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venerdì 5 luglio 2013

Dell'Aringa apre agli esodati: sono i più deboli e vanno protetti

Pensioni, Dell'Aringa apre agli esodati: sono i più deboli e vanno protetti
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Damiano (Pd): le riforme non sono a costo zero Sacconi (Pdl): serve un confronto con il Governo per una valutazione sui numeri. Dell'Aringa: la proposta Damiano costa troppo, meglio concentrarsi sulle categorie più  deboli
La modifica della Riforma Fornero è sul tavolo del Ministro Giovannini, che a settembre dovrebbe formulare la proposta al Parlamento in occasione della stesura della legge di stabilità 2014. Come anticipato dal premier Letta nel discorso d'insediamento - sì a «forme circoscritte di gradualizzazione del pensionamento, come l'accesso con 3-4 anni di anticipo e una penalizzazione proporzionale» - il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, guarda con attenzione alle proposte presentate in Parlamento.
A partire da quella depositata alla Camera dal presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano e dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta che consente il pensionamento tra i 62 e i 70 anni di età, con 35 anni di anzianità contributiva, con penalizzazioni e premialità a seconda che si vada prima o dopo i 66 ani. Il taglio è dell'8% per chi va in pensione a 62 anni (del 6% a 63 anni), mentre scatta una maggiorazione dell'8% a 70 anni (6% a 69 anni).
Nella proposta c'è anche la possibilità per lavoratrici e lavoratori con 41 anni di contributi, di andare in pensione a prescindere dall'età (e senza penalizzazioni), una novità questa che in pratica significa il ripristino del vecchio requisito dei 40 anni di contributi (se si ricorda che nel previgente regime c'era infatti una "finestra mobile" di 12-15 mesi a seconda dell'anno di perfezionamento del requisito) e uno scavalcamento delle attuali regole previste per la pensione anticipata. Per Damiano sarebbe un "riconoscimento» ai lavoratori precoci, che hanno cioè cominciato a lavorare in giovane età svolgendo prevalentemente, per tutta la vita lavorativa, attività manuali ripetitive o faticose". Ma è inutile sperare: difficilmente questa misura sarà fatta propria dall'esecutivo perchè stravolgerebbe l'impianto complessivo della riforma Fornero.
E' proprio in questi giorni che il governo sta valutando il costo di una simile operazione. Dubbi sono stati sollevati dal sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell'Aringa: «La proposta potrebbe costare troppo e non superare lo scoglio della Ragioneria». Dell'Aringa del resto ha il dovere di mantenere i conti in ordine ed è molto prudente sulla questione flessibilità in uscita: «La proposta Damiano la considero un'extrema ratio, perché anticipare la pensione comporta dai costi. È vero che si avrebbe come compensazione la garanzia di un maggior ricambio generazionale, ma dovrebbe trattarsi sempre di un'uscita su base volontaria. E comunque dipende dal tipo di penalizzazione: per garantire l'equivalenza di esborsi per il sistema previdenziale, bisognerebbe magari proporre a lavoratore di prendere per tutta la vita 1.000 euro anziché 1.500. Non è facile».
Secondo Dell'Aringa, «un tentativo di riforma della Fornero sulla flessibilità sarà preso in considerazione, ma ad oggi non c'è niente di scritto». Meglio piuttosto concentrarsi sulle categorie più deboli: «Innanzitutto, come ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, c'è da affrontare il tema degli esodati; sono 140 mila e devono andare in pensione con le vecchie regole. E bisogna vedere se ci saranno altri gruppi di possibili esodati. Poi bisogna pensare a tutti coloro che magari hanno perso - o potrebbero perdere a causa della crisi - il lavoro dopo la riforma Fornero e che dunque lontani dalla pensione. Per tutti costoro vanno pensate politiche di invecchiamento attivo, con incentivi alle imprese perché possano trattenerli. Non escludiamo neanche la "staffetta generazionale". E gli incentivi alla riassunzione degli «over 50», inseriti nell'attuale decreto sull'occupazione, si possono intensificare».
