarà del 4,41%. «I coefficienti – dice Alberto Cauzzi, di Epheso – si applicano sull’intero montante a scadenza, avendo effetto retroattivo. Ciò porta a peggiorare progressivamente le prestazioni nell’arco dell’intera vita lavorativa.
Forse, in questi termini, il discorso sembra più complesso di quel che nella realtà potrebbe essere; per fare un pratico esempio, prendiamo in esame l’ipotesi in cui un soggetto abbia accantonato €250.000,00 quale somma di 40 anni di contribuzione previdenziale (il che si traduce nel 33% di trattenuto su un reddito medio di circa €20.000,00). Se l’età sarà di 65 anni, la mensilità sarà diminuita di €450,00, se inevece avrà 70 anni in meno la diminuzione sarà di ben €750,00.
Se vogliamo fare un rapporto con quella che era la differenza a livello di prestazione nel 1995, quando la riforma pensionistica fu varata dal Ministro Dini, si appalesa che per chi se ne va in pensione a 65 anni, annualmente gli viene tolto l’importo di €1740,00, che corrisponde all’11,34% delle prestazioni.
E’ quantomai intuibile che più si riesce a mettere da parte, più sicuri si dovrebbe stare. Questo perchè, per continuare con esempio alla mano, se un soggetto di 40 anni, oggi, intende aumentare la percentuale di calcolo per stabilire la sua quota pensionistica, è necessario che incominci a versare al proprio fondo pensionistico €316,00 ogni anno se intende congedarsi a 65 anni, altrimenti per altri 5 anni di lavoro prima di mettersi in pensione, dovrà versare sempre annualmente €320,00.
La situazione cambia se il soggetto intende andare in pensione, pensando di poter far riferimento all’ultimo reddito come base di calcolo per la rendita pensionistica.
Se è sempre il 40enne di oggi, che intende andare in pensione a 65 anni, oltre ad un versamento spontaneo di circa il 9% della sua retribuzione al proprio fondo pensionistico, sarà costretto anche a corrispondere il suo trattamento di fine rapporto ad un fondo pensionistico, finalizzato ad un comparto bilanciato (70% obbligazionario, 30% azionario). Complessivamente saranno €1.700,00, che diventeranno €1.588,00 se all’indennità di vecchiaia si accede a 67 anni, ovvero €1.532,00 annui se a tale meta si arriva a 70 anni compiuti. Come si vede, è una branca assai complicata.
La riforma Monti-Fornero è stata accolta con grande plauso dall’Europa, ma non troppo bene da chi tale riforma è costretto a subirla. Sostanzialmente l’età per poter accedere alla pensione è per gli uomini di 66 anni e 3 mesi, mentre per le donne è di 62 e 3 mesi, per le lavoratrici autonome sarà di 63 e 3 mesi, per le lavoratrici del settore pubblico è già di 65 anni. Per meglio dire, gli uomini dovranno avere 42 anni e 3 mesi di anzianità lavorativa per potersi mettere in congedo lavorativo, le donne invece 41 anni e 5 mesi.
A parte dal nuovo anno, la riforma prevede che se si lavoro nel campo privato, potrà anche essere richiesto di andare in pensione al compimento del 70esimo anno di età più 3 mesi, tanto provocherà una frenata di cambio generazionale nei posti di lavoro, perchè il giovane laureato o diplomato non avrà possibilità di occupare un idoneo posto lavoro, per cui dovrà accontentarsi, semmai dovesse anche trovarlo, di un lavoro occasionale e poco renumerato. Anche le imprese pagheranno un grande prezzo, perchè i dipendenti più anziani costeranno di più sotto il profilo contributivo.
Si sarebbe anche potuto pensare ad una soluzione momentanea considerando la crisi del momento. Tanto però non è stato preso in considerazione, ma anzi si è preferito partire quasi da subito con queste nuove determinazioni per arrivare ad un punto ipotetico, quale il 2065, in cui si dovrà lavorare fino all’età di 75 anni! Aumento dell’età alla quale comunque dovrà corrispondere un periodo lavorativo alle spalle di non meno di 20 anni.
Non dimentichiamo che coloro che sono soggetti al sistema contributivo devono avere anche un ‘altro presupposto per poter accedere alla pensione, ovvero che la rendita non sia minore di una certa somma definita “soglia”, pari all’ 1,5 volte dell’importo dell’assegno sociale dell’anno 2012, sottoposto a rivalutazione annuale, avendo riferimento alla variazione media quinquennale del pil e, in ogni caso, non al di sotto, per un certo anno, all’ 1,5 dell’importo mensile dell’assegno sociale definito nell’anno di pensionamento.
Per quel che riguarda l’anno in corso la soglia è di €634,00.
L’importo soglia per le pensioni di anzianità non può essere meno a 2,8 volte l’assegno sociale pari ad €1201,00. In poche parole, se effettuati i conteggi si perviene ad un risultato il cui importo soglia è di €1200,00, significa che non è ancora possibile pensionarsi e dunque si deve continuare a lavorare per raggiungere la soglia stabilita. Al minimo si deroga solo nella caso in cui si abbiano già 70 anni e 5 anni di anzianità concreta.
Nel caso in cui si vogli optare per un prepensionamento e con età al di sotto dei 62 anni, per le rendite riferite alle contribuzioni maturate al 01.01.2012 verrà assegnata una riduzione pari ad un punto percentuale per tanti anni quanti sono quelli di anticipo al trattamento pensionistico in considerazione dei 62 anni di età.
La percentuale annua sarà maggiorata e portata a 2 punti per ogni anno in più di anticipo rispetto a due anni dunque rispetto ai 60 anni di età.
Per garantirsi l’importo pensionistico rispetto ai coefficienti in vigore in un dato momento, sarà necessario prolungare quanto più possibile il periodo lavorativo, dato che essi comportano generalmente una riduzione di 2/3 percentuale rispetto ai pregressi. In tutto questo marasma di cifre, conteggi, percentuali, di non semplice comprensione e gradimento per chi oggi deve o vorrebbe andarsene in pensione, lanciamo una spada a favore di questa tanto critica riforma delle pensioni, a proposito della decorrenza. E’ stato stabilito che la pensione partirà il giorno dopo a quello della maturazione del diritto.
Questa riforma comunque dovrebbe appianare il caos che si era creato tra chi voleva, chi avrebbe voluto e chi aveva diritto ad andarsene in pensione, bloccando e preoccupando coloro che avevano l’aspirazione di godersi la vecchiaia serenamente con la redita stabilita decorosamente e che si affannavano ad eseguire conti su conti per non trovarsi senza lavoro, dunque retribuzione, ma addirittura anche senza rendita di vecchiaia! Insomma, nella situazione nella quale poi si sono trovati, ahi loro, gli esodati.
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Il problema degli esodati non è risolto, ma solo rimosso

