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venerdì 29 maggio 2015

Gli esodati: “Siamo ancora 50 mila, serve un nuovo decreto”

29 maggio 2015
Gli esodati: “Siamo ancora 50 mila, serve un nuovo decreto”
Luigi Grassia
Gli “esodati” della legge Fornero esistono ancora, dopo 6 decreti governativi per sistemarli (scaglione dopo scaglione) e nonostante i quasi 4 anni che l’Italia ha avuto a disposizione per riassorbirli (perché il tempo aiuta, le pensioni maturano a mano a mano) da quando è sorto il problema alla fine del 2011. Ieri il loro comitato nazionale ha manifestato a Roma, davanti alla sede dell’Inps, per risolvere la questione una volta per tutte. Vogliono un decreto numero 7 che salvi i 49.500 ex lavoratori ancora senza pensione. La richiesta è di avere l’assegno alle condizioni precedenti la legge Fornero, visto che si sono visti cambiare le regole quando la partita era in corso (anzi era quasi finita).
Numeri certi dall’Inps
Visto che in questa vicenda i numeri sono sempre stati opinabili - da qui la rincorsa affannosa dei decreti per mettere una pezza dopo l’altra - è importante motivare l’indicazione di quei 49.500: è stata data in commissione Lavoro il 15 ottobre 2014 dal sottosegretario Luigi Bobba.
Gli interessati dicono che i soldi ci sono già. Nei 6 decreti finora sono stati “salvaguardati” (è il termine tecnico) 170.230 ex lavoratori. E i soldi sono stati stanziati, appunto, per 170.230 persone. Poi 110.545 esodati sono stati anche “certificati”, cioè l’Inps ha verificato che meritano effettivamente la tutela prevista dai decreti. Ma la differenza fra 170 e 110 mila non vuol dire che a 60 mila lavoratori sia stato risposto di no dall’Inps: significa semplicemente che quelle 170 mila posizioni vagliate sono risultate corrispondere a sole 110 mila persone, visto che ci sono 5 distinti profili di esodati e che a parecchi ex lavoratori corrispondeva più di un profilo. Al netto di 7 mila «salvaguardati» che sono ancora al vaglio dell’Inps, e ipotizzando che tutti vengano anche «certificati», restano risorse stanziate in sovrabbondanza, pari a più di 50 mila esodati, con le quali si può provvedere ai 49.500 che finora sono rimasti fuori. Lo si può fare senza chiedere al Tesoro risorse aggiuntive.
Una vicenda esemplare
Al di là dei numeri aggregati, può essere interessante raccontare la vicenda personale di Domenico Soldani, della Rete dei Comitati degli esodati.
Primo capitolo: quanto ci ha rimesso
«Ho lavorato per 25 anni come ricercatore allo Cselt di Torino, poi passato a Hewlett Packard. Nel 2008 ho concordato il licenziamento, con la prospettiva di andare in pensione nel 2014. Poi è arrivata la Fornero (anzi, prima ancora c’era stato l’intervento di Sacconi) e così i tempi del pensionamento si sono spostati in avanti. Mi sono fatto calcolare dall’Inps quanto mi costa il ritardo: 150.000 euro di mancati introiti. In più, 5 anni di contributi volontari aggiuntivi, attinti dai miei risparmi, mi costano 142.500 euro. In totale: quasi 300.000 euro persi».

Secondo capitolo: perché Soldani non fa un altro lavoro?
Perché ci rimetterebbe. «Ho trovato un impiego su una piattaforma petrolifera in Norvegia a 30.000 euro all’anno. Ma il mio ultimo stipendio in Hewlett Packard era di 80.000. La parte retributiva della mia pensione viene calcolata sugli ultimi 10 anni di lavoro. Se a tre anni a 80.000 euro ne aggiungessi sette a 30.000 la mia futura pensione crollerebbe da 3.400 euro al mese a 2.200. Il prof. Ichino mi dirà che sono un fannullone se rifiuto di lavorare così?».
 

6 commenti:

  1. I 6 mesi di finestra aggiunti da Sacconi sono briciole, e li hanno avuti tutti!
    Ti sei licenziato ed incentivato, ben 6 anni prima di avere i requisiti per la pensione:
    addirittura con le regole previgenti la legge Fornero.
    Il problema di fondo, non è lo stipendio degli ultimo 10 anni, ma quello che uno ha versato come contributi nell' intera vita lavorativa.
    Ti conviene restare sulla piattaforma in Norvegia, fino al raggiungimento della pensione. La maggioranza dei pensionati, metterebbe la firma per una pensione
    da 2.220 euro.
    PS non dice l' età anagrafica e nemmeno quella contributiva!

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  2. Secondo capitolo: perché Soldani non fa un altro lavoro?
    Vuoi un consiglio, non andare sulla piattaforma x 30.000 euro all' anno, ma stai a casa x "0" euro all' anno, così gli ultimi 7 anni non intaccheranno la tua pensione.
    A proposito, con 80.000 euro all' anno la Hewlett Packard Italia la dirigevi da solo.
    Un altra cosa, adesso senza di te, come farà l' azienda a sopravvivere?

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  3. Domenico Soldani, trovati un lavoro da 100.000 euro, così la tua pensione passerà
    da 3400 a 3600 euro al mese, è così facile trovarlo!
    Te lo dico io che sei un fannullone, perché non trovi un lavoro da 100.000 euro in Italia e vai in Norvegia su una piattaforma per 30.000 euro; meglio non lavorare.

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  4. "Una vicenda esemplare"

    Al di là dei numeri aggregati, può essere interessante raccontare la vicenda personale di Domenico Soldani, della Rete dei Comitati degli esodati.
    Chi scrive, è un esodato uscito dal lavoro incentivato il 1° luglio 2011.
    Rientrando nei primi 65000 salvaguardati, sono andato in pensione il 1° aprile 2013 a 61 anni e con 40 anni di contributi.
    Quello che mi chiedo, è come uno uscito nel 2008, e non sappiamo a quale età anagrafica e con quanti contributi possa tirare in ballo i 6 mesi aggiunti da Sacconi
    (che pure io ho avuto), e che conteggi nelle sue perdite i 142.500 euro dovuti come contributi volontari anche con legge pre Fornero.
    Spero per lui, che quando si è licenziato, si sia fatto lautamente foraggiare!!
    Per l' ulteriore mancanza di 150.000 euro di introiti, sa esattamente lui quanti anni gli mancano e con quale cifra andrà in pensione.

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  5. "Una vicenda esemplare "
    Spero che DOMENICO SOLDANI, "della Rete dei Comitati degli esodati",
    dopo quest' articolo che lo riguarda in prima persona, abbia il buon senso di controbattere in prima persona ai nostri interventi.
    PS peccato che l' articolo abbia già 10 giorni.

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  6. Anonimo11 giugno 2015 21:20

    "Una vicenda esemplare "
    Spero che DOMENICO SOLDANI, "della Rete dei Comitati degli esodati",
    dopo quest' articolo che lo riguarda in prima persona, abbia il buon senso di controbattere in prima persona ai nostri interventi.
    PS peccato che l' articolo abbia già 15 giorni.
    MI AUGURO, DATO CHE QUESTO POST E' DATATO,CHE LA DIREZIONE DEL BLOG, CONTATTI LUIGI GRASSIA E DOMENICO SOLDANO PER DAR LORO LA POSSIBILITA' DI CONTROBATTERE. GRAZIE
    E DOMENICO SOLDANI

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