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sabato 8 dicembre 2012

Lavoro, esodati, sviluppo: capitoli incompiuti dei tecnici

Lavoro, esodati, sviluppo: capitoli incompiuti dei tecnici
di Domenico Moro
Le recenti difficoltà del governo, dovute ai malumori del Pdl, aggiungono pioggia al bagnato. Ci sono molte questioni decisive lasciate aperte da questo governo. Tra queste la più grave riguarda il lavoro. Il governo Monti ha agito con estrema durezza creando una situazione di incertezza per centinaia di migliaia di lavoratori. A partire dalle risorse per gli esodati, che non sono sufficienti. Infatti, i tecnici del Servizio Bilancio del Senato hanno rilevato che le coperture previste dal Ddl stabilità sono inadeguate a tutelare gli altri 10mila esodati conteggiati recentemente. Il provvedimento di salvaguardia prevedeva una copertura dal 2013 al 2020 di 5 miliardi di euro per i primi 65mila esodati, e un esborso di 4,1 miliardi per gli altri 55mila esodati.
Ma, per gli ulteriori 10.130 esodati ci sarebbero appena 554 milioni, una cifra chiaramente insufficiente. Le domande dei lavoratori che puntano ad essere salvaguardati superano le risorse disponibili. Tra il 24 luglio e il 21 novembre sono arrivate al ministero del lavoro 20.268 richieste su 7.900 salvaguardie previste dalla legge per i lavoratori con esonero in corso, in congedo per assistenza a figli disabili e cessati accordi individuali e collettivi. In particolare, per quelli con esonero in corso sono arrivate 2.050 domande su 950 posti, per quelli con cessati accordi individuali 12.558 domande e per quelli con contratti collettivi 5.817 domande su un totale di 6.890 posti disponibili. Un’altra questione di ancora più devastante impatto sociale è l’insufficienza dei fondi per garantire il rifinanziamento della cassa integrazione. La cassa integrazione erogata, valvola di sfogo ad una disoccupazione che di per sé viaggia già a velocità record, è aumentata a novembre del 5,1 per cento su ottobre e addirittura del 27,5 per cento su novembre del 2011.
Nei primi undici mesi di quest’anno si è superato il miliardo di ore di cassa integrazione erogata, vale a dire il +11,8 per cento rispetto all’anno scorso, quando le ore erogate erano state “solo”898 milioni. Le richieste di cassa integrazione da parte delle aziende si sono impennate ancora di più: a novembre 2012 rispetto a novembre 2011 sono aumentate del 52,2 per cento. Su tale dato incide soprattutto l’au m e n to del 60% delle richieste delle imprese industriali, a testimonianza che questa crisi sta pesando sulle capacità di resistenza della manifatturiera italiana, un settore decisivo per la nostra economia. In aggiunta aumentano, insieme ai licenziamenti veri e propri, anche le richieste di sussidio di disoccupazione, che sono state ad ottobre 161.150, vale a dire del +12,8% su ottobre 2011, e del +47,7 su settembre 2012. Nei primi dieci mesi del 2012 le richieste totali di sussidio hanno raggiunto 1.146.000 (+16,5 per cento sull’anno precedente) mentre quelle di mobilità sono state 120.736 (+16,81 per cento ) . La necessità di aumentare il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga è impellente. Venerdì prossimo i relatori della Commissione bilancio al Senato, Legnini del Pd e Tancredi del Pdl, potrebbero presentare un emendamento al riguardo.
Ma, come avverte Legnini, dei due miliardi che servirebbero ce ne sono solo 800 milioni e trovare un altro miliardo sembra sia molto difficile. Ad aggravare il quadro già pessimo del settore privato si aggiunge il pubblico dove, come abbiamo riportato ieri, si prevedono, per ora e secondo una versione ottimistica, 7.416 unità da licenziare. L’Aspi, il nuovo sussidio “universale” previsto dalla controriforma del mercato del lavoro della Fornero, è un altro colpo sotto la cintura, in quanto l’indennità di mobilità sarà sostituita da quella di disoccupazione, che dura di meno. Ad esempio, per i lavoratori fino a 39 anni si passerà dai 12 mesi attuali dell’indennità di mobilità agli 8 mesi dell’Aspi , per quelli tra 40 e 49 anni da 24 a 12 mesi, per quelli tra 50 e 54 da 36 a 12 mesi, per quelli oltre 55 da 36 a 18 mesi. L’idea è geniale: ovviare alla mancanza di risorse riducendo le indennità.
Senza contare che il peso del finanziamento d el l ’Aspi passerà a carico totale della fiscalità generale invece che vedere una partecipazione delle aziende, con un conseguente aggravio delle finanze pubbliche. Il governo, perseguendo il pareggio di bilancio, ha creato insieme gravissimi problemi sociali e le condizioni per non risolverli. Ma le attenzioni di Monti vanno sempre al solito spread, e per molti sembra essere il rialzo dello spread e il peggioramento delle borse il vero pericolo per l’Italia, a causa dell’apparente ritorno in lizza del Cavaliere.
Eppure, ieri la Banca d’Italia ha rilasciato gli ultimi dati sui tassi d’interesse dei titoli di stato. In un anno, quelli dei Bot sono calati da 6,40 a 1,31 e quelli dei Btp sono scesi dal 6,99 al 4,41 di novembre 2012. È interessante notare che, quando i tassi d’interesse scendono, i prezzi dei titoli di stato salgono, e le grandi banche italiane, che hanno 327 miliardi in più di Btp rispetto a novembre 2011, aumentano plusvalenze e quotazioni di borsa.
(Leggi)
 

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