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venerdì 5 ottobre 2012

La beffa

storie di crisi - la beffa
Per salvare gli esodati  la banca licenzia gli apprendisti
Le lettere arrivano ai giovani il cui contratto scade a ottobre la banca licenzia gli apprendisti
marina cassi
torino 04/10/2012
È successo tutto lunedì quando silenziosamente sono arrivate le prime lettere di licenziamento agli apprendisti di Intesa-Sanpaolo che hanno finito a ottobre i quattro anni di contratto. Per ora sono state due sole a Torino e 15-16 in Italia, ma tanto è bastato per scatenare nelle filiali un dramma collettivo con i ragazzi il cui contratto scadrà nelle prossime settimane disperati e i colleghi ben decisi a non lasciarli andare.
Lo «scambio»
Si racconta che negli uffici ci siano autentiche crisi di panico con trentenni che fano i conti su come riuscire a far quadrare bilanci che perderanno all’improvviso uno stipendio. Molti - ironia della sorte - avevano appena acceso con Intesa-Sanpaolo il «mutuo amico» per l’acquisto della casa a condizioni agevolate e riservato a chi ha una assoluta stabilità economica. Poi tra i ragazzi arrivati a fine corsa o quasi c’è chi è monoreddito o ha figli e anche chi proveniva dalle quote riservate al lavoro dei disabili. Nessuno di loro poteva immaginare che il super sicuro posto nella grande banca sfumasse per incanto. Si potrebbe dire che - pur con numeri che in tutta Italia non dovrebbero superare le 5-600 persone di cui alcune decine in Piemonte - quello in scena nella banca sia il paradigma di un conflitto generazionale. Presto spiegabile: mandare a casa i «vecchi» a Intesa-Sanpaolo dopo la riforma delle pensioni costerà in alcuni anni parecchi milioni in più del previsto abbattendo non poco la prevista riduzione dei costi.
I sindacati
L’accordo con il sindacato del luglio del 2011 prevedeva delle uscite verso il Fondo esodati per portare gli addetti da 101 a 98 mila. Ma la riforma Fornero sulle pensioni impone ora che quei lavoratori o rimangano in azienda fino alla maturazione dei nuovi requisiti - in quel caso ovviamente continuando a percepire lo stipendio - o restino nel Fondo di settore fino a 62 anni costando alla banca molti milioni in più. L’ipotesi estrema che potessero ingrossare le fila degli esodati senza reddito e senza pensione non è mai stata neppure ipotizzata dal sindacato e dall’azienda. I sindacati unitariamente respingono i licenziamenti e giurano che nella trattativa già prevista per il 9, 10 e 11 ottobre si troverà una soluzione per non sacrificare i trentenni che poi rappresentano anche il futuro della banca. E le stesse cose diranno oggi nell’incontro con l’ad Cucchiani.
La protesta
C’è chi parla nei volantini affissi nelle bacheche - come la Fabi - di «atto di guerra» da parte di Intesa-Sanpaolo, chi come la Fisac Cgil assicura che si arriverà a ogni tipo di azione per salvare i giovani in nome del patto di unità tra generazioni. E chi come la Uilca pensa che la scelta aziendale nuocerà gravemente alle relazioni sindacali. La Sallca-Cub invita «respingere il ricatto». In Regione il consigliere Lepri del Pd ha presentato una interrogazione urgente.
(Leggi)
 

1 commento:

  1. Possiamo ringraziare il Ministro, anche questo e' un atto dovuto alla sua fretta di fare , altro che come mi e' stato detto: lascera' un posto ad una persona piu' giovane.Cosi' siamo in 2 a rimetterci. Paola

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