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venerdì 16 novembre 2012

Esodati un problema senza soluzione

 
Esodati un problema senza soluzione
Di redazione - 16/11/2012 @ 08:30:00 -  in Osservatorio Nazionale)
Se la riforma Fornero delle pensioni ha scontentato e peggiorato la vita di tutti i lavoratori, ha anche prodotto il problema esodati cui il governo non riesce ancora non solo a definire il numero preciso, le ultime stime parlano di oltre 31mila unità, ma nemmeno ad offrire una qualche soluzione valida.
Chi sono questi esodati? Sono quei lavoratori over 50 espulsi dal mercato dal lavoro e che per loro sfortuna non sono ancora riusciti a maturare il diritto alla pensione ed ulteriormente penalizzati dall’innalzamento delle età e dalla modifica dei requisiti per poter abbandonare definitivamente il mondo del lavoro.
Rappresentano una fascia sociale particolarmente debole poiché risentono maggiormente delle difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro e, a differenza dei disoccupati giovani, hanno spesso degli obblighi ed oneri economici derivanti dalle spese familiari, mutuo, affitto o figli. Spesso hanno lasciato volontariamente il mondo del lavoro, magari dopo un accordo con il datore di lavoro, con la certezza di poter accedere in breve tempo al trattamento pensionistico e che poi si sono dovuti scontrare con la riforma pensionistica di Elsa Fornero.Ora da circa un anno il governo sta cercando non solo di quantificare il numero esatto degli esodati ma anche di trovare una soluzione a questo problema ma ogni volta che l’esecutivo si dice sul punto di trovare la copertura finanziaria necessaria salta fuori qualche problema che manda il tutto all’aria.Nei giorni scorsi la soluzione sembrava ad un passo ma poi alla fine l’emendamento che doveva estendere la salvaguardia prevista per gli esodati è saltato.
La Ragioneria dello Stato, alla quale spetta il compito di mettere il bollino verde alle proposte di natura economica e finanziaria, ha evidenziato un ampliamento della platea dei soggetti che rende insufficiente la copertura prevista.Il governo tramite il viceministro al Lavoro Michel Martone ha ovviamente minimizzato, così come i vari relatori al provvedimento però rimane il fatto che la soluzione continua a non essere trovata.
Proprio i relatori avevano depositato l'emendamento che includeva, nella platea dei lavoratori esodati anche quelli licenziati, entro il 31 dicembre 2011, a causa del fallimento o di un’altra procedura concorsuale dell'impresa, magari dovuta alla crisi economica.
Nonostante questa modifica però nessuno nel governo o in Parlamento aveva pensato di modificare le risorse previste prevedendo, ad esempio, un meccanismo di autocopertura, cioè di utilizzo delle risorse già stanziate. Il governo invece puntava a risparmiare risorse facendo scontare dal computo degli esodati i periodi di “non lavoro” già coperti finanziariamente grazie alle buoneuscite. In sostanza qualora si fosse lasciato il lavoro contando su uno scivolo economico di due anni, i benefici per gli esodati sarebbero scattati solo dopo questo periodo. Per garantire la copertura di questo sistema Monti ed i suoi avevano previsto la possibilità di coprire il buco con un inasprimento dell’indice di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici di importo più elevato; ovvero prelevando il necessario dalle pensioni più ricche.
A questo punto però è entrata in scena la Ragioneria che, conti alla mano, ha evidenziato l’insufficienza delle risorse.
Tutto da rifare ancora una volta quindi con i colloqui tra governo e partiti: ipotesi al vaglio quella di estendere da subito la “stretta” sulle pensioni ricche oppure restringere il campo degli esodati aventi diritto, una ipotesi che però ha subito messo sull’attenti i sindacati e le parti sociali.
Successivamente si è pensato di risolvere il problema inserendo la questione nella Legge di Stabilità prevedendo la deindicizzazioni delle pensioni di 3.000/3.500 euro nel caso i fondi stanziati non fossero sufficienti ma per far quadrare i conti si era pensato bene di escludere dagli esodati chi fosse stato licenziato prima del 2011 per il fallimento della società per cui lavoravano.Mercoledì però una nuova doccia gelata Piero Giarda, ministro per I rapporti con il Parlamento riferiva che “sulla base degli elementi della Ragioneria dello Stato non risultano eccedenze rispetto alle esigenze di finanziamento degli oneri derivanti dalle tutele previste dalle norme. Altre economie si accerteranno solo in fase di consultivo”; tradotto dal politichese il governo non sa ancora se la copertura ci sia o meno a fronte dei 9,7 miliardi di euro stanziati per risolvere questa annosa questione.
 

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