Il problema degli esodati non è risolto, ma solo rimosso
di Sergio Luciano
Numero 307 pag. 2 del 28/12/2012
Un fantasma aleggia sull'agenda Monti e sulla gestione della finanza pubblica da parte di chiunque prenderà il testimone dell'attuale governo il prossimo 24 febbraio: il fantasma degli esodati. Poiché non se ne parla più, il problema sembra risolto. Ma è una patata bollente che cova sotto la cenere. Per il consueto, italiano, deficit di memoria, si ritiene che quando un'emergenza è stata risolta, lo è anche il problema di fondo dal quale era nata, e tutti fanno finta di niente. Ma il problema è là, irrisolto. Com'è facilmente rinvenibile negli atti della Commissione lavoro della camera, il calcolo consolidato dei fondi pubblici necessari per gestire nei prossimi dieci anni il problema di tutti gli esodati previsti a oggi nel sistema pubblico e privato conduce alla cifra-monstre di 20 miliardi di euro da finanziare. A onore del merito, lavorando alla grande nelle pieghe della Legge di stabilità e della stessa riforma Fornero, gli esperti del ministero aiutati dalle poche teste d'uovo del parlamento, primo fra tutti Giuliano Cazzola, ne hanno trovati a cavallo dell'estate ben 9,3, quasi la metà. E poi si sono fermati, anche perché nel frattempo il quadro politico iniziava ad avvitarsi. Dei famosi 350 mila esodati stimati dall'Inps (una cifra analitica che tanto fece arrabbiare la Fornero) ne sono stati in questo modo «protetti» poco meno della metà: e gli altri? Nell'agenda Monti, a pagina 16, si trova un garbato riferimento agli incentivi da introdurre per il lavoro degli over 55, che è pur sempre un modo per gestire il problema: trattenendo al lavoro, cioè, magari in nuove mansioni, quelli che avevano programmato di andarsene. Ma una soluzione del genere è verosimile nel quadro di una ripresa occupazionale che l'agenda si limita ad auspicare, tenta di programmare, ma non può certo garantire. Ma è del resto sull'intero tema previdenziale che il documento programmatico del premier uscente è evasivo. Afferma, ad esempio, un ossimoro: che cioè «la riforma delle pensioni ha dato al Paese il sistema più sostenibile e avanzato in Europa», salvo affermare poche righe dopo che «a ormai quasi vent'anni dalla loro introduzione i fondi pensione integrativi non sono decollati. Va quindi dato un nuovo impulso alla previdenza complementare favorendone anche la crescita dimensionale con incentivi ai processi di fusione tra i fondi». Ma si sa: senza pensioni integrative, ciò che resta di quelle pubbliche è da fame. E che sostenibilità sarebbe mai questa, professor Monti?
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Esodata non salvaguardata

Esodata non salvaguardata
di franco.rossini
Buonasera, ho lavorato in una ditta privata dal 01/03/1974 fino al 31/12/2009 e quindi messa in mobilità ordinaria per 3 anni che scadrà 08/05/2013 (i primi 4 mesi del 2010 erano coperti dal preavviso aziendale).
Purtroppo non raggiungerò i 40 anni nell’arco della mobilità e, secondo la normativa in essere al momento del licenziamento, avrei dovuto versare 11 mesi di contributi volontari finita la mobilità (per i quali ho già ricevuto autorizzazione in data 08/05/2010).
A seguito riforme Sacconi e Fornero purtroppo non rientro tra gli esodati salvaguardati e l’unica opzione che credo valida per me, ora come ora, sia raggiungere 41 anni e 6 mesi a mezzo CV e poi richiedere pensione anticipata con penalizzazione (sono nata il 22/12/54).
A tale proposito, avrei la possibilità di accedere a qualche forma di sostegno al reddito per gli anni nei quali non avrò reddito nè pensione, ma solo CV da pagare?
Leggendo però il messaggio INPS n. 20600 del 13 dicembre 2012, che riepiloga le disposizioni normative che regolano l’accesso ai trattamenti pensionistici dei c.d. esodati, (L. n. 111/2011 e L. n. 148/2011), vorrei capire se potrebbe essere perseguibile per me la strada della pensione di vecchiaia - 60 anni incrementati di 1 mese da 2014, 2 mesi da 2015, ecc. (farò 60 anni il 22/12/2014).
Se ciò fosse possibile, non dovrei versare alcun CV finita la mobilità? Ed ancora, ci sarebbe differenza economica tra pensione di vecchiaia e quella anticipata con penalizzazione?
Un'altra opzione che vorrei capire, è la possibilità di accedere alla mobilità in deroga, una volta terminata quella ordinaria (salvaguardia collegata alla legge di stabilità).
Premesso che la regione Veneto non ha ancora emanato nessuna delibera in merito per l'anno 2013, quali sono i soggetti che possono accedere a questo tipo di sussidio?
Vi ringrazio per un vs. cortese chiarimento in merito.
La tabella allegata al messaggio inps numero 20600 deve essere adeguata alla speranza di vita - 3 mesi dal 2013. Per accedere alla pensione di vecchiaia con le vecchie norme è necessario perfezionare - per le lavoratrici donne del settore privato - i seguenti requisiti:
2013: 60 anni e 3 mesi
2014: 60 anni e 4 mesi
2015: 60 anni e 6 mesi
Le recenti modifiche apportate con la legge di stabilità hanno esteso la salvaguardia (potenzialmente): 1) ai lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità, ordinaria o in deroga, a seguito di accordi governativi
o non governativi stipulati entro il 31 dicembre 2011 con perfezionamento dei requisiti utili al trattamento pensionistico entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità ordinaria o in deroga e in ogni caso entro il 31 dicembre 2014; 2) ai lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria entro il 4 dicembre 2011 e collocati in mobilità ordinaria alla medesima data che devono attendere la fine del periodo di fruizione del periodo di indennità di mobilità per poter effettuare il primo versamento. Questi lavoratori rientreranno tra i salvaguardati a condizione che perfezionino i requisiti utili a comportare la decorrenza della pensione entro il 6 dicembre 2014.
Queste regole dovranno tuttavia essere attuate con un decreto del ministero del lavoro entro 60 giorni.
Allo stato attuale ritengo pertanto che - anche considerando le recenti modifiche apportate con la legge di stabilità alla normativa sui salvaguardati - non possa mantenere le vecchie regole di pensionamento perchè: 1) non matura i requisiti entro la scadenza della mobilità (all'8 maggio 2013 non sono perfezionati nè i requisiti per la pensione di vecchiaia - 60 anni e 3 mesi - nè 2080 settimane di contribuzione); 2) anche versando la contribuzione volontaria dopo la scadenza della mobilità (punto 2 sopra citato) non maturerebbe la decorrenza della pensione entro il 6.12.2014.
La mobilità in deroga può essere chiesta anche dai lavoratori che abbiano goduto della mobilità ordinaria a condizione in genere che ci siano almeno 12 mesi di anzianità aziendale (alla data di licenziamento) presso il datore di lavoro che ha effettuato il licenziamento, di cui 6 mesi effettivamente lavorati, comprese ferie, festività e infortunio. Dato che la mobilità in deroga è regolata sulla base di specifici accordi territoriali deve verificare in Regione le norme e le regole per accedere a questo ammortizzatore sociale.
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Fornero: «Addio alla politica

