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lunedì 4 febbraio 2013

Esodati padovani di Abignasego: «Inps, restituisci i contributi»

Esodati: «Inps, restituisci i contributi»
La provocazione di alcuni cittadini di Albignasego rimasti senza lavoro. E ora scade anche la mobilità
di Cristina Salvato
ALBIGNASEGO. «Se l’Inps non ci paga la pensione, almeno che ci ridia i soldi versati per 40 anni in contributi, perché non ce la facciamo a mantenere le nostre famiglie». L’appello, forte e provocatorio, arriva da cinque lavoratori in mobilità, i cosiddetti “esodati”, più precisamente “potenziali salvaguardati in attesa di verifica dalla direzione centrale Inps di Roma”. Comunque li si chiami, sono persone alle quali, dopo una vita di lavoro, sta loro per scadere la mobilità e la legge Fornero ha spinto ulteriormente in avanti il limite di età pensionabile. Con che cosa camperanno per i prossimi anni se i sussidi stanno per finire e in pensione non ci possono andare?
«Non chiediamo la carità, ma quello che ci spetta dopo che abbiamo versato contributi per decenni», sottolinea Mario Modolo. Ha 60 anni, lavorava come manager per un’azienda informatica, in mobilità dal 2007: adesso è un lavoratore “socialmente utile” allo sportello anagrafe nel Comune di Albignasego. Ha fatto domanda di pensione due settimane fa. Intanto ha le figlie all’università da mantenere. «Pago i contributi da quando avevo 15 anni», aggiunge Roberto Sarto che di anni ne ha 56 e lavorava da “Cash and Carry”: aveva accettato il turnover dell’azienda ed era andato in mobilità, contando di “scivolare” presto alla pensione. L’8 gennaio sono scaduti i tre anni di mobilità, ma l’Inps, a lui come agli altri, non ha ancora saputo dire (visto per il 2013 è ancora tutto bloccato), se potranno derogarla fino all’età pensionabile imposta dalla recente riforma. Orfeo Pirani, 54 anni, trent’anni in “Atala” dove si producevano bici, i quarant’anni di contributi li “compirà” a settembre: in attesa della fantomatica pensione, risponde al centralino in municipio. Provengono entrambi dalla “Parmalat”, dov’erano entrati quando ancora era Ala Zignago, Luciano Tognon e Giorgio Montesso, entrambi 56 anni, in mobilità dal 2008, prestano opera all’Informalavoro del Comune: loro in cerca di occupazione ad aiutare altri a trovare un impiego. L’Inps quindi non risponde e se paga, paga dopo sei mesi. Fortuna che arrivano gli 800 euro della mobilità e che le mogli lavorano.
«Ho sentito un candidato del centrosinistra dire che come prima cosa, se eletto in Parlamento, avrebbe regolarizzato gli extracomunitari», interviene Federico Alati, assessore al Sociale ad Albignasego e candidato alla Camera con il Mir, «ma dove li mettiamo 400 mila “esodati” italiani? Lancio quindi una sfida agli altri candidati, specie di centrosinistra, ad affrontare questo tema, sia ora in campagna elettorale che poi in Parlamento».
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2 commenti:

  1. Bravi!!!E' un'idea che ho avuto anche io,e l'ho proposta al direttore dell'Inps di zona.Il discorso è molto semplice:paghiamo o abbiamo pagato per non avere nessun servizio,quando sarà, se sarà avremo la pensione.Allora l'Inps ci restituisce tutti i nostri soldi,io personalmente li porterò in un'assicurazione privata e fra un paio d'anni chiederò un vitalizio,sicuramente sarà superiore a quello che avrò dall'Inps.E così ci togliamo di mezzo e non diamo più fastidio a nessuno,o no?
    Esodato poste

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  2. Mi pare una buona idea!

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