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giovedì 18 settembre 2014

La Rete scrive a... che...

Rete dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari, ”Quindicenni”, Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e Licenziati senza tutele
 
           On.le  Senatore Maurizio Sacconi Presidente XI Commissione
           On.le Senatore Mario Mauro Relatore DDL  n. 1558
           A tutti i Componenti la Commissione Lavoro del Senato
E, per conoscenza:
           On.le Senatore Pietro Grasso  Presidente del Senato
           On.Dott. Giuliano Poletti Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale
 
Nella seduta di ieri, 16.9.14, della Commissione Senato è ripreso l’esame congiunto della sesta salvaguardia (DDL 1558/2014).
pietro-ichinoCrediamo sia ormai nota a tutti la volontà comune delle parti (comitati esodati e parti politiche) di soprassedere a presentare ulteriori emendamenti onde consentire una rapida emanazione del provvedimento che porterà così al pensionamento, con le vecchie regole, altri 32.100 “esodati”.
In questa sede e come per altro già precedentemente dichiarato, il Sen. Ichino ha presentato un ordine del giorno (quindi non un emendamento) il cui alcuni stralci, per completezza d’informazione, riportiamo sotto alla presente.
Premesso che dal punto di vista dell’iter legislativo questo OdG  non inficia il generale orientamento mirato al contenimento delle tempistiche, come purtroppo accade frequentemente, si rendono indispensabili alcune stigmatizzazioni.
E’ doveroso intanto puntualizzare che non è affatto vero che tra coloro che non rientreranno neanche in questa ultima salvaguardia si annoverino soltanto alcuni casi, numericamente assai limitati, imputabili a circostanze particolari e peculiari. Ci saremmo anche aspettati che il Sen. Ichino avesse voluto verificare bene quali categorie e quanti realmente sono i numeri dei cosiddetti “esodati” magari sostenendo, o promuovendone una nuova, l’interrogazione parlamentare dell’On. Gnecchi (che si allega alla presente) volta a verificare il reale fenomeno.
Realtà numerica che, a distanza di quasi 3 anni dalla manovra, non ci è dato di conoscere esattamente. Gli ultimi numeri ufficiali diffusi dall’INPS, (con relazione accurata del maggio 2012 che si allega alla presente nella quale si dichiara un margine di errore del 2%) e mai smentiti ufficialmente  ma, anzi, utilizzati diffusamente dalla RGS,  parlavano di quasi 400.00 soggetti interessati. Al netto dei sei provvedimenti di salvaguardia ne resterebbero, senza alcun reddito e senza pensione e condannati all’indigenza, a conti INPS, oltre 200.000.
Non ci sembrano, pertanto, “alcuni casi, numericamente assai limitati …” come sostiene l’On. Ichino nel suo documento.
 Altri sono i casi specifici che, sebbene meritevoli di attenzione e cura dal punto di vista umano, vanno trattati in separata sede. In merito è appena il caso di segnalare la distinzione tra “esodati” ed “esodandi” che fanno il Ministro Poletti ed il Sottosegretario Baretta che condividiamo.
Qui si parla di accordi sanciti a suo tempo dallo Stato e di patti elusi dal medesimo sulla pelle dei lavoratori quando questi non erano più nelle condizioni di poter ritrattare la loro disponibilità: perché già erano in mobilità, perché già avevano intrapreso un percorso di contribuzione volontaria o perché semplicemente avevano già sottoscritto con le rispettive aziende accordi ormai non più ritrattabili citiamo per tutti i casi di licenziamento (spesso senza alcun accordo e senza alcun ammortizzatore sociale) nei casi di chiusure aziendali per fallimento od altro.
E’ appena il caso di evidenziare anche il grave problema della discriminazione di genere perpetrata da quella manovra con il repentino innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne che si ritrovano oltre  5 anni senza alcun reddito e senza la pensione e delle quali spesso nessuno parla compreso l’On. Ichino.
Fu lo stesso premier Renzi a parlare di “patti disattesi” nel suo discorso di insediamento ma, a questo proposito, preferiamo partire dal pesante J’accuse pronunciato da Confindustria attraverso Il Sole 24 Ore, in data 14 aprile 2012 nei confronti dell’allora governo Monti e che si limita ai mobilitati ma il concetto è lo stesso per cessati, licenziati e contributori volontari.
Un mese e mezzo dopo, il Ministro Elsa Fornero emana il primo decreto di salvaguardia. Per mobilitati e appartenenti a fondi di settore non c’è traccia di vincoli temporali, tant’è vero che ci sono mobilitati salvaguardati che andranno in pensione anche dopo il 2020. I pochi rimasti esclusi verranno successivamente recuperati con il secondo e terzo provvedimento.
