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giovedì 6 febbraio 2014

Lavoro, esodati in piazza a Roma.

Il primo quotidiano on-line – Affaritaliani.itLavoro, esodati in piazza a Roma. Chiedono numeri certi dopo due anni
Manifestazione il 6 febbraio in piazza Montecitorio a Roma degli esodati che chiedono, ancora una volta, un loro puntuale conteggio. Previsto un incontro con il presidente della Camera Laura Boldrini
Sono pronti a sfidare il maltempo ed una viabilità resa difficile dalla pioggia pur di far sentire la loro voce e le loro richieste fuori e dentro Palazzo Montecitorio. Stiamo parlando degli esodati – ne è atteso un migliaio – che il 6 febbraio invaderanno – promettono pacificamente – la piazza antistante la Camera dei Deputati per richiedere, ancora una volta, la salvaguardia per tutti coloro che hanno lasciato il posto di lavoro, firmando accordi individuali e/o collettivi, entro il 31 dicembre 2011.
Fuori dal palazzo incontreranno l’ex viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ed il deputato leghista Massimiliano Fedriga, rappresentanti di quel manipolo di parlamentari che dal varo della riforma Fornero sono stati a fianco di chi si è visto, da un momento con l’altro, scippato dei propri diritti. Dentro al Palazzo incontreranno – appuntamento previsto per le 10.30 – la presidente Laura Boldrini. Per gli esodati c’è stata di recente una escalation negli incontri e negli ascolti: di recente, il 24 gennaio, sono stati ricevuti al Quirinale; domani meeting con la terza carica dello Stato.
Ma quali sono le rivendicazioni attuali degli esodati (rimasti)? Vale la pensa di ricordare che finora sono stati varati 5 interventi per questi lavoratori: un decreto di salvaguardia per 65 mila persone; uno per 55 mila; uno per 10130; uno per 6500 (con l’inserimento per la prima volta dei licenziati individuali); da ultimo, con la legge di stabilità per l’anno 2014, un intervento per altre 17 mila persone. Finora, quindi, sono oltre 153 mila i lavoratori sfuggiti alle penalizzazioni della legge Fornero ma, a quanto pare, non basta.
Ci dice Giuliano Colaci, romano, inossidabile animatore della Rete dei Comitati degli Esodati: “Certo parecchie persone possono tirare un sospiro di sollievo ma non va dimenticato che ad oggi la tutela scatta solo per chi, cessato il lavoro entro il 31 dicembre 2011, sarà titolare di una pensione con decorrenza entro il 6 gennaio 2015”. Dopo quella data scatta la tagliola (tanto per restare nel recente linguaggio parlamentare…). Noi invece chiediamo che la salvaguardia secondo le norme ante Fornero si applichi a tutti coloro che hanno firmato accordi entro fine 2011 indipendentemente dalla data della maturazione del diritto alla pensione”.
Due quesiti sorgono spontanei. Quante persone riguarda questa potenziale iniziativa e quanti soldi sono necessari? “L’unica cifra sul monte esodati, ricorda Colaci, fu quella di 390 mila unità fornita dall’ex presidente dell’Inps, Mastrapasqua (sulla quale si scatenò una bagarre, ndr); l’attuale ministro del Lavoro, Giovannini, ha promesso più volte, fin dal suo insediamento, il conteggio puntuale degli esodati ma finora non è pervenuto”.
Rimane la copertura finanziaria, tema di non poco conto… La legge di stabilità per il 2013 in realtà aveva previsto un fondo di solidarietà ad hoc da finanziarsi anno per anno; i rappresentanti degli esodati fanno però notare – anche alla luce del netto calo delle nuove pensioni nel 2013 rispetto all’anno precedente – che fondi si possono trovare sia nelle salvaguardie in cui è rimasta capienza (si dice che la seconda, quella dei 55 mila, abbia 20 mila circa posti liberi) sia nei risparmi generati dalla riforma Fornero (stimati in 80 miliardi fino al 2020).
Giovanna Guzzetti
(Leggi)

