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venerdì 9 novembre 2012

Esodati di Parma presidiano. Report riprende

Esodati di Parma, presidio in Sidel davanti alle telecamere di ReportEsodati di Parma, presidio in Sidel davanti alle telecamere di Report
Un gruppo dei 200 lasciati a casa dalle aziende del territorio si sfogano ai cancelli di via Spezia, intervistati dalla trasmissione di Raitre. Mobilità agli sgoccioli e nessuna pensione all'orizzonte. "Monti-bis? Sarebbe la fine" LE IMMAGINI
di ALESSANDRO TRENTADUE
Tasto rec. Pallino rosso. Prego. "Mi hanno lasciato a casa a due anni dalla pensione, con quarant'anni di contributi". Lei? "Vivo con 8mila euro all'anno, le sembra possibile arrivare a fine mese qui a Parma?". Ancora: "La nostra ditta ha chiuso, e ci devono pagare parte dello stipendio. Tfr? Nemmeno a parlarne". Lo sfogo degli esodati di Parma esplode davanti alle telecamere di Report. La trasmissione di Raitre, oggi in città, registra le testimonianze di alcuni dei 200 tagliati dalle imprese del Parmense. Storie che andranno in onda nella puntata di domenica 18 novembre.
Ritrovo davanti ai cancelli della Sidel, in via Spezia. Una delle aziende che poco tempo fa aveva scioperato per l'aumento dell'orario settimanale LEGGI. Una cinquantina i presenti, ex dipendenti di realtà produttive storiche: Parmalat, Bormioli, Cft, Ocme, Glaxo, oltre alla Sidel. Parlano a nome dei 200 esodati sul nostro territorio. Uomini e donne dai cinquanta ai sessant'anni, 30-40 anni di contributi. Chi ha firmato prima della riforma Fornero si ritrova nel limbo previdenziale.
"In Sidel di 85 esuberati ora siamo in 18 non salvaguardati dal Governo - spiega Claudio Bernardini, esodato dall'azienda e storico delegato sindacale - chi ha accordi firmati a livello territoriale infatti non rientra nella salvaguardia approvata: il decreto dei 55mila tutela solo chi ha firmato accordi a livello
governativo, ma nel nostro territorio il 90% degli accordi vengono siglati a livello locale, nelle succursali del ministero del Lavoro". I numeri parlano di 220mila salvaguardati a livello nazionale LEGGI, lo stesso ministro del Lavoro ne aveva confermati già 120mila. A fine novembre si attendono i dati definitivi.
Troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per andare in pensione, recita un cartello di protesta. "Però i giovani veri sono quelli che ci hanno preso il posto - precisa il gruppo - comodo per le aziende: costano meno, lavorano di più. E tra loro andate a contare quanti extracomunitari, la nuova forza lavoro". Loro, invece, erano quelli con più anni di anzianità e più vicini alla pensione. "Io a luglio dovevo essere in pensione, con due anni e mezzo di mobilità - racconta Marzia Arati, 60 anni, esodata Nestlè insieme ad altri 80 colleghi - ho accettato e ci sono andata, con dispiacere. L'ho fatto per salvaguardare quelli più giovani che potevano restare, altrimenti chiudeva l'azienda. Adesso mi ritrovo senza niente". Da 1.400 euro al mese, la donna ha firmato per tre anni di mobilità: 900 il primo anno, 800 il secondo, 750 il terzo". E poi? "Eh...". Non aggiunge altro.
Cifre simili anche per altri presenti "accompagnati" alla pensione. "Non siamo esodati veri e propri - si presentano alcuni - ci consideriamo privilegiati, ma chi di noi ha firmato prima della legge Fornero si ritrova scoperto con davanti più anni di contributi, e devono tirarli fuori loro. Ma crede che uno a 55anni, anche volendo, possa riprendere a lavorare?". Parla un ex dipendente dell'Artegrafica Silva, fallita LEGGI.
"Con la legge Fornero dovrei andare in pensione nel 2017 - dice - io sarei fuori di 24 mesi, senza mobilità e stipendio. Per ora mi ritrovo con 890 euro al mese. Poi vengo da un'azienda che ha chiuso, e non posso nemmeno tornarci per protestare". Il coro di voci si alza all'unisono contro il Governo Monti, anche al futuro: "Se ci sarà un Monti-bis, molto probabile visti i possibili candidati - dice un'ex lavoratrice - la situazione peggiorerà. I fondi che hanno a disposizione finiranno in mille altri investimenti, non certo per la nostra salvaguardia. Sarebbe la fine".
(09 novembre 2012)
(Leggi)


