COMUNICATO STAMPA DELLE RETE DEI COMITATI DEGLI “ESODATI”
Abbiamo ormai superato il trentesimo mese dall'entrata in vigore della manovra
previdenziale Fornero-Monti che, per il suo carattere di iniquità, ingiustizia
e incostituzionalità, ha di fatto scippato cittadini italiani del loro
legittimo DIRITTO alla pensione, condannandoli di fatto e irrimediabilmente a
restare per numerosi anni senza alcun reddito.
30 mesi in cui alla rabbia, all'insicurezza e all'angoscia costanti si è voluto
aggiungere, per questi cittadini italiani, un tocco di tortura con il
meccanismo delle salvaguardie - siamo ora arrivati alla sesta - che, basandosi
su paletti di vario tipo imposti arbitrariamente e col solo esplicito scopo di
diminuire il più possibile il numero dei beneficiari, ha portato di fatto al
perpetrarsi delle ulteriori DISCRIMINAZIONI tra soggetti aventi ESATTAMENTE gli
STESSI requisiti e nell'ambito della stessa categoria, ma nati in mesi diversi
dello STESSO anno. Pertanto nella realtà dei fatti le salvaguardie sono delle
lotterie con in palio il diritto alla pensione, ossia lo strumento di
sopravvivenza del progetto sociale e familiare delle donne e uomini cosiddetti
"esodati NON salvaguardati".
Il sistema delle salvaguardie è reso in particolar modo discriminante e
penalizzante perché impone l'applicazione dell'abominevole criterio
“dell'aspettativa di vita”, moderatamente comprensibile nel caso di soggetti
ancora al lavoro, ma particolarmente dannoso e penalizzante per i cosiddetti
esodati che invece, purtroppo e NON per loro volontà, sono fuori dal mercato
del lavoro da anni
In questi 30 mesi si sono avute formali dichiarazioni ed impegni di due
Presidenti della Camera (Fini e Boldrini), come pure dalla Presidenza della
Repubblica, che hanno riconosciuto i forti elementi di incostituzionalità della
manovra (perché di questo si tratta e non di riforma previdenziale)
Monti-Fornero, e la loro formale richiesta ai deputati (ripetuta poi anche dal
Presidente Grasso ai Senatori) di risolvere sollecitamente il dramma degli
“esodati” con i quali lo Stato ha rotto un patto.
Medesima affermazione ed impegno del Presidente Letta nelle sue dichiarazioni
programmatiche al Parlamento all’indomani del suo insediamento a Palazzo Chigi.
L’attuale Presidente (nonché segretario del partito di maggioranza) non ha
ancora avuto modo (e volontà) di pronunciarsi se non con qualche tweet a nostro
sostegno durante la campagna elettorale delle primarie di partito. Ad oltre 30
mesi dal provvedimento si ignorano ancora, colpevolmente, i numeri esatti degli
“esodati” ed il dato pare diventato un segreto di Stato.
Negli ultimi mesi una nostra delegazione ha incontrato i Ministri del Lavoro in
carica Giovannini e Poletti (2 volte), il sottosegretario al MEF Baretta (3
volte), il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, la Presidente
Boldrini e numerosi parlamentari. TUTTI loro hanno riconosciuto il DRAMMATICO
ERRORE (che compromette il futuro delle nostre famiglie) compiuto nella
“manovra” Monti-fornero.
Ammissione diventata evidente a tutti noi (ed a tutto il paese) che abbiamo
assistito al dibattito parlamentare in sede di conversione della Proposta di
Legge 224 e collegate. PdL che rappresentava un primo passo, seppur ancora
insufficiente, verso la soluzione del dramma degli “esodati”. PdL cancellato e
riscritto con un emendamento del Governo. Dibattito durante il quale TUTTI i
parlamentari intervenuti oltre a riconoscere che con gli “esodati” lo Stato ha
rotto un patto, TUTTI hanno convenuto su come occorra urgentemente ripristinare
il patto rotto ponendo immediatamente rimedio all’errore compiuto da quella
manovra finanziaria volta a “a fare cassa” sulle spalle dei pensionandi.
Ma su modi, termini e strumenti di come arrivare a tale legittimo ed
ineludibile obbiettivo abbiamo assistito a comportamenti schizofrenici. Abbiamo
visto alcuni partiti bocciare in aula emendamenti di modifica uguali a quelli
che loro stessi avevano proposto nell’ultima legge di stabilità. Abbiamo
assistito alla grave confusione tra “esodati” ed “esodandi” volta unicamente a
inquinare le acque e giustificare (con il falso alibi delle coperture
finanziarie) l’impossibilità a risolvere il problema alla radice. Abbiamo
assistito a manovre poco chiare di alcuni parlamentari ben disposti a
sacrificare la soluzione definitiva del dramma degli “esodati” in nome di una
non meglio precisata proposta di “flessibilità in uscita” applicabile a tutti i
pensionandi ed a tante altre ipotesi di soluzione del problema con strumenti
“assistenziali” e non “previdenziali”. Per concludere poi i lavori approvando
un emendamento che se da una parte salvaguarda 32.100 colleghi dall’altra
mantiene le gravi discriminazioni delle precedenti 5 deroghe rinviando alla
Legge di Stabilità, per l’ennesima volta, la soluzione del problema.
