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domenica 23 dicembre 2012

Esodati: 200.000 senza paracadute

Rebus esodati, allarme su altri 200 mila. La Cgil fa i conti della crisi e chiede un intervento immediato
Il ministero del Welfare: «I dati del sindacato non sono esatti» Il nuovo governo dovrà
di Michele Di Branco - Il Messaggero
ROMA Elsa Fornero lo considera un errore grave. Un paio di settimane fa il ministro ha ammesso di aver sottovalutato il problema esodati rammaricandosi per il fatto di «essersi fidata di quello che mi veniva detto». Ecco, appunto. Il governo Monti passa la mano, ma la matassa dei lavoratori che, per effetto della riforma previdenziale, restano senza stipendio né pensione, non è ancora del tutto sbrogliata. Ed ora la patata bollente finisce tra le mani del prossimo esecutivo. Certo: in questi ultimi mesi tre decreti e 10 miliardi di finanziamenti pubblici hanno offerto una scialuppa di salvataggio a 130 mila italiani che erano stati spiazzati dalle nuove regole.
SENZA PARACADUTE. Ma in quanti restano senza paracadute? Rispondere non è semplice, ma alla domanda la Cgil tira fuori un numero che fa impressione: 200 mila persone. Un esercito composto per lo più di lavoratori di piccole e medie imprese del nord, agricoltori, interinali e donne. Il sindacato arriva a questa cifra mettendo insieme spezzoni sociali cui le norme del parlamento non hanno offerto un cappello sotto il quale ripararsi. E, in particolare, tutti i lavoratori che hanno sottoscritto accordi di mobilità validi dopo il 4 dicembre 2011. Oppure quelli che hanno firmato fuori dalle sedi di carattere governativo.
LE DONNE PENALIZZATE. Disco rosso quindi per chi ha firmato accordi territoriali o aziendali. Per non parlare di chi, entro il 6 dicembre 2011, non aveva ancora effettuato un solo versamento volontario. C’è poi un caso, molto diffuso a quanto pare. Ed è quello di molte donne che, in base alla riforma del ’92, potevano andare in pensione a 60 con soli 15 anni di contributi. Una fattispecie spazzata via dalla riforma previdenziale che ha lasciato nella terra di nessuno decine di migliaia di soggetti. All’Inps, dove in questi mesi non sono mancati momenti di attrito con Elsa Fornero preferiscono glissare sulla questione, affermando che dovranno essere il prossimo parlamento e il prossimo governo a fare eventuali nuovi interventi. Mentre fonti del ministero del Lavoro considerano la stima fatta dalla Cgil sballata. «Nulla fa pensare che la dimensione del problema sia quella indicata dal sindacato» afferma chi ha lavorato vicino al ministro. La quale, ancora in queste ore, non ha mancato di far notare le responsabilità delle regioni, convocate la scorsa estate ad un tavolo congiunto insieme all’Inps per cercare di ricostruire la dimensione effettiva del problema esodati. Ma presto disimpegnatesi dalla faccenda. Che, a dirla proprio tutta, non è risolta in senso pieno neppure per i tutti i 130 mila «salvaguardati». E vale la pena ricostruire la questione.
LE MISURE ANCORA DA DEFINIRE. Il primo decreto che puntava al recupero di 65 mila esodati pensionabili entro fine 2013 è a posto. E protegge 25 mila lavoratori in mobilità ordinaria, 17 mila sotto la copertura dei fondi di solidarietà, 10 mila appartenenti alla categoria dei prosecutori volontari, 3.500 in mobilità lunga e un migliaio tra esonerati e lavoratori in congedo. Quanto ai 55 mila che sono rientrati nell’alveo del welfare italiano lo scorso luglio quando è stata varata la serie di misure passata alla storia come spending review, la situazione è irrisolta in quanto manca un decreto attuativo del ministero del Lavoro. Infine, occorre ricordarlo, dopo un lungo batti e ribatti, è arrivato nella Legge di stabilità un emendamento che amplia di altre 10 mila unità la platea dei dipendenti senza protezione. Di questi, 800 appartengono alla mobilità ordinaria, circa 5 mila sono quelli protetti a patto di aver abbandonato l’impiego in seguito alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre 2011, di accordi collettivi o individuali.
(Leggi)

1 commento:

  1. Però , nel frattempo , l' INPS risponde che per loro NON esiste nulla , dato che non è pubblicato il decreto dei 55000 su Gazzetta Ufficiale ( per loro è come se la legge Spending Review art 22 non ESISTESSE ) , per cui è inutile fare domanda di pensione perchè la respingono .
    E' il caso di fare ricorso al TAR o fare una causa ?
    Grazie
    Giuseppe Librino

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