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giovedì 21 maggio 2015

Ritiro dal lavoro a 60-62 anni: costa un quarto dell’assegno?

IL SECOLO XIXPensioni, ritiro dal lavoro a 60-62 anni, ma tagliando un quarto dell’assegno

Alessandro Barbera
20 maggio 2015
Roma - In pensione anticipata anche a 60 o 62 anni rinunciando al 20-30 per cento dell’assegno: alzi la mano chi non ci penserebbe almeno un minuto. Sulla carta è la soluzione che fa tutti felici. Più libertà per il lavoratore, meno complicazioni per chi governa (vedi esodati), un’occasione per le imprese che possono assumere persone giovani e più produttive. Ma non è una strada che si percorre gratis; vale per chi decide di lasciare il lavoro e per lo Stato. Le pensioni italiane valgono più di 270 miliardi di spesa, ora in sicurezza grazie alla riforma del 2011. «Avremmo voluto introdurre più flessibilità, ma non si poteva. Perché ogni soluzione ha un costo», spiega oggi Elsa Fornero. «Qualunque soluzione adotteremo dovrà rendere il sistema ancora più sostenibile», risponde il responsabile economia Pd Filippo Taddei. Nel breve periodo, almeno nei primi anni, il governo è rassegnato a sostenere un costo, l’importante è che nel lungo periodo la «gobba» previdenziale scenda di più. Ma quel costo dovrà essere in ogni caso contenuto, pena la censura dell’Europa, già preoccupata dagli annunci del premier.
La penalizzazione
Dunque? La variabile decisiva si chiama «penalizzazione». È lo scoglio di fronte al quale sono andate a sbattere tutte le ipotesi finora discusse. L’ultima in ordine di tempo - l’idea è di Pierpaolo Baretta e Cesare Damiano - prevede di ridurre l’assegno del due per cento per ogni anno di uscita anticipata. Per capirsi: se la pensione del signor Bianchi è prevista a 66 anni (l’età minima prevista oggi) con un assegno di duemila euro al mese, potrebbe andarsene a 62 perdendo l’8 per cento, 160 euro al mese. C’è un però: questa ipotesi costa comunque allo Stato fra i tre e i quattro miliardi l’anno. Al taglio secco dell’assegno ci sono due alternative: se l’impresa gli offre una buonuscita, potrebbe rinunciare a parte di essa, oppure chiedere il cosiddetto prestito previdenziale. Invece di rinunciare a parte dell’assegno, il signor Bianchi potrebbe accettare per i primi quattro anni un assegno più basso, restituendo la cifra anticipata a rate solo a partire dal momento in cui era previsto il pensionamento ordinario.
L’ipotesi Boeri
Nello schema del governo c’è una ulteriore variabile: far pagare di più a chi è andato in pensione almeno in parte con il vecchio sistema retributivo, più generoso del contributivo perché concede più di quanto effettivamente versato nella vita lavorativa. Il presidente dell’Inps Tito Boeri propone di finanziare così parte della riforma: ai redditi più alti potrebbe essere chiesto una sorta di contributo di solidarietà. È la proposta del consigliere di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld, in passato sposata dallo stesso Renzi, ma che rischia di finire di nuovo di fronte alla Corte Costituzionale. Ecco che allora all’Inps hanno iniziato a ragionare su una ulteriore variante: calcolare una penalizzazione più forte per la parte di pensione concessa con il retributivo.
Il signor Bianchi
In caso di uscita a 62 anni invece che a 66 - spiegano all’Inps - il signor Bianchi verrebbe ridursi l’assegno di circa il 20-30%. Il numero è frutto di una complessa operazione in cui, alla penalizzazione prevista per la parte di pensione calcolata con il contributivo, se ne somma una parte (per almeno il 12 per cento) sulla quota di assegno retributivo. Non è chiaro se l’ipotesi prevederà un minimo di contribuzione per l’uscita, ma le indiscrezioni dicono che potrebbe essere concessa anche a 60 anni. Lo schema prevede una opzione ulteriore: usare il sistema in vigore per la cosiddetta “opzione donna”, che oggi permette di uscire con 57 anni di età e 35 di contributi. 