Elsa ForneroFornero: «Addio alla politica guai a rinnegare le nostre riforme»
«Su pensioni e mercato del lavoro si può intervenire ma senza stravolgimenti»
di Roberto Stigliano
ROMA - Elsa Fornero non ha dubbi sulla cosiddetta Agenda Monti: «Condivido il messaggio di fondo al 100%. Certo - dice il ministro del Welfare - su singoli aspetti si può discutere ma è un messaggioinnovativo anche dal punto di vista politico perché non sposa un partito, non si fa partito ma offre una visione dell’Italia che mira ad aggregare le persone di buona volontà e le forze politiche interessate a questo programma. Non a caso è stato criticato da quelli che invece hanno una visione conservativa della politica legata all’esistenza stessa di un partito e non alla soluzione dei problemi del Paese».
In concreto questo cosa significa? Che per non disperdere il lavoro fatto da questo governo bisogna ispirarsi necessariamente al suo programma e anche al suo leader? «Io penso che per i partiti sia più difficile disfarsi dell’abito mentale di fare campagne elettorali nelle quali soprattutto si promette. L’agenda Monti non fa facili promesse ma indica un percorso, ed è il percorso delle riforme strutturali del Paese che questo governo ha iniziato e che dovrebbero portare a un irrobustimento non solo della nostra economia ma della nostra società, anche sotto il profilo etico: mi riferisco alla corruzione e alla malapolitica».
Ma da quali parti politiche lei vede i pericoli maggiori?«In queste settimane qualcuno promette di togliere l’Imu, senza indicare come la sostituirà, altri parlano troppo disinvoltamente di patrimoniale».
La patrimoniale c’è anche nell’agenda Monti... «È vero, ma è una patrimoniale diversa, è un seguito dell’Imu. Ricordo benissimo quando in Consiglio dei ministri discutemmo di questa possibilità. Allora convenimmo che per fare una patrimoniale seria ed efficace serviva l’anagrafe dei patrimoni altrimenti si sarebbe colpito inevitabilmente il ceto medio che ha ricchezze più visibili e meno mimetizzabili. Tornando al ragionamento precedente, un conto è presentare una patrimoniale costruttiva, ossia come forma responsabile di risanamento dei conti pubblici; cosa diversa è presentarla come un atto di redistribuzione della ricchezza alla Robin Hood. In ogni caso, ciò che conta è che non si torni indietro».
Ma c’è chi sta impostando la campagna elettorale su questo... «L’appartenenza dell’Italia all’Europa comporta dei vincoli che non possono essere facilmente ignorati. Nell’Agenda Monti c’è molta più consapevolezza di questo aspetto rispetto a quella dei partiti tradizionali».
E della lista Monti cosa pensa?«È sempre bene quando qualcuno si impegna per la cosa pubblica con l’obiettivo di servire il Paese. Le scelte personali, sulle quali non entro, dipendono dall’attitudine di ognuno di noi e dalla propria sfera privata».
E lei cosa farà?«Ritengo chiusa la mia esperienza politica. Continuerò a servire il Paese come professore universitario e quindi come dipendente pubblico».
Proseguire, dunque, nel solco tracciato da questo governo. Però le due principali riforme, quella delle pensioni e del lavoro non sono certo al riparo da critiche pesanti... «Il nuovo governo potrà migliorare ciò che è stato fatto senza rinnegare il nostro lavoro».
Ma per risolvere la questione degli esodati non basterà un semplice aggiustamento. Come è stato possibile sottovalutare una problema che riguarda quasi 400 mila persone? «Intanto questa cifra, come ho già avuto modo di dire, e come l'Inps stesso, che ne è la fonte ha precisato, è fuorviante. Quello delle persone da salvaguardare è in realtà un fenomeno che si articola nel tempo, fin verso il 2020. Posso dirle che la riforma delle pensioni è stata fatta in una situazione di assoluta emergenza: bisognava dare un segnale forte ai mercati e il tempo necessario per discutere nel dettaglio tutte le situazioni purtroppo non c’è stato. Inizialmente ci era stato detto che le persone interessate erano circa 50 mila. Il mio errore è stato quello di considerare corretta questa cifra».
Ma questi dati da dove arrivavano? «Noi del ministero abbiamo lavorato insieme all’Inps e alla Ragioneria: come le dicevo la prima cifra era di 50 mila e noi abbiamo deciso di salvaguardare 65 mila persone per avere un margine di sicurezza. Poi questo numero è lievitato anche a causa della vastità degli accordi nel privato che poco a poco venivano alla luce. La situazione però non è quella che, qualche volta in malafede, viene descritta: fino al 2014 abbiamo provveduto a estensioni della salvaguardia e nessuno dovrà restare senza pensione e senza stipendio. Per quelli che verranno dopo, in parte è già stata prevista la salvaguardia. Il problema riguarda ancora gli accordi in sede regionale sui quali le stesse regioni non sono state in grado di fornire stime attendibili. I problemi ci sono e responsabilmente abbiamo sempre cercato di risolverli».
A cosa si riferisce?«Penso alle ricongiunzioni contributive onerose, un problema che ha provocato grande ansia in molte persone, un problema creato dal governo precedente, ma che con la collaborazione di diverse istituzioni abbiamo risolto».
Sul fronte del mercato del lavoro c’è un altro caso aperto, quello dei precari con contratto in scadenza al 31 dicembre: secondo la Cgil si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori... «La riforma del mercato del lavoro affronta proprio il tema della precarietà e si pone l'obiettivo di risolverlo cercando di instaurare rapporti di qualità migliore e di maggiore stabilizzazione. La precarietà fa male all’impresa e non favorisce la competitività. Il nodo dei precari non può essere imputato alla riforma».
La Confindustria parla però di occasione persa: secondo gli industriali è stata tolta flessibilità in entrata senza dare una svolta a quella in uscita... «La riforma ha cercato un punto di equilibrio tra le parti. Occasione mancata? Cosa avrei dovuto fare? Liberalizzare di più il contratto a tempo determinato? O lasciare che le imprese utilizzassero le partite Iva in maniera impropria? O il lavoro a progetto in maniera altrettanto impropria? Non lo so. Io però osservo che se è questo quello che chiedono, le imprese hanno avuto per circa dieci anni una notevole flessibilità senza però che la produttività sia salita. La verità è che questa riforma ha molti aspetti positivi che non vengono riconosciuti».
Per esempio? «L’apprendistato! Ma bisogna che la società investa nell'apprendimento professionale dei giovani. Noi abbiamo fatto le norme ora le regioni devono creare servizi per l’apprendistato, le imprese devono convincersi che investire sui giovani è conveniente, il sindacato deve essere consapevole che questa è una buona strada per l’ingresso nel mercato del lavoro».
Che cosa l’ha ferita di più in questi mesi?«Gli attacchi alla mia famiglia: una cosa incivile segno di barbarie. E poi le accuse di durezza e crudeltà che mi sono state rivolte, e nelle quali non solo non mi riconosco ma che sono del tutto lontane dal mio modo di vivere i problemi della società, critiche che derivano invece da pregiudizi e scarsa conoscenza».
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Il riepilogo delle norme per i lavoratori in mobilità

Il riepilogo delle norme per i lavoratori in mobilità
Avatar di franco.rossinifranco.rossini
L'accesso alla salvaguardia per coloro che sono in mobilità è stato oggetto di numerosi interventi. Vediamo dunque di riassumere sinteticamente quali condizioni potenzialmente consentono ad un lavoratore di mantenere le previgenti regole di pensionamento.

