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mercoledì 15 ottobre 2014

Il 25 ottobre Cgil in piazza anche iper gli esodati

Italia parla
Povera Italia, Lamonica (Cgil): ripartire da welfare e sanità
"La difesa e il rilancio dello stato sociale saranno al centro delle rivendicazioni della manifestazione del 25 ottobre. Bisogna intervenire con una riforma vera, ricostruendo non con i tagli, ma con gli investimenti"
Legge di Stabilità, tagli alla spesa pubblica, in particolare a welfare e sanità, povertà in aumento, lotta alle diseguaglianze, Jobs act, manifestazione del 25 ottobre, pensioni, esodati. Sono i diversi temi cui ha risposto stamattina a 'Italia parla', la rubrica di Radioarticolo1, Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. 
"C'è molta distanza tra le misure che stanno per essere varate con la legge di Stabilità e le nostre proposte – ha esordito la dirigente sindacale –. Se fossero vere le notizie che circolano, avremmo purtroppo la riproposizione di una via già conosciuta. Ovvero, l'idea che la riduzione della spesa pubblica, e quindi la contrazione del welfare, sia uno degli strumenti da mettere in campo in una crisi così drammatica. Per noi non è così: la spesa per il welfare, e dunque anche per la sanità, serve dal punto di vista delle tutele, della condizione del benessere delle persone, ma è anche uno straordinario strumento per rimettere in campo la spesa e far ripartire il Paese". Sulla sanità in particolare, i dati che ci dicono che sono sempre più le persone che rinunciano a curarsi e che sono alti i costi dell'accesso, con le liste di attesa diventate un dramma che non tocca solo le aree povere del Sistema sanitario nazionale, ma anche i territori 'virtuosi' dal lato della programmazione e della spesa. Tutto ciò, nel mentre viene confermato che l'Ssn è il primo in Europa per qualità e il terzo nel mondo, un dato di straordinaria rilevanza. Se invece si continua a tagliare, piuttosto che a investire su qualità, adeguamento tecnologico e capacità di accesso delle persone al Sistema sanitario, non facciamo il bene del Paese. Se con la nuova legge di Stabilità sarà ancora una volta questo l'iter, tra le questioni che staranno al centro della manifestazione del 25 ottobre non potrà che esserci l'idea che il welfare va difeso e rilanciato. 'Salviamo la salute', dunque, per riprendere lo slogan della nostra campagna nazionale che abbiamo avviato in difesa del settore, dove, oltre ad investire, bisogna intervenire con una riforma vera, ricostruendo non con i tagli, ma con gli investimenti, una sanità del territorio, che parli alle cronicità, ai nuovi bisogni dei cittadini, per creare un sistema della salute più adeguato".
"Sulla povertà – ha rilevato la segretaria confederale Cgil –, divenuto uno dei grandi temi del Paese, con oltre sei milioni di poveri, di cui più di un milione bambini, il ministro Poletti dice: "Lavoreremo su un piano nazionale specifico". È quello che chiediamo da tempo, ma non vorremmo però che restasse un semplice spot promozionale, visto che lo stesso annuncio l'abbiamo già sentito a suo tempo dal governo Monti e poi dal governo Letta. Per noi, l'obiettivo è arrivare a una vera politica contro la povertà, mettendo in campo risorse, individuando i meccanismi di contrasto al fenomeno. Domani, con l'Alleanza contro la povertà, un universo di associazioni tra le più varie, presenteremo uno strumento di inclusione sociale, che, sotto forma di diritto, garantisca alle famiglie povere un reddito di sostegno e una serie di servizi di welfare ben definiti, come inclusione solastica, tutela della salute, inserimento al lavoro, formazione professionale, oltre ad assicurare una politica per l'infanzia e per gli anziani. Cioè un insieme di prestazioni che configurino un percorso di fuoriuscita dalla povertà e per fare questo c'è bisogno, oltrechè di risorse, di mettere in campo un piano vero poliennale, che inizi a definire regole e strumenti. Noi lo pensiamo come un livello essenziale di assistenza, cioè come una prestazione definita, strutturata, stabile nel nostro sistema, e che quindi sia un punto di riferimento delle politiche sociali del Paese. Per il momento, da parte del governo non c'è nulla di tutto ciò, e temiamo che ancora una volta ci sarà qualche intervento, anche se positivo, ma piccolo, limitato, sul territorio e nel numero di utenti. Un grande tema come la povertà non è una cosa che si risolve con iniziative più o meno estemporanee, ma con un'idea nuova di welfare, che promuova inclusione, facendo in modo che un Paese come l'Italia esca dall'attuale indegna condizione di avere milioni e milioni di poveri".   
