 Dopo la  segnalazione proveniente dalla 
Liguria, le verifiche fatte a Napoli e Catanzaro, le parole di rassicurazione avute dai referenti territoriali di Poste, ad oggi la situazione permae alquanto precaria. Del dovuto (e promesso) intervento riparatorio non c'è traccia e le risposte delle sedi di poste sono dilatorie e tergiversanti.
Dopo la  segnalazione proveniente dalla 
Liguria, le verifiche fatte a Napoli e Catanzaro, le parole di rassicurazione avute dai referenti territoriali di Poste, ad oggi la situazione permae alquanto precaria. Del dovuto (e promesso) intervento riparatorio non c'è traccia e le risposte delle sedi di poste sono dilatorie e tergiversanti.La preoccupazione dei lavoratori sale sempre più con l'avvicinarsi del 21-11-2012, termine entro il quale le DTL dovranno pronunciarsi sull'Istanza presentata da chi ritiene di essere ra i 65.000 salvaguardati.
Un nostro collega di La Spezia sta battendo tutte le strade possibili e così si è rivolto anche alla segreteria del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Egr. Dott.ssa Valle,
mi rivolgo a Lei , come mia ultima risorsa,   sperando che possa far conoscere al Sig. Ministro Elsa Fornero questa mail  scritta con la disperazione nel cuore.
Sono un ex dipendente di Poste Italiane che nella  primavera del 2011, avvalendosi delle norme allora in vigore e avendo i  requisiti richiesti, ha scelto il pensionamento anticipato con esodo volontario incentivato.
Ho naturalmente sottoscritto presso la DTL di La  Spezia nel Maggio 2011 il verbale di conciliazione e transazione con Poste  Italiane nel quale era chiaramente indicato il giorno 31/12/2011  quale data di cessazione del rapporto di lavoro e quindi dal 01/01/2012 non  avrei più fatto parte dell'organico dell'Azienda.
In seguito ai cambiamenti avvenuti dopo il  cosiddetto "decreto Fornero" ho seguito la trafila richiesta presentando  nell'Agosto di quest'anno la dovuta documentazione alla DTL per l'esame della pratica.
A metà Ottobre ricevo da parte della DTL di La  Spezia una raccomandata in cui mi si comunica che c'è un ostacolo  all'accoglimento della mia pratica in quanto Poste Italiane, difformemente da quanto  riportato nel verbale di accordo, aveva erroneamente comunicato per via  telematica la data di cessazione del rapporto indicando il 02/01/2012  come  ultimo giorno di lavoro invece del reale 31/12/2011. 
Questo malaugurato errore, non so se fatto per  sbadataggine o per leggerezza e incompetenza o peggio ancora per dolo, di fatto mi escluderebbe dai benefici per i salvaguardati.
Naturalmente ho invitato a più riprese sia a voce  che per iscritto l'Azienda di provvedere a rimediare l'errore commesso  facendo annullare il modello Unilav che riportava la data sbagliata e  emettendone uno nuovo con la data di cessazione esatta (cosa fattibile ma che  può comportare sanzioni da parte degli organi competenti), minacciando il ricorso a  vie legali .
Ebbene, nonostante le rassicurazioni avute,  l'intervento dei sindacati, la pubblicazione sulla stampa locale del fatto, a  tutt'oggi l'Azienda non si è degnata di muovere un dito per risolvere questa  situazione che, sono venuto a sapere, non riguarda solo il sottoscritto ma  una quindicina di persone in Liguria e anche altri in altre regioni d'Italia.
La cosa forse più assurda di questa faccenda è il  fatto che nonostante vi siano documenti che certificano in maniera  incontrovertibile l'esatta data di cessazione del rapporto di lavoro in possesso della  DTL (verbale di  conciliazione - statini stipendio con data di cessazione  31/12/2011 - dichiarazione dell'Azienda che riporta l'esatto periodo di  appartenenza in servizio - estratto conto previdenziale INPS da cui NON  risultano versamenti nel 2012) tutto ciò sembra non aver valore  giuridico; viceversa viene considerato come buono un dato sbagliato:  praticamente IL FALSO HA PIU' VALORE DEL VERO.
E' inutile che le nasconda che tutta questa storia  mi ha veramente messo a terra e causato non poca apprensione in un momento della  vita, la vecchiaia, dove invece ci sarebbe bisogno di serenità e di un  minimo di sicurezza per il futuro.
La ringrazio per la sua cortesia e spero, Dott.ssa  Valle, di essere stato abbastanza chiaro nell'esposizione dei fatti che ho  cercato di fare più stringata possibile; la preghiera che le rinnovo è quella, se le è possibile , di  presentare il problema al Sig. Ministro che è forse l'unica persona in grado di  risolverlo.
Augurandole ogni bene Le porgo i miei più distinti  saluti.
G. G.
13/ 11/2012
Dalla lettura del testo uscito ieri dalla Commissione Bilancio pare che il problema della data "debordante" il 31-12-2011 non possa più essere un prolema perché quel temine è stato spostato al 30-06-2012.
""c) ai lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2012, in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412 del codice di procedura civile ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011...""
Ovviamente, ad oggi, questo testo non è ancora legge, ma potrebbe essere un motivo in più acché le DTL decidano di ritenere valida la documentazione prodotta e demandare l'effettiva fruibilità alla valutazione dell'Istituto Previdenziale che valuterà a tempo debito l'effetiva domanda di pensione.
Prevarrà il buon senso?
 
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