1° Salvaguardia - 65 mila unità
Articolo 24, comma 14, lettera a) Dl 201/2011 e Decreto interministeriale Fornero del 1° Giugno 2012:
- Accordi sindacali stipulati entro il 4.12.2011 (anche al di fuori della sede governativa)
- cessazione attività lavorativa al 4.12.2011
- maturazione dei requisiti per la pensione entro la fruizione dell'indennità di mobilità

2° Salvaguardia - 55 mila unità
(Articolo 22, comma 1, lettera a) Dl 95/2012 e Decreto interministeriale ancora in attesa di pubblicazione in GU)
- Accordi sindacali stipulati entro il 31.12.2011 (solo nella sede governativa)
- cessazione attività lavorativa anche successivamente al 4.12.2011
- maturazione requisiti per la pensione entro la fruizione dell'indennità di mobilità

3° Salvaguardia - 10.350 unità
Legge di stabilità 20 Dicembre 2012
- Accordi sindacali stipulati entro il 31.12.2011 (anche al di fuori della sede governativa)
- cessazione attività lavorativa entro il 30.9.2012
- maturazione requisiti per la pensione entro la fruizione della mobilità (anche in deroga) e in ogni caso entro il 31.12.2014

Un saluto a tutti

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Esodati/Salvaguardati: il riepilogo delle norme sull'aspettativa di vita

Lunedì, 24 Dicembre 2012 16:36
Esodati/Salvaguardati: il riepilogo delle norme sull'aspettativa di vita
Nella speranza di fare cosa gradita riassumiamo di seguito le norme che regolano l'accesso alla pensione comprensive della stima di vita istat per i lavoratori salvaguardati:

Pensione di anzianità
Quotisti
Sino al 31.12.2012
Età Anagrafica Minima: 60 Anni (61 per gli autonomi)
Maturato Contributivo minimo: 35 anni
e perfezionamento di quota 96 (97 per gli autonomi)
Periodo 1.1.2013 - 31.12.2015
Età anagrafica minima: 61 anni e 3 mesi (62 e 3 mesi per gli autonomi)
Maturato contributivo minimo: 35 anni
e perfezionamento di quota 97,3 (98,3 per gli autonomi)
Dal 1 Gennaio 2016 (Dato non ancora ufficiale)
Età anagrafica minima: 61 anni e 7 mesi (62 e 7 mesi per gli autonomi)
Maturato contributivo minimo: 35 anni
e perfezionamento di quota 97,7 (98,7 per gli autonomi)

Finestra mobile pari a 12 mesi (18 mesi per gli autonomi)

Lavoratori Quarantisti
Dal 1° Gennaio 2012 in poi
40 anni di contributi (il requisito non si adegua alla stima di vita istat)

Finestra: 12 mesi (18 per gli autonomi). Se il requisito è maturato nel 2012, 2013 e dal 2014 in poi la finestra si allunga rispettivamente di un mese, di due mesi e di 3 mesi.

Pensione di vecchiaia - Lavoratrici Donne dipendenti del settore privato
2012: 60 anni
2013: 60 anni e 3 mesi
2014: 60 anni e 4 mesi
2015: 60 anni e 6 mesi
2016: 61 anni e 1 mese

Finestra mobile: 12 mesi

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giovedì 27 dicembre 2012

Con messaggio 20600 l'INPS riassume la disciplina

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 11:53
Esodati/salvaguardati, L'inps con il messaggio 20600 riassume la disciplina
Premessa – L’INPS, con il messaggio n. 20600 del 13 dicembre 2012, ha riepilogato le disposizioni normative che regolano l’accesso ai trattamenti pensionistici dei c.d. esodati, ossia: la prima manovra estiva (L. n. 111/2011) e la manovra-bis (L. n. 148/2011). Vediamoli nel dettaglio.
  I requisiti pensionistici - La prima delle due manovre ha introdotto per le lavoratrici, a decorrere dal 1° gennaio 2014, un graduale innalzamento (1 mese) del requisito anagrafico di 60 anni richiesti per la pensione di vecchiaia. In particolare il requisito anagrafico verrà incrementato di ulteriori: due mesi dal 1° gennaio 2015; tre mesi a decorrere dal 1° gennaio 2016; quattro mesi a decorrere dal 1° gennaio 2017; ulteriori cinque mesi a decorrere dal 1° gennaio 2018 sei mesi a decorrere dal 1° gennaio 2019 e per ogni anno successivo fino al 2025, e di ulteriori tre mesi a decorrere dal 1° gennaio 2026. Nel dettaglio, tale disposizioni si applicano: ai dipendenti e autonome che conseguono il trattamento pensionistico nell’assicurazione generale obbligatoria; ai dipendenti che conseguono il trattamento pensionistico nelle forme sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria e le lavoratrici che conseguono il trattamento pensionistico nella gestione separata di cui all'art. 2, c. 26 della L. 8 agosto 1995, n. 335. Restano escluse invece le lavoratrici: che maturano entro il 31 dicembre 2013 i requisiti di età e di anzianità contributiva per l’accesso alla pensione di vecchiaia previsti dalla normativa vigente prima della data di entrata in vigore delle disposizioni in oggetto; non vedenti; riconosciute invalide in misura non inferiore all’80%. Per quanto riguarda invece la pensione anticipata, i lavoratori destinatari della c.d. “salvaguardia”, i quali maturano, nell’anno 2012, il requisito contributivo di 40 anni per il diritto al pensionamento, indipendentemente dall’età, potranno accedere alla pensione con il posticipo di 1 mese rispetto a quanto previsto dall’art. 12, c. 2, prima parte, della L. n. 122/2010. Mentre per chi intendesse accedere al trattamento pensionistico con il sistema delle c.d. “quote”, è necessario maturare un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti pubblici e privati, di un’età anagrafica minima di 61 anni e 3 mesi, fermo restando il raggiungimento della quota 97,3, e, se lavoratori autonomi iscritti all’INPS, di un’età anagrafica minima di 62 anni e 3 mesi, fermo restando il raggiungimento della quota 98,3.
  Lavoratori collocati in mobilità – Un problema particolare viene sollevato per i lavoratori collocati in mobilità. Infatti, i requisiti pensionistici (di età, per la pensione di vecchiaia e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva, per la pensione di anzianità), incrementati dall’adeguamento alla speranza di vita, pone il perfezionamento dei requisiti oltre il periodo di fruizione della predetta mobilità, pertanto l’esclusione per tali lavoratori dalla salvaguardia in parola. Alla luce della suddetta complicazione, attualmente è allo studio un provvedimento volto a risolvere il problema consentendo di ricondurre nell’ambito della salvaguardia i succitati lavoratori esclusi.
   Ulteriori precisazioni – Infine, con riferimento ai lavoratori per i quali è prevista l’assenza di attività lavorativa successivamente alla data di autorizzazione alla prosecuzione volontaria, ovvero, alla data di cessazione del rapporto di lavoro, per accedere alla salvaguardia è necessario non aver ripreso attività lavorativa successivamente all’autorizzazione alla prosecuzione volontaria. Mentre per i cessati in base ad accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo, i quali hanno dovuto presentare apposita istanza alle D.T.L., l’INPS si rimette alle indicazioni ministeriali.
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mercoledì 26 dicembre 2012

La rete dei comitati scrive a sostegno di chi ci ha aiutato

MAIL DI SOSTEGNO A CHI CI HA AIUTATO
IN QUESTO LUNGHISSIMO ANNO!!

