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giovedì 18 gennaio 2018

Nona salvaguardia nella prossima legislatura?

Ultime notizie pensioni, esodati: all’orizzonte nona salvaguardia? Le richieste al prossimo Governo
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Stefania Manservigi
17 Gennaio 2018
Non si è conclusa la vicenda degli esodati rimasti esclusi dalle otto salvaguardie. Damiano propone nona salvaguardia, decisiva la prossima legislatura.

La Legge di Bilancio 2018 non ha previsto cambiamenti sostanziali della normativa attualmente in vigore a livello previdenziale. A farne le spese, come è risaputo, sono stati soprattutto gli esodati rimasti esclusi dalle otto precedenti salvaguardie.

Per gli esodati, che si trovano nel pericoloso limbo di chi è rimasto senza lavoro e senza pensione, continua dunque il calvario, in attesa di capire se tra i programmi elettorali delle forze politiche che si stanno giocando la guida dell’Italia per la prossima legislatura, sarà prevista una nona salvaguardia.

A spingere per la nona salvaguardia è stato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, che auspica un’apertura del PD in questo senso.

Quella di Damiano non è però l’unica iniziativa messa in campo a favore di un’ulteriore intervento di tutela.

Ecco le ultime notizie sulle pensioni degli esodati.
Ultime notizie pensioni, esodati: Damiano a favore della nona salvaguardia

Che Cesare Damiano si sia schierato a favore di una nona salvaguardia per gli esodati, non è effettivamente un mistero. L’ex Ministro del Lavoro, infatti, è intervenuto pubblicamente più volte elencando i punti della riforma delle pensioni rimasti da affrontare, includendo tra questi anche quello riguardante la nona salvaguardia degli esodati.

Sarebbero infatti ancora seimila gli esodati rimasti esclusi dalle precedenti salvaguardie: in particolare l’ottava, quella che secondo le aspettative del Governo avrebbe dovuto essere definitiva, si è rivelata all’atto pratico una delusione. A causa dei tanti paletti inseriti, sono stati molti gli esodati esclusi dalla stessa.

Il PD ascolterà le richieste di Damiano e includerà la nona salvaguardia nel programma elettorale? La risposta non sembra essere così scontata. Che il problema degli esodati sia ancora esistente, è un dato di fatto. Tuttavia, a porre dubbi sulle intenzioni del partito guidato da Matteo Renzi, è il mancato inserimento di una misura in tal senso nella Legge di Bilancio 2018.
Ultime notizie pensioni, esodati: Regione Sardegna in pressing su nona salvaguardia

Come annunciato in precedenza Cesare Damiano non è l’unico che si sta muovendo a favore della nona salvaguardia.


Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc al Consiglio regionale della Sardegna, ha infatti chiesto al presidente Pigliaru e all’assessore al Lavoro la promozione di


"un intervento immediato nei confronti del Governo per il varo della nona salvaguardia”.

A riportarlo è il sito alguer.it, che ha sottolineato come il consigliere auspichi


"che la Giunta si faccia parte attiva per un intervento presso il Governo per un’ulteriore salvaguardia”.

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martedì 16 gennaio 2018

Giacobbe - PD - Come cambiare la legge Fornero

Riforma pensioni/ Martone difende la Legge Fornero
Riforma pensioni novità, ultimissime. Michele Martone difende la Legge Fornero. 