EX LAVORATORI IN PRESIDIO DAVANTI AI CANCELLI DELLA SIDEL
“Senza più identità”, sfogo degli esodati di Parma ai microfoni di Report
di Annalisa Andolina novembre - 9 - 2012
di ANNALISA ANDOLINA
“Nè lavoratori, nè pensionati. Ci hanno tolto l’identità”. A parlare sono gli esodati di Parma e non solo, una quarantina di ex-lavoratori, in rappresentanza dei circa 200 esodati del territorio, oggi riuniti davanti alla ditta Sidel di via La Spezia per portare la loro vicenda a conoscenza di tutti tramite le telecamere di Report.
Dopo l’ennesimo colpo di scena e la “beffa” con la bocciatura in parlamento, per mancanza di copertura finanziaria, dell’emendamento alla Legge di Stabilità che ampliava le garanzie per i lavoratori esodati, il coordinamento esodati della Cgil provinciale si è rivolto alle telecamere nazionale di Rai 3 per ribadire l’esigenza di una norma generale di tutela dei lavoratori.
A Parma sono circa 200 gli esodati che si sono rivolti al sindacato per la richiesta di salvaguardia. Lavoratori di Parmalat, Sidel, Bormioli, Cft, solo per citare alcune delle realtà aziendali più note in città, che sarebbero dovuti andare in pensione a breve ma che ora dovranno attendere chi 2 anni, chi addirittura 6 o 7 continuando a pagare i contributi – versati magari per 30 anni e più – ma senza nè stipendio nè pensione. “Con 8960 euro all’anno e a casa. Come si può vivere così?” – chiede arrabbiato un ex lavoratore di ArteGrafica, ditta peraltro fallita nel 2011. Stipendi ancora da pagare, accordi di mobilità e casa integrazione per i 18 operai, nessun Tfr. “Tra poco perderò anche la mobilità e a 56 anni mi trovo senza l’azienda dove tornare a lavorare e con la pensione fissata al 2016″.
Si accodano alla protesta, con tanto di maglietta dallo slogan ‘Troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per la pensione’, anche alcuni esodati postali giunti da Brescia per partecipare all’iniziativa. “Nel nostro caso sono circa 7500 gli esodati. Io sarei dovuto andare in pensione a settembre 2014 – racconta uno di loro – ma ora ci andrò a novembre 2016. Per risolvere questa situazione – suggerisce – basterebbe usare i risparmi con la finestra di mobilità. Avanzerebbero pure 500milioni, ma i nostri li usano per pagarsi le auto blu”. “Dopo 11 mesi non sappiamo ancora niente sulla nostra richiesta di salvaguardia” – aggiunge una ex postale – c’è incompetenza anche da parte dell’Inps.
“Abbiamo allestito anche un comitato tramite una rete nazionale – racconta Claudio Bernardini, coordinatore degli esodati di Parma, ex dipendente di Sidel – ma è difficile riuscire ad avere risposte”. Anche lui fa parte di quei 390mila lavoratori – stima discussa nella guerra dei numeri tra Inps e Ministro Fornero – che vedono sfumare la possibilità dell’accompagnamento alla pensione. “Non c’è nessuna certezza, nè risposte. A seguito della richiesta di mobilità saremmo dovuti rientrare – forse – nel decreto di quei 65mila salvaguardati, ma con il nuovo ‘paletto’ uscito con il secondo decreto dei 55mila secondo cui l‘accordo deve essere firmato in sede governativa e non territoriale, rimaniamo non salvaguardati. Mentre in una provincia come Parma finora c’erano relazioni sindacali positive, ora con quello che hanno combinato è inevitabile arrivare allo scontro sociale“.
Avviliti e lasciati nella totale incertezza. “Io ho firmato l’accordo di mobilità nel 2011″, dice un ex lavoratrice di Nestlè. “E’ assurdo – aggiunge – che chi ha firmato prima della riforma Fornero non venga salvaguardato perchè così i due anni di contribuzione volontaria diventano 6 0 7 anni senza pensione. Questa legge retroattiva colpisce 390mila famiglie lasciate nella totale mancanza di risposte. Ci saremmo aspettati almeno una sensibilità e un buon senso maggiore da parte di un ministro donna“.
(Leggi)
 

1 commento:

  1. Un Grazie di cuore ai colleghi esodati di Parma che ci hanno accolti ieri, nella loro citta' e ci hanno permesso di parlare anche delle nostre storie.Con la speranza che per tutti noi ci sia la possibilita' di un sereno futuro. Paola

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