Nelle situazioni più pesanti, continua Dell'Aringa, si possono invece prendere in considerazione altri interventi, come la cassa in deroga, la mobilità e i sussidi di disoccupazione, che vanno rafforzati e adattati ad hoc per chi perde il lavoro, magari prolungandoli. «Se non bastasse, si potrebbe pensare alla possibilità di anticipare la pensione per questi soggetti, facendo un'eccezione alla riforma Fornero. Ma questo significa occupare risorse consistenti».
Damiano ha ribadito invece la necessità che il governo affronti a livello strutturale il problema "flessibilità" senza limitarsi ad interventi tampone: «Se il Governo vuole affrontare realmente il tema delle pensioni – afferma l'ex Ministro – deve sapere che comporta dei costi, sia per quanto riguarda l'introduzione di una norma di flessibilità, che per il problema dei cosiddetti esodati. Difficilmente esistono riforme a costo zero in campo previdenziale».  Il criterio di flessibilità sarà solo in parte compensato dalla penalizzazione dell'8% per chi va in pensione con 62 anni di età e 35 di contributi – aggiunge Damiano–. Se non si vogliono sostenere costi, si dovrebbe ricorrere ad una decurtazione drastica dell'assegno pensionistico, cosa del tutto impensabile".
Sul principio dei pensionamenti flessibili è d'accordo anche il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Pdl): «occorre un confronto con il Governo sui numeri – spiega – per fare una valutazione delle compatibilità economiche delle misure allo studio, il patto generazionale, l'estensione delle tutele agli esodati, la flessibilità nei pensionamenti. Tutto si tiene». Sacconi rilancia la proposta che presentò nella scorsa legislatura: «Va favorito l'afflusso di risparmio previdenziale al primo pilastro usando anche il Tfr – spiega – e ampliando la gamma di possibilità per i versamenti volontari. Il recupero della laurea oggi avviene con le vecchie regole del retributivo ed è più onerosa, sarebbe più favorevole passare alla logica del contributivo».
Più cauta la voce di Scelta civica, per voce di Giuliano Cazzola: «Proporre un sistema di pensionamento flessibile è utile sul piano del consenso – afferma –. Occorre misurarsi, però, con gli ingenti problemi di copertura derivanti dalla revisione della riforma Fornero che non sarebbero compensati dalla penalizzazione economica prevista in taluni progetti di legge. Questi oneri si aggiungerebbero a quelli che si stanno cercando per dare una soluzione definitiva agli esodati. In un Paese che stenta a trovare 1,5 miliardi di euro per l'occupazione dei giovani, è giusto investire risorse dieci volte superiori, a regime, sulle pensioni?».
(Leggi)

3 commenti:

  1. Dell'Aringa apre agli esodati ora che sa che il governo vacilla? E che sente odore di elezioni ? Daremo a tutti una minghia

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  2. Già,non è facile proporre ad una persona che secondo i calcoli avrebbe dovuto prendere 1500 euro al mese di pensione,e poi accettare di prendere 1000 euro per tutta la vita.Una perdita secca di circa il 33 per cento rispetto al sistema retributivo.Insomma questa sembra una delle proposte rivoluzionarie che dobbiamo aspettarci per dopo l'estate(sempre che governo e parlamento durino).
    Esodato postale

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  3. Io pretendo invece di percepire la stessa pensione che ha percepito FINI e company... anzi qualcosa in piu' perche' io ho lavorato e versato in contributi piu' anni di ognuno di loro.... non ci sto piu' all'importo pattuito prima della sottoscrizione...... Loro invece di lavorare hanno fatto solo chiacchiere e scassato l'ITALIA......... NOI abbiamo fatto piu' lavoro e meno chiacchiere e abbiamo salvato sempre l'ITALIA, con le nostre tasse, dagli sciacalli

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