GENNAIO 2018 -LORENZO TORRISI

MARTONE DIFENDE LA LEGGE FORNERO
Abolire la Legge Fornero “non è fattibile per una questione di risorse”. Lo mette in evidenza Michel Martone, spiegando che secondo i conti della Ragioneria dello Stato la cancellazione della riforma delle pensioni del 2011 richiederebbe “una copertura da 80-90 miliardi in un decennio”. Intervistato da Lapresse, l’ex viceministro del Lavoro, proprio all’epoca del Governo Monti, ricorda che “Bruxelles ha più volte sottolineato che la Fornero è da considerarsi come uno dei pilastri del risanamento dei conti pubblici italiani”. Dunque, in caso di una cancellazione della riforma delle pensioni, “l’Europa ci imporrebbe di ottenere gli stessi risparmi in un altro modo, chiedendo sacrifici ad altri italiani”. Ciò non toglie, aggiunge Martone, che “ci sono ancora troppe sperequazioni, tanti baby pensionati e politici con vitalizi alti a fronte di lavoratori che escono dal lavoro troppo tardi”. Per questo “bisogna attuare una redistribuzione nel sistema previdenziale e dal miglioramento dell'efficienza nella Pubblica amministrazione si possono ottenere ingenti risparmi”.

APE, ESODATI E OPZIONE DONNA: LE PROPOSTE DI DAMIANO
Cesare Damiano è tornato a spiegare quello che vorrebbe fosse inserito nel programma elettorale del Pd a proposito delle pensioni, in modo da portare avanti l’operazione di “smontaggio” della Legge Fornero iniziata da qualche anno. Per l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe “rendere l’Ape sociale strutturale, allargare il ventaglio dei lavori gravosi oltre le attuali 15 categorie per consentire l’accesso anticipato alle pensione e ipotizzare una nona salvaguardia che risolva definitivamente il tema degli esodati”. Damiano, intervistato da Il Dubbio, ha anche detto che bisogna continuare la sperimentazione di Opzione donna utilizzando i risparmi di spesa esistenti. Tutto questo in contrapposizione alle dichiarazioni del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, che parlano di abolizione della Legge Fornero senza specificare in che modo e con quali risorse.

ESODATI, RICHIESTA NONA SALVAGUARDIA DA RUBIU
Il Governo Gentiloni, con la Legge di bilancio 2018, non ha varato un nuovo intervento a favore degli esodati che sono rimasti esclusi dagli otto provvedimenti di salvaguardia che si sono susseguiti negli anni dopo la Legge Fornero. Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc al Consiglio regionale della Sardegna, ha chiesto quindi che il “presidente Pigliaru e l’assessore al Lavoro promuovano un intervento immediato nei confronti del Governo per il varo della nona salvaguardia”. Secondo quanto riporta alguer.it, il consigliere regionale ha evidenziato che sono 6.000 gli esodati che rischiano di restare beffati. “Per questo auspichiamo che la Giunta si faccia parte attiva per un intervento presso il Governo per un’ulteriore salvaguardia”, ha aggiunto Rubiu, spiegando che molti cittadini sardi in difficoltà ne trarrebbero giovamento.

LE PROPOSTE DI CIDA AI PARTITI
Giorgio Ambrogioni, Presidente di Cida, la confederazione di quadri, dirigenti e alte professionalità del pubblico e del privato, non nasconde una certa delusione per i programmi elettorali dei partiti, ricchi di slogan e promesse di corto respiro, che riguardano anche il tema delle pensioni, “diventate terra di scorribande e razzie, senza uno ‘sceriffo’ che mantenga il rispetto dei diritti e la tutela dei più deboli”. Ambrogioni, parlando con Labitalia, ha quindi spiegato che Cida ha deciso di proporre ai partiti un confronto a partire da un documento di politica economica da lei stessa elaborato. “Chiediamo ai partiti di condividerlo e, magari, di farlo proprio, di prenderne ispirazione per i propri programmi. Cida lo ha inviato a tutti e a tutti chiede un confronto nel merito delle proposte. Per i partiti può essere l’occasione per uscire dal mondo degli slogan e calarsi in quello reale del lavoro, della produzione, dello sviluppo”, ha aggiunto.

