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giovedì 11 luglio 2013

Esodati: ecco quattro leggi per salvarli

Esodati: ecco quattro leggi per salvarli
In Parlamento ci sono già diverse proposte per tutelare chi è rimasto senza lavoro e senza pensione. Cosa prevedono e chi le ha presentate
11-07-2013
Esodati: ecco quattro leggi leggi per salvarli
Una manifestazione di lavoratori esodati (credits:Alessandro Di Meo/Ansa)
Un altro sit-in davanti a Montecitorio. Così un gruppo di lavoratori esodati, che rischiano di rimanere senza un'occupazione e senza il diritto al pensionamento, hanno manifestato nei giorni scorsi per riportare l'attenzione sul loro problema, finito un po' nel dimenticatoio durante gli ultimi mesi. Dalla Legge di Stabilità del dicembre scorso, infatti, il capitolo-esodati non è stato più riaperto, nonostante le promesse del governo Letta di voler trovare una soluzione definitiva. Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha lanciato un appello alle forze politiche a impegnarsi su questo fronte.
GLI ESODATI E IL GOVERNO LETTA
A dire il vero, in Parlamento ci sono già almeno quattro proposte di legge che hanno l'obiettivo di risolvere il problema, modificando la riforma previdenziale dell'ex-ministro Fornero, che ha innalzato di colpo l'età del pensionamento. E' stata proprio la legge Fornero a creare una platea di almeno 300-350mila esodati che, negli anni scorsi, hanno firmato un accordo con la loro azienda per mettersi in mobilità prima della pensione (e che poi, a causa delle nuove regole introdotte a fine 2011, hanno perso all'improvviso il diritto mettersi a riposo).
ESODATI: CHI E' TUTELATO E CHI NO
La prima proposta di legge, già presentata nella scorsa legislatura ma bocciata dalla Ragioneria Generale dello Stato per mancanza di coperture, arriva dal Partito Democratico e ha come primi firmatari i deputati Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi. I due esponenti del Pd l'hanno riproposta alle Camere appena insediatesi, con alcune modifiche per tenere conto delle osservazioni della Ragioneria. Il testo si propone di risolvere una volta per tutte il problema-esodati e prevede la possibilità di mettersi a riposo con le vecchie regole per tutta una serie di lavoratori che si trovano in determinate situazioni: per esempio chi è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria del versamento contributi entro il 31 gennaio 2012 oppure chi matura il diritto alla pensione entro 24 mesi dal termine del periodo di mobilità. Il costo complessivo di questo provvedimento è di circa 5 miliardi di euro da qui 2019, che verrebbero raccolti principalmente con le imposte e i proventi dei giochi e delle lotterie.
PROPOSTE BIPARTISAN
Una proposta di legge simile a quella di Damiano arriva anche dalle file del Pdl, e in particolare dalla deputata Renata Polverini, ex-presidente della Regione Lazio ed ex-leader del sindacato Ugl. Anche il testo della proposta-Polverini prevede l'accesso al pensionamento con le vecchie regole per gli esodati ancora bisognosi di tutela. I maggiori oneri saranno raccolti con i proventi dei giochi pubblici, attraverso misure che i Monopoli di Stato decideranno dopo l'entrata in vigore della legge. Ci sono poi altre proposte che arrivano dalle file dell'opposizione. La prima è di due deputati della Lega Nord, Massimiliano Fedriga e Davide Caparini e, come nel caso delle leggi di Damiano e Polverini, prevede la copertura finanziaria con i ricavi dei giochi ma anche con le risorse del risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, istituito a sostegno delle aree del paese disagiate.
Infine, il 9 luglio scorso si sono mossi pure i deputati di Sel Gennaro Migliore, Titti Di Salvo e Giorgio Airaudo con una proposta che prevede il diritto ad andare in pensione per tutti, con le regole previdenziali esistenti nel momento in cui è stato firmato dal lavoratore un eventuale accordo per mettersi in mobilità. Per finanziare il provvedimento, i deputati di Sel propongono di istituire un fondo ad hoc e di non eliminare l'imu sulla prima casa per chi detiene grandi patrimoni. Per tutte questi progetti di legge, è iniziato l'iter parlamentare ma, prima dell'eventuale voto delle Camere, il loro destino è legato al giudizio della Ragioneria Generale dello Stato, che dovrà stabilire se ci sono i soldi per finanziarli.
(Leggi)

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