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lunedì 18 giugno 2012

Esodati siciliani

CRISI E LAVORO

CRISI E LAVORO

Esodati, in Sicilia rischiano in 2mila

I settori più colpiti sono quelli del credito e delle poste (600). Ma nel calderone ci sono anche i lavoratori della ex Fiat
PALERMO - In Sicilia circa duemila lavoratori di imprese private rischiano, a partire dal primo gennaio 2013, di non ricevere più un salario da lavoro e non potere percepire neanche la pensione, oltre a dovere anche pagare da soli i propri contributi previdenziali. Sono gli “esodati” frutto delle ultime riforme previdenziali. In più altri cinquecento che hanno usufruito di incentivi all’esodo rischiano di trovarsi nella stessa situazione. I numeri sono stati forniti dall’Ufficio tutela dei consumatori e degli utenti guidato da Maria Castri. I settori più colpiti sono quelli del credito (circa 650 lavoratori) delle poste (600). Ma il calderone comprende anche i lavoratori dello stabilimento ex Fiat (altri 500 circa). Non solo. Secondo i legali dell'Ufficio i lavoratori esodati potrebbero chiedere la nullità dell’accordo, secondo il principio della presupposizione, viste le mutate condizioni legali dal momento in cui sono andate in pensione, arrivando ad ottenere anche il reintegro del posto di lavoro. Un nuovo costo, dunque, che ricadrebbe sulle aziende e i datori di lavoro.
«Siamo ancora in alto mare perchè non si ha contezza dell’esatto numero di persone che si trovano in questa situazione e le cifre variano di giorno in giorno», ha detto la Castri, “La Regione siciliana subisce questa tematica perché è una materia sottratta alla nostra potestà legislativa. “Tra i lavoratori della Regione non ci sono esodati perchè si applica una altro tipo di normativa”, ha aggiunto, “anche se nei nostri uffici sono arrivate diverse istanze e richieste di intervento da lavoratori del settore privato”. “E’ una riforma che ha creato problemi di diritto transitorio”, ha spiegato l’avvocato Achille Gattuccio, legale che ha seguito la vicenda dei lavoratori della Sicilcassa, “siamo di fronte a lavoratori che hanno acquisito diritti e che invece si trovano adesso senza tutele perchè è cambiato il quadro legislativo e le attese che erano appunto diritti maturati, sono stati posti nel nulla”. “Con il problema degli esodati”, ha aggiunto, “sta accadendo il contrario di ciò che si afferma nelle norme di principio costituzionale e in quelli comunitari”.
Due le vie d’uscita, secondo Gattuccio “O fare valere presso i giudici ordinari i principi della presupposizione o , attraverso azioni collettive, impugnare il provvedimento ministeriale se questo testo si pone in contrasto con i principi comunitari e costituzionali”. “Non sono possibile azioni collettive in senso proprio”, ha spiegato Alessandro Palmigiano, avvocato esperto in diritto dei consumatori, “ma nulla toglie che si possa fare una azione collettiva impropria come un ricorso collettivo da parte dei lavoratori della stessa azienda”. L’idea per potere scardinare “fermo restando una analisi caso per caso”, è quella dell’istituto della presupposizione creato dalla giurisprudenza. “L’esempio classico”, ha spiegato Palmigiano, “è quello del Palio di Siena. Si acquista una terrazza per vedere il Palio quel particolare giorno. Ma se viene meno il Palio per qualsiasi motivo il contratto può essere annullato perchè viene meno il presupposto per cui il contratto è nato. E questa potrebbe essere la strada”. “Esistono casi simili in materia di lavoro”, ha aggiunto il professionista palermitano, “che confermano che il principio della presupposizione sia valido”. Questo, però, “determinerebbe una chiusura del contratto e il lavoratore potrebbe trovarsi costretto a continuare a lavorare o riconsegnare, magari, cifre già percepite come liquidazione o tfr”. Ma di sicuro i tempi per ottenere un risultato da una azione legale, vista la condizione della giustizia civile in Italia, non saranno brevi.
Fonte Italpress18 giugno 2012

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