Diverso è il caso dei contributori volontari, dei cessati, dei licenziati (questi ultimi per lungo tempo neanche presi in considerazione) e delle altre categorie numericamente più esigue, tutti penalizzati da limitazioni e requisiti chiaramente strumentali al solo contenimento delle salvaguardie. Tant’è vero che il Dossier presentato dalla Rete dei Comitati (al Sen. Ichino è stato consegnato più volte proprio in considerazione della sua palese idiosincrasia avverso lo strumento) da sempre sostiene il 2018 come anno limite per una mediazione accettabile e sostenibile e non il 2015. Com’è possibile, per esempio, che vi siano mobilitati da salvaguardare dopo il 2020 e nessun contributore volontario già a partire dal 2016?
Per quanto attiene i contributori volontari essi sono stati sempre derogati dalle norme di TUTTE le riforme previdenziali (vedasi quelle del 2004 L.243,e del 2007 L.247) ed anche tale manovra, alla lettera d) del comma 4 dell’articolo 24, confermava tale prassi consolidata. Fu lo stesso Ministro Fornero con i suoi DM attuativi a cancellare sostanzialmente tale deroga (ponendo tali e quante condizioni per beneficiarne da renderla attuabile solo per pochi fortunati) non in nome di una giustizia sociale ma in nome del “fare cassa” sulla pelle di decine di migliaia di “esodati”. Su questa categoria il Ministro ha anche infierito imponendo all’INPS di non riconoscere le precedenti deroghe mai revocate dalla sua manovra (per i cosiddetti contributori volontari autorizzati ante 2007).
L’incongruenza di chi oggi parla di esodati come di persone quasi beneficiate dallo Stato, che si appresterebbero a cavalcare la tigre al grido di “tutto come prima”, è quindi evidente e meriterebbe qualche argomentazione un poco più solida di quelle che ci propone il Sen. Ichino attraverso il suo sito e i media. Se lo Stato ha creato un vulnus, lo Stato ha il dovere di sanarlo a prescindere dai numeri; in caso contrario non svolge la funzione alla quale è stato chiamato. Il concetto secondo il quale sarebbe impossibile salvare tutti gli aventi diritto perché verrebbero meno i benefici della riforma Fornero è antitetico quindi inaccettabile. Oltretutto  è’ lo stesso INPS (cfr. pag.12 della relazione della Dr.ssa Mundo al X Congresso Nazionale Attuari del 7.6.13) a certificare che i risparmi previsti, nel periodo 2011-2021, dalla manovra sul sistema previdenziale sono 80 miliardi e non i 23 previsti dalla RGS nella relazione alla manovra stessa.
Il disavanzo INPS sappiamo tutti molto bene da dove proviene e sappiamo altrettanto bene che non è stato causato dalla previdenza. Sappiamo altrettanto bene invece che il disavanzo in questione è la immediata e diretta conseguenza dell’improvvido quanto consapevole incorporazione del più colossale debito contributivo della storia; debito che ora verrà inevitabilmente socializzato a discapito dei pensionati di oggi e, ancor più, di quelli di domani (che sono poi i lavoratori di oggi). La riforma pensionistica è stata quindi provocata dalla necessità di far cassa e a riprova basterebbe andarsi a leggere le relazioni di bilancio dell’Istituto a cavallo della riforma pensionistica (e del lavoro). Piuttosto la riforma era già nella famosa lettera della BCE dell’agosto precedente ed era chiaramente indirizzata al superamento del regime retributivo tout court, come era chiaramente rivolta a depotenziare lo statuto dei lavoratori.
La Rete dei Comitati chiede fermamente a tutti i senatori di votare contro l’ordine del giorno in oggetto per le suesposte argomentate e documentate ragioni.
La Rete dei Comitati ribadisce il suo forte appello, a tutti i parlamentari ed al Governo, affinché venga attuata, anche a partire dalla Legge di Stabilità di prossima discussione, una urgente soluzione, unicamente di tipo previdenziale e non assistenziale, per i cosiddetti “esodati” non ancora salvaguardati e non ricompresi nel DDL 1558.
Per la “Rete” dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari, ”Quindicenni”, Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e Licenziati senza tutele
Francesco FLORE  -  comitatiesodatinrete@gmail.com
(Leggi)

2 commenti:

  1. TUTTI QUELLI NATI DOPO SETTEMBRE 1953 RICORDIAMO AI POLITICI CHE NON ESISTONO SOLO LE DISCRIMINAZIONI RAZZIALI, MA QUESTA DISCRIMINAZIONE E' ANCORA PIU' GRAVE!!!

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  2. DOBBIAMO RIUNIRCI E FARE UN RICORSO COLLETTIVO PER DISCRIMINAZIONE!

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