A:    Pier Luigi Bersani, Segretario Nazionale del PD
        Rosy Bindi, Presidente dell'Assemblea Nazionale del Pd
CC:  On. Cesare Damiano
        On. Marialuisa Gnecchi
        On. Lucia Codurelli
        Sen. Cinzia Fontana
        Sen. Rita Ghedini

La Rete dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Titolari di fondi di settore, Contributori volontari , Licenziati , Quindicenni , Donne ESMOL, in occasione delle Primarie Parlamentari del Partito Democratico e in previsione delle scelte che la Direzione del PD dovrà prendere per la scelta dei candidati da presentare alle prossime elezioni, e per il loro posizionamento nelle rispettive liste, rivolge un Appello accorato ai vertici del Partito Democratico.

A seguito della riforma Fornero, presentata dal Governo il 4 dicembre 2011, e approvata dai due rami del Parlamento esattamente un anno fa, il 22 dicembre 2011, un numero ancora oggi imprecisato di cittadini si è trovato improvvisamente la propria esistenza completamente sconvolta, con la prospettiva di andare incontro a periodi di 4-6 anni senza stipendio e senza pensione.

L’esperienza di tutti noi è stata traumatica: dopo aver sofferto un’uscita faticosa e travagliata dalla vita lavorativa, ci siamo sentiti traditi proprio da chi pensavamo ci dovesse tutelare, cioè dallo Stato, che rappresenta la nostra stessa collettività. All’ansia, allo stordimento, al disorientamento e all’isolamento nel quale siamo sprofondati, abbiamo cercato di reagire, prima singolarmente, poi aggregandoci spontaneamente in Comitati che hanno raccolto coloro che avevano problematiche analoghe, infine mettendoci in relazione tra Comitato e Comitato.

Ci siamo sin dal primo momento rivolti con tutti i mezzi al Capo dello Stato, al Governo, al Premier, alla Ministra, a tutti i Parlamentari, ai Sindacati.

Ora abbiamo l’esperienza di un anno di contatti e di relazioni, in cui abbiamo seguito giorno per giorno l’evolversi degli iter parlamentari, dei decreti legge, delle conversioni, degli emendamenti, dei decreti attuativi, e le discussioni nelle commissioni e nelle aule, gli ordini del giorno, le audizioni, le interpellanze, le dichiarazioni.

A consuntivo, dobbiamo dire che, nell’intero panorama parlamentare di Camera e Senato, abbiamo trovato, sin dal primo momento, un riferimento concreto, competente e affidabile nel gruppo di deputati del PD della Commissione Lavoro della Camera e di alcuni senatori delle commissioni lavoro e finanze del Senato , primi fra tutti l’On. DAMIANO, l’On. GNECCHI, l’On. CODURELLI, e le Senatrici FONTANA e GHEDINI che ci hanno seguito e hanno interloquito con noi lungo tutto questo percorso.

Per quanto le soluzioni che via via si andavano a delineare non fossero mai risolutive e complete, e lasciassero quindi in ansia una gran parte di noi, abbiamo potuto apprezzare la competenza tecnica e la tenacia con cui sono stati via via posti singoli obiettivi e si è lottato per raggiungerli, e l’impegno, appena raggiunto un obiettivo, a porsi quello immediatamente successivo.

Diventa per noi quindi questione vitale poter proseguire questo cammino nella prossima legislatura, confidando di avere come interlocutore un Governo che sia finalmente ragionevole su questa questione, e di ritrovare questi parlamentari di cui sappiamo di poterci fidare sia per la loro conoscenza e competenza sul problema, sia per il loro impegno, sia per la loro onestà intellettuale.

Abbiamo saputo della scelta dell’On. CODURELLI di non ripresentarsi per il prossimo impegno elettorale. Non possiamo che rispettare questa sua scelta, ma ci dispiace doverla accettare. L’unica risposta all’antipolitica, a chi fa d’ogni erba un fascio accomunando tutti i politici in un’unica gogna, è l’esempio di persone come lei, che fanno invece della politica un impegno quotidiano, al servizio di chi si trova in difficoltà. La ringraziamo per questo, e Le auguriamo ogni gioia e soddisfazione nella nuova fase della vita che Le si apre davanti.

Per quanto ci sarà possibile, sosterremo le candidature dell’On. DAMIANO, dell’On. GNECCHI e delle senatrici FONTANA e GHEDINI nelle rispettive regioni, sia ora nelle primarie, sia domani nella campagna elettorale. Ma il nostro problema non è locale, è diffuso su tutto il territorio nazionale e crediamo che il PD non possa permettersi di disperdere queste capacità e competenze, che diventano essenziali nel momento in cui, come ci auguriamo, il Vostro Partito, come vera forza di Governo, dovrà porre correttivi alla manovra Fornero, risolvendo definitivamente, tra gli altri, il nostro problema.

Vi chiediamo pertanto di porre la dovuta attenzione nella presentazione di questi parlamentari nelle liste di candidati delle rispettive regioni di appartenenza, in modo che si possa ragionevolmente confidare nella loro rielezione, alla Camera e/o al Senato, in particolare nella loro presenza nelle rispettive Commissioni di appartenenza, o, ancora meglio, nei corrispondenti Ministeri, in modo da poter mantenere vivo il collegamento tra i nostri problemi, le aule parlamentari e i luoghi di governo.