Emendamento che non risolve definitivamente il nostro dramma lasciando ancora
circa 200.000 (secondo le prime stime dell’INPS mai corrette) famiglie nella
totale incertezza di futuro e nella disperazione.
Con queste premesse:
1) La Rete dei Comitati confermando il sostegno alla nuova salvaguardia, prende
atto della volontà di approvare ulteriori salvaguardie ma considera
l'emendamento presentato dal Governo per la VI volta solo una ulteriore toppa,
un cerotto al dramma dei cosiddetti esodati, quindi affatto risolutivo della
problematica e ritiene comunque che debba essere ripristinata la salvaguardia
per tutti i Contributori Volontari così come previsto all’art. 1 punto 2 comma
d) della PdL 224 e collegate che si intende modificare. L'emendamento che
propone la VI salvaguardia, come i provvedimenti precedenti, fa perdurare
numerose discriminazioni all'interno delle stesse categorie di esodato prese in
considerazione. Chiede, inoltre, che venga predisposta (in sede di conversione
al Senato) una clausola di salvaguardia a favore dei potenziali beneficiari dei
precedenti provvedimenti di deroga le cui eccedenze finanziarie sono state
convogliate nell'emendamento in discorso, nel caso il computo dei beneficiari
dei precedenti provvedimenti risulti sottostimato. Riteniamo anche non più
differibile la urgente regolamentazione del Fondo Esodati, più volte richiesta
dalla Rete e mai ottenuta, al fine di una oculata gestione delle risorse residue
che devono essere destinate UNICAMENTE al sostegno degli “esodati” stessi.
Si rileva che questo emendamento e questa salvaguardia sono finanziati
esclusivamente con fondi del Ministero del Lavoro che non ha trovato risorse
aggiuntive che avrebbero potuto allargare temporalmente le salvaguardie e
correggere le discriminazioni che si perpetuano con tale strumento.
Si chiede che, se tale soluzione rappresenta la scelta metodologica del governo
sia per la soluzione di diritto che per il reperimento delle coperture
finanziarie, sia individuato a breve termine il meccanismo che chiuda
l’argomento consentendo anno per anno la salvaguardia ed il reperimento delle
relative coperture.
2) La Rete dei Comitati esige che la soluzione definitiva NON venga più rimandata
coinvolgendo direttamente nella sua definizione la Commissione Lavoro della
Camera che da tempo lavora sull’argomento e che tale soluzione venga elaborata
partendo dall'impianto della Proposta di Legge 224 e collegate e che la sua
predisposizione avvenga al più tardi con la legge di stabilità prevista nei
prossimi mesi autunnali.
3) La Rete dei Comitati ribadisce che i due principi che considera essere i
cardini dell'impostazione per la soluzione definitiva per gli “ESODATI” siano:
a. Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale
a qualsiasi titolo, oppure avere sottoscritto accordi collettivi o individuali
secondo i criteri già individuati nelle prime 5 salvaguardie che come esito
finale prevedano la risoluzione del rapporto di lavoro
b. maturazione del diritto pensionistico con le previgenti norme almeno fino al
31/12/2018.
4) La Rete dei Comitati considera essenziale che si continui a mantenere una
chiara distinzione tra “esodati” ed “esodandi” per le ragioni fin qui rappresentate;
5) La Rete dei Comitati sollecita fortemente il Ministero delle Finanze, che ne
blocca la risoluzione, a dare immediato corso alla risoluzione amministrativa
delle problematiche causate dalla interpretazione restrittiva dell’INPS (tra
l’altro inserite nella circolare n.35 dell’Istituto del marzo 2012), rispetto
alla deroga degli autorizzati ai versamenti volontari ante 2007 (articolo 1,
comma 8, della legge 23 agosto 2004, n.243, e successive modificazioni) e ai
soggetti possibili beneficiari dell'articolo 1 comma 9 della legge 243 2004
cosiddetta “opzione donna” ai quali occorre urgentemente riconoscere i loro
legittimi diritti;
6) La Rete dei Comitati consapevole dell'importanza di risolvere i problemi con
lo strumento più adeguato e dell'inutilità di mescolare sullo stesso piano
problematiche diverse sollecita con forza e con urgenza al Governo un'attenta
discussione e riflessione relativa all'innalzamento violento, per il suo
subdolo meccanismo ad inseguimento, del requisito anagrafico nell'ambito della
pensione di vecchiaia delle donne, che concretamente porta moltissime di loro a
un attesa di oltre 6 anni per il percepimento dell'assegno pensionistico, e
trasforma in un dramma REALE la vita di tutte coloro NON più nel mondo
lavorativo e ragionevolmente prossime al conseguimento della pensione al
momento della riforma, privandole di fatto della propria autonomia e
indipendenza economica.
