«Esodati», la protesta dei trentini
C'è anche chi, a quasi 60 anni, è costretto a cercare lavoro in agenzie interinali
TRENTO. C'erano anche decine di trentini, ieri a Roma, alla manifestazione sindacale unitaria sugli "esodati". Almeno una cinquantina quelli partiti con un pullman orgnizzato dalla Slp, il sindacato dei postali della Cisl, guidati dalla responsabile Katia Poncin. Perché proprio i dipendenti di Poste Italiane sono una delle categorie più colpite dalla recente riforma delle pensioni. Già da alcuni anni, l'azienda ha avviato un piano di riduzione degli organici attraverso esodi incentivati. Chi aveva sottoscritto l'accordo, aveva però fatto i conti con un sistema previdenziale che ora non c'è più. E ora si ritrova a casa, o lo sarà nei prossimi mesi, senza la "copertura" sufficiente per raggiungere la pensione: un traguardo che, con la riforma Fornero, è ora slittato in avanti per tutti.
In Trentino sono 150 gli "esodati" di Poste Italiane e comprendono anche lavoratori che hanno sottoscritto accordi personali con l'azienda anche nel 2009 e nel 2010. Con casi limite, spiega Katia Pancin, davvero pesanti: ad esempio, persone che hanno visto allontanarsi di ben quattro anni il fatidico giorno della maturazione dei requisiti previdenziali. E c'è anche chi, a quasi 60 anni, proprio perché senza più reddito né pensione, si è trovato costretto a cercare nuove opportunità di lavoro rivolgendosi ad agenzie interinali.
«In casi come questi non sappiamo davvero che cosa fare - spiega Katia Pancin - anche perché non dimentichiamo che i redditi dei lavoratori postali sono di 1.000-1.100 euro al mese e in molti casi si tratta di famiglie monoreddito, magari con figli a carico». Come dire insomma che, negli anni, i risparmi messi da parte non possono essere gran cosa. E che chi a suo tempo ha accettato l'"esodo" aveva fatto i propri conti. Ricevendo tra l'altro cifre non soggette nel corso degli anni ad alcuna rivalutazione: «Che colpa hanno ora, questi lavoratori, se le regole sono cambiate?».
Per questo la Slp chiede a Poste Italiane di farsi carico della questione, "accompagnando" questi propri ex lavoratori fino al giorno della pensione. «Parliamo di un'azienda che ha bilanci in attivo da sette anni», aggiunge la sindacalista. Azienda che però, finora, attende le decisioni del governo, senza intervenire autonomamente. Con tempi che, visto il balletto di cifre di questi giorni, rischiano di allungarsi ancora.
In Trentino sono 150 gli "esodati" di Poste Italiane e comprendono anche lavoratori che hanno sottoscritto accordi personali con l'azienda anche nel 2009 e nel 2010. Con casi limite, spiega Katia Pancin, davvero pesanti: ad esempio, persone che hanno visto allontanarsi di ben quattro anni il fatidico giorno della maturazione dei requisiti previdenziali. E c'è anche chi, a quasi 60 anni, proprio perché senza più reddito né pensione, si è trovato costretto a cercare nuove opportunità di lavoro rivolgendosi ad agenzie interinali.
«In casi come questi non sappiamo davvero che cosa fare - spiega Katia Pancin - anche perché non dimentichiamo che i redditi dei lavoratori postali sono di 1.000-1.100 euro al mese e in molti casi si tratta di famiglie monoreddito, magari con figli a carico». Come dire insomma che, negli anni, i risparmi messi da parte non possono essere gran cosa. E che chi a suo tempo ha accettato l'"esodo" aveva fatto i propri conti. Ricevendo tra l'altro cifre non soggette nel corso degli anni ad alcuna rivalutazione: «Che colpa hanno ora, questi lavoratori, se le regole sono cambiate?».
Per questo la Slp chiede a Poste Italiane di farsi carico della questione, "accompagnando" questi propri ex lavoratori fino al giorno della pensione. «Parliamo di un'azienda che ha bilanci in attivo da sette anni», aggiunge la sindacalista. Azienda che però, finora, attende le decisioni del governo, senza intervenire autonomamente. Con tempi che, visto il balletto di cifre di questi giorni, rischiano di allungarsi ancora.

Lo ho detto e lo ripeto , la strada e' lunga e in salita, specialmente con Poste che pur avendo un fondo di solidarieta' versato anche da noi lavoratori, fa finta che non ci sia. E' proprio vero che: fuori dal mondo del lavoro. di te non si interessa piu' nessuno, tanto piu' chi con il tuo lavoro e' riuscito a risanare i suoi conti. Paola
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