La Rete dei comitati esodati, mobilitati, fondi di settore, contributori volontari , licenziati:
Claudio Ardizio - claudio.ardizio@libero.it 3294206516 (COMITATO ESODATI E PRECOCI D’ITALIA)
Maurizio Vitale - comitato.mob.milano@gmail.com 3287639173 (COMITATO MOBILITATI MILANO)
Alessandro Costa - alessandro.costa@alice.it 3356308273 (COMITATO DIRIGENTI ESODATI)
Claudio Nigro - comitato.degli.esodati.bancari@gmail.com 3203485348 (COMITATO ESODATI BANCARI)
Francesco Flore - contributore@tiscali.it  3389976878(COMITATO AUTORIZZATI CONTRIBUTI VOLONTARI)
Silvana Pelosi -  gruppo.esmol@gmail.com 3358314320 (DONNE ESODATE MOBILITATE LICENZIATE)
Fanio Giannetto - mobilitati.roma.napoli@gmail.com 3356662461 (COMITATO MOBILITATI ROMA E NAPOLI)
Enzo Cozzolino - mobilita.livorno@gmail.com  (COMITATO LAVORATORI MOBILITA’ LIVORNO)
Alberto Maddeo - alberto.maddeo@fastwebnet.it  (COMITATO LAVORATORI MOBILITA’ LODI)
Emilio De Martino - d.emilio@fastwebnet.it 3661570104  (COORDINAMENTO ESODATI ROMANI)
Evelina Rossetto -  bicrebu@libero.it  0033-952872402    (Comitato "I Quindicenni ")
Antonio Perna - perna.antonio@fastwebnet.it 3356842999 (“COORDINAMENTO MOBILITATI ESODATI” MILANO)
Marcello Luca - stluca@libero.it – 3383182418 (COMITATO FONDI DI SOLIDARIETA' DI SETTORE FERROVIERI)
Claudio Bernardini - cbernardini4@gmail.com  3355776288 (Comitato Esodati Parma )
Angelo Moiraghi – angelo.moiraghi@fastwebnet.it  – 335483344 (Mobilitati NON Salvaguardati)

Esodati, pagano gli onorevoli (?)

Esodati, pagano gli onorevoli
Di Daniele Cirioli
Una tassa sulla «casta» per pagare il prepensionamento a 10.300 nuovi esodati. Resteranno infatti senza rivalutazione, per un anno, tutti i vitalizi degli onorevoli eletti ai parlamenti regionali e nazionali, sia ex che ancora in carica. Il dazio, previsto per l'anno 2014 e anche sulle pensioni d'oro (superiori cioè a 2.883 euro mensili), finanzierà l'ampliamento della platea dei salvaguardati dai nuovi requisiti per la pensione della riforma Fornero (lavoratori in mobilità, autorizzati ai contributi volontaria). Lo prevede la legge di Stabilità, approvata ieri in via definitiva, che autorizza, inoltre, la creazione di un apposito fondo per le risorse.
Tassata la casta. Le risorse necessarie all'estensione dei benefici agli esodati vengono reperite dallo stop di un anno, il 2014, della rivalutazione automatica, se prevista, dei vitalizi percepiti da quanti hanno ricoperto o ricoprono cariche elettive regionali e nazionali. Qualora le risorse dovessero risultare insufficienti è prevista una speciale garanzia, ossia il recupero di ulteriori risorse dalle pensioni «d'oro».
In tal caso, scatterò lo stop per il 2014 della rivalutazione automatica anche sulla quota di pensione d'importo superiore a sei volte il trattamento minimo. Entro il 30 settembre 2013, il governo proceda a monitorare gli effetti delle nuove disposizioni e, qualora il monitoraggio dovesse rivelare la disponibilità di risorse, con dpcm verrà disposto il pieno riconoscimento della rivalutazione automatica ovvero in misura ridotta (tutto dipenderà, insomma, dall'andamento delle risorse).
La rivalutazione avviene, di norma, applicando alla pensione il tasso di rivalutazione Istat con questo criterio: 100% del tasso sulla quota di pensione fino a tre volte il minimo Inps; 90% del tasso sulla quota di pensione compresa tra tre volte e cinque volte il minimo Inps; 75% del tasso sulla quota di pensioni superiore a cinque volte il minimo Inps. Se dovesse scattare la stop alla rivalutazione, si avrà che non verrà riconosciuta alcuna maggiorazione (quella del 75% del tasso Istat) alla quota di pensione eccedente i 2.883 euro mensili (37.481 euro annui in base ai valori del 2012).
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Le colpe degli esodati e dei pensionati

Le colpe degli esodati e dei pensionati
24 dic
Esodati e pensionati. A dispetto della comune desinenza, non rientrano certo nel novero dei cosiddetti “fortunati”.
In materia di esodati (neologismo coniato per indicare coloro che sono fuori dal mondo dell’occupazione ma, per la riforma Fornero, lontani dal traguardo della pensione) il pasticcio è noto a tutti: in gioco c’è la credibilità di uno Stato che crede di poter manipolare, con distacco, i progetti di vita dei cittadini.
Non meglio, negli ultimi tempi, è andata ai pensionati. Siamo alla quarta riforma del sistema pensionistico in pochi anni (riforma Maroni, riforma Damiano, riforma Sacconi, riforma Fornero): saremo riusciti a raggiungere, finalmente, la sicurezza dei conti del sistema pensionistico nazionale?
Tra errori e lacune (mancano le risorse per i non autosufficienti, ndr), siamo di fronte ad una sorta di inaccettabile “aggressione” nei confronti delle condizioni di vita degli anziani. Già con gli ultimi governi Berlusconi avevamo assistito all’abolizione della restituzione del fiscal drag (drenaggio fiscale: le maggiori imposte maturate in virtù dell’inflazione), mentre ora arrivano addirittura i contributi di solidarietà a carico dei pensionati, volti ad affrontare la questione esodati. Insomma, siamo difronte all’ennesima guerra tra poveri.
Il cinismo della Ragioneria del Ministero dell’Economia e delle Finanze (e della Banca d’Italia, e degli organi costituzionali…) porta ad esiti di questo genere: quali sono le più cospicue voci di spesa pubblica? Sanità e pensioni. Bene, qualunque iniziativa in questi ambiti, piccola o grande che sia, è assai meno faticosa e più efficace sui conti pubblici rispetto a manovre eque e strutturali. Semplice, no?
E qui non vale la storia della coperta troppo corta, perché al sistema di Welfare non va alcuna risorsa aggiuntiva , nonostante la sua incidenza sul PIL sia nettamente inferiore rispetto ad altri Paesi europei (il nostro Welfare non è affatto esemplare, ndr).
Se ci sono problemi, gli aggiustamenti devono avvenire all’interno dello stesso comparto. Se servono soldi per gli esodati, non vanno sottratti ai pensionati. Si tratta di una vera e propria visione ideologica (sbagliata) riprodotta in materia di imposte. Perchè in Italia, se servono nuove entrate, non si agisce sulla fiscalità generale, magari con iniziative più o meno azzeccate (che obbediscano alla logica del “chi guadagna di più paghi di più”), ma sulla natura dei redditi! Cedolari secche, trasferimenti ridotti etc etc.
In questo modo si esprime una convinzione opinabile, quella secondo cui un normale anziano debba esclusivamente riuscire a sopravvivere, finanche in miseria; che i pensionati non siano cittadini come gli altri, ma degli assistiti.
Se le cose vanno bene, si mangia il panettone; se vanno male, è sufficiente una minestrina…
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Vergogna esodati


Vergogna esodati
LUCIDAMENTE 25 dicembre 2012 17:53
“LucidaMente” riceve e pubblica volentieri la denuncia della Rete dei Comitati dei lavoratori senza stipendio né pensione. Richiesto l'impegno dei parlamentari, speranza nel governo che uscirà dalle nuove Camere. Lo scorso martedì 18 dicembre al Senato ...

