I 120mila esodati salvaguardati, ovvero quelli che potranno andare in pensione con le regole precedenti la riforma Fornero, “costeranno” allo Stato circa 9 miliardi di euro, risorse già individuate da specifici provvedimenti. Ulteriori interventi per estendere la salvaguardia ad altri lavoratori “necessitano dell’individuazione dei mezzi di copertura diretti ad assicurare una compensazione nell’ambito della complessiva spesa della pubblica amministrazione” ovvero richiedono il reperimento di altri finanziamenti ad hoc.
E’ questa la posizione che la Ragioneria Generale dello Stato, tramite il suo ispettore generale capo Francesco Massicci, ha esplicitato ieri durante un’audizione presso le commissioni riunite Bilancio e Lavoro della Camera, ammonendo anche che non si possono utilizzare per gli esodati i risparmi ottenuti dalla riforma delle pensioni.
Si tratta di una precisazione “rilevante”, secondo quest’articolo sul Sole 24 Ore, dal momento che di fronte alla complessità del fenomeno dei cosiddetti esodati – non esiste ancora una stima definitiva ed esaustiva delle varie tipologie di lavoratori coinvolti – sindacati, partiti di maggioranza e di opposizione hanno già fatto sapere che ritengono insufficiente l’estensione della platea prevista dal decreto sulla spending review.
Con questa precisazione lo Stato afferma ancora una volta l’esigenza di volersi vincolare sempre più fermamente con l’esigenza di tutelare il proprio bilancio. Molti pensano che ciò vada a discapito dell’esigenza di tutelare i propri cittadini.
Sembrano due esigenze inconciliabili, insomma. Lo sono, se si pensa che il bilancio sia più importante delle persone. Non lo sono, se ci si rende conto che il bilancio è il risultato del modo in cui Stato gestisce il frutto del lavoro dei suoi cittadini. Per fare il bilancio occorre fare delle scelte, darsi delle priorità, soprattutto quando le risorse sono limitate.
Oggi, in Italia, tutelare gli esodati (e numerose altre categorie come i giovani, le donne, i lavoratori anziani, i contribuenti onesti ecc.) non sembra una priorità. Noi crediamo che dovrebbe esserlo maggiormente. Come rappresentanti dei manager vogliamo partecipare alla definizione delle priorità mettendo a disposizione dell’interesse comune le nostre competenze. Lo faremo dal 2 al 5 agosto, con #PRIORITALIA.
Vi invitiamo a seguirci, a partecipare, anche solo proponendo le vostre priorità.
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