GIACOBBE (PD) SPIEGA COME CAMBIARE LA LEGGE FORNEROSul suo sito Anna Giacobbe è tornata a parlare delle promesse elettorali riguardanti la Legge Fornero per ricordare che dal 2012 a oggi tale legge ha subito già delle modifiche che hanno consentito a circa 250.000 persone di andare in pensione. La deputata dem riconosce che questo non è certamente abbastanza, ma non si può pensare di abrogare la Legge Fornero, ma si può continuare a cambiarla, “senza mettere in discussione la tenuta del sistema previdenziale”. In che modo? Giacobbe ricorda che una parte delle risorse stanziate per gli interventi pensionistici negli anni scorsi non sarà utilizzata, in ragione del fatto che “Inps e Ragioneria dello Stato sono sempre ‘prudenti’ nel fare i conti, e qualche volta li sbagliano di grosso”. Questa risorse andrebbero quindi recuperate e usate “per fare andare in pensione altre persone”. Dal suo punto di vista, inoltre, l’Ape social deve diventare strutturale, in modo che chi a 63 anni si ritrova disoccupato e con problemi sociali rilevanti possa andare in pensione, così come i lavoratori precoci dopo 41 anni di contributi.
Giacobbe ritiene anche che vada allargata la platea dei lavori gravosi, reperendo le risorse necessarie a questo scopo. “Il lavoro di cura, soprattutto per le donne, condiziona la vita lavorativa e quindi il destino pensionistico delle persone: deve essere considerato tra le ragioni per anticipare la pensione”, aggiunge poi, ricordando altresì come ci siano anche delle interpretazioni restrittive dell’Inps che “compromettono o ritardano la possibilità di utilizzare gli strumenti che ci sono per andare in pensione con requisiti umani”. Infine, non bisogna dimenticare la pensione di garanzia per i giovani.
MELONI NON CANCELLA LA FORNERO: “È MIGLIORABILE”A sorpresa è una Giorgia Meloni più “Berlusconi” che non “Salvini” sulla legge Fornero e il rilancio del sistema pensioni in Italia: nel programma del centrodestra impegnato per compattare la coalizione in vista del 4 marzo prossimo, la leader di Fratelli d’Italia nell’Assemblea del suo partito a Bologna ha confermato come «nessuno tradire il mandato, se serve un giorno in più per trovare una sintesi non importa. Possiamo vincere anche nel Lazio e in Friuli e Molise. I candidati devono essere sintesi reale della coalizione». Ecco, sul fronte pensioni non la pensano tutti nello stesso modo: se Berlusconi punta sulle pensioni minime a 1000 euro, Salvini sulla cancellazione totale, la giovane Meloni punta sui correttivi. «Può essere migliorata, ma bisogna comunque pensare ai giovani. «Il miglior sistema pensionistico - ha sentenziato la Meloni - è quello uguale per tutte le generazioni». (agg. di Niccolò Magnani)
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domenica 14 gennaio 2018

Damiano: «Salvini demagogo: la legge Fornero già non esiste più»