Elsa Fornero se n’è andata, gli esodati no. Salvo solo uno su tre

Elsa Fornero se n’è andata, gli esodati no. Salvo solo uno su tre
Salvatore Cannavò
Il governo ha varato tre provvedimenti per risolvere il pasticcio della riforma previdenziale, ma solo 130mila persone sulle 392mila stimate dall'Inps sono state tutelate dalla condanna al limbo tra stipendio e pensione
di Salvatore Cannavò
da Il Fatto Quotidiano del 24 dicembre 2012
L’unico numero certo è quello degli aventi diritto, 392mila come comunicato a suo tempo dall’Inps. Per il resto, il destino degli esodati è rimasto avvolto nel mistero. Anche perché i provvedimenti di salvaguardia sono almeno tre: il decreto del 1 giugno 2012 con cui sono stati “salvati” i primi 65mila; il decreto 5 ottobre 2012 con cui sono state stanziate le risorse per altri 55mila lavoratori; ulteriori 10mila soggetti inseriti nella legge di Stabilità. La quale, però, per la prima volta ha introdotto il criterio del “diritto soggettivo” rispetto a quello del numero indicato ma senza individuare le risorse certe. Sulla carta, quindi, ci sono 130.130 persone tutelate a fronte di un problema che ne tocca almeno il triplo.
Il 24 luglio del 2012 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il primo decreto e gli uffici provinciali dell’Inps hanno tempo fino al 7 gennaio del 2013 per individuare gli aventi diritto. Questo è un punto fermo, ma i comitati degli esodati lamentano almeno due problemi rimasti irrisolti. Il primo riguarda l’individuazione dei 65mila per cui è prevista la salvaguardia e che è stato affidato alle Direzioni territoriali del lavoro (Dtl) che hanno istituito un’apposita commissione composta da due funzionari Dtl e un funzionario dell’Inps. Come sta avvenendo l’identificazione degli aventi diritto tra quanti hanno presentato istanza per l’accesso ai benefici di salvaguardia? I comitati denunciano scarsa trasparenza del procedimento e invitano Dtl e Inps a fare chiarezza. Anche perché, dovendo “salvaguardare” solo i primi 65 mila, la lista delle priorità è quanto mai delicata.
Il secondo problema è il numero delle domande. Le istanze giunte finora, infatti, e che riguardano alcune categorie di lavoratori (lavoratori esonerati, genitori di disabili, esodati con accordi individuali o collettivi) sono circa il triplo rispetto ai numeri preventivati. Il numero è coerente con i dati complessivi di un terzo di salvaguardati rispetto al totale dei possibili aventi diritto. Per quanto riguarda il decreto del 5 ottobre, quello dei 55mila, invece, gli esodati lamentano la mancata emanazione del decreto ministeriale necessario all’avvio della procedura di salvaguardia. Il 5 dicembre, intervenendo alla Camera, il viceministro Michel Martone aveva assicurato che il decreto sarebbe stato pronto in tempo utile per rispettare la scadenza del 31 dicembre, ma fino a venerdì scorso non era accaduto nulla. La deputata del Pd, Lucia Codurelli, ha trasformato l’interrogazione parlamentare in interrogazione scritta, sperando di avere una risposta certa. La mancata pubblicazione ha conseguenze rilevanti ai fini del diritto perché i tempi, in questa vicenda, sono decisivi.
La legge di Stabilità è, infine, l’ultimo provvedimento approvato e con la sua votazione il governo Monti ha rassegnato le dimissioni. La legge ha previsto, con le modifiche introdotte dal Pd Cesare Damiano, di stabilire un diritto alla salvaguardia, indipendente dai numeri, per chi ha diritto alla pensione entro il 2014. Ha spostato di sei mesi il termine dell’effettiva cessazione di lavoro – dal 31 dicembre 2011 al 30 giugno 2012 – per gli esodati da accordi individuali sottoscritti entro il 4 dicembre 2011; ha spostato di altri tre mesi, al 30 settembre 2012, la data di effettiva cessazione per i lavoratori in mobilità. Sul piano delle risorse, invece, è stato istituito un fondo nel quale confluiranno le eventuali eccedenze messe a bilancio per gli esodati e non utilizzate. Un modo per sancire un diritto in assenza di risorse che, di fatto, si affida alla buona sorte.La vicenda degli esodati, alla luce dei fatti, non è ancora risolta. Se le leggi approvate andranno a buon fine – e come abbiamo visto, la parte attuativa è molto complessa e burocraticamente rallentata – avranno tutelato 130mila persone a fronte dei 392mila aventi diritto stimati dall’Inps . Per quanto riguarda, poi, i provvedimenti già adottati, l’individuazione delle risorse è molto aleatoria. Nel fondo della Legge di Stabilità ci sono 36 milioni per il 2013 ma solo per gli ultimi 10.300 “salvati” dalla Stabilità il costo è quantificato in 554 milioni dal 2013 al 2020. Il governo Monti ha creato un guaio che il prossimo governo dovrà risolvere. Sempre che ne abbia voglia o ne sia capace.
(Leggi)
 
 
 

lunedì 24 dicembre 2012

In ritardo il secondo decreto di salvaguardia


logo-lunita-logo1ESODATI, IN RITARDO IL SECONDO DECRETO DI SALVAGUARDIA

Rivisitazioni

 

VI AUGURO UN BELLISSIMO NATALE E CHE IL 2013 SIA L'ANNO IN CUI IL PASTICCIO DEGLI "ESODATI" VENGA DEFINITIVAMENTE RISOLTO CON IL RIPRISTINO DEI DIRITTI PER TUTTI.
Un abbraccio da Nord a Sud ai miei colleghi di sventura.
Con affetto MARIA LUISA

domenica 23 dicembre 2012

Camusso: «Monti non ha citato lavoratori, esodati, famiglie...»

Camusso: «Monti non ha citato lavoratori, esodati, famiglie...»
Replica al premier che in conferenza stampa ha attaccato la Cgil: «Neanche una parola sui tanti in difficoltà. Il governo non ha affrontato l'emergenza del lavoro».    
23 dicembre 2012
Durante la conferenza stampa di fine anno Mario Monti non ha pronunciato una parola «al Paese, alla condizione dei lavoratori, ai tanti che sono in cassa integrazione, agli esodati che aspettano una risposta e alle famiglie in difficoltà». Lo ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso, intervistata da Rainews. «Questo - ha aggiunto - credo che non sia corretto nei confronti di un Paese che ha avuto 13 mesi di grandissimi sacrifici e di grandissime difficoltà e che avrebbe forse voluto una parola positiva rispetto ai provvedimenti da prendere» per il futuro. Il premier nell'appuntamento con i giornalisti ha attaccato duramente il sindacato: «La riforma del lavoro e l'accordo sulla produttività – ha dichiarato Monti - sono stati frenati per l'atteggiamento di una componente sindacale (riferendosi alla Cgil, ndr), che non vuole evolvere e questo danneggia i lavorati italiani».  
«Molti provvedimenti che ha preso il governo non hanno affrontato il tema dell'emergenza del lavoro e della condizione dei lavoratori», ha detto ancora il segretario generale della Cgil, commentando il giudizio sul sindacato espresso dal premier durante la conferenza stampa di fine anno. «In molte occasioni siamo stati in dissenso con le scelte politiche del governo - ha sottolineato - non perchè pensiamo che possa tornare un passato che non c'è più, ma perchè pensiamo che non ci sia un futuro se non si riconosce il lavoro come tema centrale su cui fondare ricchezza ed equità di un Paese». Serve un lavoro non «purchè sia...», ha concluso, «ma un lavoro ben retribuito e con i diritti».
A MONTI NON PIACCIONO I PARTITI PERSONALI? LO DIMOSTRI
«Ci sono tanti modi di fare una campagna elettorale. Che ci sia un disimpegno sulla campagna elettorale da parte di Monti non mi è parso oggi. C'è stato un passaggio che ho condiviso, quello sulla contrarietà ai partiti personali. Penso che dovrebbe confermare i suoi comportamenti a questa sua idea», ha detto ancora Susanna Camusso.
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Il Governo renda operativo il decreto di ottobre (55.000)


