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giovedì 22 gennaio 2015

Tra gli scontenti di Renzi

Ghisleri (Euromedia): «Gli scontenti di Renzi? Soprattutto pensionati, esodati e partite Iva»Ghisleri (Euromedia): «Gli scontenti di Renzi? Soprattutto pensionati, esodati e partite Iva»
21/01/2015 - di

La direttrice di Euromedia Research spiega a Giornalettismo come si muove il consenso del premier e del suo partito 

Il linguaggio chiaro di Matteo Renzi e la sua abitudine a «calendarizzare le promesse» con una scadenza certa ha creato intorno al governo un’aspettativa molto forte. Un’aspettativa però attualmente disattesa perché molti italiani non vedono ancora realizzate le promesse. Questo spiega il calo nel tasso di fiducia del premier e nelle intenzioni di voto al Pd, che tuttavia restano ancora su un «livello buono» e che, una volta superata la fase di stallo, potrebbero anche risalire.

GHISLERI (EUROMEDIA): «SU RENZI ASPETTATIVE DISATTESE» – È questa l’analisi sul consenso del presidente del Consiglio fornita da Alessandra Ghisleri, direttrice dell’istituto demoscopico Euromedia Research,  uno dei sondaggisti più noti d’Italia, ed esperta di rilevazioni su intenzioni di voto e popolarità di partiti e leader politici. «Il presidente del Consiglio – ci ha spiegato  telefonicamente – ha sempre utilizzato un linguaggio molto chiaro nei confronti delle persone, si è fatto capire molto bene. Questo ha generato un’attesa comprensibile e molto alta. Ma siccome è già passato un anno dall’insediamento a Palazzo Chigi, i cittadini chiedono ora che vengano rispettati i tempi. Renzi ha provveduto a calendarizzare ogni promessa. Questa calendarizzazione ha reso le promesse attese reali, concrete, che però ora stanno annaspando, perché non s’intravede la conclusione dell’iter, la realizzazione».

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GHISLERI (EUROMEDIA): «TRA GLI SCONTENTI DI RENZI SOPRATTUTTO ESODATI, PENSIONATI E PARTITE IVA» – Secondo la direttrice di Euromedia il tasso di fiducia del capo del governo oscilla oggi intorno al 40/41%, in calo di quasi 10 punti rispetto all’inizio di ottobre, ovvero da quando è cominciato il trend negativo. L’andamento degli ultimi tre mesi e mezzo non sarebbe comunque legato alla fine di una presunta luna di miele tra Renzi e il Paese (legata allo straordinario successo delle Europee di maggio), piuttosto a questioni che hanno a che fare con la vita dei cittadini di tutti i giorni e a quelle risposte attese che tardano ad arrivare. Secondo Ghisleri dire che i dati sono «preoccupanti» probabilmente non è corretto. «Dipende – dice – da cosa s’intende per ‘preoccupante’». «’Preoccupante’ – ribadisce Ghisleri – è l’aumento della distanza tra l’azione di Renzi e dei suoi cittadini», i quali «si trovano di fronte le difficoltà del quotidiano, come impoverimento e crisi generale», e nello stesso tempo a «richieste che non vengono esaudite». Ad abbandonare con più faciltà il premier sarebbero, dunque, le categorie di scontenti, quelli ad esempio «che non hanno usufruito del bonus degli 80 euro, le partite Iva, gli esodati, coloro che hanno a che fare con gli studi di settore». «L’italiano – spiega Ghisleri tracciando il ritratto degli elettori – diventa severo (e pensa, nda): se sei stato abile nel presentare e comunicare, perché non realizzi?».
GHISLERI (EUROMEDIA): «PD PUÒ RECUPERARE » – Un discorso leggermente diverso va fatto per il voto al partito del premier. Ghisleri considera sia la percentuale di consenso sui votanti (al netto ovviamente della quota di astenuti) che il numero assoluto di preferenze ottenute. La flessione sarebbe molto più contenuta nel primo caso . «Il 36/37% rimane sempre un buon dato, e il Pd, tolto quello dell’astensione, rimane primo partito del Paese: è comunque un livello buono», dice la direttrice. Per quanto riguarda il consenso in valori assoluti, invece, il calo del Pd risulta leggermente più ampio, perché influenzato anche dal basso livello di persone intenzionate a votare (affluenza al 55/58%). A pesare sul calo di voti sarebbero anche le «nicchie», le «divisioni» all’interno del partito, che generano un’«insicurezza» e un’«incertezza» e che causano a loro volta fratture, come nel caso di Cofferati e Civati. Si tratta di «vicende – ha spiegato Ghisleri – che generano una separazione all’interno, vanno ad ingrassare le fila di partiti intorno». Guai però a parlare di ‘tradimento‘ da parte dell’elettorato. Quel termine resta inappropriato. Più plausibile – lascia intendere la direttrice – l’ipotesi di un rifugio nell’astensionismo. «Per gli elettori è più facile rifugiarsi nel ‘non so cosa rispondere’. Non penso che sia un tradimento. Non c’è un cambio di bandiera», afferma Ghisleri. Dunque, non è affatto escluso che il consenso possa «rientrare», in attesa ovviamente delle adeguate risposte alle aspettative. «È una situazione in evoluzione». E gli avversari restano ancora parecchio attardati. Renzi, insomma, ha ancora tempo per rimediare.
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