7) La Rete dei Comitati sottolinea con forza la richiesta di sanare la
vergognosa discriminazione provocata dall'applicazione del parametro
dell'aspettativa di vita ai cosiddetti esodati che di salvaguardia in
salvaguardia discrimina, escludendo dalle salvaguardie, tutti coloro che
maturino i requisiti nei mesi di ottobre, novembre e dicembre rispetto a soggetti
con gli stessi requisiti ma maturati negli altri mesi dello stesso anno. A
fronte dell’indifferenza fino ad ora tenuta nei confronti di questa palese e
concreta discriminazione, la “Rete” rammenta al Governo che la Costituzione
Italiana, all’art.3, e le norme europee non consentono discriminazioni basate
sull'età, sul genere, ecc.
8) La “Rete dei Comitati” respinge con forza e determinazione l’alibi delle
coperture finanziarie non disponibili utilizzato come scusa per negare la
risoluzione definitiva della “questione esodati”. In data 2 Luglio, nel corso
del dibattito alla Camera sull’approvazione dell’emendamento per la VI
salvaguardia, è stato affermato chiaramente che i risparmi realizzati
dall’applicazione delle nuove norme previdenziali sono di gran lunga superiori
a quelli inizialmente stimati (88 miliardi contro 22) come d'altronde
comunicato dallo stesso INPS con documenti e studi ufficiali.
Ribadiamo con forza la richiesta che gli organi dello Stato preposti procedano
alla immediata certificazione di tale differenza rendendo urgentemente
disponibili i maggiori risparmi acquisiti con la “manovra” Fornero anche per
risolvere definitivamente il nostro il dramma e l’emergenza sociale degli
“esodati”.
La Rete dei Comitati ritiene inoltre INAMMISSIBILE ed INACCETTABILE qualsiasi
azione atta a risolvere il dramma dei cosiddetti esodati che differisca dal
ripristino del loro legittimo diritto alla pensione con le regole previgenti la
manovra Monti-Fornero, pertanto a tal fine RIFIUTA sia un'iniziative di tipo
assistenziale sia eventuali provvedimenti basati sulla flessibilità con
penalizzazioni o su qualsiasi altra tipologia di strumenti assistenziali che
neghino il legittimo diritto alla pensione riconosciuto ai colleghi già
salvaguardati.
La Rete dei Comitati preannuncia una forte mobilitazione dell’intero Movimento
degli Esodati già a partire dall’inizio dell’iter parlamentare della Legge di
Stabilità 2014 che DOVRA’ contenere la soluzione definitiva del problema-dramma
degli “esodati”.
Per la “Rete” dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari,
”Quindicenni”, Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e
Licenziati senza tutele
Francesco FLORE - comitatiesodatinrete@gmail.com
L'ASPETTATIVA DI VITA E' DISCRIMINANTE ED ANTICOSTITUZIONALE.BISOGNA FARE IN MODO CHE AL SENATO SIA FATTO UN SUB EMENDAMENTO NEL QUALE SIA SPECIFICATO CHE TUTTI GLI ESODATI NATI ENTRO IL 31 DICEMBRE 1953 ENTRANO UGUALMENTE NELLE DEROGHE DELLA SESTA SALVAGUARDIA E PUR RISPETTANDO LA NORMATIVA DELL'ASPETTATIVA DI VITA PRENDERANNO IL PRIMO RATEO DI PENSIONE TRE MESI PIU' TARDI.ALMENO QUESTO SI POTREBBE OTTENERE.E' UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA SOCIALE .SALUTI
RispondiEliminala rete dei comitati scrive su esodati:
RispondiEliminaLa Rete dei Comitati consapevole dell'importanza di risolvere i problemi con lo strumento più adeguato e dell'inutilità di mescolare sullo stesso piano problematiche diverse sollecita con forza e con urgenza al Governo un'attenta discussione e riflessione relativa all'innalzamento violento, per il suo subdolo meccanismo ad inseguimento, del requisito anagrafico nell'ambito della pensione di vecchiaia delle donne, che concretamente porta moltissime di loro a un attesa di oltre 6 anni per il percepimento dell'assegno pensionistico, e trasforma in un dramma REALE la vita di tutte coloro NON più nel mondo lavorativo e ragionevolmente prossime al conseguimento della pensione al momento della riforma, privandole di fatto della propria autonomia e indipendenza economica.
Se da una parte dice che c'è il problema di attesa di oltre 6 anni per il percepimento dell'assegno, perchè dall'altra si contraddice inserendo in un altro punto
maturazione del diritto pensionistico con le previgenti norme almeno fino al 31/12/2018 come data
che blocca per poche migliaia la salvaguardia.
La nostra domanda è:
che diritto anno loro di stabilire il 31/12/2018 !!!!!!!! ma chi rappresentano per agire cosi ????? x le loro esigenze di visibilità???? per chi per cosa ?????
attendiamo risposte visto che ci rappresentano maaaaa cosi dicono o rappresentano gli interessi di qualche parte politica per ostacolare la vera nostra
lotta per la salvaguardia di tutti i reali esodati usciti dal lavoro il 31/12/2011.
saluti