15 commenti:

  1. APPROVATE LA SETTIMA SALVAGUARDIA, POI DISCUTEREMO DI TUTTO E DI PIU'!!! COME POTETE PRETENDERE RAGIONEVOLEZZA DA CHI AVETE LASCIATO A PANCIA VUOTA??? SIATE COMPRENSIVI, POLITICANTI SENZA SCRUPOLI...

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  2. Ma che fine farà la 7a salvaguardia? E che fine faremo noi, esodati non salvaguardati? Cascheremo in questa trappola, con una riduzione del 25%? Profonda ingiustizia! Se flessibilità si deve introdurre, che sia "a partire da oggi", non per coloro che hanno lasciato il lavoro prima della riforma..... che fare?

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    1. Non è detto che ci sarà una 7 ^ salvaguardia, e che, se anche dovesse esserci, non tutti saranno salvaguardati.
      A questo punto, ognuno deve farsi i conti in tasca.
      Anche con la penalizzazione del 30%, che è quello che comporta il calcolo con tutto il sistema contributivo, chi è lontano 5-6 anni dalla pensione,
      è giusto che cominci a pensarci.
      deve veramente cominciare a fare 2 conti

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    2. Bel suggerimento! Il post era un'esortazione ad agire, non a rassegnarsi......!

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    3. In risposta all' anonimo del 23 maggio 2015 12:00,
      il mio non è un suggerimento, ma un caloroso consiglio a pensarci.
      Ti auguro vivamente di rientrare nella 7^ salvaguardia.
      Se ciò, non dovesse avverarsi, sai già come regolarti.

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  3. Il solito balletto squallido !!!! Ci avete tolto in una notte i ns diritti, uguali a tutti quelli di coloro che hanno beneficiato delle 6 salvaguardie.
    NOI PRETENDIAMO LO STESSO TRATTAMENTO SENZA SE E SENZA MA, VERGOGNA!!!!!

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  4. "Cascheremo in questa trappola, con una riduzione del 25%? Profonda ingiustizia! Se flessibilità si deve introdurre, che sia "a partire da oggi", non per coloro che hanno lasciato il lavoro prima della riforma..... che fare?"
    Da quello che scrivi, sembra che hai accettato di uscire dal lavoro dopo la Fornero.
    Se così fosse, chi te lo ha fatto fare.

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    1. No no....il post si riferisce a chi ha lasciato/perso il lavoro prima della riforma. Questi sono i VERI EDODATI. ...

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  5. Francesco Flore qua ci sono tante idee ben confuse.
    La segreteria delll'on.Gnecchi a cui ho scritto dice che c'è problema sulla approvazione della settima salvaguardia.
    Confermi? Che facciamo?
    In questo blog alcuni scrivono in base alla propria posizione e la vorrebbe risolvere sempre per il suo tornaconto.
    Basta siamo disoccupati con requisiti ante fornero.
    Stesso trattamento delle precedenti salvaguardie!!!!!

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    1. In risposta a Masaniè,
      qui non ci sono tante idee ben confuse, mia moglie è appena andata in pensione a 59 anni e 38 anni di contributi con "l'opzione donna".
      Vale a dire, tutto calcolato con il sistema contributivo e quindi con una penalizzazione del 30%.

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    2. Masaniè, ci spieghi meglio questa risposta che ti ha dato la segreteria della on. Gnocchi? Come ti hanno argomentato questo "problema"?

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    3. Gnecchi non Gnocchi.
      Semplice,visto che l'on Gnecchi della commissione lavoro alla camera
      assieme a Damiano i promotori della settima salvaguardia, ha sempre risposto via email a tutti coloro che le hanno scritto, ho chiesto a che punto era per l'approvazione.
      La risposta è stata che ci sono problemi di che natura non lo so.

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    4. A Masaniè22 maggio 2015 07:36

      Francesco Flore qua ci sono tante idee ben confuse.
      Masaniè, Francesco ti ha poi risposto?

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  6. In risposta ad anonimo del 22/05.
    Si faccia un giro su internet che parlano di futuri pensionati e il modo di come andarci.
    Non mi riferivo a situazioni giá definite.

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