Venerdì, 05 Febbraio 2016
Scritto da Eleonora Accorsi
La legge Fornero sulle pensioni ha provocato il fenomeno degli «esodati», che erano già in quiescenza quando sono stati alzati i limiti d'età e che sono rimasti senza stipendio e senza pensione.
Un nuovo intervento in favore degli esodati, i lavoratori che, dopo la riforma delle pensioni fatta dal governo Monti, sono rimasti o rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. La misura è allo studio del Pd, nelle mani di due esperti della materia, Maria Luisa Gnecchi e Cesare Damiano, il presidente della commissione Lavoro della Camera. Ma, anche se siamo alle prime battute e le ipotesi sul tavolo sono ancora diverse, ci sono perplessità nel governo per il timore di un costo eccessivo dell'intervento, che potrebbe sottrarre risorse ad altre politiche che lo stesso governo vuole mettere in campo e anche mettere a rischio le reale tenuta delle spesa pensionistica.
Prima di ogni decisione al riguardo si dovrà attendere quindi marzo, quando si chiuderanno i termini per partecipare all'ultima salvaguardia, quella dei cd. 26mila. Anche perchè, secondo Damiano, l'intervento si potrebbe effettuare a costo zero per le casse dello stato utilizzando i risparmi residui sul Fondo dedicato a questi lavoratori e, quindi, per conteggiarli bisognerà attendere la chiusura della settima salvaguardia.
Finora sono stati sette i provvedimenti che hanno «salvaguardato» gli esodati, cioè consentito loro di andare in pensione con le regole in vigore prima della legge Fornero proprio per evitare che rima nessero senza reddito. L'ultima mossa è stata fatta con lalegge di Stabilità approvata nel dicembre scorso. In tutto le persone messe in sicurezza sono state oltre 172 mila per una spesa stimata di vicino ai 11 miliardi di euro. Anche se alcuni fondi sono stati distratti di recente per finanziare altre misure sociali come gli ammortizzatori in deroga e la proroga dell'opzione donna. Il punto è che ci sono ancora altri lavoratori che nei prossimi mesi potrebbero diventare esodati, sempre per effetto dello spostamento in avanti dell'età pensionabile e degli accordi di uscita anticipata firmati prima della riforma Fornero.
Sul numero non c'è certezza, ed il vero problema è proprio questo: le ultime stime parlano ancora di circa 25-30mila i soggetti fuori dalla tutela.
Che un'ottava misura possa vedere la luce entro la fine del 2016 non è ipotesi peregrina soprattutto laddove il Governo decida - per l'ennesima volta - di rimandare il capitolo sulla flessibilità in uscita. Puntando piuttosto su interventi una tantum come avvenuto sino ad oggi per concedere qualcosa ad un esercito di disoccupati senior che si sta ingrossando sempre più. La flessibilità in uscita aiuterebbe, inoltre, a risolvere il problema di chi il lavoro lo ha perso dopo il 2012 e che, pertanto, non può considerarsi tecnicamente esodato e, quindi, partecipare ad una nuova salvaguardia. Per questa ragione sia la Gnecchi che Damiano preferirebbero uno strumento di flessibilità strutturale, un contenitore unico in grado di dare risposte a tutti. Ma il confronto con il Governo sarà molto duro.
(Leggi)
Eleonora Accorsi dovrebbe rispondere a questa domanda:
RispondiEliminacosa intende per persone che "erano già in quiescenza quando sono stati alzati i limiti d'età".
Oltretutto, ne sono già state salvaguardate 172.000,e spesi
ben 11 miliardi di euro.
Mi auguro che ce ne possa essere un'ottava, e quindi poter
salvaguardare altre 28.000 persone, e porre definitivamente
la parola fine al problema "esodati".