Damiano: «Salvini demagogo: la legge Fornero già non esiste più»
L’ex ministro del lavoro non ha dubbi: “Dal 2012 all’ultima legge di Bilancio abbiamo introdotto importanti correttivi”
Risultati immagini per il dubbio
«Pura demagogia, la legge Fornero del 2011 già non esiste più». Cesare Damiano, leader dei Labour Dem e presidente della Commissione Lavoro alla Camera, risponde a distanza a Matteo Salvini e al Movimento 5 Stelle, che da giorni usano il tema della previdenza come grimaldello elettorale.
Presidente, lei non abolirebbe la legge Fornero?
Partiamo da un dato: la legge Fornero, quella del 2011, non esiste più. Dal 2012 all’ultima legge di Bilancio abbiamo introdotto importanti correttivi, tant’è che qualcuno quando ne parla allude a una legge “groviera”. Quando Di Maio propone di cancellare la legge Fornero e sostituirla con il criterio dei 41 anni di contributi, non fa che riprendere una mia proposta di legge, che per metà è già stata realizzata.
E quale parte della Fornero è stata smantellata?
Su spinta unitaria della commissione Lavoro della Camera, abbiamo realizzato nel corso della legislatura una serie di correttivi. Sono in campo 8 salvaguardie, che hanno coinvolto e salvato 153mila esodati, poi si è proseguito con la sperimentazione di Opzione Donna, includendo nell’accesso anticipato alla pensione altre 36mila lavoratrici. Inoltre, sulla spinta di una mia proposta di legge, la 857, sottoscritta da molti parlamentari del Pd, abbiamo migliorato la normativa relativa ai cosiddetti lavoratori precoci e introdotto nel sistema previdenziale il criterio della flessibilità.
Quindi la Fornero è uno specchietto per le allodole?
Se sommiamo i dati dei lavoratori salvaguardati nell’ultima legislatura, ne abbiamo messi al riparo 250mila con una spesa complessiva di 20 miliardi di euro. Da qui ripartiremo nell’opera silenziosa ma costante di destrutturazione della legge Fornero.
Che dunque a ragione viene sventolata come totem da abbattere?
La Fornero era sicuramente una normativa troppo rigida e iniqua. Una riforma che serviva a fare cassa e non a tenere in equilibrio i conti con l’equità sociale.
E’ strumentale usarla in campagna elettorale?
Nel centrodestra e nel Movimento 5 Stelle prevale la tendenza abolizionista tout court, senza molti argomenti. Le parole d’ordine “eliminare la Fornero e il jobs act” possono catturare l’attenzione, ma se non si spiega come si fa e soprattutto se non si dice dove si trovano le risorse è solo demagogia.
E il Pd in materia previdenziale cosa propone?
Io spero che il nostro programma dica cose semplici, che proseguano sulla strada tracciata. Rendere l’APE sociale strutturale, allargare il ventaglio dei lavori gravosi oltre le 15 attuali categorie per consentire l’accesso anticipato alla pensione e ipotizzare una nona salvaguardia che risolva definitivamente il tema degli esodati. Con i risparmi, infine, dobbiamo continuare la sperimentazione di Opzione Donna. Non appaltiamo la sinistra a chi sta fuori dal Pd, perchè il nostro partito ha in sè gli strumenti per rappresentare questa tradizione.
Sul fronte politico, però, le alleanze sono sempre più difficili da stringere con la sinistra.
La ricerca per allargare il fronte è continua. Mi auguro che vada in porto anche l’operazione con Tabacci e Bonino, perchè da soli si perde, ma non è una strada facile.
Alle regionali il problema si sta riproponendo.
Mi lascia sconcertato l’atteggiamento di LeU a proposito delle alleanze regionali in Lombardia e Lazio. Francamente, soprattutto in Lombardia, si è aperta la possibilità di una vittoria del centrosinistra e pregiudicare questo obiettivo storico mi sembra autolesionista. Oltre che politicamente miope, sbagliato e incomprensibile.
Dentro al Pd sembra che ora tiri aria di tregua, invece.
La tregua è necessaria, perchè la battaglia è dura. Per fortuna, quindi, prevale lo spirito di squadra. Da parte di tutti, anche di Renzi, si stanno smussando le punte più aspre della polemica all’interno del partito. Un approccio che giova a tutti e ci aiuta nella campagna elettorale.
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venerdì 12 gennaio 2018

Damiano contro Salvini: "Legge Fornero già cambiata"