Pensioni, Giovannini propone l’uscita flessibile (Salvatore Cannavò).
C’È L’IPOTESI DI CAMBIARE ANCORA LA RIFORMA FORNERO: INCENTIVO ALL’ESODO VOLONTARIO CON CONTRIBUTI A CARICO ANCHE DI STATO E LAVORATORI.
Non è chiaro se la proposta del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, di consentire l’uscita anticipata verso la pensione, sia solo una trovata estemporanea. Ascoltando i commenti riservati in ambito sindacale, a prevalere è lo scetticismo se non la contrarietà vera e propria. Eppure, il ministro, ieri ha annunciato un provvedimento specifico che dovrebbe rendere più flessibile, pur senza modificarle, le norme previste dalla legge Fornero in materia di pensioni. Norme, come si ricorderà, molto pesanti con allungamenti significativi dell’età pensionabile e tali da aver determinato quel fenomeno che va sotto l’etichetta di “esodati”. La proposta del ministro non è molto chiara: “Il governo ha allo studio un piano – spiega la nota ministeriale – finalizzato a favorire la transizione, su base volontaria, dal lavoro alla pensione, fermi restando i requisiti dell’attuale normativa”. In passato lo stesso Giovannini aveva adombrato l’ipotesi del “prestito pensionistico”, un assegno da erogare in anticipo rispetto all’età prevista, ma con restituzione di quanto percepito negli anni successivi. La proposta di ieri sembra, invece, più calzata sugli “incentivi all’esodo” previsti per le grandi aziende. Solo che, nel caso attuale, al nuovo strumento si accederebbe “su base volontaria”, e oltre al contributo delle imprese ce ne sarebbe uno a carico anche dello Stato e dei lavoratori.
IL SINDACATO non sembra gradire molto. La Cisl è più aperturista, “apprezza” la proposta ma chiede che non sia solo “una politica dell’annuncio”. In realtà, si spera che non sia solo un annuncio “d’immagine”. Più netta la contrarietà della Cgil che chiama in causa “proprio le regole della riforma Fornero” da cambiare. Il punto irrisolto resta ancora quello. Quella riforma, nell’intento di fare cassa rapidamente per soddisfare i mercati finanziari, ha lasciato dietro di sé buchi clamorosi, esodati in primis. La stessa ex ministra, ieri ha appoggiato l’intenzione di Giovannini di introdurre elementi di flessibilità e di allentamento dei vincoli. Resta, però, il sapore della beffa fatta da chi prima ha allungato l’età pensionabile e solo ora si accorge che è meglio anticiparla, magari introducendo la “flessibilità”.
A proporre, in tempi non sospetti , meccanismi di flessibilità è stato l’ex ministro del Lavoro del governo Prodi, Cesare Damiano, ipotizzando penalizzazioni ai pensionamenti in anticipo ma anche incentivi per chi allunga l’età pensionabile.
QUEL CHE RESTA irrisolto, però, è ancora il problema magmatico degli “esodati”. Quando il governo Monti si accorse del danno fatto, l’Inps stimò le persone rimaste senza stipendio e senza pensione in circa 390 mila. Successivamente la Ragioneria dello Stato elaborò la cifra di 314 mila. A oggi, le persone “salvaguardate” da successivi provvedimenti di legge, ultimo quello del governo Letta, sono poco più di 150 mila. La metà. Gli altri “non sono stati nemmeno censiti” dice al Fatto Beppe Zani, esodato delle Poste. Tra quelli rimasti fuori, i casi sono ancora molto diversi. “Si trovano cassintegrati, lavoratori in mobilità, esodati del settore bancario che beneficiano della solidarietà, licenziati individuali”. Tutti avranno gli incentivi o i sussidi in scadenza prima dell’andata in pensione e quindi la speranza di essere “salvaguardati” si traduce in una corsa contro il tempo. E contro la burocrazia.
Degli oltre 150 mila aventi diritto, infatti, l’Inps ha chiuso le pratiche solo per 30 mila. Per questo, dice Zani, “il 6 febbraio saremo di nuovo in piazza Montecitorio”. Per chiedere ancora una normativa e magari, stavolta, risolutiva.
Da Il Fatto Quotidiano del 22/01/2014.
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2 commenti:

  1. Condivido in pieno non ci sono figli e figliastri devono andare tutti quelli con la legge anti Fornendo.

    Esondato postale

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  2. La copertura c'e' sempre stata ....bastava non regalare danaro alle banche ......!!!!!!

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