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- mar. 4-12-2012, ore 21 a Ballarò

il ministro Fornero pensa a una soluzione in 2 tappe
di Giusy Franzese
ROMA - Una soluzione in due tappe: subito una circolare amministrativa dell’Inps, poi una norma per correggere le distorsioni create dalla legge 122 del 2010. Sarà questa la soluzione che il ministro del Welfare, Elsa Fornero, prospetterà mercoledì in commissione Lavoro alla Camera per risolvere la vicenda delle ricongiunzioni onerose dei contributi versati a fondi diversi. Un problema che sta togliendo il sonno a centinaia di migliaia di aspiranti pensionati. Seicentomila da qui al 2022, per la precisione, secondo i calcoli forniti dallo stesso ministero del Lavoro in base ai dati Inps.
I tecnici della Ragioneria dello Stato, del ministero del Welfare e dell’Inps, sono al lavoro, negli ultimi giorni si sono incontrati più volte. Si tratta di capire come sanare un’ingiustizia, senza sconvolgere i conti pubblici. Il che di fatto significa una sola cosa: restringere la platea. Una prima mano verrà dalla circolare amministrativa che sta preparando l’Inps: in pratica i contributi dei dipendenti di enti locali e Asl maturati fino al luglio del 2010 (quando è entrata in vigore la legge 122 che introduce l’onerosità del ricongiungimento dei contributi presso l’Inps) verrano trasferiti automaticamente all’Inps, come già accade per gli statali, e i fondi dei telefonici, volo e elettrici. E così una bella quota è già sistemata.
Per il resto si interverrà con nuove norme di legge. Quasi certamente sarà valido il principio del ritorno alla gratuità delle ricongiunzioni presso l’Inps, solo nei casi in cui questo non comporti regole più vantaggiose. Ne sarebbero esclusi gli assegni pensionistici alti. L’asticella dipenderà dalle risorse a disposizione.
Su una cosa, comunque, sono tutti concordi: la legge 122 del 2010, varata dal governo Berlusconi, sta producendo effetti indesiderati. Con drammatiche ripercussioni. La norma all’articolo 12, quella che abrogava la possibilità di ricongiungere gratuitamente la posizione contributiva da altri fondi presso l’Inps, era stata pensata per evitare che le lavoratrici del pubblico impiego potessero aggirare l’aumento dell’età pensionabile (da 60 a 65 anni, norma in quel periodo ancora non in vigore per le lavoratrici del privato) trasferendo la loro posizione all’Inps. Si pensò: se lo vogliono fare, ottenendo uno sconto di 5 anni sulla pensione, che almeno paghino. Si dimenticò, però, che sarebbero stati penalizzati anche tutti i lavoratori che negli anni avevano cambiato lavoro e fondo pensionistico.
E che ora, si ritrovano con tanti spezzoni di vita contributiva versati a più enti, che daranno loro una pensione molto più bassa, a meno di costi stratosferici (anche centinaia di migliaia di euro) per la ricongiunzione.
La commissione Lavoro della Camera ha già presentato tre disegni di legge per tornare alla situazione ante legge 122. Tutti bocciati, per mancanza di copertura. Secondo la Ragioneria il costo è molto alto: un miliardo e 295 milioni di euro per i prossimi tre anni, di cui 435 milioni di euro nel 2013. Fino al 2022 si arriva a un costo di circa due miliardi e mezzo.
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