Pensioni, Damiano contro Salvini: "Legge Fornero già cambiata"
Mercoledì, 10 Gennaio 2018
Il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, punta alla stabilizzazione dell'Ape sociale, alla nona salvaguardia e alla proroga dell'opzione donna. Il Presidente Mattarella ha invitato i partiti a non abbandonarsi alla tentazione di promettere cose impossibili nell’impostare la campagna elettorale. Concordiamo, anche se le prime avvisaglie non sembrano buone. Sulle pensioni, ad esempio, assistiamo alla proposta massimalistica della ‘cancellazione’ della legge Fornero da parte di Salvini alla quale fa da contrappeso l’eccessiva prudenza di Padoan che vorrebbe toccare il meno possibile perché la considera ancora “uno dei pilastri del sistema pensionistico”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera.
“Tutti dimenticano – continua Damiano – che la legge Fornero, dal 2012 a oggi, è già stata profondamente cambiata, anche se non l’abbiamo sbandierato ai quattro venti per non innervosire i burocrati europei. Si sono realizzate 8 salvaguardie, che hanno riconsegnato a 153.000 lavoratori la possibilità di andare in pensione con le vecchie regole. Si è completata la sperimentazione di Opzione Donna, con altre 36.000 lavoratrici coinvolte. Infine, con l’APE sociale, si manderanno in pensione a regime, a partire dai 63 anni, circa 60.000 lavoratori delle 15 categorie delle attività gravose ai quali si è anche bloccato l’innalzamento dell’età pensionabile. In totale, si tratta di 250.000 lavoratori (con uno stanziamento di circa 20 miliardi) che avrebbero corso il rischio povertà e che invece abbiamo salvato. Qualcuno, dopo questi interventi, ha parlato, ormai a ragione, di ‘legge-groviera’.
Noi pensiamo che si debba continuare su questa strada di forte revisione. Vanno, in primo luogo, quantificati i risparmi delle salvaguardie per proporre un ultimo intervento (il nono) che risolva definitivamente il problema degli esodati; vanno anche utilizzati i risparmi di Opzione Donna per proseguire la sperimentazione; infine, l’APE sociale, che scade nel 2018, va resa strutturale: poter andare in pensione a partire dai 63 anni, se si svolgono lavori gravosi, deve diventare una misura di flessibilità permanente, quindi un architrave del sistema previdenziale”, conclude.
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giovedì 11 gennaio 2018

Il PD e gli esodati

Riforma pensioni/ La proposta per le donne dimenticata dai partiti
Risultati immagini per il sussidiarioRiforma pensioni, oggi 11 gennaio. La proposta per le donne dimenticata dai partiti. Tutte le novità e le ultime notizie sui principali temi previdenziali
11 GENNAIO 2018
LORENZO TORRISI

