Pubblicazione:
Giuliano
Cazzola
RIFORMA
PENSIONI. Esodati. Si sta preparando il sesto intervento di salvaguardia.
Se il governo non avesse chiesto e ottenuto un rinvio tecnico, a lunedì
prossimo, un progetto di legge multipartisan
(nessuna forza politica ha voluto essere da meno) sarebbe già in
aula da ieri. Dopo questo incipit,
sarà opportuno raccontare la storia per intero. Il punto di partenza è collocato
nella commissione Lavoro della Camera, presieduta con polso fermo da Cesare
Damiano, uno dei pochi leader del Pd che non si è ancora arreso a Matteo Renzi
e alla sua combriccola. Contando su di una solida maggioranza in Commissione
(il Pd ha 21 componenti su 46, a cui basta aggiungere i deputati di Sel),
Damiano aveva già creato problemi in sede di conversione del decreto Poletti
sui contratti a termine e l’apprendistato. Nel caso degli esodati Cesare
Damiano ha potuto avvalersi dell’appoggio di tutti i gruppi, compresi quelli di
opposizione, che hanno presentato progetti di legge, prima abbinati, poi
unificati in un testo base.
A scorrere
il progetto (AC 224 e abb.) si ha l’impressione che gli esodati c’entrino come
i cavoli a merenda. Tanto per fare degli esempi che non risolvono l’intera
casistica: viene proposta l’abrogazione dell’adeguamento automatico alla
speranza di vita nei confronti delle lavoratrici che accedono al regime
sperimentale previsto fino a tutto il 2015; viene introdotta una deroga
dall’applicazione dei nuovi requisiti di accesso e decorrenza al pensionamento
previsti dalla riforma Fornero del 2011 in presenza del requisito di 15 anni di
contribuzione al 31/12/1992 ovvero per coloro che anteriormente a tale data
erano stati ammessi alla prosecuzione volontaria; viene proposta l’eliminazione
della modesta penalizzazione economica prevista per chi ricorre al trattamento
anticipato prima dei 62 anni di età; viene riconosciuta piena validità agli
accordi di esubero, stipulati entro la fine del 2011, anche in sede non
governativa e anche con l’utilizzo degli ammortizzatori in deroga. Ma la norma
più discutibile riguarda l’introduzione di una nuova categoria di
salvaguardati: i lavoratori con contratto a tempo determinato cessati dal lavoro
tra il 2007 e il 2011 non rioccupati a tempo indeterminato che raggiungano le
decorrenze previgenti la legge n.241/2011 entro 36 mesi dalla sua entrata in
vigore.
Per fortuna,
il progetto è stato stroncato, in sede di relazione tecnica (“verificata
negativamente”), dalla Ragioneria dello Stato e dall’Inps. Il costo cumulato
(2014-2025) del progetto è stato valutato nell’ordine di 47 miliardi (partendo
da 2,8 miliardi nell’anno in corso che salirebbero al picco di 8,8 miliardi nel
2018). Così si è dovuto fare di “necessità virtù” e seguire il solito copione
che la commissione Lavoro della Camera interpreta fin dalla passata
legislatura: sparare alle stelle, per accontentarsi poi di ciò che passa il
convento. Si è scoperto, infatti, che la seconda e la quinta operazione di
salvaguardia sarebbero state sopravvalutate nel fabbisogno e quindi negli
stanziamenti. Ne consegue che i relativi risparmi potrebbero confluire nel
fondo di solidarietà istituito a favore degli esodati nella legge di stabilità
per il 2013 proprio allo scopo di poter utilizzare eventuali risorse eccedenti
prima che finiscano “in economia”. Si cerca di far bastare questi avanzi di
gestione almeno per prorogare di un anno (al 6 gennaio 2016) il perimetro
all’interno del quale è operante la salvaguardia (ovvero il mantenimento delle
regole precedenti la riforma del 2011).
Se vi sarà
così il sesto intervento di salvaguardia - dalla fine del 2011 a oggi - vorrà
dire che, a regime, saranno destinati a questo obiettivo una dozzina di
miliardi cumulati per circa 150mila interessati. Sia chiaro: nessuno mette in
discussione la necessità di tutelare dei lavoratori non più giovani, usciti per
varie ragioni dal mercato del lavoro, che, per effetto delle nuove regole,
rischiano di restare privi di reddito senza poter varcare la soglia di accesso
alla pensione. È discutibile, tuttavia, che persino un governo che fa del
giovanilismo più smaccato la sua bandiera finisca per dedicare tempo e risorse
soltanto a favore di coloro che sono a un passo dalla pensione e non si
preoccupi ancora di impostare, con la gradualità del caso, un modello di
pensionamento sostenibile e adeguato per i giovani di oggi e pensionati di
domani.
(Leggi)
Ma sto Cazzuola, per favore, non lo fate scrivere più....questo istiga alla violenza!!!!
RispondiEliminacane che abbaia non morde e Lui non ha più denti. Infatti alle ultime elezioni non è stato rieletto. PUNITO per le cazzolate scritte.
EliminaGiuseppe53
MAMMA MIA,
RispondiEliminaQUANTO GUFA STO CAZZOLA,
CHE IL SIGNORE LO LIBERI !!!!!.
......non e' stato rieletto ....CAZZOLA ( ognuno ha il cognome che si merita) pero'....ROMPE ed INTERROMPE sdmpre con le sue solite " CAZZOLATE" ....
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