Altra grande questione, la diseguaglianza sociale, che continua a crescere senza precedenti. "Per utilizzare le parole del Governatore della Banca d'Italia, Visco, 'aumentare il reddito è centrale per fuggire dalla povertà, e altrettanto importante è concentrarsi sulle infrastrutture materiali e immateriali, l'accesso all'elettricità, alla sanità, all'acqua, all'educazione primaria'. Il nostro è diventato uno dei paesi più diseguali al mondo – conferma Lamonica –, ed è uno dei motivi che sta all'origine della crisi. Oggi prendere coscienza di questo, che è il grande tema delle politiche economiche, significa provare a invertire le logiche che si sono seguite finora, perché è vero quel che dice il Governatore, le diseguaglianze nel nostro paese sono sociali, ma anche di tipo territoriale: nel Mezzogiorno non c'è una sola scuola a tempo pieno e spesso è difficile la mobilità ordinaria delle persone. Quindi è evidente che serve mettere in campo quello che noi con il Piano del lavoro abbiamo chiamato un'idea di politica economica che punti a fare ripartire lo sviluppo del paese, partendo dalla questione sociale, da un'idea di futuro, dagli investimenti, dal lavoro che bisogna creare. E se si persegue una politica che punti a superare tali drammatiche diseguaglianze, bisogna affrontare anche il tema della redistribuzione del reddito, delle grandi rendite e patrimoni privati in continua crescita, dei salari troppo bassi, della precarizzazione del mercato del lavoro. Però, se la linea di politica economica che si mette in campo continua a essere quella della compressione dei diritti e dell'impoverimento del lavoro, le diseguaglianze, già macroscopiche, aumenteranno ancora di più e rimarremo in una condizione di stagnazione come l'attuale".
 Per quanto riguarda il ddl delega di riforma del mercato del lavoro, la partita non è chiusa. "Lo dimostra proprio la manifestazione del 25 ottobre a Roma – ha ricordato la dirigente Cgil –, che sarà un grande momento di iniziativa e che, peraltro, è accompagnata da tante iniziative nel territorio. Per noi, continuerà una fase di mobilitazione che ha l'obiettivo non solo di impedire lo scempio dei diritti del lavoro che si fa con questo testo di legge delega, ma anche per imporre un'altra via. Vorrei sottolineare che il tema della deroga non è solo quello che tu togli in termini di diritti, ma è soprattutto quello che non si dà, perché non è vero che c'è una risposta per i giovani, non è vero che c'è una risposta contro la precarietà, tutt'altro. A noi sembra che si aggiunge un nuovo contratto, privo di tutele, ai 46 che già ci sono, e non basta dire che elimino i cocopro. Noi abbiamo bisogno di riunificare il mercato del lavoro, sulla base di diritti e tutele che vanno estesi. Bisogna liberare i giovani dalla condizione terribile in cui vivono, e non lo si fa con la legge delega: siamo in un quadro in cui si precarizza di più tutti quanti, e naturalmente, quando si ridimensionano le tutele, i soggetti deboli del mercato del lavoro sono quelli che pagano di più. A me ricorda quel che c'è stato con le pensioni: si disse, bisogna fare una riforma delle pensioni per garantire il futuro previdenziale ai giovani. Oggi tutti, e lo fa stamattina riprendendo il tema il 'Sole 24 ore', non un pericoloso organo di stampa della Cgil, comprendono che quell'operazione è stata fatta innanzitutto contro i giovani, perché chi non avrà neanche una pensione dignitosa in futuro saranno proprio i giovani precarizzati, quelli che hanno carriere discontinue, che versano pochi contributi, che lavorano un mese all'anno. Perciò, per dirla con una parola, bisogna estendere le tutele a chi non le ha, non toglierle a chi ce le ha. Questa è la sfida e il punto centrale della nostra iniziativa, che continuerà nel tempo, con le diverse forme che decideremo dopo la manifestazione".  
Ma il 25 ottobre la Cgil scenderà in piazza anche in difesa degli esodati, le vere vittime della riforma Fornero. "In questi anni – ha concluso Lamonica –, siamo riusciti a salvaguardare 160.000 persone con un'iniziativa importante e con un buon lavoro parlamentare sul tema. Quanti ne rimangono? Nessuno lo sa con precisione, ma se ci riferiamo ai dati Inps, all'inizio di questa vicenda si parlava di 390.000 unità. Questo significherebbe che ne rimangono da tutelare oltre la metà, ma ora il tema è diventato un altro. Le varie salvaguardie approvate sono piene di paletti temporali. Ragion per cui, chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2016 va in pensione, chi invece li matura un mese dopo no. Dunque, c'è il problema di definire un orizzonte temporale. Noi proponiamo da sempre il 2018, allo scopo di definire una soluzione pluriennale che coinvolga tutti i soggetti interessati. È una vicenda che va chiusa al più presto e definitivamente, anche perché non può essere l'unico tema in campo sulla questione delle pensioni, che sono diventate un autentico dramma innanzitutto proprio per il mercato del lavoro, perché si è bloccato il turn over e voglio vedere come si fa a dar lavoro ai giovani. Quindi, c'è un tema di flessibilità delle fuoriuscite, se non altro perché ci sono professionalità, lavori che non è possibile fare fino a 67 anni. Tale sistema è da rivedere nel suo complesso, perché è ingiusto e scarica tutto il peso delle iniquità sui lavoratori più svantaggiati, su coloro che fanno i lavori più faticosi, più usuranti, che operano in condizioni peggiori. Noi pensiamo vada riaperto il tema previdenziale, chiudendo la questione esodati e aprendo una discussione sul fatto che questo sistema, così com'è disegnato, è decisamente contro i giovani. Questo è il punto politico su cui insistiamo, affinché diventi uno dei temi di cui il governo si dovrà occupare".
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1 commento:

  1. NELLA LEGGE DI STABILITA' C'E' LA POSSIBILITA' DI ALLARGARE LA PLATEA DEI SALVAGUARDATI? CHI MI RISPONDE? GRAZIE

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