LA PROPOSTA PER LE DONNE DIMENTICATA DAI PARTITIIn questi giorni i leader politici stanno promettendo diversi interventi sul sistema pensionistico. Tuttavia, evidenzia Orietta Armiliato, non si parla mai di interventi dedicati alle donne. “Ricordo, così tanto perché si sappia, che c'è ed e depositata la pdl 1881 che, a mio avviso, dovrebbe essere tenuta in considerazione”, scrive sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, allegando il testo della stessa proposta di legge, risalente al 2013, che ha come prima firmataria Marialuisa Gnecchi. La proposta di legge mira a contenere a 65 anni l’età di pensionamento per le donne, prevedendo per loro anche il riconoscimento dei lavori di cura mediante contribuzione figurativa o anticipo dell’accesso alla pensione di vecchiaia. Inoltre, la pdl vuole abrogare la norma che impedisce la cumulabilità del riscatto dei periodi di assenza facoltativa collocati al di fuori del rapporto di lavoro con il riscatto del periodo di corso legale di laurea.
IL PD E GLI ESODATIUn articolo pubblicato sul sito del Partito democratico sta causando un certo malumore tra gli esodati. L’articolo si intitola “Chi sono gli esodati?” e ripercorre le fasi, a partire dall’approvazione della Legge Fornero, che ha portato alla nascita del “problema degli esodati, una questione di notevole impatto sociale che ha colpito trasversalmente tutte le categorie professionali. Persone che si trovavano a vivere il disagio di non percepire reddito (stipendio o sostegno al reddito) e di vedere il raggiungimento della agognata pensione allontanarsi drammaticamente”. L’articolo prosegue spiegando che “il Pd, nella scorsa e nella attuale legislatura, si è fatto portavoce del disagio e del dramma di queste persone lavorando a ritmo serrato per porre rimedio agli errori e restituire serenità e dignità a chi ne è stato ingiustamente privato”. Viene anche ricordato che in Senato è stata creata una sottocommissione per studiare il fenomeno con la predisposizione, grazie alla collaborazione dell’Istat, di un questionario di carattere informativo destinato alla persone interessate in modo da trovare le misure più idonee a soddisfare le loro attese.
Quello che tuttavia non va giù agli esodati è scritto nella parte finale dell’articolo, nella quale si evidenzia come le otto salvaguardie finora approvare “tutelano in tutto 172.466 esodati, lavoratori che rischiavano di rimanere senza stipendio né pensione, per un lungo periodo, in seguito alla Riforma Fornero”. Ci sono infatti ancora persone, almeno seimila, che sono rimaste senza alcuna tutela. Ed era stata richiesta una nona salvaguardia, ma nessuna forza politica, Pd compreso, ha fatto qualcosa perché venisse approvata.
COMINARDI (M5S): SE VINCEREMO CI SARÀ QUOTA 41Se il centrodestra si è impegnato unitariamente nella cancellazione della Legge Fornero in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche, Claudio Cominardi fa sapere che se vincerà il Movimento 5 Stelle ci sarà la possibilità di introdurre la Quota 41, di modo che si possa accedere alla pensioni dopo aver versato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Il deputato pentastellato, sul proprio profilo Facebook, segnala come non sia causale il gran numero di lavoratori precoci in province dalla forte vocazione produttive come Brescia, Bergamo o Milano. Cominardi è inoltre convinto che la misure per i lavoratori precoci inserita nell’Ape social non funzioni affatto. E i numeri di quanti hanno potuto accedervi in effetti sembra proprio dargli ragione: sono stati posti criteri piuttosto stringenti per aver diritto all’Anticipo pensionistico agevolato.
I DECRETI A CUI LAVORA IL GOVERNOCome già aveva detto Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa di fine anno, il Governo non tirerà i remi in barca. E in effetti ha ancora lavoro da fare solo per mettere in atto le misure varate con la Legge di bilancio 2018. Lo ricorda Il Sole 24 Ore, spiegando per esempio che il ministero del Lavoro “entro il 30 gennaio dovrà definire i profili delle quattro nuove categorie di lavoratori gravosi esclusi dallo scatto a 67 anni di età nel 2019 e che potranno accedere all’Ape sociale. Dovranno poi essere istituite entro gennaio, con un Dpcm, le due commissioni tecniche per il ricalcolo di spesa previdenziale e spesa assistenziale separate e per la stime sull’aspettativa di vita differenziate a seconda delle mansioni svolte. E c’è, poi, da sostenere il decollo dell’Ape volontario e aziendale”. A quest’ultimo proposito c’è in effetti da dire che l’Anticipo pensionistico volontario ancora non si può utilizzare a causa di una serie di ritardi accumulati nel 2017. E dunque si spera che quest’anno le procedure burocratiche non facciano slittare le importanti novità introdotte, spcie per l’Ape social.
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domenica 7 gennaio 2018

Quali speranze rimangono?

Esodati: Altro che 'questione chiusa', servirà una settima ... - pensioniblog.it
Che speranze rimangono agli esodati?
Cosa possono attendersi i 6000 esodati esclusi dalle salvaguardie dopo che il legislatore ha escluso le richieste di ulteriori sanatorie.
E. Caligaris Autore dalla news (Curata da F. Gonzo)
06/01/2018
Sul tema degli #esodati sono state spese molte parole: la qualifica di esodato compete a coloro che hanno perso il posto di lavoro prima dell’entrata in vigore della riforma pensionistica Fornero, ovvero prima del gennaio 2012, che spesso per questioni anagrafiche non sono più riusciti a rientrare nel mondo del lavoro, e che contavano sulla pensione (per la quale avevano versato molti anni di contributi) come fonte di sostentamento per il loro futuro. Questi, a causa delle regole introdotte da questa riforma pensionistica, hanno visto il trattamento pensionistico allontanarsi di molto, in alcuni casi fino a 7 anni.

