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mercoledì 12 settembre 2012

Se son rose...

Il Sociale
Esodati scuola/ Il Giudice del lavoro di Siena dà ragione ad una docente e rimette la questione alla Corte Costituzionale
Mercoledì, 12 settembre 2012 - 13:04:00
di Giuseppe Grasso
Il Giudice del lavoro di Siena, nel dare ragione ad una insegnante che ha fatto ricorso contro la norma che fissa al 31 dicembre 2011 il termine per accedere alla pensione con i vecchi requisiti, ha ritenuto "rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 24", articolo che è comunemente noto come riforma Fornero e che va a confliggere con altri articoli della Costituzione italiana. Il comparto scuola gode da sempre, come tutti sanno, di una speciale decorrenza per la collocazione a riposo: il 1 settembre (e non il 31 dicembre) di ogni anno scolastico. Il giudice preposto, Delio Cammarosano, nel suo provvedimento ha ribadito la peculiarità del settore scuola, peculiarità statuita da leggi dello stato non abrogate dall'art. 24. Più precisamente, a detta dello stesso, l'art. 24 non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31.12.2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il "dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente".
L'ordinanza, a leggerla a fondo, non lascia trasparire alcuna sudditanza o genuflessione rispetto al governo. Il giudice chiamato a pronunciarsi, infatti, non ha messo in discussione la sua competenza a giudicare in materia. Tuttavia, pur riconoscendo la fondatezza del ricorso e prefigurando il dubbio di incostituzionalità dell'art. 24, ha preferito demandare alla Corte Costituzionale l'obbligo di esprimersi e di decidere nel merito.
Resta il fatto che l'ordinanza, nella sua serrata esposizione, è una chiara e minuziosa sconferma della normativa Fornero condotta mediante una puntuale disamina delle sue varie incongruenze: il non riconoscimento della specificità del comparto scuola; la violazione di leggi previgenti all'art. 24 che salvaguardano e disciplinano tale settore; l'attentato alla progettualità esistenziale della ricorrente prossima a pensione sanzionata da una precisa sentenza della stessa Consulta; la scarsa attenzione accordata alla "sfasatura" esistente fra norme speciali nella scuola e norme ordinarie nei restanti settori del pubblico impiego, fra anno scolastico e anno solare; la disparità di trattamento pensionistico fra lavoratori privati e pubblici e altre cose non meno considerevoli. L'ordinanza, a leggerla in dettaglio, si profila come una vera e propria stoccata contro quel sistema ordinamentale che ha negato a 3.000 lavoratori scolastici un "diritto acquisito" al 1 settembre 2011 ancorché da "esercitare" al 31 agosto 2012.
Qualcuno ha detto che il giudice senese avrebbe potuto, forse più coraggiosamente ma col senno del poi, disapplicare tout court la norma Fornero, come hanno fatto i tribunali di Oristano e di Venezia, e intimare di mandare in pensione chi ha presentato ricorso. Tuttavia è da ritenere che, se non lo ha fatto, è perché ha avvertito la responsabilità della decisione da prendere. Il provvedimento emanato, che consta di ben 12 pagine dense di letteratura normativa e giurisprudenziale, potrebbe mettere la parola fine all'odissea dei pensionandi della scuola di Quota 96. Il giudice Cammarosano ha infatti trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale e dunque la decisione finale spetterà ora a quest'ultima. Tuttavia le illogicità, le aporie e le discriminazioni relative alla scuola contenute nella riforma Fornero sono state denunciate oltre ogni ragionevole dubbio - e senza fare nessuno sconto - da questo magistrato avveduto, coraggioso e soprattutto imparziale. Cosa che fa auspicare, sulla base di quanto contestato, un esito positivo della controversia.
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