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martedì 15 settembre 2015

Renzi: nessun taglio sugli esodati. Già pronte le risorse nella manovra

Il premier: nessun taglio sugli esodati. Già pronte le risorse nella manovra
ROMA, 15 SETTEMBRE 2015 - «ESCLUDO tagli sugli esodati». Ci pensa direttamente il premier a mettere la parola fine alla polemica sulle risorse per la settima tranche di salvaguardia di quella categoria sociale, i sospesi tra lavoro e pensione, partorita dalla riforma Fornero. Tutto nasce da un nodo interpretativo, che Tesoro e ministero del Lavoro cercheranno di sciogliere entro questa mattina quando una delegazione di ‘senza tutele’ verrà a batter cassa a Via XX Settembre. La differenza di vedute tra i due ministeri sta nel gruzzolo, circa 500 milioni, risparmiato nel 2013 e nel 2014 dal fondo per gli esodati: secondo il Mef quei soldi sono ‘perduti’, assorbiti nel bilancio pubblico, mentre per il ministero del Lavoro si possono utilizzare per le salvaguardie future. Una linea quest’ultima sostenuta anche dal presidente della Commissione lavoro della Camera: «Questa stessa operazione di trasferimento delle risorse risparmiate – spiega Cesare Damiano – è già stata fatta con la sesta salvaguardia e ha consentito di salvaguardare 32mila lavoratori: non si capisce perché allora andasse bene e oggi non più. Del resto, lo stabilisce la legge che ha istituito il fondo. Non rispettarla sarebbe inaccettabile».
SECONDO l’Inps ci sarebbe una prima tranche di risparmi, da qui al 2023, che ammonta a 3,3 miliardi di euro rispetto agli 11,6 miliardi del fondo. Per l’anno in corso, i risparmi sarebbero circa 800 milioni. Cifra che, secondo Domenico Proietti (Uil), consentirebbe di coprire i 49.500 esodati della settima tranche. Cgil, Cisl e Uil saranno in piazza questa mattina con gli esodati – presidio davanti al Mef a partire dalle 10 – per chiedere «una soluzione strutturale e definitiva» ma anche il rinnovo della cosiddetta opzione donna. «Bloccata e sovrastimata rispetto alle coperture necessarie», denuncia Vera La Monica (Cgil). Secondo l’Inps servirebbero 2,2 miliardi da qui al 2023, una cifra «esagerata» anche secondo Damiano «che non considera i risparmi futuri: le donne possono andare in pensione 9 anni prima ma l’assegno sarà correlato a 35 anni di contributi invece che 41, con una penalizzazione di circa il 30%». Due temi che aggiungono frizione nel Pd: «Guerini, che è uomo di dialogo, ha ricevuto il nostro messaggio. E di questi tempi è già molto», ironizza Damiano auspicando che il governo risolva il problema prima della manovra.
Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti stanno seguendo in prima persona le attività di valutazione delle possibili soluzioni al nodo esodati. Le riunioni sono proseguite anche ieri sera, perché il nodo non è solo valutare gli oneri per la finanza pubblica nel tempo e le risorse necessarie a finanziare gli eventuali interventi ma anche il numero dei soggetti da tutelare.
  ALLA FINE una pezza ce la metterà Palazzo Chigi: «Se i ministeri non troveranno una soluzione tecnica – assicurano dall’entorurage del premier – sarà la Legge di Stabilità a risolvere la questione». In altre parole, quei 500 milioni si troveranno nelle pieghe della manovra che, nel frattempo, è lievitata a quota 27 miliardi.
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