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mercoledì 1 febbraio 2012

L'On. Damiano batte lo stesso tasto

Martedì 31 Gennaio 2012 17:38 
LAVORO: DAMIANO, LA QUESTIONE DELLE PENSIONI NON È CHIUSA
(AGENPARL) - Roma, 31 gen -“Finché ci saranno lavoratori che si sono licenziati individualmente, esodati o soprannumerari che non hanno più il lavoro e che dovranno aspettare anche per cinque o sei anni la pensione a causa delle nuove regole previdenziali; finché ci saranno lavoratori con accordi di mobilità, sottoscritti anche presso il ministero del Lavoro o dello Sviluppo economico che non potranno utilizzare le vecchie regole pensionistiche a causa della data di sottoscrizione degli stessi accordi, la questione delle pensioni non potrà dirsi conclusa. Non condividiamo le parole del ministro Fornero pronunciate questa mattina nel corso di una audizione alla Camera, perché sono pesanti e non tengono conto della situazione sociale realmente esistente e perché non sono accettabili in quanto non considerano che il testo del ‘milleproroghe’ che andrà al Senato, potrà legittimamente essere modificato al fine di un suo miglioramento sotto il profilo sociale. Inoltre non va dimenticato che sul tavolo di confronto sul mercato del lavoro i sindacati hanno posto unitariamente alcuni contenuti che riguardano i nodi irrisolti della questione previdenziale, che noi condividiamo. Ignorare tutte queste istanze non favorisce il dialogo: se il rigore non si associa all’equità sociale e allo sviluppo, il Paese non troverà la sua via di uscita. Anche il dialogo con il Parlamento e con le parti sociali e la capacità di ascolto sono ingredienti indispensabili per il buon governo”. Lo dichiara Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera. (Leggi)

9 commenti:

  1. Grazie On.Damiano. Io credo che il ministro Fornero non sappia e sicuramente non sa cosa vuol dire 5-6 anni senza lavoro e pensione. Faccio molta fatica pensando che al mondo esistano certe persone. Se vuole mandare al massacro la popolazione e meglio la guerra, almeno non si soffre.

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  2. Ma il ministro Fornero sa' che ci sono persone esodati che non hanno sostentamento per sei anni a causa della sua riforma? Il rigore e' d'obbligo in certe situazioni, ma non può esagerare e andare oltre il senso civile della vita stessa. Le promesse si mantengono. Il presidente Monti ha detto che nessuno sarebbe rimasto senza reddito. Quindi la partita delle pensioni non si può dare per conclusa.

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    1. PER ME CARI COLLEGHI SI PARLA ANCHE DI 12 ANNI SENZA ALCUN SOSTEGNO ECONOMICO.IMMAGINATE? HO 30 ANNI DI CONTRIBUTI E 55 ANNI DI ETA' E SONO INVALIDA CIVILE.
      E' VERAMENTE UNA VERGOGNA, POTREBBERO ALMENO ANNULLARE IL CONTRATTO E REINTEGRARCI AL LAVORO.
      SPERIAMO BENE PER TUTTI.

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  3. Se andremo al voto state certi che gli On. Damiano, Baretta e Gnecchi saranno i piu votati da noi ex postali. Cio' che stanno facendo per noi e' da elogio solenne.Purtroppo c'e' Qualcuno-a che ha il cuore troppo duro........SIAMO TUTTI NEL MINESTRONE e tutti da salvare chi ci ha esodato lo ha fatto per interessi Suoi e non Nostri.....ci aiuti ora a venirne fuori..... raffaele c.

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  4. Dimenticavo anche l'On. Moffa, tante grazie. raffaele c.

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  5. Esodati postali se il governo non fa niente, perchè non ci rivolgiamo a uno studio di avvocati per impugnare l'accordo che abbiamo firmato visto che le condizioni sono cambiate? Ci potrebbe aiutare la Fornero per farci riassumere e così non graveremo per alcuni sull'inps

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  6. Grazie di cuore Onorevili - Damiano, Beretta, Gnecchi e Treu per tutto quello che avete fatto fino ad ora e per quanto ancora farete.
    Ely - Esodata Poste

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  7. Se il problema fosse la copertura finanziaria sarebbe più che sufficiente riportare a casa i militari impegnati in missioni militari all'estero, visto che gli unici risultati evidenti sono i nostri morti che ci hanno rispedito a casa. E' di due giorni fa la riconferma delle missioni per il 2012, mentre gli USA hanno già dichiarato che durerà ancora solo sei mesi il loro impegno!

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  8. Sono d'accordo nel ringraziare i parlamentari che si sono sinora impegnati. Sono altresì d'accordo per iniziare ad interpellare qualche giuslavorista importante cui potrebbe essere affidato l'incarico di esplorare le possibili iniziative di carattere legale. A tal proposito sarebbe interessante avere un parere (anche dell'on. Damiano) su una sentenza della Corte Costituzionale che vi riporto in calce:

    SENTENZA N.822 ANNO 1988 REPUBBLICA ITALIANA LA CORTE COSTITUZIONALE
    In particolare, non può dirsi consentita una modificazione legislativa che, intervenendo o in una fase avanzata del rapporto di lavoro oppure quando già sia subentrato lo stato di quiescenza, peggiorasse, senza una inderogabile esigenza, in misura notevole ed in maniera definitiva, un trattamento pensionistico in precedenza spettante, con la conseguente irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività lavorativa.
    Sono di ordine secondario le altre ragioni, quali il conseguimento di un gettito fiscale per coprire gli oneri dei trattamenti dovuti anche alle categorie con contribuzione bassa o nulla, secondo il principio solidaristico, nonché l’avvenuta elevazione del tetto pensionabile, l’adeguamento periodico delle pensioni e l’aumento dei trattamenti minimi, in una con le necessita di contenimento della spesa previdenziale: ragioni non idonee a giustificare la decurtazione della pensione in danno di quei lavoratori che hanno versato contributi a loro carico, per l’intero o in parte, nella legittima aspettativa di conseguire un trattamento pensionistico adeguato.
    Valgono per costoro il principio della garanzia della sicurezza sociale, che e anch’esso di ordine costituzionale (art. 38), oltre che le innegabili ragioni di giustizia sociale e di equità per cui non possono effettuarsi riforme o conseguire risultati a danno di categorie di lavoratori in genere ed in specie di quelli che sono prossimi alla pensione o sono già in pensione.
    ATTENZIONE BISOGNA PROMUOVERE azione legale oltre 60 giorni dall’entrata in vigore della legge

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