Chi sono gli esodati?In accordo con la giurisprudenza ed in conformità con consuetudini europee gli esodati che maturano il diritto alla pensione entro 7 anni dall’introduzione della riforma dovrebbero avere la possibilità di avvalersi delle regole di accesso alla pensione precedenti all’introduzione della riforma stessa.
Purtroppo ciò è avvenuto solo in parte in quanto gli 8 interventi di salvaguardia finora previsti dal legislatore hanno consentito l’accesso alla pensione con regole ante riforma non a tutti gli esodati: infatti circa 6.000 di questi sono ancora #esclusi dal giusto diritto alla pensione per decorrenza del trattamento oltre le date limite fissate dal legislatore negli interventi di salvaguardia, (pur rientrando nei termini di sanatoria previsti dalla giurisprudenza citata precedentemente in questo articolo).
Si deve anche notare che gli interventi di salvaguardia finora condotti non rispondono a criteri di equità: infatti, a seconda della categoria di esodatiil legislatore ha previsto delle date limite di maturazione del diritto alla pensione per l’accesso alla salvaguardia non uniformi, mentre a tutti gli esodati competerebbero gli stessi diritti.
Inoltre specifici provvedimenti di legge hanno anche consentito l’accesso alle salvaguardie di lavoratori licenziati successivamente alla data di introduzione della riforma.
Questi 6.000 esodati esclusi dalle salvaguardie hanno atteso con trepidazione di sapere se la Legge di Bilancio per l’anno 2018 appena licenziata dalle Camere includesse quei giusti provvedimenti che riconoscono i loro diritti, ma purtroppo sono rimasti delusi nel constatare che nessun intervento specifico è stato previsto come riportato anche dal seguente articolo [VIDEO]:
La delusione è anche accentuata dal constatare che le ingenti risorse finanziarie risparmiate dai precedenti interventi di salvaguardia sono invece state destinate ad altre iniziative, spesso con finalità elettorali.

Cosa possono adesso attendersi questi 6.000 esclusi dalle salvaguardie?Aspettare fino ad ulteriori 7 anni per l’accesso alla pensione con le regole introdotte dalla riforma (alcuni di questi sono senza reddito già da 10 anni)?
I pochi parlamentari che avevano dimostrato sensibilità al problema degli esclusi con promesse di sanatorie come “fosse l’ultimo atto di questa legislatura” non sono riusciti a far approvare le loro istanze in sede di commissioni parlamentari (il governo uscente aveva già escluso interventi di sanatoria per gli esclusi).
Una speranza residua è che questi vengano rieletti e ripropongano queste istanze quando un nuovo esecutivo sarà in carica.
Aspettarsi comunque che un nuovo esecutivo, quando sarà in carica, dimostri più attenzione al problema degli esclusi di quello che lo ha preceduto, attraverso la prossima Legge di Bilancio, od attraverso le annunciate “correzioni” della riforma in oggetto, è una speranza troppo debole per dare un qualche conforto agli esclusi, e comunque i tempi di attesa per eventuali provvedimenti del nuovo esecutivo avrebbero tempi eccessivi rispetto alle impellenti necessità di sostentamento degli esclusi.
Anche le parti sociali, ovvero i sindacati, sembrano aver incomprensibilmente dimenticato i problemi di questi 6.000 esclusi dalle sanatorie: solo una di queste parti aveva inserito gli esclusi nelle istanze della trattativa col Governo sui temi previdenziali, come ultima di 10 richieste. [VIDEO]
Le soluzioni assistenziali messe in campo dal Governo non sono soluzioni accettabili per sanare errori previdenziali (sempre che i vari vincoli di queste misure assistenziali le rendano fruibili agli esclusi).
Visto la scarsa mancanza di sensibilità mostrata dal legislatore e dalle parti sociali, ed i tempi di attesa per eventuali improbabili iniziative di un nuovo esecutivo, ai 6.000 esclusi da precedenti salvaguardie in questo momento non resta altro che sperare che il film “L’Esodo” del regista Ciro Formisano [VIDEO] mantenga vivo nel pubblico e nei media il dramma dei 6.000 esclusi, nella speranza che la loro richiesta di giustizia non cada definitivamente nell’oblio.