venerdì 21.12.2012 18:23
Non avendo avuto risposta all'intepellanza urgente da me presentata, in quanto non è di fatto terminato ora il lavoro Parlamentare, ho pertanto trasformato l'interpellanza in interrogazione scritta perchè mi aspetto che ci sia una risposta, risposta dovuta agli interessati. Occorre dal governo un atto di responsabilità verso quei lavoratori che sono rimasti senza reddito e senza pensione a causa della iniqua riforma previdenziale del ministro Fornero: i ministeri competenti devono dare tutti i chiarimenti che la Corte dei conti sta aspettando in merito al decreto che tutela 55mila lavoratori cosiddetti esodati. Quel decreto, varato ad ottobre, non è stato ancora pubblicato a causa delle mancate risposte da parte dei ministeri dell'Economia e del Lavoro alle domande della magistratura contabile.
È inaccettabile che proprio quanti hanno creato questo drammatico problema stiano adesso ostacolandone la soluzione. Sono 55mila le famiglie che stanno aspettando una risposta che non può essere più rinviata.
 
 

Esodati: il ministero sblocchi decreto sui 55 mila

Esodati: ministero sblocchi decreto sui 55 mila
Pubblicato il da Cesare Damiano
Nei prossimi giorni solleciteremo il ministero del Lavoro affinché sia sbloccato il decreto relativo ai 55 mila salvaguardati. Si tratta di un atto dovuto sul quale c’è un incomprensibile ritardo.
Conclusa la Legge di Stabilità, nella quale sono state portate ulteriori correzioni ai temi sociali, la nostra battaglia continuerà con il prossimo governo. Sono importanti i passi avanti compiuti sul tema dei lavoratori rimasti senza reddito a causa delle riforma Fornero delle pensioni, sulle ricongiunzioni pensionistiche e sugli ammortizzatori sociali in deroga. Ma il lavoro non può ritenersi assolutamente concluso finché ci saranno persone che restano senza lavoro, ammortizzatori sociali e pensione.
 

Esodati: 200.000 senza paracadute

Rebus esodati, allarme su altri 200 mila. La Cgil fa i conti della crisi e chiede un intervento immediato
Il ministero del Welfare: «I dati del sindacato non sono esatti» Il nuovo governo dovrà
di Michele Di Branco - Il Messaggero
ROMA Elsa Fornero lo considera un errore grave. Un paio di settimane fa il ministro ha ammesso di aver sottovalutato il problema esodati rammaricandosi per il fatto di «essersi fidata di quello che mi veniva detto». Ecco, appunto. Il governo Monti passa la mano, ma la matassa dei lavoratori che, per effetto della riforma previdenziale, restano senza stipendio né pensione, non è ancora del tutto sbrogliata. Ed ora la patata bollente finisce tra le mani del prossimo esecutivo. Certo: in questi ultimi mesi tre decreti e 10 miliardi di finanziamenti pubblici hanno offerto una scialuppa di salvataggio a 130 mila italiani che erano stati spiazzati dalle nuove regole.
SENZA PARACADUTE. Ma in quanti restano senza paracadute? Rispondere non è semplice, ma alla domanda la Cgil tira fuori un numero che fa impressione: 200 mila persone. Un esercito composto per lo più di lavoratori di piccole e medie imprese del nord, agricoltori, interinali e donne. Il sindacato arriva a questa cifra mettendo insieme spezzoni sociali cui le norme del parlamento non hanno offerto un cappello sotto il quale ripararsi. E, in particolare, tutti i lavoratori che hanno sottoscritto accordi di mobilità validi dopo il 4 dicembre 2011. Oppure quelli che hanno firmato fuori dalle sedi di carattere governativo.
LE DONNE PENALIZZATE. Disco rosso quindi per chi ha firmato accordi territoriali o aziendali. Per non parlare di chi, entro il 6 dicembre 2011, non aveva ancora effettuato un solo versamento volontario. C’è poi un caso, molto diffuso a quanto pare. Ed è quello di molte donne che, in base alla riforma del ’92, potevano andare in pensione a 60 con soli 15 anni di contributi. Una fattispecie spazzata via dalla riforma previdenziale che ha lasciato nella terra di nessuno decine di migliaia di soggetti. All’Inps, dove in questi mesi non sono mancati momenti di attrito con Elsa Fornero preferiscono glissare sulla questione, affermando che dovranno essere il prossimo parlamento e il prossimo governo a fare eventuali nuovi interventi. Mentre fonti del ministero del Lavoro considerano la stima fatta dalla Cgil sballata. «Nulla fa pensare che la dimensione del problema sia quella indicata dal sindacato» afferma chi ha lavorato vicino al ministro. La quale, ancora in queste ore, non ha mancato di far notare le responsabilità delle regioni, convocate la scorsa estate ad un tavolo congiunto insieme all’Inps per cercare di ricostruire la dimensione effettiva del problema esodati. Ma presto disimpegnatesi dalla faccenda. Che, a dirla proprio tutta, non è risolta in senso pieno neppure per i tutti i 130 mila «salvaguardati». E vale la pena ricostruire la questione.
LE MISURE ANCORA DA DEFINIRE. Il primo decreto che puntava al recupero di 65 mila esodati pensionabili entro fine 2013 è a posto. E protegge 25 mila lavoratori in mobilità ordinaria, 17 mila sotto la copertura dei fondi di solidarietà, 10 mila appartenenti alla categoria dei prosecutori volontari, 3.500 in mobilità lunga e un migliaio tra esonerati e lavoratori in congedo. Quanto ai 55 mila che sono rientrati nell’alveo del welfare italiano lo scorso luglio quando è stata varata la serie di misure passata alla storia come spending review, la situazione è irrisolta in quanto manca un decreto attuativo del ministero del Lavoro. Infine, occorre ricordarlo, dopo un lungo batti e ribatti, è arrivato nella Legge di stabilità un emendamento che amplia di altre 10 mila unità la platea dei dipendenti senza protezione. Di questi, 800 appartengono alla mobilità ordinaria, circa 5 mila sono quelli protetti a patto di aver abbandonato l’impiego in seguito alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre 2011, di accordi collettivi o individuali.
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