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venerdì 7 settembre 2012

La palese ingiustizia delle ricongiunzioni onerose

La palese ingiustizia delle ricongiunzioni onerose
On 6 settembre 2012 · In VOCE AI LAVORATORI
Dott. Giovanni Centrella,
ho lavorato per un lungo periodo in Acea, poi sono passato in Atac: non lo avessi mai fatto, in quanto mi trovo ora esposto alla palese ingiustizia introdotta dall’art. 12 della Legge 122/2010.
Aggiungo alcune considerazioni utili a spiegare l’iniquità delle recenti norme sulle ricongiunzioni, introdotta dal Governo Berlusconi e confermate dalla recente “manovra Monti”. L’articolo 12 del dl 78/2010 ha introdotto la ricongiunzione onerosa per poter avere un’unica pensione, senza tenere conto degli effetti sulla vita reale delle persone che, rassicurate dai patronati e dagli istituti previdenziali, hanno atteso di arrivare ad avere diritto alla pensione, prima di procedere alla ricongiunzione dei contributi verso l’Inps, che avrebbe dovuto risultare gratuita. Infatti, dall’Inps è sempre stato sconsigliato di inoltrare subito domanda di ricongiunzione, in quanto non era previsto alcun onere, in quanto verso un fondo (l’Inps) che avrebbe successivamente liquidato una pensione più sfavorevole. Ma, purtroppo, così non è avvenuto e ci siamo trovati di fronte ad una norma che esige dai lavoratori, che hanno versato contributi per tutta la loro vita lavorativa, un ulteriore versamento all’Inps per importi paragonabili a quelli già versati e di fatto veramente insostenibili (ci sono casi anche oltre i 400.000 euro – tra cui stimo anche il mio dovendo ricongiungere 35 anni di Inpdap verso Inps -, in quanto calcolati come se si trattasse del riscatto di anni di laurea), costringendo di fatto i lavoratori a rinunciare alla ricongiunzione e ad avere come sola possibilità l’istituto della totalizzazione, che porta però la pensione ad essere calcolata con il solo criterio contributivo. Non, a partire da gennaio 2012, come è oggi per tutti, ma retroattivamente per tutta la propria vita lavorativa e contributiva. Tutto ciò anche se si rientra appieno, in base ai requisiti della legge Dini, nel calcolo retributivo. Quindi, nei fatti, l’articolo 12 del dl 78/2010 ha generato la perdita secca e retroattiva di un diritto maturato nel corso dell’intera vita retributiva.
Le chiedo, pertanto, un cortese aiuto per chiedere al Ministro di modificare l’articolo 12 del dl 78, non solo per evidenti ed innegabili ragioni di giustizia ed equità, ma anche per il fatto che, come riconosciuto dal Governo precedente (dichiarazioni di voto mozione Cazzola 1-00690 di fine luglio 2011 e approvata all’unanimità), non sono stati pienamente valutati gli effetti della norma che ha reso onerose ed impraticabili le ricongiunzioni verso l’Inps, ricorrendo all’istituto dell’interpretazione autentica e riportando l’articolo 12 del dl 78 al solo caso espressamente previsto e cioè, “impedire che le donne del settore pubblico, raggiunto il 60° anno di età, potessero spostare gratuitamente i loro contributi dall’Inpdap all’Inps per andare in pensione anticipatamente senza dover raggiungere i 65 anni”. Occorre, quindi, sanare una grave ingiustizia che fa pagare al lavoratore per la seconda volta i contributi a suo tempo già versati. Tutto ciò, anche tenendo conto, che è deleterio far cassa su chi nella sua vita lavorativa non ha creduto o non ha potuto credere alla logica del posto fisso a vita ed ha cercato di migliorare la propria posizione lavorativa. Posizione quest’ultima perorata anche dallo stesso presidente Monti.
In particolare le chiedo di perorare l’approvazione delle “disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi e di estensione del diritto alla pensione supplementare (nuovo testo unificato c. 3871 Gnecchi, c. 4260 Cazzola, c. 4384 Poli)”, su cui anche il suo sindacato dovrà esprimere un parere.
La ringrazio anticipatamente.
Distinti saluti.
(Leggi)

Riguarda anche i postali che dovessero trovare un'altra occupazione
Buongiorno Senatore Ichino,
ho letto con attenzione la Sua proposta sugli esodati e devo dire che il suo apparente buon senso fa a pugni con la realtà quando parla della possibile ri-occupabilità.
Innanzitutto per la scarsa possibilità che ciò possa avvenire, a meno che si tratti di “eccellenze”, alle quali non credo sia stata fatta alcuna proposta di esodo. Le aziende, giustamente, cercano personale giovane, sia perché è ancora "plasmabile", sia perché assumibile attraverso le forme contrattuali più disparate ad eccezione del "tempo indeterminato", sia perché costano meno.
Ma anche ammesso che uno riesca a trovare un lavoro (le eccezioni, si sa, confermano la regola) anche di pochi mesi per volta, perché dovrebbe essere escluso dalle regole che permettono a chi si è trovato nel guado di andare con le regole pattuite secondo le leggi in quel momento vigenti? E sapendo questo chi crede abbia voglia di cercarne? Non è uno stimolo al lavoro nero?
Un dipendente postale come me, in più, dovrebbe poi ricongiungere ONEROSAMENTE tutti i contributi dal fondo ex IPOST all’INPS. A quanto ammonta tale onere? Ne ha un’idea? Sa che non basterebbe la remunerazione di anni di lavoro per pagarli?
Io credo, Senatore Ichino, di non sbagliare se affermo che lo Stato deve farsi carico della situazione di chi si è visto allontanare la decorrenza della pensione e si trova senza lavoro perché è un situazione che non ha scelto, ma solo subìto.
So che Lei è subissato di messaggi come questo, ma Le chiedo di interloquire nel merito di quanto esposto.

BZ
 

2 commenti:

  1. MI RISULTA CHE I CONTRIBUTI PAGATI NEL FONDO IPOST NON SONO ONEROSI PER INSERIRSI NEL INPS (CI HANNO ACCORPATI), SEMAI SONO ONEROSI I CONTRIBUTI INPS VERSO EX IPOST. ESEMPIO IO HO RISCATTATO CON LA LEGGE 29 BEN SETTE ANNI, MA LO FATTO BEN 20 ANNI FA' ONEROSAMENTE PAGANDO UN POì AL MESE. NON SO SE MI SONO SPIEGATO !!!!! NON FACCIAMO FALSI ALLARMISMI !!!!!

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  2. Bravo Beppe , che non perde mai l'occasione per lanciare frecce a chi se le merita per situazioni cosi' paradossali come quelle a cui siamo sottoposti. Voglio sperare che questa volta il ricevente la freccia, decida veramente di aprire un dialogo a chi glielo propone. Paola

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